Elmer Gantry, ciarlatano vagabondo si unisce alla setta religiosa dei Revivalisti solo perché attratto da una sua componente, sorella Sharon. Quando la missione viaggiante giunge in una grande città, Elmer deve fare i conti con una ragazza che lui ha sedotto e abbandonato anni prima
Nella notte tra il 14 e il 15/11/1959 due giovani in libertà vigilata entrano in una casa isolata di Holcomb (270 abitanti, Kansas) a scopo di furto e fanno strage della famiglia Clutter (padre, madre, due figli). Il 30 dicembre sono arrestati. Rei confessi al processo, sono giustiziati il 14/4/1965. L’anno dopo Truman Capote pubblicò il romanzo-documento, costato sei anni di lavoro, che gli diede la fama. Autore anche della sceneggiatura, R. Brooks ne cava un film di stile semidocumentaristico: asciutto, intenso, implacabile, girato nei luoghi reali, compresa la casa del delitto. Scene raccapriccianti, ma senza compiacimenti. 4 candidature agli Oscar: sceneggiatura, regia, fotografia (Conrad Hall), musica (Quincy Jones). Nel 1996 ne fu fatta una versione TV, regia di Jonathan Kaplan.
La figlia d’un tassista newyorkese è fidanzata con un giovanotto piccolo borghese. I due decidono di sposarsi con una cerimonia molto semplice, ma la madre di lei, timorosa che i vicini possano giudicarla avara o povera, impone un matrimonio sfarzoso che crea immense difficoltà a tutti i membri della famiglia. Finalmente il tassista troverà le parole giuste per far comprendere alla moglie l’assurdità delle sue pretese. Non solo i due giovani potranno sposarsi, ma anche la coppia più anziana instaurerà un rapporto diverso.
Nel tornare a Parigi per rivedere la figlia Vicki, Charles Willis (Johnson) rievoca l’estate 1945 quando, cronista di guerra, incontra la compatriota Helen (Taylor) e, nell’euforia della Liberazione, la sposa. La vita di coppia si disgrega presto: Helen continua la sua frivola vita mondana, trascura la figlia, ha un’avventura extraconiugale. Deluso nelle sue ambizioni di scrittore, Charles si dà all’alcol. Quando Helen si ammala e muore, Charles lascia la figlia alla cognata Marion (Reed). Tratto da un romanzo di Elliot Paul e dal racconto Babylon Revisited di F. Scott Fitzgerald su sceneggiatura di R. Brooks con Julius e Philip Epstein, il film è tutto giocato sulla corda della memoria e del rimpianto. Ha una bella e intensa parte centrale, ma verso la fine scade nel melodramma lacrimoso. Imposto dalla M-G-M, lo spostamento dell’azione dal primo al secondo dopoguerra impedisce a Brooks di ritrovare quell’aria fitzgeraldiana di un’epoca che avrebbe meglio giustificato il comportamento dei personaggi. Raramente, comunque, Johnson è stato così bravo e la Taylor così radiosa. Bella canzone di Jerome Kern.
1908: nel West sei uomini e una donna partecipano a una massacrante corsa a cavallo lunga ottocento miglia. Gli ultimi tre rimasti, con la donna in testa, avranno bisogno di molta iniziativa. Anche se la struttura della storia lo induce a una sorta di ripetizione e a un po’ di monotonia, R. Brooks riesce a imporre le sue qualità di robusto e generoso narratore, in una intelligente metafora della vita.
Un autoritario barone terriero del Mississippi malato di cancro festeggia il 65° compleanno insoddisfatto dei due figli, uno dei quali è un avido bruto e l’altro un ex atleta nevrotico che rifiuta di dormire con la bella moglie. È l’adattamento, purgato e ripulito, di un dramma (1955) di Tennessee Williams, grande successo di critica e pubblico a Broadway. Sotto la guida di Brooks si recita benissimo. Ebbe 6 nomination ai premi Oscar e non ne vinse nessuno. Almeno Newman lo meritava, più di Niven in Tavole separate .
Specialista in congegni antifurto, installa in una banca di Amburgo uno speciale sistema elettronico che poi sfrutta per impossessarsi di una grossa somma, depositata da loschi trafficanti che non possono denunciarlo alla polizia, ma intendono dargli una lezione. Umorismo più suspense in una sorridente lezione di regia (e di sceneggiatura) col veleno nella coda. Racconto senza morale, $(Dollars) è un esercizio divertente, simpatico, inutile come una macchina celibe. Interpreti ineccepibili.