Dal romanzo (1976) di Manuel Puig: in un carcere brasiliano Molina, omosessuale condannato per corruzione di minorenne, è in cella con Valentin, politico ribelle. Si vorrebbe usare il primo per avere informazioni dal secondo. Intanto gli racconta i film che hanno deliziato la sua giovinezza. Tra i due si produce uno scambio. Il lato debole del film è la visualizzazione dei racconti (con S. Braga); la sua forza nel rapporto tra i due personaggi, nel clima di morbida ambiguità che si crea tra loro, nella valentia dei due interpreti. Messinscena teatraleggiante su una sceneggiatura di L. Schrader. Premiato a Cannes, W. Hurt vinse anche un Oscar. Efebo d’oro 1986.
Durante la guerra 1914-18 il tenente Thomas Edward Lawrence (1888-1935), agente del servizio segreto britannico, trasforma in guerriglia la rivolta degli arabi contro i turchi, guida i beduini alla conquista di Damasco e poi si ritira nell’anonimato. In questo sontuoso megafilm epico su uno dei più affascinanti avventurieri del primo Novecento il vero protagonista è il deserto. Solida sceneggiatura di Robert Bolt, splendida fotografia, musica sovrabbondante, 7 premi Oscar (miglior film, regia, fotografia, colonna sonora, scenografia, montaggio e suono). All’epoca O’Toole fu una rivelazione.
Alla vigilia della seconda guerra mondiale, in un villaggio coloniale dell’Africa orientale, il poliziotto Cordier si trascina in un’esistenza abulica e priva di senso. Abbruttito, privo di dignità e di coraggio, non soltanto non si cura dell’ordine pubblico, ma si lascia tradire dalla moglie e beffare dai guappi locali. L’arrivo in paese di Anne, maestrina tutta candore, scatena in lui qualche insospettabile alchimia, spingendolo a dare un “colpo di spugna” nel nome di un’allucinata giustizia che lo porta a far fuori tutti i suoi nemici (o supposti tali). Da un romanzo di Jim Thompson.
1868: la guerra civile è finita da tre anni ed Ethan (Wayne) torna a casa. Viene accolto dalla famiglia del fratello. Qualche giorno dopo, con un gruppo di coloni partecipa a una battuta contro una banda di indiani. Nel frattempo la famiglia di suo fratello viene trucidata, tranne una nipotina di pochi anni che viene rapita dagli indiani. Insieme al giovane Martin (J. H.) Ethan comincia la ricerca, che durerà dieci anni. Alla fine trova la ragazza che è diventata un’indiana. Ethan è sul punto di ucciderla, ma all’ultimo momento si ravvede e la porta a casa. Il film è considerato un capolavoro persino dalla grande critica ufficiale, che ha sempre ritenuto il western un genere minore e troppo popolare. Nella più recente classifica stilata da critici di tutto il mondo Sentieri selvaggi è addirittura al quarto posto. In realtà Ford aveva realizzato altri capolavori, più puliti e rigorosi, come Ombre rosse e Sfida infernale, ma Sentieri selvaggi presenta un versante “intellettuale” e spurgato del mito che lo fa preferire (da “quella” critica appunto) ai precedenti titoli, più ingenui e allineati a una morale più rassicurante e “bonariamente” manichea. Si tratta comunque di un grande film che dibatte i grandi temi fordiani e ne aggiunge altri. Wayne non era mai stato così negativo e isterico: l’attore si piacque tanto che diede a suo figlio, nato in quei giorni, il nome di Ethan. Wayne e il giovane compagno percorrono territori e stagioni, nel deserto, nella neve, fra gli indiani, i banditi, i piccoli e grandi paesi, guidati da una notizia, da un sentito dire. Ciclicamente tornano a casa, sempre più stanchi e delusi, ma ripartono e continuano a cercare la ragazza. Faticano a oltranza per la propria identità e coerenza.
Nel 1979, in seguito alla fuga negli Stati Uniti dello Scià iraniano Mohammad Reza Pahlavi durante la rivoluzione, l’ambasciata americana di Teheran fu presa d’assalto dai rivoluzionari e i suoi impiegati sequestrati per più di 400 giorni. Sei cittadini statunitensi riuscirono a fuggire di nascosto e trovare rifugio nella residenza dell’ambasciatore canadese, il quale, a proprio rischio e pericolo, concesse clandestinamente ospitalità e supporto. Per riportare in patria i propri connazionali la CIA organizzò una missione di esfiltrazione particolarmente audace, ideata dall’esperto del campo Tony Mendez e coadiuvata da una vera produzione hollywoodiana. Basandosi su una sceneggiatura realmente acquistata dal sindacato sceneggiatori fu data l’illusione a tutti (soprattutto alla stampa, in modo che si producessero articoli in materia) che c’era l’intenzione di girare un film di fantascienza in Iran, così da poter ottenere dal Ministero della cultura iraniano il permesso di entrare ed uscire dal paese e, nel fare questo, poter portare via i sei ospiti dell’ambasciatore canadese spacciandoli per maestranze del film. Il titolo del finto film in questione era Argo.
Un uomo nero (Englund) con un guanto munito di lame entra nei sogni dei ragazzi di una cittadina americana, e da lì può uccidere. È il film più famoso di Craven, che l’ha anche diretto, un vero caso nella storia dell’horror in bilico sullo splatter . Intessuto “di riferimenti simbolici alle paure dell’infanzia, alle difficoltà di crescere in comunità basate sull’ipocrisia, la falsità, l’odio […]. Il sogno americano è diventato (definitivamente) un incubo” (F. Cacchiari). 1° film del 21enne Depp.
Per svolgere adeguatamente un’indagine sull’antisemitismo in America, un giornalista, dietro consiglio della fidanzata, si finge ebreo. Cozza inevitabilmente contro la “barriera invisibile” che si interpone tra gli appartenenti a quella razza e un certo tipo di società. Kazan svolge il suo compito onestamente, dando al film l’impronta di un documento sulle condizioni di vita degli ebrei Usa. Gregory Peck (definito dal regista uno zero di bell’aspetto) è bravo ma impersonale. Meglio di Gregory Peck recitano Dorothy McGuire e John Garfield. Il successo avuto dal film è dovuto più alla nobiltà dell’assunto che al suo intrinseco valore.
Il suo primo libro da protagonista (1971) ha venduto oltre un milione di copie[1] mentre il primo film della serie cinematografica (1975) fu campione d’incassi del biennio 1974-75, successo bissato l’anno successivo dal secondo capitolo (1976);[2] per i quarant’anni dall’esordio del personaggio al cinema, nel 2015, i primi due film sono stati restaurati e nuovamente riproposti nelle sale.[3][4] Il personaggio, nato come raffigurazione dell’uomo inetto e sfortunato vittima della prepotenza, è entrato nell’immaginario collettivo per la sua grottesca attitudine alla sudditanza psicologica verso il potere e come esempio di uomo medio vessato dalla società e alla continua ricerca di un riscatto, «Il prototipo del tapino, ovvero la quintessenza della nullità, il massimo della mediocrità eccezionale», come lo definì lo stesso Villaggio.
Un grande pianista riesce ancora a suonare con la sola mano destra (l’altra è paralizzata). L’uomo muore lo stesso giorno in cui ha fatto testamento a favore della bella Giulia, una semplice infermiera. Da quel momento succede di tutto: muore il notaio che ha redatto il testamento, si sente suonare nella notte il piano, viene amputata la mano destra al cadavere del pianista.
Un giovane avvocato approfitta dell’assenza della moglie per darsi alle avventure galanti. Gli capita per caso una bella bionda inseguita da un marito geloso, ma il velleitario leguleio non riesce ad approfittare dell’occasione. È duro però persuadere della sua (forzata) innocenza la moglie (tornata in anticipo) e il furente marito della sconosciuta.
Il film cerca di dare un’immagine del corrotto mondo della buona società romana, legando insieme vari personaggi col pretesto di un’inchiesta condotta da un disincantato commissario. Alla fine, non si riuscirà a perseguire penalmente nessuno, ma il destino eliminerà i corrotti che, tuffatisi in mare da uno yacht per fare un bagno, non riusciranno più a salire sul panfilo essendosi dimenticati di calare la scaletta di corda.
S’incontrano nel principale porto del Marocco nel 1941 poliziotti francesi, spie naziste, fuoriusciti antifascisti, avventurieri di rango, piccoli sciacalli. L’americano Rick Blaine, proprietario di un bar, aiuta Ilsa, la donna che amava (e ama ancora) e suo marito, perseguitato politico, a lasciare in aereo la città. Film mitico sul quale il tempo sembra non avere presa, oggetto di culto per le giovani generazioni di mezzo mondo, amalgama perfetto di toni, generi, archetipi e stereotipi dell’immaginario collettivo, memorabile galleria di personaggi grandi e piccoli. È la più sottile opera di propaganda antinazista realizzata durante la guerra e la più decisiva eccezione alla teoria del cinema d’autore. Ebbe 3 Oscar (film, regia, sceneggiatura). La sua fonte è Everybody Comes to Rick’s, testo teatrale di Murray Burnett e Joan Allison che non era mai stato messo in scena e che fu sceneggiato dai Julius J. (1909-2000) & Philip G. (1909-52) Epstein e Howard Koch. Uscito in Italia verso la fine del 1945 in una versione censurata nei dialoghi per opera di qualche funzionario, presumibilmente ex fascista: eliminati i riferimenti ai fascisti italiani e tolto il personaggio del capitano Tonelli che all’aeroporto fa il saluto romano. Circola in TV anche in edizione colorizzata.
Nel 1997 l’isola di Manhattan è diventata un ghetto di massima sicurezza per criminali. Ergastolano, pluridecorato reduce di guerra, vi penetra per recuperare il presidente USA, prigioniero di una banda. Anticipazione in chiave di violenza avventurosa, il film si appoggia al suo fascino notturno, alla forza cupa del fantastico sociale che ricorda il Brecht di L’opera da tre soldi . Il contenitore vale più del contenuto. Seguito, un anno prima del 1997, da Fuga da Los Angeles .
È il 1984, Reagan sta alla Casa Bianca, la Apple lancia il suo primo Macintosh e Michael Jordan deve ancora mettere piede su un parquet NBA. Ma con quale scarpe? Converse e Adidas si spartiscono il mercato delle squadre in cima alle Conference, delle stelle sui poster e dei senior universitari. Nike, l’azienda che prende il nome dalla dea della vittoria e che nessuno sa pronunciare, arranca molto più indietro. E per Phil Knight, suo co-fondatore e runner al college e nell’anima, non può andare bene.
È per questo che da qualche tempo ha assunto nella divisione basket Sonny Vaccaro, talent scout che ha varcato i palazzetti liceali e universitari di mezzi Stati Uniti, dove ha stretto la mano a tutti i coach, agli assistenti e ai giocatori a cui è riuscito ad arrivare. L’obiettivo è uno e soltanto uno, firmare la prossima star NBA sulla rampa di lancio verso il tabellone. L’obiettivo, in vista del draft del 1984, quello con in lista Hakeem Olajuwon, Charles Barkley, John Stockton e – perché no? – Oscar Schmidt, è uno e soltanto uno: Michael Jeffrey Jordan, da Brooklyn, New York, junior di North Carolina. The GOAT
Un ex allenatore di pallacanestro, un po’ stazzonato dalla vita, accetta di diventare trainer di una squadra di un college. Dapprima circondato da diffidenza e ostilità, riesce poi a conquistare la fiducia di giocatori e professori e a vincere il campionato regionale.
Secolo diciottesimo. Stanchi di sopportare le crudeltà del loro feroce capitano, i marinai del Bounty, una nave inglese, si ribellano e lo abbandonano, con i suoi fedeli, su una scialuppa in mare aperto. Il capitano, riuscito a salvarsi, parte alla ricerca degli ammutinati, riesce a trovarne alcuni e li fa condannare a morte. Essi però ottengono in extremis la grazia sovrana. Gli altri ribelli sfuggiti alla cattura si sono nel frattempo stabiliti in un’isoletta del Pacifico, che diventerà la loro nuova patria. Uno dei più grandi successi cinematografici degli anni Trenta. Superbo Charles Laughton nella parte del tremendo capitano: divenne da allora il più famoso cattivo dello schermo. Della celebre storia venne girata un’altra versione nel 1962, diretta da Lewis Milestone e interpretata da Marlon Brando e Trevor Howard.
Per raggiungere il playboy che il padre le impedisce di sposare, ricca ereditiera scappa di casa. Tutti la cercano. Sul pullman New York-Miami fa amicizia con un giornalista che, pur di assicurarsi lo scoop finale, s’impegna a non tradirla. Proseguono il viaggio, litigando, ma s’innamorano. Una storia semplice per gente semplice. Fu il primo film a vincere 5 Oscar maggiori (miglior film, regia, attore e attrice protagonisti, sceneggiatura: di Robert Riskin dal racconto Night Bus di Samuel Hopkins Adams) e il primo a usare autobus e motel come sfondo. Una perfetta miscela di umorismo e sentimento, condita di molti particolari gustosi e di piccole gag tra cui, famosa, quella dell’autostop dove lei insegna a lui quanto sia più efficace una bella gamba che un pollice. Rifatto in chiave musicale con Eve Knew Apples (1945) e con Autostop (1956)
Intorno al 1880 una diligenza parte con sette passeggeri da Tonto diretta a Lordsburg, nel Nuovo Messico, attraverso un territorio occupato dagli Apaches di Geronimo. Per la strada sale Ringo, ricercato per un delitto che non ha commesso. Dovrà vedersela con i fratelli Plummer, i veri responsabili del crimine di cui è accusato. Sceneggiato da Dudley Nichols sulla base del racconto Stage to Lordsburg di Ernest Haycox (ispirato a Boule de suif di Maupassant), è forse _ almeno in Italia per due generazioni di critici e di cinefili _ il western più famoso e amato di tutti i tempi. Questo “Grand Hotel” su ruote, come fu definito sul New Yorker, si presta a letture di ogni genere, come ogni classico. Ebbe 5 nomination agli Oscar e ne vinse 2: Mitchell (attore non protagonista) e la musica, che attinge al folclore americano. Il western precedente di Ford è del 1926.
Nel sistema feudale che domina l’universo nel futuro il potere è nelle mani di un imperatore sotto il quale lottano tra di loro delle importanti casate. Sul desertico pianeta Arrakis si trova la Spezia, sostanza preziosa per una varietà di motivi. Alla casata Atreides e al suo capo, il Duca Leto viene affidato il controllo del pianeta ma in realtà si sta approntando una congiura per eliminarlo. Leto ha però un figlio, Paul, il quale è dotato di particolari poteri che sta sviluppando con l’aiuto di sua madre Lady Jessica. Anche lui finisce quindi con il diventare un ostacolo da abbattere.
Le richieste di reupload di film deve essere fatto SOLO E ESCLUSIVAMENTE via email (ipersphera@gmail.com), le richieste fatte nei commenti verrano cestinate.
Visto il poco spazio su Mega (2 terabyte) NON caricherò più serie tv e fumetti.
Se interessati a serie o fumetti contattatemi via email che vi spiego un metodo alternativo