Due maestri elementari, che non riescono ad avere un figlio, si rivolgono a un luminare della scienza che prescrive uno speciale regime di vita. Il marito si presta obbedientemente, ma non si arriva che a una gravidanza isterica. Consultano una chiromante che prescrive un rimedio specifico e ordina di fare all’amore nel plenilunio.
Trent’anni di vita italiana, dal 1945 al 1974, attraverso le vicende di tre amici ex partigiani: un portantino comunista (Manfredi), un intellettuale cinefilo di provincia (Satta Flores) e un borghese arricchito (Gassman). S’incontrano a varie riprese, rievocando speranze deluse, ideali traditi, rivoluzioni mancate. Rapsodia generazionale turgida e sincera, poco rigorosa ma appassionata, lamentosa e qua e là graffiante, armonizzata “sul registro di un malinconico ma efficace umorismo critico” (R. Ellero), dove l’amarezza di fondo si stempera in toni crepuscolari. Tutti bravi e registrati a dovere gli interpreti, compreso il compianto Satta Flores (1937-85). Scritto da E. Scola con Age & Scarpelli, dedicato a Vittorio De Sica (1901-74) che non fece in tempo a vederlo. Fu un calibrato film-epitaffio in sintonia con i tempi e i gusti del pubblico, con una sapiente costruzione narrativa fatta di morbide sconnessioni temporali e non priva di una quieta stilizzazione teatrale. Pioggia di premi italiani, francesi e sovietici.
Patriarca pugliese immigrato in borgata romana, per far dispetto alla sua tribù, si porta a casa puttanona dal cuore di miele; gli altri cercano di avvelenarlo nella speranza di mettere le mani su un milione che lui ha ottenuto come indennizzo per un occhio perso. Farsa tragicomica antipopulista con ambizioni di libello satirico in cadenze crudelmente grottesche. Un Manfredi in gran forma carognesca e una colorata folla di caratteristi.
Divertenti episodi in cui vizi e virtù dell’Italia in rovina sono messi in berlina. Un lettore di telegiornale (Mastroianni) piuttosto candido e distratto fa da filo conduttore ai vari episodi, presentati come servizi speciali di un allora inesistente TG3
1° episodio “Cocaina di domenica” (con N. Manfredi e A.M. Ferrero): coppia di giovani sposi prova per scherzo la cocaina; 2° episodio “Il professore” (con un memorabile U. Tognazzi): professore feticista installa in un armadio dell’aula un gabinetto per impedire alle allieve di uscire durante le lezioni; 3° episodio “Una donna d’affari” (con N. Manfredi e D. Wettach): musicista corteggia donna d’affari che lo fa sempre andare in bianco. Il 1° e il 3° sono novellette potabili, ma il 2°, scritto da M. Ferreri col vecchio complice Raphael Azcona, è un trattatello all’acido solforico sulla perversione.
Si rimettono insieme i balordi romani per tentare, in trasferta a Milano, una rapina al furgone del Totocalcio. Fiacco ma non spregevole seguito di I soliti ignoti. Svanita ogni intenzione critica, tutto si riduce a uno scherzoso e lamentoso appello alla comprensione per i poveri diavoli costretti a rubare.
Un film di Franco Brusati. Con Nino Manfredi, Paolo Turco, Gianfranco Barra, Tano Cimarosa, Ugo D’Alessio.Commedia, Ratings: Kids+16, durata 115 min. – Italia 1973. – Lucky Red MYMONETRO Pane e cioccolata valutazione media: 4,33 su 16 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Disavventure di un emigrato italiano in Svizzera: l’uomo, benché lavori, perde il permesso di soggiorno; un compatriota lo assume ma poco dopo, entrata in crisi l’azienda e persa la moglie, si suicida. Il protagonista, dopo essersi abbassato a un lavoro umiliante, decide di farsi passare per svizzero ma si fa scoprire e cacciare. Sul treno che lo riporta in Italia ha un ripensamento e torna indietro, deciso a non arrendersi.
Un film di Nino Manfredi. Con Nino Manfredi, Mario Scaccia, Lionel Stander, Mariangela Melato.Commedia, durata 122′ min. – Italia 1971. MYMONETRO Per grazia ricevuta valutazione media: 4,11 su 19 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Ragazzo miracolato si chiude in convento in attesa di un sogno che confermi la sua vocazione. Quando il sesso lo tenta, va in tilt. Cerca di uccidersi. Lo salvano. È un nuovo miracolo? 1° film lungo di Manfredi regista: insolito, intelligente, bene accolto dappertutto. Il tema dei tabù religiosi (o superstiziosi?) è svolto con pittoresca abilità. Dialogo arguto, caratteristi calibrati, ritmo. Premio Opera Prima a Cannes 1971.
Il film è diviso in 5 sezioni (“Usi e costumi”, “Il lavoro”, “La donna”, “Cittadini”, “Stato e Chiesa”, “La famiglia”) e in 11 episodi, alcuni assai brevi, con una lunga galleria di attori famosi. Scritto da Ruggero Maccari, Ettore Scola e Loy, è il tentativo di rinnovare la formula del film a episodi con la satira di costume. Bersaglio: i difetti degli italiani. Qua e là incisivo. Spicca l’episodio sul traffico con la Magnani.
Architetto lui, architetta lei, si sposano negli anni eroici del dopoguerra, hanno quattro figli e sognano una società nuova. A poco a poco il matrimonio si logora, lui cerca distrazioni con un’altra donna, lei finisce in clinica. Il boom degli anni ’60 ha corrotto anche loro. Uno dei migliori film di Loy (1925-95), scritto con Ruggero Maccari. Concilia il divertimento con l’analisi sociale e l’impegno morale. Una delle migliori interpretazioni di N. Manfredi con un numero memorabile di U. Tognazzi.
Su un treno del Sud Michele, campione dell’arte di campare, vende abusivamente caffè ai passeggeri. Commedia ferroviaria, degna del teatro di Eduardo De Filippo, sull’Italia di 3ª classe. Intorno a un grande Manfredi si muove una colorita folla di macchiette. Fa ridere, ma anche riflettere.
Una delegazione del cinema italiano giunge a Buenos Aires per partecipare al Festival di Mar del Plata. Traffici, maneggi, intrighi. Commedia spesso sopra le righe, bruciata alla brava per offrire pretesti agli attori che ne profittano fin troppo, ma con due o tre scene azzeccate. “Soffrì molto di essere girato in un paese assai disorganizzato. Le cose non funzionavano, andavamo tutti un po’ in fretta… a rivederlo guadagna… aveva una carica di volgarità e di cattiveria umoristica genuina… Avevamo un po’ perso la misura. Ma il film non era stupido” (V. Gassman).
Sposata la figlia di un boia, un impiegatucolo delle pompe funebri è indotto dal suocero a diventare il suo successore. In cambio avrà un appartamento. Scritta da Rafael Azcona, Ennio Flaiano e il regista, all’insegna di uno humour nero, soffice e beffardo, ritmato dal rumore sinistro della garrote è un’efficace metafora satirica della Spagna franchista e una forte, non retorica, requisitoria contro la pena di morte che decenni dopo conserva la sua forza, compreso il suo straziato finale. Presentato alla Mostra di Venezia, suscitando le ire della delegazione spagnola, ebbe il premio Fipresci della critica internazionale. Distribuito in Spagna in ritardo con alcuni tagli. Fu più volte votato dai critici ispanici come il miglior film spagnolo di tutti i tempi. Mutilato anche in Italia.
Nel 1937 arriva, in una cittadina del meridione (gli esterni sono girati a Matera), un assicuratore che viene scambiato per un gerarca inviato per una ispezione, e colmato di attenzioni e favori. La trilogia satirica sul fascismo di Zampa, scritta da V. Brancati, morto nel 1954, diventa quadrilogia con questa commedia, sceneggiata da E. Scola e R. Maccari, inclini a raccontare una storia del passato con l’occhio al presente. Il lontano modello è L’ispettore generale (Revizor, 1836) di N.V. Gogol. Mette in valore Manfredi e il suo duttile gioco di rimessa e una compagnia di bravi attori tra cui spicca S. Randone.
Il Servizio Segreto incarica Natalino, ex partigiano, ex detenuto di sinistra, ex idealista, di eliminare una spia ex nazista di passaggio a Roma. Scritto da due esperti sceneggiatori, Benvenuti e De Bernardi, il film è divertente, ha buon ritmo, ma è troppo pallottoloso e arruffato nella ricerca del finale giusto. Bravo Manfredi, ma anche il contorno dei caratteristi è saporito.
Tre uomini e due donne fanno conoscenza su un treno per Nizza. Una volta a destinazione, vengono coinvolti in un delitto che non hanno commesso. Il caso e la dabbenaggine fanno sì che venga messo insieme un vero castello di prove che li inchioderebbe, se non fosse per l’intelligenza dell’ispettore che riesce piano piano a venire a capo di tutto. Ma non è finita: al ritorno a Roma i cinque si mettono ancora nei guai.
Vittorio, amico d’infanzia dell’industriale Nicola, lavora per lui come portavalori e prestanome. Ferito nel corso di una rapina, Vittorio viene sostituito (come portavalori) da un ex poliziotto. Frattanto impara a sparare molto bene con la pistola e vince diverse gare di tiro.
Sospesa tra lo splendore dei sogni e lo squallore della realtà, la vita dell’impiegato Nando scorre tranquilla fino all’avvento della signora Jacobetti che intende portare radicali innovazioni nella ditta. Nando sogna di ucciderla, poi scopre di amarla.
Carmela è stata promessa in moglie dal padre, guappo napoletano, ad un ricco conte, ma la ragazza ogni notte ha delle crisi di sonnambulismo e va a trovare un giovane malvisto da suo padre, Totò. Un dottore intelligente capisce che Carmela è segretamente innamorata di Totò, ma riesce a superare il blocco psicologico creato dalla proibizione paterna e a manifestare il suo amore solamente nel sonno. Con l’aiuto del professionista il padre manda a monte il progettato matrimonio con il conte. Totò e Carmela potranno finalmente amarsi alla luce del sole.