Un ammiraglio, alla vigilia della pensione, rievoca vent’anni di marina statunitense. La storia di come ebbe per primo (o quasi) l’idea delle portaerei.
Uno sciocco assicuratore stipula una polizza sulla vita con un distinto signore che poi si rivela essere il terribile Jesse James. Mille acrobazie dello sciocco per tenere in vita il famoso bandito.
Sette professori ospitano una sciantosa ricercata dalla polizia. Uno s’innamora, ricambiato. Parafrasi sarcastica di Biancaneve e i sette nani, un cocktail ad alta gradazione alcolica di glottologia e gangsterismo con dialoghi ricchi di battute spiritose. Billy Wilder tra gli sceneggiatori. Rifatto dalla stesso Hawks con Venere e il professore (1941).
Le truppe inglesi di stanza nel Canada devono affrontare la ribellione di indiani e meticci. Questi ultimi sono sobillati da un evaso; lo sceriffo che gli dà la caccia si allea alle Giubbe Rosse. Dopo scontri e imboscate le sorti della battaglia volgono a favore dei militari; l’evaso è arrestato e una storia d’amore si conclude lietamente. È un classico del “genere”, anche se i toni sono più complessi. Memorabile la fotografia contrastata alla DeMille, valorizzata dal rosso sfavillante delle divise canadesi.
Durante una delle tante guerre con gli indiani nel 1763, una ragazza condannata per aver difeso il fratello (deportata dall’Inghilterra nelle colonie dell’America settentrionale) è contesa da un ufficiale buono e uno fellone. Da un romanzo di Neil H. Swanson, con larghissimi mezzi a disposizione, De Mille ha realizzato uno dei suoi film più ridicoli, ma ricco di spettacolo e di momenti divertenti. C’è un’emozionante discesa in canoa e Katherine De Mille, figlia del regista e moglie di Anthony Quinn, vestita da pellerossa.
Brennan interpreta, in maniera quanto mai pittoresca, il vecchio giudice Roy Bean, detto “la legge ad Ovest del Pecos” (o altrimenti l'”uomo dai sette capestri”: ricordate il film con Paul Newman?). Bean è un personaggio divertente e picaresco, ma anche un fior di filibustiere che taglieggia gli agricoltori della sua zona. La resa dei conti per lui arriva nella persona del vagabondo Gary Cooper che attira il giudice in una trappola fuori del suo paese-fortezza.
Un medico si innamora di una crocerossina e, per seguirla, si arruola e finisce in Cina. Poco dopo, nella marina militare, salva numerose vittime di un bombardamento giapponese. All’evacuazione di un ospedale da campo, riesce a imbarcare moltissimi feriti.
Arizona 1874. Un ex bandito redento è costretto dallo zio a unirsi a una banda di malviventi. Anche i suoi occasionali compagni di viaggio, una cantante da saloon e un baro, vengono coinvolti in una rapina in banca. Elimina i banditi, ma paga cara la sua vittoria. Sceneggiato da R. Rose (La parola ai giurati) su un romanzo di Will C. Brown, è un western un po’ troppo parlato, ma diretto con energia dall’ottimo Mann che si giova della splendida fotografia di E. Haller. Un Cooper rugoso che sta sempre bene in sella.
Ultimo dei 9 western diretti da Daves, il più eclettico, utopico, psicologico (e “femminista”) dei cinecantori del West. Scritto per la Warner da Wendell Mayes e Halsted Welles, è imperniato sul dottor Frail, uomo dal passato misterioso (ha ucciso la moglie fedifraga), medico filantropico e giocatore di poker, veloce con la pistola e poco socievole anche con chi _ come la svizzera Elisabeth _ gli dà il suo riconoscente affetto. Quando, in un villaggio del Montana, uccide uno dei cercatori d’oro che ha cercato di violentarla, soltanto un atto d’amore della sua ex paziente lo salva dal linciaggio. “Film aspro, spigoloso in cui il Bene e il Male convivono ormai in tutti i personaggi cui viene negato anche il riposo momentaneo nell’elegiaca serenità del paesaggio” (Aldo Viganò). Finale di intensa originalità.
Negli anni ’70 dell’Ottocento lo sceriffo di Hadleyville sposa una quacquera e dà le dimissioni, deciso a partire, ma cambia idea quando apprende che con il treno di mezzogiorno arriverà un bandito, da lui arrestato per omicidio, che vuole regolare i conti con l’aiuto di tre complici. Abbandonato da tutti, affronta da solo gli aggressori. Raccontato in tempo reale con una ingegneria narrativa che ha il suo culmine nella sparatoria finale, è una lezione di etica civile in forma di western e soffre di un certo schematismo. Prodotto da Stanley Kramer, scritto da Carl Foreman (intellettuale di sinistra finito sulla lista nera negli anni del maccartismo), ispirato al racconto The Tin Star di John W. Cunningham, valse a Cooper il 2° Oscar della sua carriera. Altre 3 statuette: montaggio (Elmo Williams, Harry Gerstad), musica (Dimitri Tiomkin), canzone del titolo (Tiomkin, N. Washington), cantata da Tex Ritter. Circola in TV colorizzato, a scempio dello splendido bianconero del grande Floyd Crosby.
Su soggetto di John Monk Saundes e regia di Wellman, entrambi ex piloti della Squadriglia Lafayette nella Grande Guerra, è un megafilm bellico della Paramount Famous Lasky Corp. Vinse la statuetta del miglior film nella prima edizione degli Oscar (1927-28), oltre quella per gli effetti meccanici (Roy Pomeroy). Nel 2010 chiuse in tripudio le Giornate del Cinema Muto di Pordenone con l’esecuzione orchestrale dal vivo della partitura di Carl Davis. Jack e David, rivali in amore, diventano amicissimi quando nel 1917 si arruolano nell’aviazione francese e sono premiati per il loro valore. C’è Mary, amata da Jack e amante di David, a sua volta incline per Sylvia che per amore li raggiunge al fronte come conducente di un’autoambulanza. Tragico epilogo. In una breve scena all’inizio un magnetico Cooper, nella parte di un veterano, sorpassa i 2 protagonisti. Storicamente fasullo, enfaticamente militarista con alcune casuali note pacifiste, parentesi di commedia brillante, è giustamente ricordato dagli storici di cinema per gli straordinari scontri aerei tra le nuvole, integrati sin dal 1928 da effetti sonori (il rombo dei motori, le raffiche delle mitragliatrici). Muto.
Un film di Frank Capra. Con Gary Cooper, Jean Arthur Titolo originale Mr. Deeds Goes to Town. Commedia, b/n durata 118′ min. – USA 1936. MYMONETRO È arrivata la felicità valutazione media: 3,88 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Dal racconto Opera Hat di Clarence Budington Kelland. Un giovanotto di provincia eredita venti milioni di dollari, si trasferisce in città, decide di distribuirli ai poveri. I parenti cercano di farlo passare per matto. Una delle più classiche commedie di Capra, quella che gli fece vincere il 2° Oscar per la regia e l’unica in cui la lieta fine sembra completamente logica. Grazie a un’impeccabile sceneggiatura di Robert Riskin, questa favola da boy-scout non diventa una predica e non perde mai il suo swing. Una delle più divertenti scene di tribunale di tutto il cinema americano con un Cooper perfetto. Fece diventare di uso comune il termine “picchiatello” (pixilated).
Nell’Inghilterra dell’Ottocento, due bambini si giurano eterno amore, ma vengono separati. Lui cresce e diventa architetto, ma sogna sempre lei. L’uomo riceve da un nobile l’incarico di rimodernargli le stalle e scopre che la moglie di questi è la piccina che aveva amato. I due decidono di fuggire insieme ma…
Hollywood, che ne aveva costruito il personaggio con molta attenzione, nel 1940 attribuì a Gary Cooper (su precisa disposizione di Washington) un ruolo decisamente importante, quello del leggendario sergente Alvyn York, che era stato il massimo eroe americano della prima guerra mondiale. Il fatto non era solo cinematografico, l’America era sul punto di entrare in guerra, ma una gran parte del governo premeva per il non intervento, la stessa opinione pubblica era confusa. La storia di York era straordinariamente esemplare: era un contadino del Tennessee che non voleva combattere per motivi religiosi. Lo fece soltanto quando capì che combattere avrebbe contribuito a salvare altre vite, e la libertà. Diretto da Hawks, un grande autore, oltre che narratore, Cooper fu magnifico. Le sequenze, col suo lungo fucile, in cui cattura un’intera compagnia, il suo dolore consapevole, il ritorno a casa, il matrimonio con la fidanzata che l’ha aspettato paziente contribuirono a convincere gli americani più di tutti i proclami e le propagande. La missione era dunque compiuta. Certo, il film aveva grandi qualità, con un’attenzione quasi europea al realismo e al rigore e diede modo a Cooper di vincere il suo primo Oscar. Un attore, dunque, può contribuire a vincere la guerra. Se è Gary Cooper.
Un film di Fritz Lang. Con Gary Cooper, Lilli Palmer, Robert Alda Titolo originale Cloak and Dagger. Drammatico, Ratings: Kids+13, b/n durata 106′ min. – USA 1946. MYMONETRO Maschere e pugnali valutazione media: 2,67 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un mite professore di fisica accetta una pericolosa missione: durante la guerra si fa paracadutare, nella Germania nazista per incontrare uno scienziato tedesco che lavora all’atomica. Lang girò il film in funzione del finale contro la bomba atomica, ma glielo tagliarono. Freddo, stringato, teso allo spasimo, il film funziona egualmente. Sebbene inadatto al personaggio, anche Cooper non fa una grinza.
Un film di Ernst Lubitsch. Con Fredric March, Gary Cooper, Miriam Hopkins, Edward Everett Horton. Titolo originale Design for Living. Commedia, b/n durata 90′ min. – USA 1933. MYMONETRO Partita a quattro valutazione media: 3,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Due amici sono amati dalla stessa ragazza, donna di mondo, ma trovano un accordo e mettono su casa insieme, dove, però, la convivenza è soltanto platonica. Tratto dalla commedia omonima (1933, in Italia Quartetto d’archi) di Noël Coward e sceneggiato da Ben Hecht, è una partita a tre in cui la penuria di denaro del trio che fa una vita da bohème corrisponde alla privazione del sesso. Lubitsch e Hecht hanno camminato sul filo del rasoio per evitare, data la materia, gli attacchi delle potenti associazioni in difesa della pubblica moralità, ma incorsero ugualmente nella censura del Codice Hays, da poco entrato in vigore. E.E. Horton, principe dei caratteristi, riesce a sopravanzare le 2 star maschili.
Miliardario pluridivorziato s’innamora di una francese nobile e squattrinata che accetta di sposarlo, ma solo per rendergli la vita impossibile e dargli una lezione. Da una commedia di Alfred Savoir, già filmata nel 1923, qui sceneggiata da B. Wilder e C. Brackett, è un Lubitsch con il ritmo veloce e il cinismo di un Hawks. Con Desiderio (1936), Angelo (1937) e Ninotchka (1939), costituisce un piccolo trattato lubitschiano di economia politica sul fascino discreto del capitalismo.
L’americano Robert Jordan, che milita nelle file repubblicane durante la guerra civile, deve partecipare a una missione per la distruzione di un importante ponte. Si unisce a un gruppo di partigiani e s’innamora di un’orfana, vittima della guerra. Tratto dal romanzo (1940) di Ernest Hemingway _ per il quale la Paramount pagò una cifra enorme per quell’epoca (150000 dollari) _ e sceneggiato da Dudley Nichols che puntò sul versante sentimentale del rapporto Jordan-Maria, sacrificando quello politico, è _ nel bene e soprattutto nel male _ un tipico prodotto dell’industria hollywoodiana quando si cimenta con la letteratura “alta” e argomenti storici impegnativi come la guerra civile di Spagna. La coppia Cooper-Bergman funziona; i capelli corti di lei lanciarono una moda. Scene del geniale W. Cameron Menzies. Girato nella Sierra Nevada. 9 nomination, ma 1 solo Oscar per K. Paxinou, attrice non protagonista.
Messico 1866, durante la rivoluzione popolare contro Massimiliano d’Asburgo. Colonnello sudista e avventuriero cercano di impedire che una carrozza piena d’oro giunga nelle mani dei ribelli. Il fascino picaresco del film risiede nel vento delirante di follia che percorre il racconto manicheo, in un umorismo che non si smentisce nemmeno nei momenti più drammatici, in un erotismo sano, nella riflessione critica sulla Storia.
Tratto dal romanzo di Jessamyn West. Quando in America scoppia la guerra civile (1861), una famiglia di quaccheri deve confrontare i propri principi religiosi con la realtà: fino a che punto si deve rinunciare alla violenza? Piuttosto ruffiano nel sentimentalismo con cui affronta il tema, accademico nello stile, ricco di carinerie, è soprattutto un film di attori, uno più bravo dell’altro. Palma d’oro a Cannes. Altro titolo: L’uomo senza fucile. Rifatto per la TV nel 1975 da J. Sargent.
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