Category: Turchia


Regia di Nuri Bilge Ceylan. Un film Da vedere 2011 con Yilmaz ErdoganTaner BirselAhmet Mümtaz TaylanMuhammet UzunerFirat Tanis. Titolo originale: Bir zamanlar Anadolu’da. Genere Drammatico, – Turchia2011durata 150 minuti. Uscita cinema venerdì 15 giugno 2012 distribuito da Parthénos. – MYmonetro 3,49 su 19 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

6° LM di Ceylan e, dopo Uzak (2003), il 2° che vince il Grand Prix du Jury a Cannes 2011. L’Anatolia è un altopiano stepposo di circa 500 000 kmq, quasi 200 000 in più del territorio italiano. I primi 90 dei 157 minuti di questo poliziesco si svolgono al buio, illuminato dalla splendida fotografia di Gökhan Tiryaki. Dal tramonto a notte fonda 2 auto e una jeep percorrono le strade non asfaltate dell’altopiano. Un magistrato, un medico legale e 9 poliziotti scortano 2 uomini che, ubriachi, hanno sepolto in un luogo imprecisato un loro amico. Cercano il cadavere. Dai dialoghi apparentemente banali emergono aspetti oscuri del delitto. Coprodotto e scritto dal regista con Ebru Ceylan e Ercan Kesal, offre molti spunti interessanti: un’autopsia in tempo reale; un’apparizione magica; il tema del suicidio come punizione. Distribuisce Parthénos.

 C'era una volta in Anatolia
(2011) on IMDb
The Small Town (1997) - IMDb

Regia di Nuri Bilge Ceylan. Un film con Cihat BütünEmin CeylanFatma CeylanHavva Saglam. Genere Drammatico – Turchia1997durata 85 minuti.

Una famiglia turca in una piccola città. La prima parte della storia è ambientata in una scuola elementare, frequentata dalla figlia di 11 anni. La seconda parte si svolge, invece, in primavera. La ragazza e suo fratello sono in viaggio verso il campo di grano dove la famiglia li attende. Nella terza parte i due ragazzi comprendono la complessità e la cupezza del mondo degli adulti.

 Kasaba
(1997) on IMDb

Regia di Xavier Koller. Un film Da vedere 1990 con Necmettin ÇobanogluEmin SivasErdinc AkbasYaman OkayFrancesco MigliaccioCast completo Titolo originale: Reise der hoffnung. Genere Drammatico – SvizzeraTurchiaRussia1990durata 109 minuti. – MYmonetro 3,57 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Potrà mai qualcuno raggiungere la terra promessa? Questo l’interrogativo che il film si pone narrando la storia di una famiglia turca, che, ridotta in povertà, è costretta ad emigrare illegalmente in Svizzera. Sono i racconti di guadagni sicuri a convincere Haydar che occorre partire. Convinta sua moglie Meryem e venduto il suo pezzo di terra, l’uomo prende però una decisione: quella di lasciare in patria, alle cure dei suoi genitori, i suoi sette figli. Suo padre lo convince però a portare con sé almeno uno dei suoi figli. I tre partono, così, in cerca di fortuna

Journey of Hope (1990) on IMDb

Regia di Nuri Bilge Ceylan. Un film con Yavuz BingölHatice AslanAhmet Rifat SungarErcan KesalCafer KöseCast completo Titolo originale: Üç Maymun. Genere Drammatico, – Turchia2008durata 109 minuti. Uscita cinema venerdì 12 settembre 2008 distribuito da Bim Distribuzione. – MYmonetro 3,00 su 17 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Melodramma raffreddato e ribaltato a 4 personaggi. Da una parte Servet, un padrone, dall’altra una famigliola – padre, madre, un figlio fannullone – al suo servizio. Comincia con un morto su una strada tra i boschi, investito dall’auto del padrone, politico in carriera, e si chiude con un omicidio. Parte come un noir, sbuca in un melò d’amore, adulterio, gelosia, odio, è attraversato da uno sprazzo di incubo horror: un cadavere di bambino in libera uscita che appare al figlio, suo fratello, e poi, di nascosto, accarezza il padre. Nel negare la verità, rimuovendo prove e responsabilità, la famiglia decide di non vederla, non sentirla, non parlarne. 5° film, e il più sociale – scritto con Kesal che fa il personaggio più odioso, il padrone – di Ceylan, che persegue un cinema d’autore affascinato dalle contraddizioni della psiche umana. Fa spicco la bruna, conturbante Aslan, con la quale il regista sembra avere un rapporto di attrazione/repulsione. Coprodotto da Valerio De Paolis per la BIM che lo distribuisce. Premio per la regia a Cannes.

 Le tre scimmie
(2008) on IMDb

Locandina italiana Il regno d'inverno - Winter SleepUn film di Nuri Bilge Ceylan. Con Haluk Bilginer, Melisa Sozen, Demet Akbag, Ayberk Pekcan, Serhat Mustafa Kiliç. Titolo originale Kis uykusu. Drammatico, durata 196 min. – Turchia, Francia, Germania 2014. – Parthenos uscita giovedì 9 ottobre 2014. MYMONETRO Il regno d’inverno – Winter Sleep * * * 1/2 - valutazione media: 3,94 su 40 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

In un villaggio sperduto dell’Anatolia, in cui giungono turisti interessati alla struttura di antiche abitazioni che formano un tutt’uno con la roccia, Aydin è il proprietario di un piccolo ma confortevole albergo, l’Othello. L’uomo è anche il padrone di diverse case i cui inquilini non sono sempre in grado di pagare l’affitto e vengono puniti con il sequestro di televisore e frigorifero. Aydin vive con la giovane moglie Nihal e con la sorella Necla che li ha raggiunti dopo il divorzio. L’uomo è stato attore e ora sta pensando di scrivere un libro sulla storia del teatro turco.
Nuri Bilge Ceylan ancora una volta riesce ad emozionare con un’opera che sfida la lunga durata uscendone vincitrice assoluta. Il regista turco realizza una sintesi del proprio cinema dimostrando una libertà creativa che lo affranca dalla ripetitività. Dopo il successo dei film precedenti (e in particolare di C’era una volta in Anatolia) sarebbe stato facile tornare a proporre atmosfere e tempi rarefatti. Ceylan opta invece per una sceneggiatura in cui la parola domina integrandosi con un paesaggio e con interni che riflettono e, al contempo, determinano gli stati d’animo. Se il rimando a Shakespeare è in questa occasione palese (dal nome dell’hotel al manifesto di un “Antonio e Cleopatra” fino a una diretta citazione) l’amato Cechov torna a innervare l’opera del regista. Perché il film è pervaso da una sensazione di resa alla fragilità dei rapporti mentre al contempo se ne cerca una ragione e una soluzione (magari nella Istanbul che sostituisce come meta desiderata la Mosca del Maestro russo). Ceylan però si impadronisce di questo mood per operare una lettura delle relazioni uomo/donna che, portata sullo schermo grazie ad attori straordinari, ne fa emergere le pieghe e le piaghe più nascoste. Aydin è un possidente: possiede edifici, possiede la cultura, possiede sua moglie o, meglio, crede di possederla. Ha costruito intorno a lei una gabbia di attenzioni che è si è trasformata in una prigione che lo ha isolato a sua volta. A poco valgono le riflessioni sull’arte e sulla scrittura di quest’uomo apparentemente bonario (il lavoro sporco tocca al suo braccio destro).

 Il regno d'inverno
(2014) on IMDb

Regia di Italo Martinenghi. Un film con Sal BorgeseAldo SambrellTony CortiAldo CantiCüneyt ArkinAndrea Luzon. Genere Azione – ItaliaTurchiaSpagna1979durata 95 minuti.

La mafia italo americana vuole mettere le mani sulla macchina del tempo di un geniale inventore! I 3 fantastici Supermen si confronteranno, tra i vicoli e i minareti dell’esotica Istanbul, con pericolosi gangsters per vanificare il criminale piano dei cattivi e portare a termine la missione.

Süpermenler (1979) on IMDb

Risultati immagini per Dünyayi Kurtaran AdamUn film di Çetin Inanç. Con Cüneyt ArkinAytekin AkkayaHüseyin PeydaMehmet UgurFüsün Uçar.  Fantascienzadurata 91 min. – Turchia 1982.
Guerre e devastanti cataclismi hanno sgretolato il pianeta Terra al punto che alcuni suoi frammenti sono andati a disperdersi nello spazio dando forma a nuovi piccoli asteroidi. Su uno di questi mondi sconosciuti precipita il caccia spaziale dei piloti turchi Murat e Ali, danneggiato nel corso di una battaglia contro una flotta di astronavi che muove alla conquista del nostro sistema solare. I due amici, usciti sani e salvi dallo schianto, si ritrovano in un arido tavolato costellato di piramidi e sfingi identiche a quelle dell’antico Egitto e vengono accolti da un popolo che subisce la dominazione di un crudele Signore della guerra desideroso di impadronirsi dell’universo e di scoprire il segreto dell’immortalità. Gli impavidi astronauti si mettono al servizio di una bella principessa, ma Ali troverà la morte nell’epico conflitto contro le forze del Male… Çetin Inanç realizza la versione turca di Guerre stellari, intrisa di propagandistica esaltazione della cultura islamica, sulla base di un raffazzonato canovaccio piratato dalle idee e dalle sequenze del classico di George Lucas e perfino da The Wizard of Oz: uno spericolato affastellamento di avventure che esula da ogni logica narrativa ma che consente di mettere in scena carnevaleschi mostri di cartapesta e di peluche, robot dalle corazze di cartone, esibizioni gladiatorie e combattimenti alle arti marziali accompagnati da un soundtrack che ruba brani da Raiders of the Lost Ark, Moonraker, Flash Gordon, Battlestar Galactica e da altri film americani di successo. Dünyayi kurtaran adam (ovvero “L’Uomo che salvò il mondo”) è un cult del “So Bad It’s So Good”, ma è anche una concreta testimonianza del modo di fare cinema in un paese costretto a barcamenarsi tra mille difficoltà economiche e socio-politiche. Titoli internazionali: The Man Who Saves the World, Turkish Star Wars. Seguìto, nel 2006, da Dünyayi Kurtaran Adam’in oglu.

The Man Who Saved the World (1982) on IMDb
Risultati immagini per Buon Anno Sarajevo

Regia di Aida Begic. Un film Da vedere 2012 con Marija PikicIsmir GagulaNikola DjurickoStasa DukicVelibor TopicCast completo Titolo originale: Djeca. Genere Drammatico – Bosnia-HerzegovinaGermaniaFranciaTurchia2012durata 90 minuti. Uscita cinema giovedì 3 gennaio 2013 distribuito da Kitchen Film. – MYmonetro 3,11 su 12 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

2° film scritto e diretto dalla bosniaca Begic che, più di 10 anni dopo la guerra civile che la devastò, torna a Sarajevo. Ha un tema quasi sempre trascurato e rimosso in letteratura, ma soprattutto al cinema: oltre ai morti e ai danni, come stanno le vittime sopravvissute di una guerra? Che prezzo hanno pagato? Oltre alla protagonista, i 2 personaggi principali sono 2 fratelli orfani musulmani: la 20enne Rahima, sottopagata come cuoca, e Nedim che a 14 anni ha già combinato molti guai. Per entrambi il tempo si è bloccato in un immutabile passato, aggravato dalla crisi economica. Nessun compiacimento dolorifico o morboso nell’asciutta regia, cinepresa a spalla, lunghi piani-sequenza. E botti laceranti come bombe per le feste di Capodanno. Premio Lino Micciché a Pesaro 2012. Distribuisce Kitchenfilm di Emanuela Piovano.

Djeca (2012) on IMDb

E’ l’ultimo film di Yilmaz Güney, girato in Francia, in un ex monastero, in concorso a Cannes nel 1983, l’anno prima di morire.
ambientato interamente in carcere, donne, bambine, uomini, e ragazzi nello stesso carcere, divisi da un muro.
guardie sadiche, ragazzini che possono solo subire l’ingiustizia e la prevaricazione, continuamente imbrogliati e picchiati senza pietà, un calvario senza fine.
un film doloroso e necessario, di un regista che in carcere è stato per anni, mica lo ha visto al cinema.
da non perdere

The Wall (1983) on IMDb

Regia di Semih Kaplanoglu. Un film con Nejat IslerSaadet AksoyUfuk BayraktarTulin Ozen. Genere Drammatico – TurchiaGrecia2007durata 97 minuti.

Il poeta Yusuf ritorna nel paese in cui è cresciuto dopo anni in occasione della morte di sua madre.

 Yumurta
(2007) on IMDb

Regia di Semih Kaplanoglu. Un film con Melih SelcukBasak Köklükaya. Genere Drammatico – TurchiaFranciaGermania2008durata 102 minuti. – MYmonetro 2,75 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

In un piccolo villaggio della Turchia, in provincia di Smirne, il giovane Yusef aspira a diventare poeta. La madre, rimasta vedova troppo giovane, lo rimprovera di avere la testa fra le nuvole e di spendere i soldi che servono a mandare avanti la casa – guadagnati con la sua attività di lattaia – in libri, matite e quaderni. Diplomato da poco e in attesa della chiamata alle armi, Yusef vive come sospeso nella sua età informe e pratica la poesia nella speranza di riuscire a trovare la propria identità di giovane uomo.
Süt costituisce il secondo capitolo di una trilogia che racconta, a ritroso, la storia di Yusef. Se in Yumurta il protagonista è rappresentato nell’età adulta, in Süt lo ritroviamo nella sua giovinezza e ne vediamo la persona a metà fra due strade, tra il ragazzo e l’uomo. Mettendo in scena i dolori del giovane Yusef, Semih Kaplanolu trova nella stasi poetica, nel meriggiare assorto, nei brevi e radi dialoghi e nella flemma tipica del cinema mediorientale una cifra stilistica per mettere in scena il rapporto madre-figlio e fare luce sulla figura genitoriale femminile, che nella società turca rappresenta qualcosa di sacro, attraverso lo sguardo languido del figlio.

 Süt
(2008) on IMDb

Regia di Semih Kaplanoglu. Un film con Erdal BesikçiogluTulin OzenAlev Uçarer. Genere Drammatico – TurchiaGermania2010durata 103 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 2,75 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Yusuf è un bambino solitario che vive con i genitori in una zona isolata di un bosco di montagna. Il padre alleva api e il bambino prova una grande ammirazion e per lui con il quale condivide segreti. Yusuf, che a casa sa leggere correntemente, a scuola si blocca e non riesce ad ottenere la targhetta rossa che il maestro dà in premio a chi legge bene. Il diminuire della presenza delle appi costringe i genitore a cercare di porre le arnie in luoghi più lontani e ad altezze più elevate. Un giorno l’uomo non farà ritorno e mentre la moglie si metterà alla sua ricerca il bambino si sentirà spinto a sperare in una sua prossima riapparizione da una lettura sacra.
Il cinema di Semih Kaplanoglu non appartiene alla categoria di quelli destinati ad attarre il grande pubblico. Il regista turco procede, sostenuto dal consenso ottenuto in importanti festival internazionali, nel suo percorso autoriale con il terzo capitolo della storia del suo protagonista Yusuf. Dopo averlo presentato nel suo periodo di studi universitari in Milk e seguito in quello dell’età adulta in Egg ora il regista ce ne presenta l’infanzia.
Il miele del titolo è quello delle api che costituiscono l’elemento che consente la vita della famiglia ma diverranno anche l’occasione della sua disgrazia. Il film procede con grande lentezza facendoci percepire il tempo dilatato che avvolge la vita del bambino modificato solo dalla vita scolastica alla quale però partecipa con fatica e dolore senza inserirsi nei giochi dei compagni. Va quindi rispettato il lavoro di ricerca che il regista compie su aspetti di vita appartati della realtà sociale turca.
Resta però il dubbio di un eccesso di compiacimento nei confronti di un estetismo che in più di un’inquadratura prolungata finisce con il risultare fine a se stesso indebolendo così la tenuta complessiva di un film che ha nella straordinaria bravura del piccolo protagonista un elemento di indubbia forza.

 Bal
(2010) on IMDb

Regia di Reha Erdem. Un film Da vedere 2006 con Özkan ÖzenAli Bey KayaliElit IcanBülent Emin YararTaner Birsel. Titolo originale: Bes Vakit. Genere Drammatico – Turchia2006durata 110 minuti. – MYmonetro 3,55 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Ömer odia il padre, Imam del villaggio, e prega perché muoia; Yakup è innamorato della maestra; la dolce Yildiz ama il papà e vorrebbe non sapere che lui e la madre hanno rapporti sessuali; poi c’è il pastorello che viene punito dal genitore adottivo perché colto in fallo mentre prendeva delle noci da un albero.
Storia di quattro ragazzini che stanno per diventare grandi ma che si trovano a disagio nel mondo degli adulti, troppo duro per loro, dal quale sfuggono finché possono rifugiandosi nei loro sogni, in mezzo alla natura della campagna turca.

 Bes Vakit
(2006) on IMDb

Regia di Nuri Bilge Ceylan. Un film con Muzaffer OzdemirMehmet Emin ToprakNazan KirilmisFatma CeylanZuhal Gencer Erkaya. Genere Drammatico – Turchia2003durata 110 minuti. – MYmonetro 3,00 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Giovane e rozzo campagnolo, operaio licenziato, Yusuf lascia il paese per Istanbul dove, in attesa di trovare un imbarco come marittimo, si fa ospitare nella grande casa del cugino Mahmut, fotografo pubblicitario con velleità artistiche. È – un po’ sullo schema della nota favola di La Fontaine Il topo di città e il topo di campagna – l’incontro e lo scontro di due solitudini e di due distanze, indicate già nel titolo (“uzak” significa lontano). 3° lungometraggio di Ceylan, uno dei più talentosi registi turchi, è un film dell’inazione impregnato di una tristezza esistenziale cui fa da contrappunto una vena di sapido grottesco. Stilisticamente ricorda Antonioni e la sua tematica dell’incomunicabilità: tempi morti, ritmo lento, raffinatezza cromatica delle immagini in bilico tra il nitido e lo sfumato, organizzazione dello spazio. Difficile da dimenticare la sua Istanbul innevata e nel sottofinale la metafora del sorcio, incollato nella carta topicida, che squittisce nella notte. Gran Premio della giuria e doppio premio per l’interpretazione maschile a Cannes 2003; europremio Felix per la regia; Hugo d’argento a Chicago; Gran Premio Fipresci. Girato nell’appartamento del regista che fa il fotografo per autoprodursi i film. Il campagnolo Toprak è suo cugino, morto in un incidente d’auto dopo le riprese.

 Uzak
(2002) on IMDb

Regia di Nuri Bilge Ceylan. Un film con Ebru CeylanNuri Bilge CeylanNazan KesalMehmet Eryilmaz. Titolo originale: Iklimler. Genere Drammatico, – TurchiaFrancia2006durata 101 minuti. Uscita cinema venerdì 20 aprile 2007 distribuito da Bim Distribuzione. – MYmonetro 2,96 su 8 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Si comincia in estate sotto il sole mediterraneo con una coppia che si separa. Lui, Isa, insegna architettura all’università; lei, Bahar, di circa vent’anni più giovane, fa la segretaria di produzione in TV. Nessuna spiegazione. Si finisce tra il freddo dei monti innevati dell’Anatolia con un tentativo di riconquista, patetico più che sincero, da parte di lui che le assicura di essere cambiato. Due stagioni e tre movimenti. In mezzo c’è la vita annuale e banale a Istanbul in cui Isa si fa sedurre da una ex amante. Il lirismo chirurgico di N.B. Ceylan – che, tra un film e l’altro, campa come fotografo – lascia il posto alla routine della prosa, se non fosse per il lungo piano-sequenza del ferino accoppiamento carnale con le noccioline che passerà nelle future antologie dell’erotismo audiovisivo. C’è il sospetto che il 4° di Ceylan sia un “film da festival”. Girato in digitale; telecamera quasi sempre ferma; raffinata precisione nei pittorici campi lunghi; una storia dove “non succede niente”; dialoghi compressi al minimo; velati suggerimenti di autobiografismo (l’autore è anche il protagonista, insieme alla moglie Ebru). Gli spettatori maturi affetti da cervicale tengano d’occhio i cassetti degli alberghi cui Isa ricorre per ficcarci il collo.

 Il piacere e l'amore
(2006) on IMDb

Regia di Ali Aydin. Un film Da vedere 2012 con Ercan KesalMuhammet UzunerTansu Biçer. Titolo originale: Küf. Genere Drammatico – TurchiaGermania2012durata 94 minuti. Uscita cinema martedì 30 aprile 2013 distribuito da Sacher. – MYmoro 3,39 su 15 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Presentato alla Settimana della Critica di Venezia 2012 e premiato come Opera Prima, è costato all’esordiente Aydin 7 anni di lavoro per scrivere la sceneggiatura. Fa perno su un paradosso. Il fenomeno dei desaparecidos non riguarda soltanto l’Argentina. Negli anni 1990-96 si è ripetuto in Turchia. Nel 1995 centinaia di donne – sui mass media battezzate “le madri del sabato” – cominciarono a riunirsi davanti al liceo Galatasaray con le fotografie dei figli scomparsi dopo il loro arresto per mano della polizia di un governo di estrema destra. Il paradosso è che nel film non sono nemmeno nominate – anzi vi compare, per due minuti appena, una donna sola. Girata alla fine delle riprese, ma inserita all’inizio della storia, c’è una sequenza straordinaria di 11 minuti (con la cinepresa immobile, come nel resto del film se si tolgono brevissime panoramiche): un dialogo tra un avvocato e Basri, guardiano delle ferrovie il cui lavoro consiste nel controllare i binari che ogni giorno, d’estate come d’inverno, percorre a piedi e che per 18 anni scrive 2 lettere al mese al ministero degli Interni e alla questura: vuole sapere che fine abbia fatto il figlio Seyefi, un curdo come gli altri scomparsi. I suoi resti sono stati ritrovati a Istanbul. Secondo Aydin, la lettura di Dostoevskij ha contato molto per la cupezza del suo protagonista assoluto che perde a poco a poco anche la speranza.

Locandina La polveriera

Un film di Goran Paskaljevic. Con Predrag ‘Miki’ ManojlovicNebojsa GlogovacAna SofrenovicDragan NikolicLazar Ristovski. continua» Titolo originale Bure barutaDrammaticodurata 102 min. – Francia, Grecia, Turchia, Macedonia 1998MYMONETRO La polveriera ***1/2- valutazione media: 3,63 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Belgrado. Fine anni Novanta. Manù, emigrato, fa ritorno a casa sperando di ritrovare Natalia, la fidanzata di un tempo. Due amici si rivelano i reciproci tradimenti fino a che uno dei due uccide l’altro con una bottiglia spezzata. Poi sale su un treno e si fa saltare per aria insieme a una giovane passeggera. Un tassista dà un passaggio a un anziano poliziotto per rivelargli di essere stato il suo aggressore poco tempo prima. Questa e altre vicende incorniciate nella narrazione di un travestito che si esibisce al “Balcan Cabaret” in uno dei film più ‘a cuore aperto’ che la cinematografia della ex-jugoslavia abbia prodotto. Senza le astuzie, gli ammicchi, le piccole (e grandi) cialtronaggini di un genio visionario come Kusturica ma con la grande e sentita umanità di uno sguardo chirurgico che non difetta della pietà ma non può fare a meno di mostrare l’abisso di dissoluzione verso cui qualcuno sta conducendo un popolo.

Regia di George Ovashvili. Un film Da vedere 2014 con Ilyas SalmanMariam ButurishviliTamer Levent. Titolo originale: Simindis kundzuli. Genere Drammatico, – Repubblica cecaSpagnaGeorgiaIslandaCorea del sudGran BretagnaTurchiaIsraeleUSA2014durata 100 minuti. Uscita cinema giovedì 20 agosto 2015 distribuito da Cineama. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,44 su 5 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Il fiume Inguri segna il confine naturale tra la Georgia e la Repubblica di Abkhazia. I secessionisti hanno reclamato questa porzione del paese, cacciando brutalmente i georgiani che la abitavano. Proprio lungo questa tormentata frontiera, in primavera, lo scioglimento del ghiaccio dà vita a piccole isole itineranti, che si fanno e si disfano a seconda delle stagioni e dei capricci della natura. Un vecchio contadino e sua nipote adolescente si installano in questa terra di nessuno, costruendo una precaria baracca di legno, per coltivarvi il necessario per sopravvivere al rigido inverno. Quando sull’isola compare un ribelle ferito, il già fragile equilibrio di questa insolita coppia si spezza pericolosamente.
Quello diretto dal georgiano George Ovashvili è un film che indaga tra le pieghe dei conflitti. In primo luogo, il difficile rapporto tra uomo e natura, cristallizzato nel tentativo ancestrale di dominare, a mani nude, un ambiente riottoso, pronto a sottrarre con violenza ciò che un attimo prima aveva dato. In seconda battuta, c’è la lotta fratricida tra due popoli, che si manifesta nella presenza dei soldati georgiani che pattugliano il confine con le loro barchette, alla ricerca dei ribelli. Sopraggiungono molesti, così come il rumore degli spari nella notte, a turbare la quiete della vita del contadino, scandita solo dai ritmi di un lavoro paziente, in balia della natura. Il terzo contrasto, non meno importante, è quello tra la prudente saggezza dell’uomo anziano e l’incosciente desiderio di emozioni della nipote sulla soglia dell’adolescenza. La routine lenta e faticosa che li unisce, al contempo li divide, determinando il sentore strisciante di una deflagrazione che non si consuma mai veramente. Almeno non a parole, in un’opera dove gli sguardi, le inquadrature – carrellate o movimenti di macchina a mano – e la fotografia in 35 mm – contano molto più dei dialoghi, ridotti all’osso per l’intera durata del film.
Un film da festival, in cui la sceneggiatura è scarna, al pari delle battute, e il ritmo è dilatato. Un film dove l’immagine ha la meglio sulla parola, esibendoci, in tutto il suo crudele splendore, una natura tanto generosa quanto capricciosa. Il regista ce la mostra con estremo realismo, ai limiti del documentario. I due attori protagonisti contribuiscono a rafforzare questa poetica del reale, agendo davanti alla macchina da presa con grande naturalezza, parlando solo con gli occhi: solcato, lui, dalla fatica dell’età e dalle intemperie della vita – ma nonostante tutto determinato e teneramente preoccupato per la nipote – e animata, lei, da un bisogno di vita che la spaventa e la incoraggia al contempo. In questo deserto di comunicazione, non è tanto la parola a mancare, quanto le risposte alle domande che questa storia incompiuta di uomini suscita. Curiosità e desiderio di emozioni più forti che il regista non soddisfa, interessato più ai capricci della natura che a quelli degli uomini.

Regia di Fatih Akin. Un film con Baki DavrakNursel KöseHanna SchygullaTuncel KurtizNurgul YesilcayCast completo Titolo originale: Yasamin kiyisinda. Genere Drammatico, – GermaniaTurchia2007durata 122 minuti. Uscita cinema venerdì 9 novembre 2007 distribuito da Bim Distribuzione. – MYmonetro 2,89 su 15 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

4° lungometraggio di finzione di Akin, regista turco cresciuto in Germania ( La sposa turca ). In una vicenda ricca di rime e dominata dalla fatalità (2 omicidi colposi), che si sposta da Brema e Amburgo a Istanbul e ritorno, si muovono 6 personaggi (4 turchi e 2 tedeschi: 2 figlie, 2 madri, un padre e un figlio) in cerca di perdono e redenzione, giustizia e riconciliazione. La descrizione dei 2 mondi è critica con cautela, preoccupata dalla par condicio , come quella dei personaggi, che rifiuta il manicheismo. La simpatia dell’autore va, comunque, alle donne, specialmente alle 2 giovani, che si legano in un rapporto lesbico messo in immagini con tenerezza carica di erotismo. Stilisticamente tradizionale e qua e là convenzionale. In concorso a Cannes 2007, scritto e diretto da Akin, ebbe il premio per la migliore sceneggiatura e quello della giuria ecumenica. Il paradiso sarebbe l’occidente europeo.

Un film di Sergio Garrone. Con Klaus Kinski, Katia Christine, Marzia Damon, Carmen Silva, Stella Calderoni. Fantascienza, durata 87 min. – Italia, Turchia 1974.
Dopo l’infortunio che ha orribilmente sfigurato la moglie, il dottor Marshal (o Nagaski, secondo altre edizioni) tenta di perfezionare una tecnica per ricostruirle gli splendidi lineamenti mediante innesto di epidermide asportata alle sventurate ragazze che egli fa periodicamente rapire dal suo sinistro servitore. Nonostante in paese regni il terrore, Marshal è sempre sfuggito alle indagini della polizia, ma quando decide di ospitare una giovane coppia incorsa in un incidente nei pressi della sua villa, scocca per lui l’ora della giustizia. Il dottore è immediatamente turbato dal bellissimo volto della giovane sposa e decide di trapiantare il suo viso su quello della moglie: l’operazione riesce ma avrà tragiche conseguenze per tutti…
La mano che nutre la morte si accoda alle numerose pellicole orrorifiche ispirate alle situazioni degli Occhi senza volto. Pur senza spiccare per particolari qualità artistiche, vanta un convincente Klaus Kinski nel ruolo del dottore psicopatico e i buoni effetti speciali del non ancora famoso Carlo Rambaldi.Il film viene spesso confuso con Le amanti del mostro, realizzato dallo stesso Sergio Garrone nel 1974 con gran parte del medesimo cast.Conosciuto anche con ii titoli: – Ölümün nefesi- Lover of the Monster- The Hand That Feeds the Dead. View full article »