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Locandina AmourUn film di Michael Haneke. Con Isabelle Huppert, Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva, Rita Blanco, Laurent Capelluto. Titolo originale Amour. Drammatico, durata 127 min. – Francia, Austria, Germania 2012. – Teodora Film uscita giovedì 25 ottobre 2012. MYMONETRO Amour * * * * - valutazione media: 4,11 su 89 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Anne e Georges hanno tanti anni e un pianoforte per accompagnare il loro tempo, speso in letture e concerti. Insegnanti di musica in pensione, conducono una vita serena, interrotta soltanto dalla visita di un vecchio allievo o della figlia Eva, una musicista che vive all’estero con la famiglia. Un ictus improvvisamente colpisce Anne e collassa la loro vita. Paralizzata e umiliata dall’infarto cerebrale, la donna dipende interamente dal marito, che affronta con coraggio la sua disabilità. Assistito tre volte a settimana da un’infermiera, Georges non smette di amare e di lottare, sopportando le conseguenze affettive ed esistenziali della malattia. Malattia che degenera consumando giorno dopo giorno il corpo di Anne e la sua dignità. Spetterà a Georges accompagnarla al loro ‘ultimo concerto’.
“Diventare vecchi è insopportabile e umiliante” scrive Philip Roth in “Everyman”, uno dei suoi romanzi più dolenti e implacabili intorno alla senilità e alla malattia, argomenti temuti e tenuti ai margini del discorso pubblico. Ci voleva un regista rigoroso come Michael Haneke per contemplarli, mettendo in scena una coppia di ottuagenari che guarda in maniera diretta la propria estinzione. E diretto e frontale è pure lo sguardo di Haneke, che ‘infartuando’ la sua protagonista introduce nella sua vita un senso di precarietà e un destino cinico, che non si accontenta di farti invecchiare, soffrire e morire, prima della tua dipartita si porta via i tuoi amici, quelli che amavi, quelli che conoscevi, quelli che frequentavi, costringendoti all’ennesimo funerale.
Una cerimonia funebre quasi sempre artificiosa e balzana come quella che Georges racconta ad Anne, esorcizzando la morte e ingaggiando con l’oblio uno scontro penoso. Nei sogni ad occhi aperti, Anne e Georges vorrebbero ‘vivere’ di nuovo, riavere tutto daccapo, guardando foto in bianco e nero o suonando un pianoforte accordato alla maniera della loro relazione. Ma è un attimo, non si fanno certo illusioni i personaggi interpretati da Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva, la cui bellezza il tempo ha oltraggiato. I loro corpi, che hanno condiviso e abitato i ‘colori’ di Kieslowski, si arrendono in Amour a ogni sofferenza e al più irrevocabile declino in un crescendo di convalescenze e (ri)cadute.
Non risparmia niente Haneke allo spettatore, accomodato in sala nell’incipit del film e risvegliato nel progredire dell’affezione dalle “cose ovvie, altrimenti indiscusse”. La vecchiaia è un massacro e la malattia si fa beffa dell’ansia di durare con una precisione assoluta, terrificante, invisibile ma visibile nei suoi effetti. Haneke procede e approfondisce la critica a una struttura sociale ipocrita, che non ha il senso della realtà e del coraggio e persevera nel contemplare la ‘senescenza’ come tempo della pace e stagione dei ricordi sereni. Il male, che nel villaggio dei dannati nella Germania de Il nastro bianco cresceva dentro il corpo della comunità, in Amour consuma adesso il corpo di Anne, ingolfandola fino a ‘spegnerla’. Impietosa e severa, la violenza della malattia è raddoppiata dalla geometrica prigione dei movimenti di macchina e da uno stile di inarrivabile crudeltà. Unica concessione per Haneke è l’amore, l’amore del titolo, consentito insieme alla disperazione, alla rabbia e alla ribellione.
Questa volta non c’è niente da nascondere e l’etica raggelante dell’autore austriaco prevede una via d’uscita dopo aver scavato con le unghie nel dramma sostanziale dell’essere umano, dopo aver centrato la corporeità dell’esperienza della vita. A riempire nell’epilogo il vuoto di Anne e Georges resta soltanto il pieno della Eva di Isabelle Huppert, ultima espressione nel film dell’essere in vita.

Amour (2012) on IMDb
Poster Magnolia

Un film di Paul Thomas Anderson. Con Jason Robards, Julianne Moore, Tom Cruise, Philip Baker Hall, John C. Reilly. Drammatico, durata 160 min. – Austria 2000. MYMONETRO Magnolia * * * 1/2 - valutazione media: 3,70 su 56 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Due uomini anziani si preparano a lasciare questo mondo. Il primo in diretta, perché la tv è la sua casa e il pubblico la sua famiglia, il secondo in un enorme talamo, vigilato da una moglie giovane (Julianne Moore) coni nervi a pezzi e in vana attesa di un figlio (Tom Cruise) che l’ha rinnegato e si è riciclato come guru del machismo. Ma non è tutto. In giro per Los Angeles c’è anche un poliziotto alle prese con una ragazza cocainomane, un ex bambino prodigio dei quiz rovinato per sempre nell’animo e un altro ragazzino che sta per fare la stessa fine.
Sono i petali, separati ma uniti alla base, di questo fiore cinematografico chiamato Magnolia, che in realtà deve il suo nome ad un viale della San Fernando Valley. L’autore, Paul Thomas Anderson, è una delle promesse del cinema del nuovo millennio e vi si affaccia con coraggio e grandissima energia, ma anche con la consapevolezza di un passato importante, che non è facile da superare (America Oggi, di Altman, è il modello riconoscibilissimo che sta sotto quest’opera). Così è anche per i suoi personaggi, in fuga dalla realtà e dalla propria origine (in particolare dalla famiglia), attraverso il mondo parallelo della televisione o quello della droga (antidepressivi compresi), ma in verità più presenti, vivi e umani che mai.
Anderson dispiega un affresco molto vasto, spingendo al massimo il termometro emozionale di ogni linea narrativa, ma dimostra di saper governare benissimo il suo teatro, tanto da riuscire ad avvicinare ogni burattino come se fosse di carne ed ossa, contrastando il cinismo del Caso (esemplificato nel prologo) con l’arma della compassione.
Storie di solitudine e insieme di imprevedibile groviglio, narrate senza barriere di protezione, con la carica di un grido di dolore e la (dis)misura della dichiarazione d’amore. Con occhio antropologico, Il cinema si cala nei meandri della realtà più quotidiana e disintegrata e non può negarne la tristezza e la disperazione, ma non può nemmeno smettere di pensare che tutto può ancora accadere: persino un biblico, catartico, impensabile diluvio di rane.

Magnolia (1999) on IMDb

Risultati immagini per Il Tempo dei LupiUn film di Michael Haneke. Con Isabelle HuppertBéatrice DallePatrice ChéreauRona Hartner, Lucas Biscombe, Maurice Bénichou.  Titolo originale Le temps du loup.Drammaticodurata 110 min. – Francia, Austria, Germania 2003. – Bim Distribuzione MYMONETRO Il tempo dei lupi * * 1/2 - - valutazione media: 2,61 su 11 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

In un tempo abbastanza vicino a quello presente una famiglia che ha lasciato la città a causa delle forti tensioni sociali prende possesso della casa di campagna. O, meglio, vorrebbe poterlo fare perché la trova già occupata e chi la occupa uccide il proprietario. La moglie, rimasta sola con i due giovani figli, prende a vagare per la campagna. Ha così inizio un’odissea ambientata in una no man’s land in cui non filtra quasi mai la luce del sole. Haneke ha realizzato questa volta un film molto rigoroso che chiede allo spettatore un’attenzione che non molti sono disposti a concedere.

Time of the Wolf (2003) on IMDb

Locandina Ricette d'amoreUn film di Sandra Nettelbeck. Con Martina Gedeck, Sergio Castellitto, Maxime Foerste, Sibylle Canonica, August Zirner, Ulrich Thomsen. Titolo originale Bella Martha. Sentimentale, Ratings: Kids, durata 105 min. – Austria, Italia, Germania, Svizzera 2001. MYMONETRO Ricette d’amore * * 1/2 - - valutazione media: 2,53 su 13 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Martha lavora come chef in un rinomato ristorante francese di Amburgo, il Lido: single convinta, delusa sagli uomini, ha scelto da tempo di concentrarsi solo sul lavoro vivendo un’esistenza piuttosto monotona, scandita dai ritmi del ristorante. Un giorno però la sorella muore in un incidente e Martha è costretta ad occuparsi della nipotina, rimasta sola al mondo. Ma questo non è l’unico evento che sconvolge la vita della donna: costretta a una breve assenza dal ristorante, quando torna scopre che il proprietario, ha assunto Mario, uno chef italiano, per aiutarla sul lavoro in un momento così difficile. L’allegria e la voglia di vivere dell’uomo, nonostante i contrasti iniziali, riusciranno lentamente a conquistare anche la gelida Martha.

Mostly Martha (2001) on IMDb

Locandina La principessa SissiUn film di Ernst Marischka. Con Romy SchneiderKarlheinz BöhmMagda SchneiderJosef MeinradVilma Degischer Titolo originale Sissi, die DeutschweisterStoricodurata 120 min. – Austria 1955MYMONETRO La principessa Sissi * * * - - valutazione media: 3,07 su 18 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Storia molto romanzata e all’acqua di rose di Elisabetta di Baviera, sposa nemmeno troppo felice, e anzi destinata a tragica fine, dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe. Qui invece Sissi è felicissima di sposare il giovane Franz che la viene a corteggiare sulle montagne bavaresi.

Sissi (1955) on IMDb

Regia di Michael Haneke. Un film Da vedere 2009 con Christian FriedelLeonie BeneschUlrich TukurUrsina LardiBurghart KlaußnerCast completo Titolo originale: Das Weiße Band. Genere Drammatico, – AustriaFranciaGermania2009durata 144 minuti. Uscita cinema venerdì 30 ottobre 2009 distribuito da Lucky Red. – MYmonetro 3,40 su 21 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Intorno al 1913 la quieta vita di Eichwald, paese della Germania del Nord, è turbata da una serie di strani e crudeli incidenti, all’apparenza privi di spiegazione. Non si riesce a individuare i responsabili. Il maestro della scuola locale – anche voce narrante – riunisce i fili degli eventi finché raggiunge una terribile verità che potrebbe essere il frutto di un’interpretazione paranoica. Il pastore protestante si rifiuta di credergli. Lo scoppio della guerra 1914-18 porta il maestro a non tornare più nella comunità. 1° film in lingua tedesca dal 1997 del regista austriaco “al quale preme rappresentare l’impossibilità di fare i conti con la realtà, oggi come ieri” (P.M. Bocchi) che ne fa il resoconto di un orrore a macchia d’olio inconcepibile più che inammissibile. È un film in bianco e nero (più bianco che nero) che lascia libero lo spettatore di decifrare i misteri della vicenda. Chi sono i colpevoli: i bambini o gli adulti? Senza quasi mai usare il primo piano, Haneke si pone di fronte alla realtà illeggibile di un panorama umano di vizi privati e pubbliche virtù sotto la coperta pesante del perbenismo. Suggerisce che potrebbe essere il terreno di cultura e la massa acritica del futuro nazismo. Palma d’oro al Festival di Cannes 2009. Distribuito da Lucky Red. Scritto da Haneke con Jean-Claude Carrière.

The White Ribbon (2009) on IMDb

Regia di Michael Haneke. Un film con Arno FrischAngela WinklerUlrich MüheIngrid StassnerStephanie BrehmeCast completo Genere Drammatico – AustriaSvizzera1992durata 105 minuti.

La storia di Benny, un ragazzo appassionato di film violenti. Quando Benny si trova a guardare il video dell’uccisione di un maiale perde la testa, uccide una ragazza e filma il tutto con la sua videocamera. I genitori tentano di coprirlo e di occultare il cadavere, ma Benny non sembra essere più la stessa persona che era un tempo.

Benny's Video (1992) on IMDb
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Regia di Greg Zglinski. Un film con Birgit MinichmayrPhilipp HochmairMona PetriMehid NebbouMichael Ostrowski. Titolo originale: Tiere. Genere Drammatico – SvizzeraAustriaPolonia2017durata 100 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

Investire una pecora con la loro auto è per Anna e Nick il punto di partenza per una serie di eventi strani e sinistri che si concluderanno con uno spaesamento allucinatorio per entrambi: nessuno dei due riuscirà più a distinguere il luogo in cui si trovano. Vivono la realtà, o sono tutte fantasie e situazioni immaginarie?

Tiere (2017) on IMDb

Regia di Wolfgang Fischer. Un film Da vedere 2018 con Susanne WolffGedion Wekesa OduorAlexander BeyerInga Birkenfeld. Titolo originale: Styx. Genere Drammatico, – GermaniaAustria2018durata 94 minuti. Uscita cinema giovedì 15 novembre 2018 distribuito da Cineclub Internazionale. – MYmonetro 3,42 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Una dottoressa decide di prendersi una pausa dal lavoro e di salpare in solitaria sulla sua barca a vela da Gibilterra ad un’isola incontaminata nell’Oceano Pacifico. Il suo viaggio sembra scorrere serenamente finché, dopo una brutta tempesta, si imbatte in un peschereccio arenato pieno di profughi africani in grave difficoltà. Alcuni di loro provano a raggiungerla, ma solo un giovane ragazzo ce la fa. Insieme cercano di chiamare i soccorsi che tardano ad arrivare, mentre la situazione si fa sempre più drammatica. La donna si troverà quindi ad un bivio: provare ad aiutare gli uomini e le donne bloccati sull’imbarcazione oppure farsi da parte ed aspettare aiuti adeguati.

Styx (2018) on IMDb

Regia di Ulrich Seidl. Un film Da vedere 2013 con Melanie LenzVerena LehbauerJoseph LorenzMichael Thomas (II)Viviane BartschCast completo Titolo originale: Paradies: Hoffnung. Genere Drammatico – AustriaFranciaGermania2013durata 100 minuti. – MYmonetro 3,50 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

In un campo estivo per preadolescenti sovrappeso un gruppo di ragazze è vittima dei blandi tentativi di farle dimagrire mentre attraverso confessioni, spiate e primi approcci una di loro prova a scoprire la propria sessualità con il dottore del campo.
La terza componente della famiglia che già aveva visto un membro andare in Africa a “comprare” amore (in Paradise: Love) e un altro andare in Austria a distribuire fede (in Paradise: Faith), viaggia verso una colonia estiva con la speranza di aprirsi all’amore che hanno tutte le ragazze di 13 anni, in cerca d’amore nella maniera più canonica e innocente possibile.

 Paradies: Glaube
(2012) on IMDb

Regia di Ulrich Seidl. Un film con Margarete TieselPeter KazunguInge MauxDunja SowinetzHelen BrugatCast completo Titolo originale: Paradies: Liebe. Genere Drammatico, – GermaniaFranciaAustria2011durata 130 minuti. distribuito da Archibald Enterprise Film. – MYmonetro 2,79 su 9 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Teresa è una cinquantenne austriaca in vacanza in Kenya. Ha lasciato la figlia adolescente alla sorella e in Africa cerca l’amore che le è stato promesso da una serie di coetanee entusiaste, clienti fisse del luogo. Passando da un ragazzo all’altro, dispensando denaro e accumulando delusioni, Teresa sfrutta per farsi sfruttare, nella logica di un commercio disperato e bestiale.
Prima parte di una trilogia sulla vacanza “in paradiso”, che comprenderà i capitoli della fede (in una missione cattolica) e della speranza (in un campo estivo per adolescente soprappeso), questo Paradies: Liebe , imposta già un percorso che va chiaramente nel segno della negazione: dell’amore non c’è traccia, l’amore è un prodotto che si vende, e la ricerca della felicità è destinata a doversi piegare a compromessi orrendi.

 Paradies: Liebe
(2012) on IMDb

Regia di Ulrich Seidl. Un film con Ekateryna Rak, Paul Hofmann, Michael Thomas (II)Maria HofstätterGeorg FriedrichNatalya Baranova, Natalja Epureanu, Erich Finsches, Herbert FritschCast completo Genere Drammatico – Austria2007durata 136 minuti. – MYmonetro 2,50 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Ucraina e Austria. Due Nazioni apparentemente lontane ma sempre più vicine in questo nostro mondo globalizzato. È inverno. Da ognuno di questi due luoghi hanno inizio due storie destinate a trasferirsi nell’altro. La prima è quella di Olga, nurse e madre. Vuole lasciare l’Ucraina per trovare una migliore collocazione sociale. Raggiunge l’Austria dove trova un lavoro che poi perderà. Inizia come colf e finisce con il fare la donna delle pulizie in un ospedale geriatrico. Il percorso opposto viene seguito da Paul, un giovane austriaco che, non avendo speranze di occupazione in patria, decide di seguire il patrigno in Ucraina per installare videogames. L’una cerca di superare la soglia della povertà, l’altro di compensare la perdita di autostima che la disoccupazione comporta.
Ulrich Seidl è uno di quei registi che fanno della provocazione visiva la loro cifra stilistica. Il Premio conseguito a Venezia con Canicola lo deve aver confermato in questa convinzione. Tutto ciò rischia però in qualche modo di inficiare un cinema come il suo, impegnato a denunciare le storture di una società che si sta livellando ovunque al basso.

 Import-eksport
(2005) on IMDb

Regia di Ulrich Seidl. Un film con Alfred MrvaGeorg FriedrichMaria Hofstätter. Titolo originale: Hundstage. Genere Drammatico – Austria2001durata 120 minuti. – MYmonetro 3,00 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Alla periferia di Vienna, in un quartiere borghese di villette a schiera, in un torrido caldo d’agosto sfilano 5 storie di ordinaria mostruosità. Esordio nella fiction di U. Seidl, autore di documentari superpremiati (e ammirati da W. Herzog), che ha girato in Super16 mm e in 3 estati con attori in gran parte non professionisti. Seidl compone, con l’occhio gelido di un entomologo, una galleria di culi, pance, organi sessuali appartenenti a personaggi di tre generazioni, in vario modo sgradevoli, accomunati da una latente violenza e da una cattiveria meschina. Come nello scrittore Thomas Bernhardt, l’iperbolico nichilismo di Seidl coincide con una radicale misantropia, qua e là alleggerita da una vena di sarcastico umorismo. Scritto dal regista con Veronika Franz. Premio della giuria a Venezia 2001.

 Canicola
(2001) on IMDb

Regia di Tsai Ming-liang. Un film Da vedere 2006 con Chen Shiang-ChyiLee Kang-ShengAtun NormanPearlly Chua. Titolo originale: Hei yanquan. Genere Drammatico, – TaiwanFranciaAustriaMalesiaCina2006durata 115 minuti. distribuito da MYMOVIESLIVE!. – MYmonetro 3,02 su 10 recensioni tra criticapubblico e dizionari


Cantore della solitudine urbana, con I don’t want to sleep alone, Tsai Ming-Liang costruisce un’opera densa e inquietante.
Girato a Kuala Lumpur, in Malesia, paese d’origine del regista, il film segue le traiettorie dei suoi personaggi: un senza tetto cinese pestato a sangue, ospitato da un lavoratore del Bangladesh, e una cameriera di un coffee shop. Privati di qualsiasi caratterizzazione psicologica, i protagonisti si muovono in uno spazio urbano indefinito e sospeso, lasciandosi trascinare in un’esistenza anonima e incolore, ribelli donchisciotteschi di una società postmoderna, malsana e contaminata: il loro grido è muto e disperato, almeno quanto lo sono gli spazi nei quali si muovono.

 Hei yan quan
(2006) on IMDb

Regia di Michael Haneke. Un film Da vedere 1997 con Susanne LotharArno FrischFrank GieringUlrich Mühe. Genere Thriller – Austria1997durata 103 minuti. – MYmonetro 3,11 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Con un pretesto Peter (Giering) e Paul (Frisch), due giovani dall’aria distinta e dal comportamento gentile penetrano nella casa di vacanze sul lago di una famiglia (padre, madre, figlioletto e cane) della borghesia medio-alta. La prendono in ostaggio e, così per gioco, li picchiano, li torturano, li mettono a morte. Film crudelissimo nella sua aria di ordinaria follia, anche se le violenze avvengono fuori campo, il 3° film dell’austriaco Haneke appartiene alla categoria del “prendere o lasciare”, ma anche per chi lo prende si presta a una serie di letture diverse e contrastanti. Chi insiste sulle sue valenze metafisiche (“la sensazione è che … abbia a che fare con Auschwitz più che con il cinema di genere” R. Menarini). Chi ne sottolinea la dimensione ludica (“Peter e Paul sono una versione agghiacciante di Laurel e Hardy” A. Di Luzio) e chi (G. Manzoli) ne vede le analogie con i kammerspiel , indicandone la natura di autoanalisi borghese con aspirazioni alla Buñuel e accostandolo al pasoliniano Teorema . Film spiazzante nella sua stranezza (e strano è uno dei tanti significati dell’inglese “funny”) e nella sua ambiguità: si propone di mettere a disagio lo spettatore abituato alla violenza televisiva e hollywoodiana. Ma senza catarsi né vie di fuga.

 Funny Games
(1997) on IMDb

Regia di Michael Haneke. Un film Da vedere 2007 con Naomi WattsTim RothMichael PittDevon GearhartBrady CorbetBoyd GainesCast completo Genere Thriller, – Gran BretagnaUSAFranciaAustriaGermaniaItalia2007durata 111 minuti. Uscita cinema venerdì 11 luglio 2008 distribuito da Lucky Red. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 – MYmonetro 3,41 su 19 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nel 1998 Van Sant fece il clone di Psycho (1960) di Hitchcock con qualche variante. L’operazione di Haneke è diversa, meno gratuita. Ha accettato la proposta del produttore britannico Chris Coen di rifare il preciso remake di Funny Games in lingua inglese (“La lingua franca della violenza”) e in ambienti USA. Come un autore/regista teatrale, rimette in scena un suo testo con una nuova compagnia di attori e con mezzi meno artigianali. Inquadratura per inquadratura, dicono: dovremmo rivedere oggi il 1° film (in DVD si può) per stabilire quanto sia vero. Alcune differenze si sono già notate, ma conta poco. Importa che siano già passati 10 anni. Il suo è uno psicodramma da camera, adeguato al suo titolo (giochi ma perfidi), fondato su contrasti estremi. Decostruisce e dissacra la violenza audiovisiva, spiazza e mette sotto accusa gli spettatori assuefatti ai canoni di quella hollywoodiana e televisiva. In questi 10 anni la sua dose è molto aumentata, obbligando le censure a spostare in avanti i paletti del filmabile. Perciò questo rifacimento è probabilmente più riuscito del primo e, comunque, più significativo, efficace ed emozionante. Al risultato hanno contribuito gli interpreti anglosassoni, prima fra tutti la Watts. In Italia coproduce e distribuisce Lucky Red. V.M. 16 anni.

 Funny Games
(2007) on IMDb

Regia di Stefan Ruzowitzky. Un film Da vedere 2007 con Karl MarkovicsAugust DiehlDevid StriesowMartin BrambachAugust ZirnerCast completo Titolo originale: Die Fälscher. Genere Drammatico, – AustriaGermania2007durata 98 minuti. Uscita cinema venerdì 1 febbraio 2008 distribuito da Lady Film. – MYmonetro 3,12 su 15 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Ispirato al libro The Devil’s Workshop (2006) di Adolf Burger e sceneggiato dal regista. Storia vera di Salomon Smolianoff (nel film Sorowitsch), ebreo di origine russa e rinomato falsario nella Berlino degli anni ’30, e di altri 140 ebrei (stampatori, tipografi, grafici). Trasferiti nel 1942 nel lager di Sachsenhausen, bene alloggiati e ben nutriti, produssero fino al 1945 134 milioni di sterline false, oltre a documenti e passaporti, anch’essi falsi, per i servizi segreti tedeschi. Un’analoga operazione in dollari riuscì meno bene: lo scopo era quello di indebolire le economie dei Paesi nemici. È la storia di una lotta per la sopravvivenza che pone più di un problema di ordine etico: per scampare alla morte, le vittime dovevano fare un lavoro – e farlo bene – al servizio dei loro carnefici e soffocare la vergogna di essere ancora vivi. È anche il caso interessante di un film che si cimenta, aggirandola, con la irrappresentabilità audiovisiva dei campi nazisti di sterminio. La rossa D. Chaplin è figlia di Michael e nipote di Charlie S. Chaplin.

 Il falsario - Operazione Bernhard
(2007) on IMDb

Risultati immagini per Whore's' GloryUn film di Michael Glawogger. Documentario, durata 110 min. – Germania, Austria 2011.

Il documentario Whores’ Glory è un trittico cinematografico sul tema della prostituzione: tre paesi, tre lingue, tre religioni. In Thailandia le donne aspettano i clienti dietro pannelli di vetro, fissando la propria immagine riflessa. In Bangladesh gli uomini frequentano i ghetti dell’amore per saziare i propri desideri insoddisfatti con ragazze a pagamento. In Messico, infine, le donne invocano una morte al femminile per sfuggire alla propria realtà quotidiana.

 Whores' Glory
(2011) on IMDb
Workingman's Death - Wikipedia

Regia di Michael Glawogger. Un film Da vedere 2005 Genere Documentario – AustriaGermania2005durata 122 minuti. Uscita cinema venerdì 7 luglio 2006 – MYmonetro 3,50 su 8 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Documentario sulla classe operaia nel mondo (è quasi scomparsa o è solo invisibile?) in 5 episodi e 1 epilogo: 1) “Eroi” (Ucraina): uomini e donne al lavoro abusivo in miniere di carbone dismesse; 2) “Fantasmi” (Indonesia): lavoratori nelle miniere di zolfo a cielo aperto; 3) “Leoni” (Nigeria): in un mattatoio si lavora con i piedi nel sangue tra teste e budella animali; 4) “Fratelli” (Pakistan): operai addetti al disarmo di una petroliera con la fiamma ossidrica; 5) “Futuro” (Cina): in Anshan gli operai forgiano il metallo con il fuoco, ma non sanno se i loro figli saranno disposti a fare lo stesso lavoro. L’epilogo è a Duisburg (Germania) in una fonderia trasformata in attrazione turistica. Ispirato dai classici sovietici (i lavoratori come icona) Glawogger, attivo dal 1984, riscopre nel rapporto tra uomo e natura “il senso perduto, la dignità, l’eroismo del lavoro manuale, traducendo in immagini magnifiche, in composizioni quasi astratte che catturano, i corpi dei lavoratori, i loro gesti rituali” (M.S. Bazzoli). Con i suoi bagliori il fuoco fa da Leitmotiv di un documentario che, nonostante tutto, titolo compreso, apre uno spiraglio alla speranza. Domanda l’autore: “E allora, incominciate a vederci chiaro?”. Esposto a Venezia.

Regia di Michael Haneke. Un film Da vedere 2005 con Juliette BinocheDaniel AuteuilAnnie GirardotMaurice BénichouBernard Le CoqCast completo Titolo originale: Caché. Genere Drammatico, – FranciaGermaniaAustriaItalia2005durata 117 minuti. Uscita cinema venerdì 14 ottobre 2005 distribuito da Bim Distribuzione. – MYmonetro 3,57 su 19 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Haneke ricorre a un dispositivo narrativo, qui più raffinato, sugli effetti di una misteriosa minaccia esterna che devasta un nucleo familiare, quello di Georges, critico letterario che conduce un programma TV. Riceve una serie di videocassette anonime, corredate di inquietanti disegni infantili, che riproducono immagini quotidiane della sua vita privata, spostandosi dalla casa di Parigi a una fattoria dove trascorse l’infanzia e a un monolocale della periferia. L’arrivo delle cassette mette in crisi il rapporto di Georges con la moglie e il figlio adolescente, lo costringe a fare i conti con se stesso e il suo passato rimosso di bambino viziato, bugiardo, meschino e rivela la sua vera natura: non è cambiato. In sottotraccia una dimensione storica (la cancellazione della guerra d’Algeria e delle sue conseguenze). La suspense psicologica del rimosso è condotta con maestria da una scrittura distillata nella dilatazione delle immagini immobili. Rivela, però, l’artificiosità del dispositivo nel rifiuto di rispondere alla domanda: chi ha filmato le cassette e come? (Vedi la terribile scena del suicidio.) È inverosimile che nessuno nel film si ponga il problema, nemmeno Georges che pure lavora in televisione. Nel togliergli la maschera il sadico Haneke rivela che è persino stupido.