Man with No Name è un ritratto intimo di un uomo anonimo che vive in una terra desolata e deserta in una parte senza nome della Cina. Vive in una grotta sotterranea, in un paesaggio aspro e ultraterreno che sembra essere completamente tagliato fuori dalla civiltà.
Scorrendo velocemente il film il protagonista non ha detto una parola.
Regia di Wang Bing, Feng Ai, Hong Kong, Francia, Giappone, , Genere: Documentario, durata 220′
50 uomini vivono per 12 mesi all’interno di un manicomio isolato, passando le loro giornate in un unico piano e avendo pochi contatti con l’equipe medica. Ognuno degli internati si trova lì non per problemi di salute mentale ma per aver ucciso qualcuno o commesso qualche reato contro i funzionari pubblici.
Un giovane studente senegalese dopo la morte del padre emigra in Italia. Riesce a trovare un lavoro precario a Villa Literno, si trasferisce a Firenze da una cugina che fa l’indossatrice per poi giungere a Torino. Qui, grazie anche a un’insegnante di italiano, trova una situazione stabile. Ma un’aggressione razzista lo spinge a riconsiderare tutto.
Ad Alberto Sordi si riferisce l’appellativo contenuto nel titolo di questo documentario, dedicato al più grande interprete della commedia italiana dai fratelli Carlo e Luca Verdone. A raccontare la vita e la carriera di Sordi ci sono le testimonianze di amici, registi, colleghi, collaboratori e studiosi, tra i quali Franca Valeri, Gigi Proietti, Pippo Baudo, Claudia Cardinale, Gian Luigi Rondi, Goffredo Fofi, Ettore Scola, Enrico e Carlo Vanzina, Christian De Sica. Insieme a sequenze tratte dai suoi film, video e immagini inediti – provenienti dagli archivi di Medusa, Rai, Cinecittà Luce, Fondazione Alberto Sordi e Associazione culturale Enrico Appetito.
La vita difficile in un piccolo paese calabrese nel 1959, tra la durezza della vita quotidiana, la gioia di un’antichissima festa rituale della primavera, l’arrivo della notte. Le immagini di De Seta colgono gesti ormai scomparsi e la dimensione collettiva di un mondo ormai perduto, facendo del cinema uno straordinario strumento di scoperta di una cultura attraverso i volti, i sorrisi, i gesti più antichi.
Giuseppe Tornatore ha collaborato col Maestro – definizione per una volta appropriata – in un arco temporale che va da Nuovo Cinema Paradiso (1988) a La corrispondenza (2016), frequentandolo per circa trent’anni. Nel 2018 ha scritto “Ennio. Un maestro” (Harper Collins), intervista fluviale e conversazione franca, a trecentosessanta gradi: in Ennio ne riprende argomenti, andamento cronologico e tono disteso, modesto, autocritico con cui Morricone si era concesso alle sue domande. Attorno a lui, nel film, una schiera di musicisti, registi, colleghi ed esperti portano testimonianze rilevanti e inerenti una carriera straordinaria, che supera il concetto di prolifico: centinaia le opere firmate, da Il federale (1961) all’unico Oscar vinto per una colonna sonora, The Hateful Eight nel 2016, a 87 anni.
Ciò che l’occhio non vede è una sorta di documentazione d’autore firmata da otto registi durante le Olimpiadi di Monaco del 1972. Il critico Tullio Kezich scrive a proposito di questo documento: «Ciò che l’occhio non vede lo vede l’obiettivo della macchina da presa. Questa tesi, che si direbbe di ispirazione antonioniana, mosse quattro anni fa l’iniziativa del produttore americano David L. Wolper che in occasione dei giochi di Monaco ha invitato alcuni autori cinematografici a illustrare ciascuno un aspetto della manifestazione.
Capitale europea della cultura 2012, la città portoghese di Guimarães è celebrata da quattro episodi diretti da altrettanti cineasti: in Uomo taverna, il finlandese Kaurismäki racconta di un oste, nel vecchio centro della città, che tira avanti tra generosi bicchieri di vino e solitudine; in Dolce esorcista, il portoghese Costa segue un vecchio a colloquio col suo doloroso passato di reduce; in Finestre rotte – Prove per un film in Portogallo, lo spagnolo Erice affronta il tema del lavoro attraverso le testimonianze degli ex operai di quella che è stata la più grande industria tessile d’Europa; in Il conquistatore conquistato, il portoghese De Oliveira mostra una flotta di turisti, con a capo una guida, fare visita alla statua di Alfonso Henriques, primo re del Portogallo.
Girato nel Sahara meridionale, in Kenya, in Tanzania, nei paesi che si affacciano sul golfo di Guinea e nelle Canarie, è diviso in tre parti (La creazione, Il paradiso, L’età dell’oro), commentate da testi in voce off attinti da una leggenda degli indios guatemaltechi o scritti dal regista. Difficile definirlo: documentario surrealista? Film allucinato tra il documentario etnologico e il cinema underground informale? Paesaggio in trance, come lo definisce Herzog qui al suo 2° lungometraggio? Tentativo di filmare l’infilmabile, qualcosa che è al di là della realtà, delle sue bellezze e dei suoi orrori? Riflessione apocalittica sulla fine di una civiltà? Nella 2ª parte gli innesti umani sono elementi spuri che abbassano la tensione visionaria.
Ottimo per la fotografia, questo lungometraggio sulla caccia grossa in vari Paesi del mondo batte sul nervo (e sullo stomaco) di 2 spettatori su 3. Musiche di Carlo Savina e commento scritto da Alberto Moravia.
A promuovere l’iniziativa di innovazione didattica, nell’autunno del 1956, fu un gruppo di professori universitari di fisica guidato da Jerrold Zacharias e Francis Friedman, entrambi docenti del MIT: la fondazione del Physical Science Study Committee (PSSC) aveva l’obiettivo di esaminare le modalità di insegnamento dei corsi introduttivi di fisica nella scuola secondaria superiore dopo che molti insegnanti avevano espresso la convinzione che i libri di testo utilizzati nelle High school non fossero in grado di stimolare l’interesse degli studenti per la materia, né di insegnare loro a pensare e risolvere i problemi con l’approccio di un fisico. Nel 1957, dopo il successo sovietico dello Sputnik, negli Stati Uniti d’America era diffuso il timore che il sistema didattico statunitense non riuscisse a dare una buona preparazione in campo scientifico; interpretando questo timore, in risposta, il governo decise di aumentare i finanziamenti alla National Science Foundation a sostegno del PSSC. Negli stessi anni si andarono realizzando altri testi e manuali di fisica, di livello liceale e universitario, che intendevano innovare la presentazione nei materiali didattici dei metodi tradizionali di insegnamento: tra questi manuali, vi era l’Harvard Project Physics (destinato a un pubblico liceale, frutto di un progetto sviluppato tra il 1962 e il 1972) e testi universitari come La fisica di Berkeley (anch’esso finanziato dalla NSF-National Science Foundation[1]), affidato a un gruppo di specialisti, e La fisica di Feynman (incentrata sulla peculiare personalità di Richard Feynman).
Affascinante documentario su Robert Crumb, disegnatore umoristico, irrequieto eroe della controcultura degli anni ’60, autore di strisce come Fritz the Cat , Mister Natural , Keep on Truckin . È lui che rievoca e analizza la sua vita e il suo lavoro, interpreta ragtime e jazz dalla sua ricca collezione di dischi a 78 giri, mentre sta lasciando la California per stabilirsi a Parigi. Quando, dialogando con la madre e i fratelli, discorre dei rapporti familiari, il film diventa qua e là inquietante, libidinoso, ossessivo. (Charles, il fratello maggiore, si suicida un anno dopo le riprese). R. Hughes, il critico che lo intervista, lo definisce “il Breughel del XX secolo”.
Controllate anche voi questo file, a me da problemi ad aprirsi
Malick con questo documentario ritorna all’essenza del cinema e grazie alla sola potenza delle immagini stimola la riflessione rammemorante dello spettatore sull’esistenza umana e ne provoca lo stupore, con la stessa forza con cui quel treno dei Lumiere, all’inizio, destò la meraviglia del pubblico nel primo cinematografo.
Capitalism: A Love Story è un film di Michael Moore del 2009, con Michael Moore. Prodotto in USA. Durata: 120 minuti. Distribuito in Italia da Mikado a partire dal 30.10.2009.
Documentario che esplora le cause della crisi economica globale offrendo uno sguardo privilegiato sulla situazione delle corporation e del legame con la politica, legame che è culminato “nella più grande rapina nella storia del paese”, il massiccio trasferimento del denaro dei contribuenti nelle istituzioni finanziarie private.
Girato nell’obitorio di Pittsburgh, il documentario di Brakhage è “uno dei confronti più diretti con la morte che sia mai stato impresso su pellicola”.
Mentre una scolara scopre l’amore e la passione, Sion Sono mette insieme una storia frutto della fantasia con un semi-documentario su diversi artisti il cui lavoro è incentrato sul corpo umano. Nel cast il maestro di Butoh Akaji Maro, il fotografo Nobuyoshi Araki, il fashion designer Shinichiro Arakawa e lo stesso Sion Sono.
Viene raccontato come si è svolto il provino per la scelta dell’attore che doveva poi interpretare Tadzio nel film Morte a Venezia. Il regista osserva molti giovani e finisce per scegliere l’attore svedese Björn Andrésen.
Nel mondo dei dinosauri (Walking with Dinosaurs) è un documentariotelevisivobritannico sui dinosauri, suddiviso in sei episodi. Il programma fu realizzato dalla BBC nel 1999 con una spesa di ben 18 miliardi di lire, rivelandosi all’epoca una delle più costose produzioni televisive di sempre.[1][2][3] La serie fu in seguito trasmessa in America, nel 2000 su Discovery Channel, con la voce originale di Kenneth Branagh sostituita da quella di Avery Brooks. Per ricreare le varie creature preistoriche all’interno del documentario la serie utilizzava sia pupazzi animatronici sia la computer grafica.[3]
Dal 23 marzo 2017 viene trasmessa in prima visione su Rete 4 la serie-evento Planet Earth II con tre appuntamenti in prima serata[1], con la voce narrante di Andrea Piovan.