Le avventure di un cacciatore esquimese. Girato sui luoghi dell’azione da una troupe condotta da Hollywood in circostanze avventurosissime, il film nell’originale era parlato in lingua esquimese con sottotitoli. Van Dyke aveva collaborato con Flaherty a un altro famoso documentario romanzato, Ombre bianche.
L’ “uomo ombra” del titolo è uno scienziato che scompare misteriosamente. Gli vengono attribuiti alcuni delitti, e Charles viene incaricato delle indagini dalla preoccupatissima figlia del professore. Soluzione a sorpresa.
Raggiunto in Africa dalla figlia Jane, un commerciante inglese con un socio va alla ricerca, a scopo di lucro, del leggendario cimitero degli elefanti. Incontrano Tarzan. Dopo la morte del padre, Jane rimane a fare la compagna. È il 1° dei Tarzan sonori e dei 12 film (l’ultimo del 1948) di J. Weissmuller _ bello, atletico e agile _ che era stato per qualche anno in piscina l’uomo più veloce del mondo. Qualche brivido erotico nelle scene “Tu Jane, io Tarzan”, più di una crudeltà nelle numerose uccisioni di bestie selvagge, pigmei a centinaia (in gran parte nani), ritmo alacre, spettacolare e infedelissimo a Edgar Rice Burroughs (1875-1950). Diverse sequenze documentaristiche, tratte dal materiale inutilizzato di Trader Horn (1931) dello stesso W.S. Van Dyke II, furono inserite col ricorso al trasparente. L’entrata in scena di Tarzan, dopo mezz’ora, è una delle più fascinose del cinema hollywoodiano avventuroso. Esiste una versione colorizzata con un nuovo doppiaggio.