L’agente di polizia Caccavallo ha il compito di riportare al paese natio una ragazza sbandata che a Roma aveva tentato il suicidio per una delusione d’amore. Nessuno la vuole. Che farne? Presentato in censura nel febbraio 1954, fu bocciato perché considerato inaccettabile in 35 punti. Dopo altre due bocciature, fu ammesso alla programmazione in dicembre con tagli per più di 200 metri e alcuni rifacimenti espressamente indicati. Uscì nel marzo 1955, ma col divieto di esportazione all’estero che fu tolto nel 1958, al sesto esame di censura. La commedia offre a Totò l’occasione di mostrare il versante patetico e malinconico del suo personaggio. Qualche spunto di satira anticlericale. Soggetto di Ennio Flaiano, sceneggiato da Age, Scarpelli, Sonego e Monicelli che per la 1ª volta firma la regia da solo.
Nella notte di San Silvestro Gioia Fabbricotti (Magnani), che fa la comparsa a Cinecittà dove è chiamata Tortorella, incontra casualmente il vecchio amico Umberto Pennazzuto (Totò) detto Infortunio, ridotto a far da palo al ladro Lello (Gazzara). Per un equivoco Tortorella crede che Lello voglia corteggiarla e finisce in prigione al suo posto. Tratta da due racconti ( Le risate di Gioia , Ladri in chiesa ) di Alberto Moravia, sceneggiata da Suso Cecchi D’Amico, Age & Scarpelli, è una notturna commedia buffa dai risvolti tristi che contano e pesano più della facciata, appoggiata a due malinconici personaggi di vinti dalla vita cui si aggiunge Lello, diseredato come loro, ma più lucido e ribelle. M. Monicelli dosa con sapienza, comicità e amarezza, crepuscolarismo e satira di costume, affidandosi al godibilissimo duetto di una Magnani bionda e bravissima e di un Totò in grande forma. Gazzara, americano di origine siciliana, s’inserisce agevolmente tra i due.
Poveri in canna, Felice e Pasquale vengono assunti, con le rispettive famiglie, da un marchesino che vuole sposare la figlia di un cuoco arricchito. Devono fingersi i suoi parenti aristocratici in casa del suocero. Teatro filmato, ma dichiarato, esplicito. Con le leggere modifiche di Ruggero Maccari e dello stesso regista, la commedia di Scarpetta funziona ancora benissimo. Totò è grande, la Faldini bella.
Totò, cameriere a Napoli, viene scambiato per un principe arabo da una avventuriera che lo invita a Capri dove fa strage di cuori fin quando arriva il vero Bey. È uno dei 5 film che Totò girò nel 1949. Il più ricco e curato, ma non il migliore. Lui, comunque, è grande. Non è mai logico e non è mai un personaggio: rimane sempre sé stesso. Imponderabile, inverosimile. Al suo 2° film Comencini si limita a mettersi al servizio della “totoata” scritta da Metz e Marchesi. Persino E. Flaiano dissente: “dopo aver riso ci si accorge che non c’era niente da ridere, e si resta come chi per noia ha sfogliato una vecchia annata di un giornale umoristico”.
Eduardo trasporta in tv uno dei suoi drammi popolari. Attorno al nucleo centrale patetico, quasi tragico (la bambina del protagonista rischia di morire), si agitano mille macchiette della «città nera» nell’immediato dopoguerra.
Alla base della vicenda troviamo l’incontro-scontro fra il commendator Paoloni (Gino Cervi) con Gennaro Vaccariello (Totò). Paoloni è un “esperto soccorritore” di persone finite per incidente o tentativo di suicidio nelle acque del Tevere e Gennaro diventa per lui il venticinquesimo caso di salvataggio di cui fregiarsi. Di lì a poco si pentirà del nobile gesto quando Gennaro imporrà con varie astuzie la sua presenza (con figli al seguito) in casa Paoloni, ma col passare del tempo si accorgerà che proprio Gennaro saprà essergli più amico rispetto a chi credeva erroneamente persona di fiducia e che lo aiuterà tanto nella risoluzione di problemi sentimentali quanto nel lavoro, salvando la sua azienda dal fallimento. Sarà per la felice accoppiata di due attori del calibro di Totò e Gino Cervi, sarà per la storia ben costruita, Il coraggio colpisce e convince. Forse soprattutto perché si muove bene fra le corde del comico e quelle del drammatico, toccando con leggerezza i delicatissimi temi della vita e della morte e l’eterno gioco delle parti fra ricchezza e povertà. Il film inoltre trasmette in maniera sorridente valori profondi come quelli della generosità, della fedeltà, dell’onestà… Tutto ciò in modo originale, perché Totò non interpreta certo uno stinco di santo, ma un poveraccio che ha fatto di necessità virtù specializzandosi nell’arte di arrangiarsi per salvaguardare sé e i suoi numerosi figli. La sua furbizia, che conquista da subito lo spettatore e lo fa divertire nel corso della vicenda, è perfettamente controbilanciata dall’integrità sui generis del personaggio, che si rivela a modo suo un benefattore. Oltre all’espressiva recitazione di Cervi e Totò (davvero efficaci certi primi piani sui loro volti) il film funziona grazie a una ben architettata sceneggiatura che dà rilievo anche a personaggi secondari (come l’amante di Paoloni) e al subplot sentimentale della storia fra il figlio di Gennaro e la figlia del commendatore. Per tutti questi motivi Il coraggio si rivela una commedia di grande spessore.
Si chiude con un sorriso amaro Destinazione Piovarolo, film che nella prima parte regala scene di luminoso umorismo nella grigia e umida località cui il capostazione Antonio La Quaglia si è ritrovato suo malgrado destinato. Nomen omen, Piovarolo è infatti un paesino di poche anime dove piove sempre, non succede mai nulla, e nella cui stazione di terza classe ferma solo un accelerato. La Quaglia nel corso della proiezione cerca in tutti i modi di ottenere un trasferimento verso una più ridente località, ma passano gli anni e lui fa in tempo a metter su famiglia e a vedere la figlia diventare adulta senza che arrivi mai la comunicazione tanto attesa. E alla fine l’occasione propizia di un incontro col ministro delle comunicazioni contribuirà ad alimentare solamente la sua illusione senza portargli nessun risultato concreto. Destinazione Piovarolo è una commedia a sfondo satirico, che vuole denunciare aspetti negativi dell’Italia nel periodo storico compreso fra il 1922 e il 1954: opportunismo, aperta rivalità fra le fazioni politiche che non disdegnano di servirsi di mezzi meschini pur di prevalere, indifferenza generale… Anche La Quaglia nel suo piccolo cerca di farsi furbo, ma lo si perdona facilmente in virtù delle ripetute sfortune che si accaniscono su di lui, della sua simpatia, e del suo sogno di ragazzo che non lo abbandonerà mai di poter un giorno diventare capostazione di «una stazione completa con quattro binari e una pensilina, capotronco». Contribuiscono a far ben funzionare il film alcune trovate ironiche come la voce fuori campo che descrive Piovarolo esattamente per il contrario di quello che è mentre le immagini sullo schermo le fanno da contrappunto umoristico, gli scambi di battute fra Totò e Tina Pica – l’irresistibile «casellante, manovale, guardiasala» che all’occorrenza «accudisce anche i capistazione celibi» -, e il vecchio garibaldino che da una vita racconta tutte le sere con le stesse parole lo stesso episodio dello scambio di battute avvenuto fra Garibaldi e Nino Bixio cui aveva avuto il privilegio di assistere di persona…
Tragicomica storia di un gendarme nato in una casa tagliata in due dal confine tra Italia e Francia. Un contrabbandiere approfitta della situazione e lo denuncia come apolide; gli fa annullare il matrimonio e perdere il posto.
Il barone Tolomeo non può ricevere un’eredità se non sposa la cugina entro un tempo determinato. Aiutato da un sosia, riuscirà a prender possesso dell’eredità facendo sì che la somma non venga lasciata a una casa di cura di animali pazzi. Questo film è il secondo girato da Totò, allora alle prime armi nel cinema.
In mezzo a chiassosi riti di devozione a San Giovanni Battista, un ciabattino corre insieme alla moglie al recupero della figlia, scappata di casa per evitare le nozze con un presuntuoso mafiosetto e sposare invece l’amato studente. La violenza del mancato promesso inviperisce il ciabattino che lo scaccia; i due fidanzati possono così felicemente sposarsi.
Un film di Mauro Bolognini. Con Peppino De Filippo, Vittorio Caprioli, Giorgio Ardisson, Totò, Laura Adani. Commedia, b/n durata 107 min. – Italia 1959
Un buon padre di famiglia in cerca di alloggio, dopo mille tentativi trova una splendida dimora, ampia, confortevole, a buon mercato. Non sa che è un’ex casa di tolleranza (la chiusura per la legge Merlin è avvenuta solo qualche mese prima). Guai, equivoci a non finire, litigate giornaliere con ex clienti che sperano (vedendo le persiane spalancate) in un’inopinata riapertura. View full article »
Nella Firenze del Cinquecento, un avventuriero, per godere della moglie di un credulone sterile, organizza una colossale beffa con l’aiuto di un amico: per portarla a termine, si traveste prima da medico e poi da mendicante.
Un film di Pier Paolo Pasolini. Con Femi Benussi, Totò, Ninetto Davoli, Umberto Bevilacqua, Alfredo Leggi. Fantastico, b/n durata 88 min. – Italia 1966. MYMONETROUccellacci e uccellini valutazione media: 4,23 su 19 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Come in tutte le favole, non c’è una storia ben definita in questo film: il pretesto narrativo è dato dalle considerazioni filosofiche (in chiave marxista) di un vecchio corvo che si rivolge a due uomini, padre (Totò) e figlio (Davoli). Il corvo sembra convincere il suo limitato pubblico con la saggezza delle sue parole, ma appena si presenta il problema della fame, gli “irragionevoli” umani gli tirano il collo e se lo mangiano. L’allegoria è chiara; il film una tardiva possibilità che Pasolini offrì al grandissimo Totò. View full article »
La vita e l’opera del famoso attore raccontata da voci celebri e narratori d’eccezione (da Ben Gazzarra e F.Murray Abraham a Liliana de Curtis). Un racconto appassionato e appassionante dei suoi incredibili successi ma anche delle inattese tragedie, come la cecità che lo colpì senza interrompere la sua brillante carriera. Attraverso materiale inedito, composto da manoscritti, lettere d’amore, fotografie, poesie e canzoni mai pubblicate, sono raccontati al pubblico gli aspetti più segreti e privati dell’uomo Antonio de Curtis. View full article »
Un film di Steno. Con Totò, Nadia Gray, Peppino De Filippo, Aroldo Tieri, Cristina Gaioni.Comico, b/n durata 105′ min. – Italia 1960. MYMONETRO Letto a tre piazze valutazione media: 3,35 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Peppino è sposato da 10 anni con Amalia quando arriva Antonio, primo marito di lei, disperso in Russia. Liti a non finire. Totò e Peppino si contendono l’amore (e il letto) di N. Gray, come primo e secondo marito. La sceneggiatura di Continenza e Steno è un po’ scarsa, ma i due comici rimediano con i loro lazzi. View full article »
Un film di Mario Monicelli. Con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Totò, Carla Gravina.Commedia, Ratings: Kids+13, durata 111 min. – Italia 1958. MYMONETRO I soliti ignoti valutazione media: 4,76 su 45 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Gassman è Peppe, un pugile balbuziente in disarmo, Mastroianni è Tiberio, che bada al pupo mentre la moglie è in prigione, Salvatori è Mario, perditempo bonaccione che si fa mantenere dalle vecchie zie, Murgia è Ferribotte, siciliano geloso della sorella Carmela (Claudia Cardinale), Pisacane è Capannelle, dalla storica fame arretrata. Poi c’è Totò, il “maestro”. Si presenta l’occasione per un colpo facile: scassinare una cassaforte in tutta tranquillità, sfondando un sottile muro che divide un’abitazione privata dal monte dei pegni. View full article »
Un film di Aldo Quinti, Aldo Bonaldi. Con Odoardo Spadaro, Josephine Baker, Totò, Aldo Fabrizi, Wanda Osiris.Musicale, b/n durata 91 min. – Italia 1955. MYMONETRO Carosello del varietà valutazione media: 3,00 su 1 recensione.
Un’antologia di numeri di varietà, con Totò, Petrolini, Anna Magnani, Macario, Josephine Baker e altri, trasmessi dal televisore che un pittore regala a sua figlia per il diciottesimo compleanno.