Category: Jean Reno


Locandina italiana Chef

Regia di Daniel Cohen. Un film con Jean Reno, Michaël Youn, Raphaëlle Agogué, Julien Boisselier. Titolo originale: Comme un chef. Genere: Commedia. Paese: Francia, Spagna. Anno: 2012. Durata: 84 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 6.6.

Jacky Bonnot è un giovane cuoco di grande talento con un sogno: diventare uno chef di successo e aprire il suo ristorante. La sua passione per la cucina si scontra però con la realtà dei fatti e i suoi sogni di gloria sono frenati da un carattere ribelle che gli impedisce di mantenere un impiego a lungo. Quando la sua fidanzata rimane incinta, Jacky accetta un lavoro come imbianchino. Il destino, tuttavia, lo porta a incrociare la strada del celebre chef stellato Alexandre Lagarde, in crisi di ispirazione e minacciato da un avido uomo d’affari che vuole estrometterlo.

Chef è una commedia deliziosa che gioca sui contrasti tra la cucina tradizionale francese e le nuove tendenze “molecolari”. Il film non si prende troppo sul serio, offrendo una storia di riscatto professionale e di amicizia inaspettata. La regia di Daniel Cohen è scorrevole e la pellicola scorre con un ritmo piacevole, supportata da una colonna sonora leggera che accompagna le scene in cucina e i dialoghi comici. Le interpretazioni di Jean Reno e Michaël Youn sono il vero punto di forza del film, con i due attori che formano una coppia affiatata, capace di alternare momenti di comicità a passaggi più toccanti. Il film offre uno sguardo divertente e spensierato sul mondo dell’alta cucina e, pur non rivoluzionando il genere, è un intrattenimento ben confezionato e di buon gusto che sa come deliziare il pubblico.

Locandina italiana Rollerball

Regia di John McTiernan. Un film con Chris Klein, Jean Reno, LL Cool J, Rebecca Romijn-Stamos. Titolo originale: Rollerball. Genere: Azione, Fantascienza, Thriller. Paese: Stati Uniti, Germania, Giappone. Anno: 2002. Durata: 98 min. Consigliato a: Per un pubblico maturo. Valutazione IMDb: 3.0.

In una società futura, il Rollerball è diventato lo sport più popolare e violento al mondo, un’attrazione globale che fonde hockey, pattinaggio e lotta in un’arena mortale. Il giovane Jonathan Cross, una stella nascente della disciplina, viene reclutato per unirsi a un team. Inizialmente ammaliato dalla fama e dalla ricchezza, scopre presto che lo sport è un’arena di manipolazione gestita da un magnate senza scrupoli che non esita a sabotare i giocatori e a rischiare le loro vite per aumentare gli ascolti.

Questo remake del classico del 1975 è un clamoroso fallimento sotto quasi ogni punto di vista. John McTiernan, un tempo maestro del cinema d’azione, dirige una pellicola caotica e priva di energia, con un montaggio frenetico che rende quasi impossibile seguire le sequenze di gioco. Il film manca completamente della satira sociale e del commento politico che rendevano l’originale così efficace, riducendo la storia a un’insipida successione di scene d’azione prive di scopo. Con interpretazioni deboli e una trama banale, “Rollerball” del 2002 è un disastro artistico che ha distrutto la reputazione di un franchise iconico.

Locandina Wasabi

Un film di Gérard Krawczyk. Con Jean Reno, Carole Bouquet, Michel Muller, Ryoko Hirosue, Yoshi OidaAzione, durata 100′ min. – Francia, Giappone 2001. MYMONETRO Wasabi * * 1/2 - - valutazione media: 2,73 su 19 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Rude poliziotto francese torna in Giappone per il testamento dell’unica donna che abbia mai amato, agente anche lei, e scopre che gli ha lasciato in eredità una figlia adolescente fin troppo vivace e grintosa. Insieme a lei trova un sacco di guai lasciati in sospeso dalla defunta. Luc Besson firma la sceneggiatura, ma commette lo sbaglio di lasciare la regia a G. Krawczyk: il film non è riuscito, è un frenetico, rumoroso e troppo colorato, superficiale e inutile action movie, dove la non simpatica R. Hirosue fa da spalla a un J. Reno che ripete stancamente i suoi cliché di burbero dal cuore d’oro. Qualche momento divertente per i più giovani nella follia della sala-giochi. Wasabi è il piccante rafano verde giapponese che solitamente accompagna i piatti di sushi e sashimi.

Wasabi (2001) on IMDb
Risultati immagini per Trans-Europ-Express film

Un film di Alain Robbe-Grillet. Con Jean-Louis Trintignant, Marie-France Pisier, Nadine Verdier, Alain Robbe-Grillet Titolo originale Trans-Europ-Express. Drammatico, durata 90′ min. – Francia 1966. MYMONETRO Trans-Europ-Express – A pelle nuda * * * - - valutazione media: 3,08 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Un regista, sua moglie e un amico produttore viaggiano in treno da Parigi ad Anversa. Il regista detta alla moglie il canovaccio di un film sul contrabbando di droga. Per eroe sceglie la prima persona che vede in stazione (Trintignant). È la storia di un giovane che, entrato in una banda di trafficanti, riceve come primo incarico una valigia da portare ad Anversa. Quel che succede è solo un pretesto per un esercizio su tre livelli: è un racconto poliziesco; è un poliziesco esposto con esplicita ironia (la materia “fumettistica” con i più convenzionali luoghi comuni viene rappresentata come tale); infine è il ritratto di un sadico sessuale e delle sue ossessioni (e anche l’erotomania è assunta come un stereotipo). Scrittore che è stato, a modo suo, originale, Robbe-Grillet regista è opaco e salottiero: il suo film è inerte, un esercizio intellettualistico.

Locandina Monuments Men

Un film di George Clooney. Con George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin. Titolo originale The Monuments Men. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 118 min. – USA, Germania 2014. – 20th Century Fox uscita giovedì 13 febbraio 2014. MYMONETRO Monuments Men * * 1/2 - - valutazione media: 2,54 su 54 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Mentre le forze alleate stanno sferrando il loro attacco alla Germania lo storico dell’arte Frank Stokes ottiene l’autorizzazione da Roosevelt in persona per mettere insieme un gruppo di esperti che cerchi di recuperare le opera d’arte che Hitler ha fatto portare via e nascondere in previsione della costruzione del mastodontico Museo del Fuhrer. In caso di sconfitta del Reich l’ordine è di distruggerle. Si viene così a creare una compagnia formata da due storici e un esperto d’arte, un architetto, uno scultore, un mercante, un pilota britannico e un soldato ebreo tedesco per le traduzioni. Escluso quest’ultimo i componenti del gruppo non hanno certo l’età dei combattenti ma la loro missione non è priva di pericoli.
Chi cerca in questo film il Clooney regista di Good Night, & Good Luck. e di Le Idi di marzo rimarrà deluso mentre chi ricorda l’acuto e divertito rivisitatore di generi di In amore niente regole avrà l’occasione per godere di un film che non si vuole limitare però alla ricostruzione filologica innervata da riferimenti alla realtà storica. Perché la memoria corre a Il treno di John Frankenheimer ma anche, per la struttura di un gruppo costituito da personalità molto diverse tra di loro, a film che hanno ne La grande fuga il loro vertice. Clooney però ha un obiettivo diverso in questi tempi di omologazione di massa: ci vuole ricordare il valore dell’arte come elemento che va oltre le generazioni ed alimenta la stessa esistenza di ognuno di noi. Anche di coloro che ne sono ignari. Per questo sorge il sospetto che alcuni interventi di Stokes (che in realtà era il conservatore di Harvard Gerorge Stout) risultino didascalici ma siano finalizzati a fornire qualche elemento di base a spettatori a cui la scuola non li ha offerti. La scuola americana in primis ma non solo se, come ci ricordano Lodoli e Piccioni in Il rosso e il bluci sono studenti che chiedono se Piero della Francesca fosse un uomo o una donna (e non è una battuta di sceneggiatura). La pattuglia di uomini inadatti alla guerra ma pronti a rischiare la vita per delle opere d’arte non è formata da attempati Indiana Jones (anche se non mancano i carrelli della miniera e la Madonna di Bruges e il polittico di Ghent prendono il posto dell’Arca dell’Alleanza). Sono uomini (e una donna bollata dal marchio del collaborazionismo) che Clooney ci presenta nella loro umanità pur non rinunciando a qualche stereotipizzazione di troppo.
L’onestà del regista e sceneggiatore emerge comunque sin dall’apertura quando Stokes mostra una diapositiva dell’Abbazia di Montecassino distrutta da un bombardamento. Che non fu opera dei nazisti ma delle forze alleate. In quel preciso momento riemergono nella mente le immagini del Museo Archeologico di Bagdad saccheggiato senza che nessuno degli occupanti facesse nulla per impedirlo. La storia si ripeteva. Film come questo ci invitano a riflettere. Non rinunciando allo spettacolo.

The Monuments Men (2014) on IMDb
Locandina Hotel Rwanda

Un film di Terry George. Con Don Cheadle, Sophie Okonedo, Nick Nolte, Joaquin Phoenix, Roberto Citran. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 121 min. – Canada, Gran Bretagna, Italia, Sudafrica 2004. uscita venerdì 11 marzo 2005. MYMONETRO Hotel Rwanda * * * - - valutazione media: 3,44 su 32 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Ogni tanto il cinema si assume il compito di ricordarci che ci sono genocidi per cui i “difensori della liberta e della democrazia” si indignano e dispiegano le loro forze ed altri in cui lasciano fare voltandosi dall’altra parte. Perche’? Ognuno puo’ trovare da se’ la risposta. Il fatto pero’ resta. Incontrovertibile. In Ruanda,all’inizio degli anni ’90, un milione di Tutsi e’ stato letteralmente massacrato dai rivali Hutu senza che la comunita’ internazionale facesse nulla, se non lasciare a poche forze dell’Onu il compito di un’interdizione di scarsa efficacia. Questa co-produzione anglo/italo/sudafricana (tra gli interpreti il nostro Citran, Nick Nolte e un non accreditato Jean Reno) ce lo ricorda con le forme proprie del cinema spettacolare. Non si fa polemica in “Hotel Rwanda” ma si parla alla coscienza degli spettatori grazie alle vicende di uno ‘Schindler’ africano. Paul Rusebagina, un africano direttore di un Hotel della catena Sabena, riusci’ a salvare piu’ di 1200 persone grazie al coraggio personale e a un altruismo che gli impediva di veder morire la gente senza far nulla. Il film non edulcora la situazione ne’ fa del protagonista un santo. Ci racconta, molto semplicemente, una storia che la nostra coscienza e i nostri media hanno cancellato probabilmente perche’ “non interessante”. Gia’ questo dovrebbe fornirci materia di riflessione sulla cosiddetta “informazione”.

 Hotel Rwanda
(2004) on IMDb
La cagna - Film (1931)

Un film di Jean Renoir. Con Michel Simon, Alexandre Rignault, Henri Guisol Titolo originale La chienne. Drammatico, b/n durata 100′ min. – Francia 1931. MYMONETRO La cagna [1] * * * 1/2 - valutazione media: 3,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il cassiere Legrand, sposato a una megera, si fa ladro per amore di una prostituta e la uccide, dopo averla trovata fra le braccia del suo lenone che viene processato al suo posto. Diventato barbone, Legrand incontra il primo marito della moglie, intanto defunta, e con lui va a far baldoria grazie alla vendita di un suo autoritratto. Tratto da un romanzo di Georges de la Fouchardière (e dal copione teatrale di André Mouézy-Eon), è il 1° film sonoro di J. Renoir e il suo 1° capolavoro per la felice miscela di naturalismo sordido, lucido realismo psicologico, acre umorismo sardonico, bellezza figurativa, uso funzionale del suono. Grande prova di M. Simon in altalena tra dramma e grottesco. Rifatto da Fritz Lang con La strada scarlatta (1945)

La Chienne (1931) on IMDb
Locandina italiana L'impero dei Lupi

Un film di Chris Nahon. Con Jean Reno, Arly Jover, Jocelyn Quivrin, Laura Morante, Philippe Bas. Titolo originale L’empire des loups. Azione, durata 128 min. – Francia 2005. uscita venerdì 30 settembre 2005. MYMONETRO L’impero dei Lupi * * - - - valutazione media: 2,43 su 24 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

La prima informazione utile per lo spettatore è che questo NON è il seguito de Il Patto dei lupi, sgangherata ma divertente pellicola di qualche anno fa. Altra informazione utile è che questo L’Impero dei Lupi è altrettanto sgangherato ma meno divertente. Scritto da Jean-Christophe Grangé, autore dei due I Fiumi di Porpora e di Vidocq, L’impero dei lupi è il classico thriller/action/horror in salsa transalpina, che nulla aggiunge e nulla toglie alla pluralità di generi cui appartiene. La regia di Chris Nahon è tutto sommato valida, il ritmo ed il montaggio serrati, ma la storia pecca di credibilità e pathos, ricorrendo troppo spesso a soluzioni grandguignolesche per distrarre il pubblico da carenze gravi riscontrabili sia in sede di dialoghi (banali) che di sceneggiatura (poco credibile). Il cinema francese dà il peggio di sé quando cerca di imitare Hollywood e non riesce nemmeno ad ottenere gli stessi, scarsi, risultati: le scene action tendono ad essere davvero troppo “finte” e coreografate e la disamina del mondo dell’immigrazione clandestina è troppo superficiale e frettolosa.
A salvare il film dalla totale insufficienza ci sono le performances dei tre protagonisti, in modi diversi, tutte positive: Reno è oramai “lo sbirro” per antonomasia, ma è sempre gradevole a vedersi, la Morante, dotata di indiscusso fascino, per una volta non è in lacrime, ma volitiva e tenace, e Arly Jover rappresenta una piacevole sorpresa di cui sentiremo ancora parlare. Film di genere, come il cinema italiano non sa o non vuole più fare da anni, è consigliabile solo per una serata di intrattenimento “a cervello spento”.

Empire of the Wolves (2005) on IMDb

Un film di John Frankenheimer. Con Burt Lancaster, Michel Simon, Jeanne Moreau, Paul Scofield Titolo originale The Train. Guerra, Ratings: Kids+13, b/n durata 140 min. – USA 1964. MYMONETRO Il treno * * * - - valutazione media: 3,43 su 14 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Nella Francia occupata dai nazisti, viaggia un treno che trasporta un tesoro in opere d’arte trafugato ai musei di Parigi. Il comandante tedesco è un raffinato esteta. Ma il macchinista è uno dei capi della Resistenza. Prima ostacola in ogni modo il viaggio, poi dirotta il treno fuori dal percorso prefissato. Finisce in un massacro: il comandante germanico fa una strage dei civili, ma il macchinista uccide lui a colpi di mitra.

The Train (1964) on IMDb
Locandina italiana Il favoloso mondo di Amelie

Un film di Jean-Pierre Jeunet. Con Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Dominique Pinon, Rufus, Jamel Debbouze.  Titolo originale Le Fabuleux destin d’Amélie Poulain. Commedia, durata 120 min. – Francia 2001. MYMONETRO Il favoloso mondo di Amelie * * * * - valutazione media: 4,04 su 95 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Amélie cresce in provincia, siamo in Francia. Suo padre è un medico fin troppo originale: visita ogni mese la figlia, che si agita ogni volta, e crede che sia malata di cuore. La madre, uscita dalla chiesa, viene schiacciata da una suicida. Più grande la ragazza va a Parigi. Fa la cameriera e incontra tanta gente. Il 31 agosto 1997 è il giorno decisivo della sua vita: vede in tv il servizio dulla morte di lady Diana, le cade di mano un tappo di bottiglia che finisce sotto una piastrella, dove Amélie trova una vecchia scatola di cianfrusaglie (figurine, la foto di un calciatore, un ciclista di ferro). Si mette in testa di rintracciare il proprietario, che a quel punto avrà una cinquantina d’anni. Lo trova, gli restituisce il “ricordo” e gli cambia la vita.Da quel momento decide di far felice il prossimo, ed ecco una galleria di personaggi secondo la tradizione del cinema francese…dell’arte: un pesce che cerca continuamente di suicidarsi, un impiegato dei treni in pensione che oblitera le foglie delle piante di sua moglie, un pittore che falsifica una volta l’anno un dipinto di Renoir, un cieco che Amélie accompagna, descrivendogli ciò che vede. Il film è stato un “caso”. Negli USA ha battuto l’incasso del nostro La vita è bella. In Francia il chiasso è stato altissimo, con riferimenti al grande cinema del passato, da Carné a Malle ( Zazie nel metro), a Lelouch alla magica scrittura di Prévert. Con tutto il rispetto, la sceneggiatura di Jeunet-Laurent, spumeggiante e fantasiosa, non si avvicina certamente allo spessore di Prévert. Dunque Amélie più che beatificata, va considerata una bella storia, diversa e curiosa, che fa star bene, uscita nel momento propizio. Ma noi continuiamo a preferire Benigni.

Amélie (2001) on IMDb
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