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Regia di Jean Vigo. Un film Da vedere 1934 con Michel SimonDita ParloJean DastéGilles MargaritisLouis LefebvreMaurice GillesCast completo Genere Drammatico, – Francia1934durata 89 minuti. Uscita cinema lunedì 15 gennaio 2018 distribuito da Cineteca di Bologna. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 5,00 su 9 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Appena sposata con Jean, comandante di una chiatta a motore, Juliette va a vivere a bordo dell’Atalante con un vecchio marinaio, un ragazzo e 3 gatti. Annoiata e irritata dalla gelosia del marito, se ne va a Parigi. Jean riparte con l’ Atalante . Tempo dopo si ritrovano. 2° lungometraggio di J. Vigo che, già malato durante le riprese, morì il 5 ottobre 1934 all’età di 29 anni, meno di un mese dopo la 1ª proiezione pubblica del film, tagliato di una ventina di minuti, edulcorato e ribattezzato Le chaland qui passe , dal titolo di una canzone di moda (inserita a forza tra le musiche di M. Jaubert), versione francese di “Parlami d’amore, Mariù” di C.A. Bixio, lanciata da V. De Sica. Dopo essere riapparso in edizioni volenterosamente ricomposte nel 1940 e nel 1950, fu restaurato con scrupolo filologico nel 1990. In contrasto con la maggior parte del cinema francese dell’epoca, è un film di poesia attraversata da bagliori surrealisti (come la sequenza subacquea, resa popolare dalla sigla di “Fuori Orario” su RAI3): il naturalismo zoliano vi si sposa con l’immaginazione lirica dell’invisibile. Fragile, incerto nella sua dolce linea narrativa, qua e là balbettante, è un film arrischiato e trasgressivo di rottura che punta sulla sdrammatizzazione e il rifiuto dello psicologismo, e mette l’accento su momenti privilegiati, particolari curiosi, figure che appaiono e scompaiono senza logica. Per la sua forza erotica ed eversiva è stato accostato a Rimbaud e al primo Céline.

Un film di Marcel Carné. Con Arletty, Pierre Brasseur, Jean-Louis Barrault, Marcel Herrand. Titolo originale Les enfants du paradis. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 95 min. – Francia 1945. MYMONETRO Amanti perduti * * * * 1/2 valutazione media: 4,92 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il film apparve in Francia in due episodi: Il boulevard del delitto e L’uomo in bianco. Carné elaborò una sintesi di 100 minuti che è quella vista in Italia col titolo appunto, Gli amanti perduti. Siamo nella Parigi del 1840, il mimo Baptiste Debureau (Barrault), romantico e malinconico, incanta le folle del teatro dei Funambules, commuovendo i ragazzi del loggione (Les enfants du paradis).

Si innamora perdutamente di Garance, donna dal fascino inarrivabile (Arletty: “Je m’apelle Garance”, nella scia di questa frase è creato un clima struggente), che per lui lascia Lacenaire (Herrand), bandito dandy. Garance è però volubile e abbandona anche il timido, innamoratissimo Baptiste per il grande attore Lemaître (Brasseur), poi per il conte di Montray (Salou), di cui diventa la mantenuta. Dopo qualche anno Baptiste, divenuto famoso e sposatosi con Nathalie (Casares), rivede Garance che non ha resistito a non andare al suo spettacolo. Fra loro si apre un duetto d’amore che è il canto più alto del romanticismo nel cinema. Lemaître, che per ironia della sorte interpreta Otello, è pazzo di gelosia. Lacenaire, insultato dal conte di Montray, lo uccide. La notte d’amore con Garance porta all’estasi Baptiste, che per lei trascura la dolce Nathalie. Ma a carnevale gli amanti si perdono. Garance fugge per le strade tumultuose di Parigi. Baptiste, disperato, la insegue senza speranza. Film romantico e poetico. Il racconto di Carné ha la fluidità stessa della vita e della storia, ricrea l’epoca di Victor Hugo con i colori della passione e la spietatezza del fato. Carné ha trasportato nella storia il suo mondo di realismo poetico fatto di bistrot, alberghi a ore, teatrini, apaches, mimi. Ha messo in scena la grande letteratura francese di Hugo, Sue, Balzac. Prévert la interpreta con la sensibilità di quello che sarà tra poco l’esistenzialismo di Sartre, Juliette Greco e delle caves. Irripetibile, è un film più grande della vita, un capolavoro senza tempo, che conserva intatto il fascino della poesia eterna.

Children of Paradise (1945) on IMDb

Viale Del Tramonto (1950): Amazon.it: Holden,Swanson,Von Stroheim,  Holden,Swanson,Von Stroheim: Film e TVUn film di Billy Wilder. Con William Holden, Gloria Swanson, Erich von Stroheim, Nancy Olson, Fred Clark. Titolo originale Sunset Boulevard. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 110′ min. – USA 1950. MYMONETRO Viale del tramonto * * * * 1/2 valutazione media: 4,90 su 33 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Un giovane e disoccupato sceneggiatore di Hollywood va a vivere con una ricca e anziana attrice, già star del cinema muto, prigioniera delirante del suo passato, facendosi da lei mantenere. Il più caustico e sardonico film nero sul mondo di Hollywood. Melodramma amarissimo con risvolti da horror e sottofondi da commedia. Alcune memorabili scene tra cui la partita a carte con Keaton. Sapiente regia: una pietra miliare nell’itinerario di Wilder. Splendide interpretazioni. Su 9 nomination agli Oscar vinse quelli per la sceneggiatura, la scenografia e le musiche (F. Waxman).

Sunset Blvd. (1950) on IMDb
I dieci comandamenti (1956) - Streaming | FilmTV.it

Regia di Cecil B. De Mille. Un film Da vedere 1956 con Charlton HestonYul BrynnerAnne BaxterEdward G. RobinsonYvonne De CarloDebra PagetCast completo Titolo originale: The Ten Commandments. Genere Storico – USA1956durata 221 minuti. – MYmoro 4,91 su 16 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Cecil Blount De Mille è un regista che ha firmato opere di grandissima popolarità che, paradossalmente, non sono le sue migliori. Tutti ricordano i suoi “colossi” come Sansone e Dalila, ma personalmente ritengo che De Mille abbia dato il meglio nei western, dove aveva una sua misura particolare e grande riconoscibilità. Basta ricordare La conquista del West, un western del ’36 già perfettamente adulto, tre anni prima di Ombre rosse, e poi La via dei gigantiGiubbe rosse e Gli invincibili, quasi tutti con Gary Cooper.
Tuttavia dicendo De Mille si dice Dieci comandamenti, che è un’opera meritevolissima, beninteso, un titolo che non ha mai trovato posto in nessuna delle classifiche nobili, proprio per le sue caratteristiche di troppa spettacolarità, popolarità, artificio. De Mille voleva soltanto piacere al pubblico, dargli ciò che voleva. John Ford riconosceva questa sua capacità, e in un certo senso gliela invidiava. Nei Dieci comandamenti tutto è perfetto: l’aspetto degli attori, i costumi, le armi, la natura, gli edifici, i trucchi, la musica, le inquadrature. È tutto così stilizzato e calligrafico da far invidia al più avanzato dei registi pubblicitari.