Ricostruzione di uno di quegli episodi storici di cui i libri non parlano: nel 1839, 53 schiavi neri del vascello spagnolo “Amistad”, in viaggio verso Cuba, riescono a liberarsi e fanno rotta verso l’Africa, ma sono bloccati da una nave americana e mandati sotto processo per pirateria e l’assassinio dell’equipaggio. Parte come un film d’avventure e diventa un dramma giudiziario: si scopre che i rivoltosi non sono nati schiavi e quindi, secondo la Costituzione degli Stati Uniti, avevano il diritto di lottare per la loro libertà (abolita nel Regno Unito nel 1772, la schiavitù esisteva ancora nel Nordamerica). Appassionata lezione sulla democrazia nordamericana, sul colonialismo e la schiavitù, ma S. Spielberg non sale in cattedra, scende tra gli spettatori e li coinvolge emozionandoli come aveva già fatto con Il colore viola, L’impero del sole, Schindler’s List.
Per l’uccisione dell’arcivescovo di Chicago (79 coltellate) è arrestato un ragazzo (Norton) che fa parte del coro. Indizi schiaccianti. Il più pagato avvocato della città (Gere) ne assume gratis la difesa. Epilogo a sorpresa. Legal thriller tratto da un romanzo di William Diehl. Efficiente congegno di indagine con tutti gli ingredienti regolamentari (sentimenti, sesso, perversioni) che tiene lo spettatore sulla corda dell’incertezza, sebbene un po’ prolisso quando depista l’attenzione con una seconda storia di taglio economico-sociale. Da tempo Gere non risultava così charmeur. Dirige con pulizia un regista che ha alle spalle molti premi Emmy televisivi per Hill Street giorno e notte e Avvocati a Los Angeles. Esordio del 25enne E. Norton.
Michael Dorsey, attore di Broadway bravo ma disoccupato perché rompiscatole, raggiunge il successo quando si traveste da donna: Dorothy Michaels, poi detta Tootsie. Comincia in farsa, si trasforma in commedia e finisce quasi come un dramma. Riflessione sul mestiere dell’attore: descrizione critica, non priva di veleni satirici, dell’ambiente televisivo: storia di un uomo che, costretto a fare i conti con la componente femminile della propria natura e a vivere in prima persona la condizione di una donna, migliora. Hoffman, piccola grande donna, è perfetto. Messo sotto come regista, Pollack s’è preso una piccola rivincita come attore. 6 candidature agli Oscar (tra cui quella per la sceneggiatura di Larry Gelbart e Murray Shisgal sotto il controllo di Hoffman), ma una sola statuetta per la Lange. 1° film di G. Davis.
Il soggetto è ricavato da alcuni raccontini per ragazzi scritti da Ian Fleming, l’inventore di 007. Il geniale ma squattrinato inventore Potts (con due figlioletti e vecchio padre a carico) compra i resti di una gloriosa auto da corsa. La rimette in sesto e la inaugura con una gita al mare alla quale partecipa anche Stella, l’avvenente figlia di un fabbricante di dolciumi a cui Potts invano ha cercato di vendere la caramella che fischia da lui ideata. Per lo strano rumore che produce quando è in moto, la nuova auto viene battezzata Citty Citty, Bang Bang. Sulle ali della fantasia, Citty Citty porta gli allegri gitanti attraverso avventure incredibili, in terra e in cielo.
Hotel Mira di Hong Kong (Cina): rintanato in una delle stanze c’è il contractor della NSA (National Security Agency) Edward Snowden le cui rivelazioni di lì a poco rimbalzeranno tra i media planetari. È il giugno 2013, Snowden ha 29 anni e una consapevolezza impressionante della gravità delle informazioni di cui è in possesso. L’incontro con la macchina da presa della regista Laura Poitras, alla presenza dei giornalisti Glenn Greenwald e Ewen McAskill, dura otto pericolosissimi giorni. Citizenfour è l’alias con cui Snowden – tramite messaggi criptati ha contattato Greenwald e la Poitras (a gennaio dello stesso anno), dopo aver identificato lei come persona interessata ai fatti e averne verificato l’affidabilità (da una delle prime didascalie apprendiamo che Citizenfour è la terza parte di una trilogia sugli Stati Uniti post 11 settembre, dopo My country my country del 2006 sulla guerra in Iraq e The Oath, 2010, su due personaggi le cui storie si intrecciano con Al-Qaeda e Guantanamo). In parallelo all’intervista “posata” in albergo, emergono alcune testimonianze ed episodi salienti sul tema dei big data e metadata: esponenti dell’agenzia per la sicurezza nazionale che negano di raccogliere dati personali di privati cittadini, con la complicità delle grandi compagnie di telecomunicazioni e, con grande sconcerto, l’adesione a tali politiche anche da parte di alcuni governi europei. Oltre a Snowden parla William Binney, suo precursore alla NSA nello “spifferare” (traduzione possibile di whistleblowing) la policy totalitaria dell’agenzia già nel 2006. E anche un rappresentante del movimento Occupy Wall Street, che illustra i concetti di linkability, avvertendo sulla pericolosità del controllo dei dati incrociati, veicolati e registrati dalle tecnologie di cui ci serviamo. Vera merce di scambio e oro dei giorni nostri. La straordinaria decisione senza ritorno di Snowden di venire allo scoperto al punto di rischiare la vita è reazione diretta, ma tutt’altro che precipitosa, alla delusione per le promesse disattese della politica obamiana. Oltre al danno, anche la beffa: una normativa anti Grande Fratello esisterebbe, ma non viene applicata, adducendo a scusa l’altrettanto grande alibi della sicurezza post 9/11 (cavallo di battaglia, tralaltro, della precedente presidenza).nsomma, pur essendo la preda, non chiede protezione ma esposizione.
Rosario ha undici anni. Abita in un condominio di periferia di una Napoli devastata dalla camorra. Vive con sua nonna, ammalata di Roipnol e drogata di televisione. E’ la punta di diamante di un piccolo branco che passa le sue giornate trascinandosi tra sale giochi, brutte paninoteche, piccoli reati e roulette russe improvvisate sulla tangenziale. Ma c ‘è anche un sacerdote che cerca di tenere insieme i pezzi (meglio: i frammenti) di una società che non si può più definire tale. Tratto da un breve romanzo di forte impatto è un film duro e apparentemente impietoso. in realtà ricco di pietà nei confronti di un infanzia a cui è negato di fatto persino il nome. Resta il pallone: unica ancora a cui sperare di potersi un giorno aggrappare per non annegare.
Un giovane docente dell’Università di Bologna abbandona lavoro, carriera, amici e si rifugia in un rudere sulle rive del Po. Con gli abitanti del posto intreccia storie di amicizia, amore, vita quotidiana. Film epico e straordinario, apparentemente semplice e necessariamente scandaloso, che racconta la storia di un Cristo delle strade, come egli lo chiama, di una figura cristologica nel senso che diventa un Cristo, come è successo nei secoli a tutti coloro che l’hanno imitato nei fatti. È una parabola trasgressiva: sostiene la fede contro le religioni “che non hanno mai salvato il mondo e i popoli” e che, anzi, si sono spesso messe al servizio dei potenti, talvolta come potenza alternativa.
In un misurato appartamento di Brooklyn due coppie provano a risolvere uno smisurato accidente. Zachary e Ethan, i loro figli adolescenti, si sono confrontati incivilmente nel parco. Due incisivi rotti dopo, i rispettivi genitori si incontrano per appianare i conflitti adolescenziali e riconciliarne gli animi. Ricevuti con le migliori intenzioni dai coniugi Longstreet, genitori della parte lesa, i Cowan, legale col vizio del BlackBerry lui, broker finanziario debole di stomaco lei, corrispondono proponimenti e gentilezza. Almeno fino a quando la nausea della signora Cowan non viene rigettata sui preziosi libri d’arte della signora Longstreet, scrittrice di un solo libro, attivista politica di troppe cause e consorte imbarazzata di un grossista di maniglie e sciacquoni. L’imprevisto ‘dare di stomaco’ sbriglia le rispettive nature, sospendendo maschere e buone maniere, innescando un’esilarante carneficina dialettica.
Norman è un bambino introverso e appassionato di horror che fatica a fare amicizie, in questo di certo non lo aiuta il fatto di essere l’unico del suo paese a vedere i fantasmi. Tutti i trapassati che hanno ancora questioni irrisolte sulla Terra gli appaiono e gli parlano, costantemente, nonna inclusa. In più da qualche tempo è preda di visioni che sembrano catapultarlo nel passato. Per questo motivo gli altri lo credono un po’ scemo, nonostante il piccolo paese in cui vive secoli prima sia stato teatro di diversi roghi di streghe e ancora se ne vanta come fosse un’attrazione turistica. Tutto cambierà quando un suo zio ritenuto matto gli comunicherà poco prima di morire che ora tocca a lui tenere lontani, ogni anno, i morti viventi e la maledizione di una delle streghe bruciate secoli prima.
I Goonies, scatenato gruppo di ragazzini abitanti nel quartiere di Goon Docks, devono dare l’addio alle case dove sono nati e cresciuti: i signorini del club del golf hanno dato lo sfratto alle loro famiglie per radere al suolo il quartiere e costruire nuovi, esclusivi, campi da gioco. Poco prima di andarsene, uno dei Goonies scopre in soffitta una vecchia mappa del tesoro, scritta da un pirata spagnolo del ‘600. Mettendo le mani sul bottino dell’antico corsaro, i ragazzini potrebbero salvare le loro case.
La vita di Charlie Parker, il sassofonista jazz più famoso, inventore del be-bop assieme a Dizzy Gillespie. Parker morì a 35 anni nel 1955, divorato dall’alcol e dalla droga. Clint Eastwood stupisce tutti con la regia di questo film notevole per sensibilità, vigore, puntigliosa ricostruzione (anche musicale).
Siamo nel 1986, è Natale e c’è tutta la famiglia Gori riunita. Tutto si svolge in sala da pranzo dove ci sono Gino e sua moglie Adele; il nonno Annibale, Libero, ballerino di liscio, e sua moglie, Bruna; Sandra, ecologista ex comunista, e il marito Luciano, parrucchiere. Qui i problemi personali e le antiche rabbie represse hanno modo di trovare sfogo in maniera a volte comica e a volte drammatica. Anche i giovani Danilo e Cinzia con la piccola Samantha assistono a questo quadro familiare simile a molti ritratti presentati al cinema e in teatro ma a suo modo originale. Simpatica commedia, terza prova alla regia per Alessandro Benvenuti, ex Giancattivo. La produzione è di Francesco Nuti.
Boris Yelnikoff, un tempo fisico di fama mondiale ed ora uomo anziano che ha già fallito un tentato suicidio (in seguito al quale la moglie lo ha lasciato), è in lotta con il mondo. Non c’è nulla che consideri positivo e anche le lezioni di scacchi che impartisce a giovani allievi divengono un’occasione di scontro. Finché, un giorno, non incappa in Melody, una giovane miss di provincia che è fuggita nella Grande Mela e dorme in strada. Il burbero Boris cede alle sue richieste e acconsente ad ospitarla per una notte che si trasformerà in mesi sino a divenire un matrimonio. Ma non tutto potrà proseguire pacificamente perché Marietta, la frustrata madre di Melody, riesce a rintracciare la figlia. E non è per nulla contenta di quelle nozze.
Vincitore a Cannes, unico nella storia del Festival, di tre premi: miglior film, migliore regia e migliore attore. John Turturro, qui nella sua più significativa interpretazione, è un commediografo piuttosto presuntuoso che vive a New York. Se ne infischia delle critiche benevole e si sente rappresentante dei bassi ceti sociali. Viene scritturato ad Hollywood per scrivere un film sulla lotta libera interpretato da Wallace Beery (siamo negli anni Trenta). Dapprima è restio, ma poi accetta e viene alloggiato in un albergo, un tempo rinomato, ormai in disfacimento. Conosce così il vicino di stanza che dice di essere un rappresentante e poi uno scrittore che ammira. Quest’ultimo però deve molto alla sua assistente che passerà una notte con il commediografo. Con molto sarcasmo e bravura formale i fratelli Coen firmano il loro miglior lavoro assieme al precedente Crocevia della morte. Grande anche l’interpretazione di John Goodman ( True Stories e Arizona Junior), dall’enorme mole.
Il viaggio di un soldatino russo in licenza premio che va a riabbracciare la mamma. Dopo un convenzionale prologo bellico, il racconto raggiunge il suo clima di schietto e semplice lirismo. Commovente (anche troppo), coinvolgente, un po’ demagogico, ma sincero nel formulare il suo messaggio pacifista. Bravi attori, bravissime attrici e un notevole senso del paesaggio.
Individui distanti tra loro migliaia di chilometri incrociano per qualche ora i loro destini sulla Terra, creando un disperato affresco di un’umanità sola e dolente. Il detonatore che innesca una reazione a catena in questo puzzle composto da tessere fin troppo perfettamente combacianti è il colpo di fucile partito dalle mani di due ragazzini in un paese sperduto del Marocco. Un gesto immotivato, compiuto quasi accidentalmente da due innocenti che, come in un domino, agisce profondamente sulle vite di tre gruppi di persone in diverse zone del pianeta: una coppia di americani lì in vacanza per risolvere una crisi coniugale, una domestica messicana alle prese con i figli dei due nel giorno del matrimonio di suo figlio, e un’adolescente giapponese, sordomuta ed emotivamente emarginata, alla disperata ricerca d’amore in una Tokyo caotica e alienante.
Dopo la parentesi leggera e ottimista di La felicità porta fortuna (2008), ormai non lontano dai 70 anni, Mike Leigh (una garanzia) realizza un film corale diviso in 4 parti – dalla primavera all’inverno – con 6 personaggi principali che fanno capo a Gerri, consulente psicologa, e Tom, ingegnere geologo, legati da una complicità solidale e da un affetto coniugale che dura da 30 anni. Sono loro a far da catalizzatore agli altri, parenti o amici, vittime, in vari modi, di un’infelicità nata dalla solitudine, dalle disillusioni della mezza età, dalle frustrazioni ansiose, dall’afasia. Il livello da collettivo recitativo è di alta qualità, ma gli attori non sono né belli né famosi: l’incipit con I. Staunton interrogata in un consultorio è emotivamente terribile; l’ottima Sheen ha la pappagorgia e i denti sporgenti; gli altri hanno volti comuni o sono sovrappeso. Nessun regista sa raccontare le gente comune della middle class isterica britannica come Leigh fa da 40 anni con una precisione affettiva che non esclude la lucida critica dei suoi vizi.
Da un romanzo (1966) di Giovanni Arpino: il giovane Tino è a Venezia ospite dello zio ingegnere che vive con la moglie cagionevole di salute. Ben presto si accorge che la casa nasconde un mistero. Una notte sale in soffitta… Con questo film Risi è passato al thriller e il salto gli è riuscito. C’è più di un risvolto segreto che può offrire un’angoscia e un’inquietudine molto attuali. Gassman sulla corda tesa di un istrionismo di alta scuola.
Due ragazze vanno a preparare un esame universitario nella casa di campagna di una di esse. È atteso anche un amico di entrambe. Lui non arriva e le due cominciano a litigare (sono entrambe innamorate dell’assente). Litigano finché non arriva una terza ragazza che si rivela come la fidanzata (vera, non presunta) del giovanotto.
Claudia e Flavio si sono contrastati come docenti universitari ma anche amati intensamente. Ora la storia è finita anche se Claudia non vorrebbe che fosse così conservando con determinazione la speranza che si possa ricominciare. Intanto lui viene attratto da una donna più giovane e lei prova interesse per una sua ex studentessa.