Alla Federal Broadcasting Corporation c’è un ufficio “quesiti”, diretto da Bunny Watson dalla memoria imbattibile. Incaricato dal presidente della rete tv arriva Sumner, col compito di insegnare come si usa un computer. Si sparge il panico: licenziamenti in vista? Scritto da Phoebe e Henry Ephron, da una commedia (1955) di William Marchant, è il 1° film di Hollywood che ha al centro un computer; il 1° film in Technicolor e Cinemascope (Leon Shamroy) della coppia Tracy-Hepburn e l’8° dei 9 che hanno interpretato insieme; il 1° prodotto dalla Fox invece che dalla M-G-M. Con G. Young di supporto, Tracy e la Hepburn fanno scintille. Distribuito in Inghilterra come The Other Woman.
Dal romanzo Erasmus di John Haase. Professore che odia la scienza e il progresso scopre che il minore dei suoi figli, adoratore della Bardot, è un genio della matematica. Lo porta a Parigi. Tiepida e gradevole commedia per famiglie, ben recitata da una compagnia affiatata di attori. La cosa più divertente è l’infatuazione del ragazzino per la Bardot. Potabile e innocuo.
La figlia di un allevatore texano, di passaggio a Parigi, stringe amicizia con una famosa attrice. Ignora che la donna è sua madre che lasciò il Texas quando lei aveva due anni. A raccontarle tutto è il padre che teme che la ex voglia riprendersi la figlia. Inoltre lo preoccupa il flirt che la fanciulla ha intrecciato con il figlio di un diplomatico francese. Le cose però si concluderanno bene.
Un film di William Keighley. Con Ray Milland, Gene Tierney Titolo originale Close to My Heart. Commedia, b/n durata 90 min. – USA 1951. MYMONETRO Figlio di ignoti valutazione media: 2,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una giovane coppia di coniugi senza figli decide di adottare un neonato. Ma prima di farlo il marito Brade, che è giornalista, indaga e scopre che il piccino è figlio di un delinquente. Finisce ugualmente coll’adottarlo.
Tre ragazze che hanno lasciato la campagna da vent’anni per cercare fortuna a Mosca affrontano il bilancio della propria vita: l’amore, la carriera, i figli, tra speranze, successi e delusioni. Piacevole sorpresa della cinematografia sovietica, il film fa leva su situazioni universali, immerse in una realtà moscovita qui coraggiosamente trattata in modo non sempre conforme alle censure generalmente imposte dal regime.
Cosimo e Leo sono due poliziotti completamente deficienti (con il “ci” sillabato) mandati a sorvegliare un boss della camorra proprio in virtù della loro manifesta idiozia dal loro capo corrotto. Ciò nonostante riescono a fotografare il boss, che dunque si vede costretto a rifarsi letteralmente la faccia, e si rivolge a due chirurghi plastici, Alex e Dino, che si mettono all’opera per esaudire la sua richiesta (in punta di pistola): assomigliare come una goccia d’acqua a Leonardo DiCaprio. Peccato che i chirurghi, anch’essi piuttosto deficienti, capiscano Peppino Di Capri e rendano il criminale identico al cantante campano.
Ellie Parker è appena arrivata a Los Angeles con un solo obiettivo: sfondare a Hollywood! L’aspirante attrice, piena di energia e positività, passa continuamente da un’audizione all’altra cambiando trucchi e travestimenti. Ma, se il mondo del cinema è spietato, i suoi migliori amici non sono d’aiuto affinché lei possa realizzare il suo sogno…
Agostino, un poveraccio sbandato, ha una fissazione: ritrovare la madre. Sarebbe facilmente preso in giro da persone senza scrupoli se su di lui non vegliasse Armando, anche lui spiantato ma meno sprovveduto. La conclusione è comunque triste per entrambi: Agostino finisce in un ospedale psichiatrico, Armando in prigione. Quando entrambi tornano in libertà, Armando riprende la sua vita errabonda, mentre Agostino tenta di integrarsi nella società che lo aveva sempre respinto.
Due maestri elementari, che non riescono ad avere un figlio, si rivolgono a un luminare della scienza che prescrive uno speciale regime di vita. Il marito si presta obbedientemente, ma non si arriva che a una gravidanza isterica. Consultano una chiromante che prescrive un rimedio specifico e ordina di fare all’amore nel plenilunio.
Filumena Marturano è una giovanissima prostituta e Don Domenico Soriano è un signorotto benestante. I due si incontrano durante un bombardamento in una casa di tolleranza e l’uomo, intenerito e affascinato, fa di lei la sua amante per anni. Ma Filumena non si accontenta e, un giorno, finge la morte per farsi sposare in extremis. Scoperta la beffa, stupisce nuovamente il consorte informandolo di essere la madre di tre ragazzi, uno dei quali è figlio suo, ma si guarda bene dal rivelargli quale. Mentre cerca di scoprirlo, Domenico si accorge di essere, in verità, padre felice di tutti e tre i figli.
Una ragazza da un giorno all’altro si trova senza lavoro e ha un’idea: affittare un gigantesco spazio pubblicitario e scriverci il suo nome. Scritta da Ruth Gordon e Garson Kanin, è una commedia che con artigli vellutati graffia amabilmente usi e costumi della società americana, ma che mantiene soltanto in parte il brio satirico della 1ª mezz’ora. J. Holliday è bravissima. 1° film di J. Lemmon (1925-2001)
I mostri (The Munsters) è una situation comedy brillante con elementi horror prodotta negli Stati Uniti e andata in onda per la prima volta dal 24 settembre 1964 sul network statunitense CBS
I protagonisti della serie televisiva sono una famiglia di mostri che vive in un sinistro maniero come una qualsiasi famiglia americana. I membri di questa bizzarra famiglia sono il padre Herman, una sorta di mostro di Frankenstein che fa sentire la sua forza così come impone l’ordine nella casa; la madre Lily, una specie di vampira ricalcata sul modello della famosa Bride of Frankenstein; il nonno, un vampiro vestito nella “classica” tenuta resa famosa da Bela Lugosi; il figlio Eddie Wolfgang, lupo mannaro, e la nipote Marilyn, l’unica ragazza “normale” della famiglia in tutti i sensi.
Una roboante voce misteriosa annuncia a Napoli l’imminente giudizio universale. Ciascuno reagisce nella maniera più impensata dimostrando di volersi pentire dei propri peccati.
Durante la guerra di Corea, maggiore dell’aviazione USA sposa un’attrice giapponese. Ma c’è una seconda storia d’amore, delicata e triste che avrà una diversa conclusione. Tratta dal romanzo (1954) di James A. Michener, sceneggiato da Paul Osborn, è la versione riveduta, corretta e antirazzista di Madame Butterfly condotta su due binari. M. Brando (così, così) ha ceduto a un dramma strappalacrime con funzioni propagandistiche. 9 candidature e 4 Oscar: fotografia, scenografia e 2 attori non protagonisti (R. Buttons e M. Umeki).
Il film è suddiviso in tre episodi ognuno intitolato con il nome della protagonista. “Adelina” è una venditrice di sigarette di contrabbando nelle vie del quartiere Forcella a Napoli che, non avendo pagato una multa, rischia il carcere. Se però rimarrà incinta l’ordine di carcerazione verrà sospeso. Il marito Carmine viene quindi sottoposto a un tour de force sessuale senza fine. “Anna” è una ricca donna milanese sposata che ha un amante, Renzo, di condizioni economiche decisamente inferiori. Anna sembra trovare in lui ciò che la ricchezza non le offre. Ma è solo apparenza. “Mara” si prostituisce a domicilio in un appartamento le cui finestre danno su piazza Navona. Ha un cliente bolognese, particolarmente affezionato ma lo deve trascurare perché il giovane seminarista che abita dai nonni nell’appartamento accanto si è innamorato di lei.
Un lavoro senza grande spreco di talento né per De Sica né per i suoi attori; solo professionismo. Si racconta l’incontro di July, un’americana condannata da una malattia incurabile, e Valerio. I due trascorrono una breve vacanza in montagna. L’uomo viene a conoscenza del male che minaccia la sua compagna e decide di restarle vicino.
Roma primi anni Sessanta. Giovanni Alberti cerca di fare l’imprenditore edile senza avere capitali, e si trova in grandi difficoltà. I suoi amici sono tutti costruttori e hanno un tenore di vita che Giovanni non può sostenere. Quando chiede prestiti gli altri fanno orecchie da mercante. Giovanni deve ridimensionarsi e la moglie, abituata all’agiatezza, non capisce, in sostanza lo lascia. Giovanni incontra la moglie, non giovane, di un grande costruttore. Questa, ammiccante, gli dà un appuntamento. Ma la ragione non è quella che Giovanni immaginava: la donna gli chiede se sarebbe disposto a vendere un occhio al marito, che lo aveva perso in un incidente. Giovanni dapprima è furioso, ma poi capisce di non aver altra scelta. Con l’anticipo dei duecento milioni pattuiti dà una grande festa, per l’invidia di tutti, e sana i suoi debiti. La moglie torna a casa e tutto va a posto. Adesso però c’è da vendere l’occhio. In clinica Giovanni è terrorizzato, cerca di scappare ma viene ripreso. Non potrà proprio sottrarsi. Il film ebbe allora critiche pessime. Bastava che una storia dispensasse qualche sorriso perché venisse ritenuta di serie B. Era il dramma del povero Totò. Il Boom è del 1963, che fu proprio l’anno fondamentale del miracolo economico italiano (del “boom” appunto), e De Sica fece un ritratto che risulta geniale soprattutto a posteriori, quando sappiamo che quella stagione era soprattutto una speranza se non un abbaglio. La vicenda individuale di Alberto Sordi era come sempre la storia della speranza di un italiano. Del resto è proprio con ruoli come questo che l’attore è diventato l'”Albertone nazionale”, l'”Italiano medio”, il “più italiano degli italiani”. Noi riteniamo che nessun film come questo rappresenti quei sentimenti e quella confusione. Tutto questo con in più l’effetto De Sica, maestro assoluto, conoscitore della gente come nessuno e con l’effetto Sordi, nel momento migliore della sua carriera.
Al Cairo sparisce un carico d’oro. Deve riuscire a introdurlo in Italia Aldo Vanucci, detto “la volpe” per la furberia con la quale riesce sempre a evadere. Ma proprio mentre appronta la scena dello sbarco dell’oro rubato, interviene l’Interpol. Tutti arrestati. Naturalmente in primavera “la volpe” evaderà di nuovo. Film decisamente minore del De Sica post-neorealista.
In occasione della “notte degli Oscar”, al Beverly Hills Hotel si svolgono le vicende parallele di 4 coppie. Allegro, burrascoso, divertente. 2 episodi _ Smith-Caine e Fonda-Alda _ sono ammirevoli, percorsi da un insolito brivido drammatico. Da pochade l’episodio Matthau-May. Tratto dalla commedia Plaza Suite (1968) di Neil Simon che l’ha anche adattata.