Category: Bortone Cristiano


Locandina Rosso come il cielo

Un film di Cristiano Bortone. Con Luca CapriottiPaolo SassanelliMarco CocciSimone ColombariRosanna GentiliDrammaticodurata 96 min. – Italia 2005. – Lady Film uscita venerdì 9 marzo 2007. MYMONETRO Rosso come il cielo ***-- valutazione media: 3,39 su 53 recensioni di critica, pubblico e dizionari

Agli inizi del 1970, un bambino, Mirco Mencacci, si ferisce con un colpo di fucile e perde la vista. Costretto a frequentare le scuole per non vedenti, Mirco sviluppa la passione per il suono e nel tempo diventerà uno dei più grandi montatori cinematografici audio italiani.
Questa storia realmente accaduta è un modo, per Cristiano Bortone, di mettere in luce sia le problematiche dei non vedenti, relegati a istituti differenziati, sia le capacità artistiche di un uomo che ha costruito un successo sulla diversità. Rosso come il cielo è un film dolce e aggressivo, critico e pieno di pathos, che non deve essere valutato per la messa in scena non particolarmente innovativa e degna di nota, ma per la poesia con cui il percorso di un uomo, segnato fin dall’infanzia, rappresenti un simbolo di reazione agli accadimenti della sua vita e del nostro paese. Lo spettatore è messo di fronte alla dura realtà, alla folle politica statale di considerare i ciechi, persone non abili ad avere un’esistenza al pari degli altri, e la denuncia, grazie a una grande direzione della fotografia, si fonde molto bene con l’essere dell’individuo, mantenendo l’equilibrio fra gli aspetti istituzionali e quelli umani e personali. Questa favola moderna, che ci ha regalato un grande artista, ha il grande pregio di essere svuotato da ogni retorica e da ogni elemento compassionevole, e quando le sequenze emozionano, lo fanno con grande tatto, senza alcuna gratuità, ascoltando semplicemente il cuore.

Regia di Cristiano Bortone. Un film con Ennio FantastichiniDario AitaMiriam DalmazioMichael SchermiHichem YacoubiCast completo Genere Drammatico, – CinaBelgioItalia2016durata 110 minuti. Uscita cinema giovedì 13 ottobre 2016 distribuito da Officine Ubu. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 2,86 su 4 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

In Belgio l’iracheno Ahmed ha un piccolo negozio in cui conserva una preziosa caffettiera d’argento. Durante una manifestazione dei teppisti fanno irruzione nell’esercizio e la rubano. Uno di loro però perde i documenti e Ahmed lo rintraccia con il desiderio di farsi restituire il maltolto. A Roma Renzo, un barista appassionato di aromi di caffè, viene licenziato e va a cercare lavoro a Trieste presso un’importante industria che importa il prezioso prodotto e in cui spera che le sue competenze vengano valorizzate. Ciò però non accade e il giovane, la cui compagna attende un figlio, è tentato dall’idea di compiere un furto. In Cina Fei è un manager di successo che sta per sposare la figlia del proprietario di una grande industria del settore chimico. Un giorno viene incaricato di far ripartire una fabbrica che è stata bloccata da un guasto nello Yunnan che è la sua regione di origine. Fei si accorge dei rischi che corrono la popolazione e le piantagioni di caffè che aveva abbandonato da giovane per cercare fortuna a Pechino. Deve ora decidere quale posizione prendere.
Caffè è un film in cui si avverte la sincerità dell’intento, il desiderio di andare a leggere la complessità della realtà contemporanea attraverso un elemento unificatore quale è il caffè per centinaia di milioni di esseri umani. È proprio di loro che si vuole parlare con queste tre storie che vedono protagonisti contesti sociali estremamente diversi ma che in fondo si trovano a doversi quotidianamente confrontare con il dio Denaro che sembra condizionare i comportamenti di (quasi) tutti.
Si avverte anche lo sforzo produttivo che ha coinvolto maestranze delle diverse nazioni contribuendo così a un’immersione totale nelle diverse temperie socio culturali. Dispiace quindi assistere a una parte conclusiva in cui un’ampia gamma di situazioni, proprie più del mèlo che non di un’indagine sulla realtà, finiscono con il dominare la scena. Per l’impegno assunto da sempre con i lettori di non fare spoiler sui finali dei film non è possibile elencarle anche se sarebbe utile per supportare il giudizio. Il quale non è negativo perché film come questo possono far riflettere anche un pubblico non proprio addentro ai temi economici su problematiche che ci coinvolgono ormai a livello planetario anche se non hanno la visibilità di altri temi. Totò diceva: “Il coraggio ce l’ho. È la paura che mi frega”. Agli sceneggiatori sarebbe stata forse necessaria una dose inferiore di paura di scontentare il grande pubblico. Purtroppo non è accaduto.