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Madeinusa (2006) - Trama, Cast, Recensioni, Citazioni e...

Un film di Claudia Llosa. Con Magaly SolierYiliana ChongCarlos J. de la TorreJuan Ubaldo Huamán Drammaticodurata 100 min. – Perù, Spagna 2006.

Filmato con attori non professionisti. Vince svariati premi: *Fipresci a Rotherdam, *Malaga Miglior film. *Festival Iberoamericano, Miglior sceneggiatura. In un piccolo villaggio sperduto nelle Andes peruviane esiste una tradizione: ogni venerdì santo a partire dalle tre del pomeriggio fino alla domenica della resurrezione, periodo di tempo in cui Cristo è morto, ognuno può fare quello che vuole perché con c’è chi possa giudicare. Cristo il fustigatore dei peccati è morto, allora… Film scandalo in Perù, dove si è fatto di tutto per ostacolarne la distribuzione. Fortunatamente era una coproduzione con la Spagna e Cuba e il film non solo si è potuto vedere, ma si è coperto di premi in tutti i paesi latinoamericani e nei festivals internazionali.

Regia di Claudia Llosa. Un film Da vedere 2008 con Magaly SolierMarino BallónSusi SánchezEfraín SolísBárbara LazonCast completo Titolo originale: La teta asustada. Genere Drammatico, – SpagnaPerù2008durata 103 minuti. Uscita cinema venerdì 8 maggio 2009 distribuito da Archibald Enterprise Film. – MYmoro 3,12 su 8 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

È il film peruviano che a Berlino 2009, oltre all’Orso d’oro, vinse il prestigioso premio Fipresci. Titolo italiano scorretto per un film al femminile, il 2° della sceneggiatrice/regista, con molte donne nel cast e la Solier protagonista intensa e assoluta (doppiata da Cristina Rossi), nota in patria come cantante in quechua , l’antico idioma del Perú, di bellezza anomala, antica, austera. Si canta molto nel film, da non perdere i primi minuti, leggibili nei sottotitoli. Tra il 1980 e il 2000 il Perú visse una sporca guerra civile tra giunta militare e movimenti ribelli (Sendero Luminoso): quasi 70 000 morti e una cifra incalcolabile di stupri e violenze. Un’anziana india moribonda ricorda, cantando, alla figlia Fausta che fu allattata da una “tetta impaurita”, perché era stata violentata incinta di lei. Cresciuta in un povero quartiere periferico di Lima, Fausta è tanto ossessionata da quel “latte di dolore e paura” da aver messo nella vagina una patata (“Solo lo schifo ferma gli schifosi”) che le procura disturbi e infezioni. Dopo varie dolorose peripezie, si libera da quell’ossessione, aprendo uno spiraglio di speranza, riassunto in un simbolico finale: da un tubero di patata, piantato nella terra di un vaso nasce un bel fiore. Oltre ad Aida, odiosa ma non ottusa concertista che le scippa le note dei suoi canti improvvisati e nella cui villa cittadina con giardino Fausta fa da cameriera, l’altro personaggio principale è un mite giardiniere. Quella di Llosa è una scrittura che procede per sottrazioni, ellissi, allusioni, metafore, anche troppe verso la fine. Purtroppo doppiato.