Strano rapporto tra una prostituta che piange la figlia morta e una figlia (ricca, nevrotica, ninfomane) che ha perso la madre. Giudicare il film in base ai fatti (storia effettistica, polpettone d’appendice, ecc.) corrisponde a valutare un’opera di Verdi in base al libretto di F.M. Piave. Con la maestria figurativa che gli è abituale, J. Losey racconta il rapporto tra le due donne mantenendo in equilibrio la concretezza dei gesti e dei comportamenti, l’ambiguità delle motivazioni, il clima quasi onirico. All’ammirevole terzetto dei protagonisti si affiancano due signore della scena inglese, P. Brown e P. Ashcroft.
Dal romanzo The Executioners (1958) di John D. MacDonald. Dopo 14 anni di carcere uno stupratore terrorizza a fuoco lento la famiglia del suo avvocato difensore. 1° film di genere e 1° remake di Scorsese, da Il promontorio della paura (1962). Il suo fascino perverso nasce dal fatto che, nonostante tutto, si è portati a provare simpatia per il criminale più che per la vittima, moralmente spregevole quanto lui, almeno fin quando verso il finale la violenza, prima latente, esplode con isterica e magniloquente frenesia. Sapiente costruzione drammatica nell’alternarsi di tempi forti e deboli, ottima squadra di attori, notevoli contributi di F. Francis (fotografia), E. Bernstein (che ha arrangiato la partitura originale di B. Herrmann), Saul e Elaine Bass (titoli di testa). Brevi apparizioni di Robert Mitchum, Gregory Peck, Martin Balsam, interpreti del film precedente
Un cattivo soggetto vuole vendicarsi di un avvocato la cui testimonianza gli ha fatto passare molti anni in galera. È uno psicopatico e annuncia al suo nemico che, prima di fargli la festa, farà passare un brutto quarto d’ora alla moglie e alla figlioletta. L’avvocato decide di far perdere le sue tracce, portando la famigliola in un posto fuori mano. Ma il suo persecutore lo ritrova. Scontro terribile fra i due, alla fine del quale l’avvocato ha fortunosamente la meglio.
Un giovane reduce della guerra ispano-americana è tormentato da un sogno ricorrente, in cui appaiono degli speroni che danzano, e dal mistero che circonda la sua origine. Alla fine scoprirà che il sogno è un suo ricordo infantile: da bambino si trovava dietro al padre che correva da una finestra all’altra della capanna in cui era assediato dai suoi assassini. Si vendicherà e troverà il suo equilibrio.
Questo film è molto simile a I migliori anni della nostra vita (girato da William Wyler e che fu il massimo successo dell’anno). Si racconta la storia di un gruppo di reduci della seconda guerra mondiale e il loro difficile reinserimento nella vita civile. Una giovane vedova si prenderà cura di loro.
Monumentale, spettacolare, costosissima saga tratta dal romanzo di Wouk, di una famiglia di ufficiali della Marina americana allo scoppio della seconda guerra mondiale. Sullo sfondo della storia si dipanano le vicende d’amore, d’avventura, di carriera dei numerosissimi personaggi. Ne è stato prodotto un sequel, sempre tratto da Wouk, intitolato Ricordi di guerra
Seconda guerra mondiale. Un gruppo di soldati americani raggiunge Roma. Durante il percorso dall’Africa alla capitale un soldato si è sposato; un altro è impazzito per l’impossibilità di tornare a casa e vedere il figlioletto in fasce; il capitano del reparto è rimasto ucciso alle soglie della città.
Sposato da poco con Louise, Jimmy si mette in società con Jeff, ex campione di rodeo. Ben presto i facili guadagni danno alla testa a Jimmy e Jeff s’innamora della donna. Su una bella sceneggiatura di Horace McCoy (e David Dortort, un vecchio cowboy) Ray descrive con efficacia quasi documentaristica il mondo del rodeo, ma il nucleo del racconto è nel rapporto tra i tre personaggi principali e soprattutto nel ritratto di Jeff McCloud (un ottimo Mitchum), tipico eroe crepuscolare, desolato ma non disperato, che il regista descrive con occhio fraterno e lucido.
Dal romanzo Build My Gallows High di Geoffrey Homes. Il passato ritorna nella vita di un detective privato, ritiratosi in provincia, quando il suo losco ex datore di lavoro e la sua ex amante gli fanno un’offerta che non può rifiutare, coinvolgendolo in una trappola mortale. Uno dei vertici del cinema noir: fatalismo tragico, impotenza dell’individuo, rapporto avvelenato tra passato e presente, la figura della dark lady (J. Greer). Scritto da Daniel Mainwaring, il labirintico intrigo è messo in immagini da J. Tourneur con stringata intensità. 1° film di R. Mitchum come protagonista, funzionale fotografia di Nicolas Musuraca. La RAI ha restaurato l’edizione distribuita sul mercato italiano, lasciando in inglese le scene tagliate. Esiste anche in versione colorizzata. Insignificante remake diretto da Taylor Hackford: Due vite in gioco (1984). Altro titolo italiano: La banda degli implacabili .
Harry Powell, pastore protestante, uccide alcune vedove per denaro. Uccide anche Willa Harper, ma i suoi due figlioletti gli danno filo da torcere. Riescono a fuggire da lui allontanandosi sul fiume con una barca. In loro soccorso giunge una cara vecchietta, Rachel, che dà rifugio ai bambini abbandonati. Grande fiaba orrorifica, più per atmosfera che per scene violente, resa convincente da una regia secca e originale. Harry come orco, Rachel come fata e i due fratelli come Hansel e Gretel. La fotografia in bianco e nero di Stanley Cortez è una festa per gli occhi. Le inquadrature grazie alle luci maniacalmente posizionate sono una rilettura dell’espressionismo. Stupenda la sequenza in cui il vecchio scopre il cadavere di Willa, interpretata volutamente sopra le righe da Shelley Winters. La donna è legata alla guida dell’auto sul fondo del fiume e i suoi capelli lunghi si confondono con le alghe. Prima e unica regia dell’attore Charles Laughton che, con grande misoginia, mostra quasi tutte le figure femminili come ingenue e stupide. Si salva solo Rachel, interpretata da una grande Lillian Gish. Atto d’accusa contro il fanatismo nella religione cristiana e i falsi profeti, con riferimento al sud degli Stati Uniti. Forse la più grande e sfaccettata interpretazione di Mitchum, che sette anni dopo, ne Il promontorio della paura, si calerà in un personaggio molto simile. Tratto dal romanzo di Davis Grubb e girato in poco più di un mese. Laughton, a causa dell’insuccesso commerciale, non poté realizzare la sua trasposizione de Il nudo e il morto di Mailer. Oggetto di culto di molti cinefili è citato apertamente da Neil Jordan nel suo In compagnia dei lupi
Oscuro e anziano gregario della malavita, con tre figli a carico e una condanna che gli pende sulla testa, è costretto a fare l’informatore della polizia. Uno dei suoi amici è incaricato di metterlo a tacere. Da un romanzo di George V. Higgins. Uno dei migliori polizieschi degli anni ’70 che, per l’atmosfera di malinconica fatalità, rimanda al cinema “nero” degli anni ’40. Per l’uso lento degli inseguimenti d’auto è il contrario di Bullitt . Anche nelle situazioni più trite è originale. Mitchum perfetto.
Un ex sceriffo ritorna al paesello per vendicare la morte del figlio ucciso da un ranchero. Trova il tempo per fidanzarsi con una ballerina e insegnare a uno sbarbatello la difficile professione di sceriffo.
Il 6 giugno 1944 fu il D-Day, il giorno dello sbarco angloamericano in Normandia che colse di sorpresa l’agguerrita Wehrmacht della Germania nazista. Varie fasi dell’impresa: l’occupazione di Saint-Mére Eglise e l’avanzata sulla spiaggia. Colossal di propaganda bellica (3 registi, 44 attori di varia nazionalità, tutti di buon nome) il cui vero autore è il produttore D.F. Zanuck. Fragore, spettacolo e almeno due o tre sequenze da ricordare. Oscar per la fotografia in cinemascope e bianconero e per gli effetti speciali. Basato su un libro di Cornelius Ryan, che collaborò alla sceneggiatura con Romain Gary, James Jones, David Pursale, Jack Seddam.
Dopo vent’anni di onorato servizio in qualità di sceriffo, Jim Flagg viene messo con eccessiva fretta in pensione dai maggiorenti della sua città. Flagg abbozza, ma presto ha l’occasione per dimostrare quanto il pensionamento fosse avventato. Una banda di fuorilegge sta per compiere un grosso colpo. Flagg lo sventa con l’aiuto di un coetaneo (un fuorilegge, anche lui messo in pensione dai giovani colleghi).
La moglie di un nobile inglese è turbata dalla corte che le fa un ricco americano e pensa addirittura di abbandonare il marito. Questi vuole battersi con il rivale, ma i duelli non si addicono più ai nostri tempi e l’inglese decide di lasciare piena libertà di scelta alla consorte, dichiarandosi pronto a riprenderla nel caso lei s’accorgesse d’aver fatto un errore. Questa è la mossa che convince la tentennante signora a rimanere con il legittimo consorte.
Un film di Andrei Konchalovsky. Con Nastassja Kinski, John Savage, Keith Carradine, Robert Mitchum, Vincent Spano.Drammatico, durata 100 min. – USA 1984. – VM 14 – MYMONETRO Maria’s Lovers valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. A causa di un trauma psicologico subito in guerra, Ivan (Savage) non riesce a consumare il matrimonio con l’adorata Maria (Kinski). Delusa e irrequieta, Maria cadrà tra le braccia di Clarence (Carradine), vagabondo seduttore da strapazzo, restandone incinta: sarà questo nuovo trauma a sbloccare la sessualità frustrata di Ivan. Film emotivamente ricco e coinvolgente. Nel cast anche un sempre grande Robert Mitchum.
Irlanda 1916: sposata senza amore a un insegnante, una ragazza ha una relazione con un ufficiale britannico. Turgido melodramma pastorale con conflitti intimistici dilatati su un’abnorme durata (durata originale: 206 minuti). Si direbbe che il regista non sia entrato in sintonia con la sceneggiatura dell’emerito Robert Bolt, pur ricca di scatti, furori e sbalzi d’umori, cedendo alle tentazioni del pompierismo. Ne è sortito un Breve incontro gonfiato con gli estrogeni. Mitchum fuori parte, per giunta. 2 Oscar per la fotografia (F.A. Young) e Mills nella parte di un muto storpio.
Nick Cochran, un avventuriero capitato a Macao, viene scambiato per un poliziotto e coinvolto nei traffici illegali di una rete di case d’azzardo. Con l’aiuto di Giulia, incontrata nel viaggio, sta al gioco e riesce a sgominare tutta la banda dei trafficanti. Von Sternberg fu lo scopritore di Marlene Dietrich.