Alla ricerca dell’uccisore della sua fidanzata, cowboy capita al “Mulino d’oro”, quartier generale di una banda capeggiata da un giocatore di professione e dalla cantante Ambra. Girato a basso costo, fondali ed esterni di cartapesta esibiti nella loro falsità, rozzo Technicolor RKO, è uno dei più fascinosi film del Lang americano, impregnato di un romanticismo struggente sui temi della ruota, del destino, della colpa, intorno alla figura mitica di Marlene. Western barocco da mettere vicino a Johnny Guitar (1953). Scritto da Daniel Taradash.
Elena invita l’ex marito nella sua casa di periferia e lo rinchiude in una cantina munita di tutti i conforti, ma anche di solide sbarre. Sequestro di persona coniugale. Tolti l’inizio e il finale a sorpresa e rapide escursioni all’aria aperta, il film è “a porte chiuse”. Tratto da una pièce di Jack Jacquine, è un confronto tra due mostri sacri della recitazione con un L. Ventura alle prese con un personaggio insolito.
Un marinaio francese, Roland, arriva a Barcellona dove sarà raggiunto dalla moglie. Si sistema in albergo, ma una sera trova un cadavere in camera e viene tramortito. Si sveglia in ospedale e si vede subito interrogato dalla polizia circa una misteriosa valigia. Da quel momento la valigia lo perseguita. Intorno a Roland accadono fatti strani e drammatici (la moglie viene rapita, si trovano altri cadaveri).
Produzione Disney (in parte a cartoni animati) dal romanzo per ragazzi di Sterling North. Protagonista è un bambino che abita nella valle di San Joaquin in California. Un giorno trova un agnellino nero e si affeziona, nonostante i brontolii della nonna. L’animaletto vincerà addirittura un premio alla fiera annuale del paese.
Lento sfaldarsi dei rapporti affettivi tra lo scrittore Giovanni Pontano e la moglie Lidia. La crisi si consuma tra la visita a un amico moribondo in clinica e la noia di una festa mondana. Si scivola nel disamore. L’azione si svolge a Milano da un pomeriggio di sabato all’alba di domenica. Come in tutti i film di Antonioni, la crisi del sentimento d’amore è la spia di una crisi più vasta, anche sociale; è la donna che ha un atteggiamento più lucido e attivo. Scritto con Tonino Guerra e Ennio Flaiano (collaborazione di Ottiero Ottieri), è una variazione e, insieme, un approfondimento dei temi di L’avventura (1959), ma il paesaggio vi ha importanza minore. Musiche di Giorgio Gaslini che ebbero il Nastro d’argento 1962, oltre a quelli per il miglior film e per la Vitti attrice non protagonista. A Berlino Orso d’oro e premio Fipresci.
Nel 1919 Amedeo Modigliani (1884-1920), pittore ignorato dai suoi contemporanei, passa da una bettola all’altra, alcolista, drogato e miserabile. È amato da due donne, l’inglese Beatrice e Jeanne Hébuterne, giovane borghese che lascia la famiglia per vivere con lui. Muore in un ospedale di Parigi. Dedicato a Max Ophüls che ne aveva scritto la sceneggiatura, dal romanzo Les Montparnos di Georges Michel, con Henri Jeanson e che morì prima di poter incominciare le riprese. Becker ne raccolse la difficile eredità, modificando la sceneggiatura (con il dissenso di Jeanson e del costumista Georges Annenkov che si dissociarono), e approdò a un risultato riuscito a metà.
Aron Ralston, 26 anni, entusiasta dello sport e della libertà, si concede una giornata di biking e trekking nel Blue John Canyon dello Utah. Sole, musica, paesaggi mozzafiato e un fortuito incontro con due belle escursioniste che si prestano a tuffi e risate: cosa chiedere di più? Tornato solo, però, scendendo un crepaccio, Aron smuove inavvertitamente un masso vecchio di milioni di anni e si ritrova immobilizzato, con un braccio bloccato tra questo e la roccia, praticamente senza cibo né acqua. Da sempre Danny Boyle intende il cinema come uno sport estremo. Nel bene e nel male, piaccia o faccia storcere il naso, questo è il suo credo, la sua marcia. In passato, però, dopo l’incontro magico con l’immaginario di Irvine Welsh, si è spesso arrabattato per far coincidere il ritmo e il senso dei racconti con quello della sua visione e della sua macchina da presa, forzando la mano e scadendo volentieri nel virtuosismo gratuito e grezzotto. La vicenda reale di Aron Ralston ha offerto, invece, al regista inglese ciò che attendeva da tempo (o forse eravamo noi ad attenderlo più di lui), vale a dire pane per i suoi denti, cibo per la sua mente. Boyle ri-immagina, infatti, l’esperienza estrema di Ralston con i ralenti e le accelerazioni, le soggettive impossibili e i raddoppi di formato (la telecamerina, come in The Beach) che tanto gli piacciono, ma anche con un pudore e una pulizia che non eravamo pronti ad attribuirgli.
Come il protagonista sfida se stesso e le possibilità del proprio corpo, traendone godimento, è evidente che il regista risponde con sicuro piacere alla sfida di costruire un film d’azione con un attore che non può muoversi. Eppure non è né questo, né il facile rovesciamento tra il sovraffollamento umano ritratto nelle immagini d’apertura e il vuoto che imprigiona il ragazzo in seguito o tra il caldo delle immagini cinematografiche e il freddo del testamento affidato al video, ad incollarci al film. Piuttosto è l’idea espressa in una frase dettata dal delirio, e cioè che quella pietra aspettasse Aron da quando è nato e che tutta la sua vita non fosse stata che una preparazione a quel giorno, che racchiude un’idea di cinema forte ed emozionante e fa sì che i flashback e le allucinazioni abbiano un’anima e che l’agire del nostro pensiero e quello del cinema tornino qui ad incontrarsi senza forzature, in nome di una somiglianza naturale. Senza cadere nella recitazione del dolore, James Franco dà una bella prova del proprio talento, riuscendo col solo primo piano a costruire un personaggio pieno di contraddizioni, dalla straordinaria forza d’animo. Al termine di un’esperienza cinematografica come questa si perdona al regista anche un finalissimo inutile, fuori stile e fuori luogo.
Il commissario Vergeat, durante le elezioni a Rouen, assiste all’omicidio di uno dei due candidati ed al ferimento di un agente. Deciso ad approfondire l’indagine si fa incriminare per corruzione per poter rimanere sul luogo e continuare le indagini. Finale a sorpresa.
Pregiudicato decide di rapinare in una gioielleria sulla Croisette di Cannes. S’innamora di un’antiquaria e si camuffa da vecchio e ricco uomo d’affari. Ventura e la Fabian hanno preso un premio per il miglior attore e attrice al Festival di San Sebastian. È uno dei film più maturi e completi di Lelouch proprio perché non ha troppe pretese: una storia d’amore movimentata da un pizzico di giallo.
Alla fine dell’Ottocento Beppe Musolino, carbonaio calabrese, ama la bella Mara, ma è inviso a suo padre che la vorrebbe sposata con Don Pietro, capo della ‘ndrangheta. Della sua uccisione è accusato Musolino e, in base a tre false testimonianze, condannato. Evade, si dà alla macchia, si vendica di due testimoni. Quando in un’imboscata Mara muore, mette a morte l’assassino e si costituisce. Versione romanzata e romantica di una storia vera per mano di 8 sceneggiatori (oltre al regista, F. Brusati, E. De Concini, I. Perilli, V. Talarico più A. Leonviola, M. Monicelli e Steno), prodotta da Ponti-De Laurentiis, è un melodramma paesano d’azione, modellato sul western americano (scene di tribunale comprese), ribattezzato southern da Ennio Flaiano. Fotografia: Aldo Tonti. A. Nazzari in gran forma brigantesca. G. Musolino (1876-1956) fu condannato a 21 anni di carcere nel 1897 e all’ergastolo nel 1901. Trasferito dopo il 1945 in un manicomio criminale, fu rilasciato in tempo per vedere il film, protestando per lo scarso rispetto alla verità della sua vicenda.
L’agente segreto Maurice viene inviato in missione a Vienna, dove dovrebbe mettersi in contatto con lo scomparso collega Margerie. Aiutato da altri, tra cui un avvocato e una giovane cantante, mette le mani sui documenti segreti di Margerie. Scopre a sue spese che questi è un traditore. Al suo capo consegnerà i documenti, ma non dirà del tradimento.
Sono i 126 giorni (per l’esattezza) che Carlo Alberto Dalla Chiesa, generale dei carabinieri, passò a Palermo prima di cadere sotto il piombo mafioso. Instant movie utile e senza stile. G. Ferrara non sa trasformare la cronaca in cinema, ma almeno fa cronaca. Ignora l’arte dei particolari e usa la mazza quando sarebbe necessario il rasoio, ma insegna molte cose sulla mafia.
È la storia – da Cronache italiane (1829) di Stendhal – dell’amore tra il carbonaro Pietro Missirilli e la principessa Vanini nella Roma del 1823 sullo sfondo del malgoverno papalino, dei primi fermenti liberali, della vita quotidiana del popolo. Per averlo tutto per sé, lei denuncia i suoi compagni che lo accusano di tradimento. Pietro si costituisce e, condannato alla ghigliottina, respinge l’aiuto di lei che si chiude in convento. Il dissidio tra melodramma e cronaca, finzione e documento, spettacolo e intenti didattici non è risolto; è, in negativo, il film più viscontiano di Rossellini, che non riconobbe il montaggio, ma meriterebbe una rivisitazione. Scritto da F. Solinas, A. Trombadori e troppi altri.
Un film di Claude Sautet. Con Jean-Paul Belmondo, Sandra Milo, Lino Ventura Titolo originale Classe tous risques. Giallo, b/n durata 110 min. – Italia, Francia 1960. MYMONETROAsfalto che scotta valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un criminale internazionale condannato a morte cerca di sfuggire alla cattura. Con moglie, due figli e un amico sbarca a Mentone, ma ha uno scontro a fuoco con la polizia. Si salva con i figli e cerca rifugio e protezione a Parigi da vecchi amici del mestiere. Rimane solo, disperato e aumenta la serie di delitti, finché stanco della lotta e della fuga si lascia catturare.
1863: i bersaglieri del capitano Giordani devono liberare una zona della Lucania dai briganti di Raffa Raffa, fedeli ai Borboni. Il capitano è per i metodi spicci, il commissario Siceli predilige l’astuzia. Da un racconto di Riccardo Bacchelli, sceneggiato dal regista con F. Fellini, T. Pinelli e F. Tozzi. Moralista influenzato da Ford, Germi ha fatto un western militare di robusto impianto narrativo dove Nazzari campeggia come il monumento di sé stesso. La contrapposizione complementare tra A. Nazzari/soldato blu nordista e il commissario sudista e volpone è da sola una piccola lezione di storia.
Durante il passaggio della frontiera italiana per trascorrere le vacanze al paese natale, un emigrato viene fermato e imprigionato senza che gli venga fornita alcuna spiegazione. Di disavventura in disavventura, finisce in un manicomio criminale dal quale uscirà finalmente discolpato, ma purtroppo traumatizzato.
Errore mio avevo messo un’altra versione (600mb circa), questa è meglio (1,1gb)
Parigi, 1944: due amici studenti sono alle prime armi con esperienze sentimentali e malavita. Con il traffico della borsa nera sono gratificati dai primi guadagni. Da lì a colpi grossi il passo è breve. Tratto da un romanzo di M. Aymé e sceneggiato da Aurenche e Bost, grazie anche a un’efficace scelta di attori (Delon, Brialy, Milo), è uno dei migliori film francesi sull’Occupazione, di una grazia acidula che qualche eccesso caricaturale non guasta.
Storia di alcuni resistenti francesi. Il capo, catturato dai tedeschi, viene salvato da un’intrepida donna. Ma l’intrepida tradirà (e verrà giustiziata dai compagni) quando i collaborazionisti la ricatteranno. Poi c’è il comandante dei maquis che fa a tempo a intravedere il fratello prima che questi parta per una missione in cui troverà la morte. Nei cinque anni di occupazione cadranno tutti ad uno ad uno sotto il piombo nazista.
Due minatori in Belgio passano un weekend con due ragazze olandesi che lavorano nella strada delle vetrine di Amsterdam. Uno dei due s’innamora, ricambiato. Uno dei più felici film di Emmer e non solo per agilità di racconto, intelligenza di notazioni e direzione di attori. C’è anche uno scavo psicologico più profondo. Ebbe gravi noie con la censura democristiana che impose tagli, modifiche al dialogo e il divieto ai minori di 16 anni, nonostante la castità della rappresentazione.
MacGyver è una popolare serie televisiva di avventura creata da Lee David Zlotoff e interpretata da Richard Dean Anderson, che impersona l’ingegnoso agente segreto Angus MacGyver. Il telefilm è andato in onda negli Stati Uniti per sette stagioni, dal 1985 al 1992, e ha ottenuto grande successo anche in Italia, trasmesso per la prima volta su Italia 1, ogni mercoledì sera in prima serata nel 1986, inserito successivamente in programmazione quotidiana nelle fasce orarie pomeridiane, dal 1988 sino al 1992.
MacGyver è un agente operativo di un’Agenzia Governativa (chiamata DXS che sta per Department of eXternal Services) che, successivamente, diviene un attivo collaboratore della Fondazione Phoenix. È un eroe solitario che non fa uso di violenza né di armi da fuoco. Aiuta i deboli, rispetta l’ambiente, ama il prossimo ed è fiducioso nella legge. È single e a differenza dei cliché degli eroi solitari non è un donnaiolo. In sette stagioni ha poche relazioni d’amore, una delle quali gli diviene quasi fatale. MacGyver è un ex giocatore di hockey, cresciuto e laureatosi in Minnesota, che vive e opera a Los Angeles, pur spostandosi laddove le sue missioni lo richiedono. Le sue armi sono l’ingegno e l’intelligenza e i suoi unici equipaggiamenti sono un coltellino svizzero e talvolta anche nastro adesivo, che utilizza spesso nei suoi cosiddetti “macgyverismi”, opere dell’ingegno con oggetti e cose che trova attorno a lui.
Tutti i link Easybytez sono andati persi, con calma cercherò di ricaricare più materiale possibile.
Le richieste di reupload di film deve essere fatto SOLO E ESCLUSIVAMENTE via email (ipersphera@gmail.com), le richieste fatte nei commenti verrano cestinate.
Visto il poco spazio su Mega (2 terabyte) NON caricherò più serie tv e fumetti.
Se interessati a serie o fumetti contattatemi via email che vi spiego un metodo alternativo