Category: Azione


Regia di Michael Bay. Un film Da vedere 2016 con John KrasinskiFreddie StromaToby StephensPablo SchreiberDavid DenmanCast completo Titolo originale: 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi. Genere Azione, – USA2016durata 144 minuti. Uscita cinema giovedì 31 marzo 2016 distribuito da Universal Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,22 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Libia, 2012. Jack Silva, bisognoso di qualche guadagno extra, sceglie di imbracciare nuovamente il fucile per i GRS, le Guardie di Sicurezza, corpo di appoggio alla CIA. Arrivato a Bengasi, si trova ben presto al centro di una guerra civile. L’ultimo giorno della sua missione coincide con un attacco, ampiamente pianificato, di terroristi libici alla base segreta americana.

13 Hours (2016) on IMDb

Regia di Todd Phillips. Un film Da vedere 2019 con Joaquin PhoenixRobert De NiroZazie BeetzFrances ConroyMarc MaronCast completo Titolo originale: Joker. Genere AzioneAvventura, – USA2019durata 122 minuti. Uscita cinema giovedì 3 ottobre 2019 distribuito da Warner Bros Italia. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 – MYmonetro 3,68 su 41 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Arthur Fleck vive con l’anziana madre in un palazzone fatiscente e sbarca il lunario facendo pubblicità per la strada travestito da clown, in attesa di avere il giusto materiale per realizzare il desiderio di fare il comico. La sua vita, però, è una tragedia: ignorato, calpestato, bullizzato, preso in giro da da chiunque, ha sviluppato un tic nervoso che lo fa ridere a sproposito incontrollabilmente, rendendolo inquietante e allontanando ulteriormente da lui ogni possibile relazione sociale. Ma un giorno Arthur non ce la fa più e reagisce violentemente, pistola alla mano. Mentre la polizia di Gotham City dà la caccia al clown killer, la popolazione lo elegge a eroe metropolitano, simbolo della rivolta degli oppressi contro l’arroganza dei ricchi.

Si presenta con una carta, il Fleck di Todd Phillips, ma non è una carta da gioco: è il documento di una malattia mentale, che lo rende un emarginato, un rifiuto della società, come ci dice la prima sequenza del film, sovrapponendo al suo volto la cronaca di una città allo sbando, sommersa dalla spazzatura fisica e metaforica.

Primo stand-alone sul più famoso villain della DC Comics, il film di Todd Phillips esplora dunque la nascita di un mostro prodotto dalla società stessa, creato e nutrito da illusioni e delusioni, maltrattamenti fisici e psichici, nell’epoca che mescola spettacolo pubblico e degrado morale.

Ambientata nei primi anni ’80, l’origin story diretta, prodotta e co-scritta da Phillips colma i vuoti strategici lasciati nel passato del personaggio, mescolando le indicazioni di Alan Moore e Brian Bolland con la cronaca vera americana e con l’omaggio al cinema coevo di ScorseseRe per una notte e Taxi Driver in particolare. Parallelamente alla costruzione narrativa della maschera di Joker, siamo invitati ad assistere alla costruzione interpretativa del personaggio che Joaquin Phoenix compie sotto i nostri occhi, trasformandosi fisicamente in altro da sé, aggiungendo energia man mano che perde peso, liberandosi progressivamente dal diktat del sorriso socialmente conveniente (“It’s so hard to be Happy all the time”) per riscrivere radicalmente e alla propria maniera le regole della commedia della vita.

Joker (2019) on IMDb

Regia di Ossie Davis. Un film con Godfrey CambridgeRaymond St. JacquesCalvin Lockhart. Titolo originale: Cotton Comes to Harlem. Genere Giallo – USA1970durata 97 minuti. – MYmonetro 3,17 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

È il primo dei due film tratti dai romanzi polizieschi di Chester Himes imperniati sui due detective di colore Beccamorto e Bara. Qui la pittoresca coppia deve mettere il sale sulla coda al losco Deke, un predicatore di Harlem che dietro le quinte del suo apostolato nasconde un’attività truffaldina: con la scusa di voler organizzare un ritorno dei neri all’Africa li deruba dei loro averi.

Cotton Comes to Harlem (1970) on IMDb

Samurai (子連れ狼, Kozure Ōkami) è una serie televisiva di enorme successo in Giappone, prodotta dal 1970 al 1976 e poi spesso ripetuta; è stata trasmessa anche in Italia su diverse emittenti televisive, per lo più a ora tarda, data la violenza implicita delle sue scene.
Indistintamente, si usa lo stesso termine (Lone Wolf and Cub Kozure Ōkami) sia per riferirsi ai sei film che alla serie tv, che all’omonimo manga originale creato dallo scrittore Kazuo Koike e dall’artista Goseki Kojima (disegnatore), pubblicato la prima volta nel 1970.
La storia è stata nel complesso riadattata, per:

tutti lavori ampiamente riconosciuti come importanti e influenti nella cultura e nell’identità nazionale del Giappone.

Lone Wolf and Cub (1973) on IMDb

Transformers è una serie di film statunitensi di fantascienza e azione diretti da Michael Bay, basati sui Transformers, giocattoli e serie animate della Hasbro e Takara Tomy degli anni ’80.

La serie è stata distribuita dalla Paramount Pictures (solo negli Stati Uniti, in Italia dalla Universal Pictures) e DreamWorks (solo i primi due capitoli) e prodotta da Lorenzo di Bonaventura, Ian Bryce, Tom DeSanto e Don Murphy. La serie di film vede i protagonisti, sia umani che Transformers, cambiare di volta in volta eccezion fatta per i personaggi principali della serie: Optimus Prime e Bumblebee.

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Transformers (2007) on IMDb

Regia di Dan Trachtenberg. Un film Da vedere 2022 con Amber MidthunderDane DiLiegroDakota BeaversHarlan Blayne KytwayhatCast completo Titolo originale: Prey. Genere AzioneDrammaticoHorror – USA2022durata 99 minuti. – MYmonetro 3,00 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nei territori Comanche del 1719, la giovane Naru cerca di dimostrarsi una cacciatrice al pari dei giovani maschi della comunità, guidati da suo fratello Taabe. Ha la sua occasione quando, seguendoli di soppiatto, si unisce a una spedizione di caccia al leone. Strada facendo incontra le tracce di un altro più pericoloso predatore, ma non riesce a convincere nessuno che non si tratti di un semplice orso.

 Prey
(2022) on IMDb

Jurassic Park, successivamente anche conosciuto come Jurassic World, è un media franchise composto da tre romanzi, sei film, due cortometraggi, due serie animate, una saga videoludica, una miniserie a fumetti e un parco a tema.

Nel 1990, lo scrittore Michael Crichton pubblica Jurassic Park, un romanzo fantascientifico che presto si rivela essere il best seller dell’anno. Alla ricerca di un progetto lucroso, gli Universal Studios acquisiscono i diritti dell’opera su consiglio di Steven Spielberg.

Prima della pubblicazione del romanzo, Crichton si accorda con gli Studios sulla sua parcella, 1.500.000 $ per i diritti e un ulteriore versamento sugli incassi. In contemporanea all’avvicinamento degli Studios, Crichton viene contattato dalla Warner Bros.Columbia Pictures e 20th Century Fox.

La Universal riesce comunque ad ottenere i diritti grazie all’aiuto di Spielberg, e Crichton viene stipendiato di 500.000$ per scrivere un abbozzo di sceneggiatura da cui partire. L’incredibile successo che ottiene il film lo posiziona ai primi posti nella classifica delle pellicole che hanno incassato di più nella storia del cinema e aiuta lo studio cinematografico a risanare i conti in bilancio salvandolo da un sicuro fallimento.

Sull’onda del successo di Jurassic Park, gli Studios fanno pressione su Crichton affinché egli lavori su un nuovo romanzo o una sceneggiatura per il cinema, ma lo scrittore viene convinto solo da Spielberg. Al secondo film viene avvicinato Joe Johnston, che però troverà posto come regista solo al terzo film.

 Jurassic Park
(1993) on IMDb
Locandina italiana I figli degli uomini

Un film di Alfonso Cuarón. Con Clive Owen, Julianne Moore, Michael Caine, Chiwetel Ejiofor, Charlie Hunnam. Titolo originale Children of Men. Drammatico, durata 114 min. – Gran Bretagna, USA 2006. uscita venerdì 17 novembre 2006. MYMONETRO I figli degli uomini * * 1/2 - - valutazione media: 2,94 su 119 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


2027. In un futuro non troppo distante, in cui il mondo non può più procreare, l’Inghilterra rimane unica zona franca, per non confrontarsi con le guerriglie urbane. Theo (Clive Owen), rapito da Julian (Julanne Moore), una donna attivista amata in passato, ha una grande responsabilità. Dovrà condurre salva una giovane donna fino a un santuario sul mare, e dare la possibilità al mondo di evitare l’estinzione.
Sulla linea degli scrittori utopistici e futuristici, P.D.James ha scritto il romanzo da cui è tratto il film, in cui Cuaròn fin dalle prime sequenze ci illustra un mondo grigio, oppressivo, incolore, fra il pre-industriale (le costruzioni e i palazzi sembrano proprio quelli della “industrial revolution”), e il post-atomico, (per la scarsità di vegetazione). Londra appare come non cambiata, se non per i mercati ai bordi delle strade e gli autobus a due piani completamente scrostati dal tempo. In questo ambiente senza profondità si muovono i protagonisti. Ne sono una conferma gli stereotipi del multirazzialismo e del multilinguistico (quello che sarà non è per forza diverso da quello che è oggi). Nel panorama così definito, la macchina da presa segue Theo-Clive Owen in tutte le situazioni, come un inviato di guerra in una visione quasi documentaristico-soggettiva del futuro per acuire il senso di chiuso, di claustrofobia, e di mancanza di certezze. Ne è un esempio la guerriglia che, all’esterno della zona franca, appare come uno spaccato del conflitto jugoslavo, dove tutti sparano a tutti, e un proiettile vagante ha il potere di cambiare il personale futuro (la sequenza dei carrarmati che colpiscono una palazzina, è una scena di guerra impressionante). Per antitesi, la speranza di vita, rinascita di un “nuovo mondo”, è l’unica apertura del film all’ottimismo, in un percorso al buio, in cui il caso regna sulle esistenze di tutti. Children of Men è un film corale, è dell’umanità, (si propone raramente come singolo, per esempio nel caso dello scienziato Justice, Michael Caine, eremita per scelta ai bordi della società), perchè il futuro della terra non è dellindividuo singolo. È semplicemente globale.

Children of Men (2006) on IMDb

Un film di Michael Winner. Con Charles Bronson, Hope Lange, Vincent Gardenia, William Redfield Titolo originale Death Wish. Drammatico, durata 93 min. – USA 1974. MYMONETRO Il giustiziere della notte * * * - - valutazione media: 3,06 su 18 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Paul Kersey è un architetto cui alcuni balordi, penetrati nella sua abitazione, uccidono la moglie e violentano la figlia. Nell’animo dell’uomo esploderà un furore vendicativo che si rivolgerà verso chiunque ai suoi occhi rappresenti un pericolo per la società. Prende l’abitudine di girare armato in luoghi pericolosi e nel cuore della notte. Non gli è difficile fare brutti incontri, che risolverà quasi sempre uccidendo chi tenta di rapinarlo o importunarlo. La polizia è sulle sue tracce, non per fini di giustizia, ma per una mal riposta inaccettabilità del sovvertimento dei ruoli. Ma Paul Kersey riuscirà a eludere il pericolo di essere arrestato e si trasferirà in un’altra località, dove potrà proseguire la sua discutibile opera di giustizia. Campione di incassi e di quella che viene definita la maggioranza silenziosa.

 Il giustiziere della notte
(1974) on IMDb

Taken è una serie di film d’azione francesi in lingua inglese, che ha avuto inizio nel 2008 con Taken, creata dal produttore Luc Besson e dallo sceneggiatore americano Robert Mark Kamen. Il dialogo di tutti e tre i film è principalmente in inglese e tutti e tre vedono Liam Neeson nel ruolo di Bryan Mills. Il primo film ha ricevuto recensioni miste dalla critica ma una risposta positiva dal pubblico, ottenendo un successo commerciale. La serie ha incassato complessivamente $929,451,015 in tutto il mondo.

Un ex agente della CIA di nome Bryan Mills attraversa il globo per salvare sua figlia di 17 anni dopo che viene rapita da un gruppo di contrabbandieri albanesi mentre viaggia in Francia.

Taken (2008) on IMDb

Regia di Shin’ya Tsukamoto. Un film con Shin’ya TsukamotoEric BossickAkiko MonôYûko NakamuraStephen SarrazinCast completo Titolo originale: Tetsuo: The Bullet Man. Genere Azione – Giappone2009durata 80 minuti. – MYmonetro 2,53 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Anthony è un impiegato di Tokyo, sposato con Yuriko e padre del piccolo Tom. Dopo la morte della madre di Anthony per cancro, il padre, un rinomato scienziato, lo sottopone periodicamente a delle visite apparentemente inutili. Ma un giorno Tom, sulla strada di casa, viene investito da un’automobile e muore sotto gli occhi del padre. Man mano che la rabbia e la sete di vendetta crescono in lui, Anthony si ritrova a trasformarsi in un essere di metallo, una vera e propria arma umana di distruzione che lo pone di fronte al terrore di uccidere contro la propria volontà.

 Tetsuo: The Bullet Man
(2009) on IMDb

Terminator è un ciclo di film di fantascienza composto da sei pellicole, prodotte tra il 1984 e il 2019. Nella saga i Terminator sono cyborg assassini o semplici robot, ideati da intelligenze artificiali e supercomputer divenuti autocoscienti ed inviati nel passato per distruggere la resistenza umana.

Il regista di Terminator e Terminator 2 – Il giorno del giudizio è James CameronTerminator 3 – Le macchine ribelli è diretto da Jonathan MostowTerminator Salvation vede la regia di McGTerminator Genisys è diretto da Alan Taylor mentre Terminator – Destino oscuro è diretto da Tim Miller.

Nel 1984 venne distribuito il primo film Terminator (ambientato nello stesso anno), secondo film commerciale diretto da James Cameron. Nonostante il basso budget divenne ben presto un film di notevole successo e contribuì anche alle definitive consacrazioni al grande pubblico di James Cameron e Arnold Schwarzenegger, quest’ultimo attore già noto per aver interpretato due anni prima Conan il barbaro nell’omonimo film.

Il sequel Terminator 2 – Il giorno del giudizio, uscito nel 1991 (e ambientato però nel 1994), fu subito pubblicizzato come il film più costoso della storia del cinema, con un budget dichiarato di 100 milioni di dollari (in realtà 94[1], ne incassò poi oltre 500[2]). Da un punto di vista tecnologico Terminator 2 contribuì in modo rivoluzionario allo sviluppo della grafica computerizzata e in modo particolare all’utilizzo di un effetto digitale chiamato morphing.

Nelle intenzioni di Cameron, che era l’inventore del cyborg, la storia si sarebbe dovuta concludere con il T-800 che si distruggeva nella vasca di acciaio fuso. I produttori invece erano intenzionati a far tornare il T-800 ancora una volta in azione, a costo di affidare la direzione del film a un altro regista. Così Schwarzenegger, prima di candidarsi come governatore della California, tornò ad indossarne i panni nel 2003, con Terminator 3 – Le macchine ribelli (ambientato nel 2004), mentre la regia passò da Cameron a Jonathan Mostow. Al contrario di ciò che molti si sarebbero potuti aspettare, Cameron apprezzò pubblicamente il risultato ottenuto da Mostow.

Nel 2009 uscì il quarto episodio Terminator Salvation diretto da McG e ambientato in un futuro postapocalittico in cui gli umani combattono contro le macchine comandate da Skynet. Il film contiene numerosi riferimenti alla serie TV Terminator: The Sarah Connor Chronicles.

Nel 2015 è uscito Terminator Genisys che agisce come reboot della serie, alterando gli eventi del primo film con il ritorno di Arnold Schwarzenegger nel ruolo del Terminator il “Guardiano”.

Nel 2019 è uscito Terminator – Destino oscuro che agisce come sequel diretto di Terminator 2 – Il giorno del giudizio ignorando i capitoli successivi.

 Terminator
(1984) on IMDb

Three Outlaw Samurai (三匹の侍, Sanbiki no Samurai) is a 1964 Japanese chambara film by director Hideo Gosha.

Inizia con la stessa inquadratura de L’Armata delle Tenebre (per chi seguisse la continua caccia involontaria del sottoscritto a film cino-giapponesi che posseggono elementi poi apparsi magicamente nell’opera omnia di Sam Raimi) e si ritrova ad influenzare sensibilmente l’opera del nostro Sergio Leone in primis e il cinema di spada nipponico, hongkonghese e di tutta l’Asia (esiste anche una sorta di remake hongkonghese ad opera di Chang Cheh (The Magnificent Trio, 1966)) poi.
E’ l’esordio alla regia –dopo una significativa gavetta televisiva- di Gosha Hideo, maestro riconosciuto di rara caratura ma lontano, anzi lontanissimo, dalla posizione che gli spetterebbe all’interno dei libri di storia del cinema. Perché il suo è grande cinema, cristallino, perfetto, capace di produrre movimenti e inquadrature gonfie di senso e trasudanti emotività. La soglia tra bravo regista e “genio” è senza dubbio superata e Gosha andrebbe annoverato tra i grandi. Invece duole notare come il suo nome non trovi adeguato spazio nemmeno in libri specializzati (due su tutti, lo Yakuza Movie Book di Schilling e il Outlaw Masters of Japanese Film di Chris D.). Poco spazio dedicato anche in Italia (una paginetta nel bel Storia del Cinema Giapponese), mentre bisogna di nuovo guardare ai fratelli d’oltralpe per accorgersi ed avere l’ennesima conferma del fatto che in quanto a critica cinematografica i francesi sono stati sempre abbastanza ricettivi e lungimiranti. A metà dei ’60, film come questo, i successivi di Gosha e di un pugno di rivoluzionari della settima arte andavano riportando in auge il genere, riscrivendone stilemi, tematiche, stili ed estetica e creando quel lungo filo mutevole nei decenni e riflesso dei sommovimenti politici e sociali, riferito ad un senso dell’onore (dal ferreo allo sfuggevole) passando per la dicotomia giri/ninjo, fino alla distruzione senza “honour and humanity” ed oltre.
Lo stile aggressivo e sperimentale del regista regala un continuo profluvio di invenzioni, di sezioni del quadro tagliate di netto come dalle lame degli stessi samurai, carrelli arditi, primi piani fasciati da una fotografia in bianco e nero di rara intensità, giochi prospettici e formali tra i vari piani della profondità di campo, un continuo allenamento percettivo per il cervello. Non di sterile estetica stiamo parlando, ovviamente, ma di una consapevole proposizione di immagini “forti” incisive, perpetuamente capaci di donare senso ed emotività, mai svincolate dall’apparato narrativo.

Shiba (Tanba Tetsuro), Kikyo Einosuke (Hira Mikijiro) e Sakura (Nagato Isamu) sono i tre samurai del titolo, ronin vaganti pregni di un ferreo senso dell’onore capace di veicolare ogni propria scelta. Che siano con o senza padrone saranno sempre disposti a tradirlo quando questo si riveli nel torto. In questo caso la vita di tre contadini che cercano di rivendicare i propri diritti, contro le angherie di un magistrato, rapendogli la figlia. Quest’ultimo scaglierà contro i tre un piccolo esercito. E’ allora che, placidi, i tre ronin uniranno le forze per quello che per loro è ninjo, il bene comune, disposti a spezzare il giri se l’appartenenza al clan si riveli macchiata di sangue innocente.

Una visione morale monolitica ma spensierata, simile a quella dei successivi film di Chang Cheh e John Woo in parte, vicina negli angoli smussati a certo western occidentale, con i tre ronin privi di origini e di destinazione che lasciano al potere del destino la scelta della strada da intraprendere. Non sono quindi tre samurai oltre o senza legge, tutt’altro, sono tre ronin pregni di una propria legge morale, indissolubile, più forte dell’amore “virile” (come si vedrà nel film) o di ogni incatenamento sociale vincolato dal lusso (idem). Una straordinaria fetta di cinema vicina alla statura del maestro Kurosawa, un esordio di inconcepibile fulgore.

Three Outlaw Samurai (1964) on IMDb

I subita li ho tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni

Regia di Sion Sono. Un film con Tak SakaguchiJun KunimuraShin’ichi TsutsumiFumi NikaidôHiroki HasegawaCast completo Titolo originale: Jigoku de naze warui. Genere Azione – Giappone2013durata 126 minuti. – MYmonetro 2,52 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Hirata sogna di diventare regista e, in attesa della sua grande occasione, gira ovunque con la sua videocamera interferendo con la vita privata di gente comune, così come di yakuza che si picchiano in strada. Una di queste occasioni porta lui e la sua troupe improvvisata a incrociare i propri destini con la guerra in corso tra i clan Muto e Ikegama, che a sua volta ruota attorno alla giovane Mitsuko, figlia del boss Muto e attrice mancata. Quando Muto assume Hirata per fargli girare il primo film con Mitsuko protagonista, l’incontro di queste vite parallele converge definitivamente.
Dopo un ingresso a pieno titolo nel novero degli autori più interessanti degli ultimi anni, grazie a opere come Himizu e Land of Hope, Sono Sion sembra volutamente giocare la carta dissacrante per sfuggire al cliché. Why Don’t You Play in Hell riprende un copione di quindici anni prima e sa inevitabilmente di progetto tenuto in naftalina per troppo tempo e solo frettolosamente rielaborato. 

 Why Don't You Play in Hell?
(2013) on IMDb
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Un film di Uli Edel. Con Martina Gedeck, Moritz Bleibtreu, Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Johanna Wokalek. Titolo originale Der Baader Meinhof Komplex. Drammatico, durata 149 min. – Germania 2008. – Bim uscita venerdì 31 ottobre 2008. MYMONETRO La banda Baader Meinhof * * * - - valutazione media: 3,23 su 42 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Germania Federale, 1967. Durante una manifestazione pacifica contro la visita di Stato dello Scià di Persia Reza Pahlavi e consorte, la polizia attacca duramente i manifestanti e spara e uccide lo studente Benno Ohnesorg. Ulrike Meinhof, moglie, madre e giornalista militante della sinistra radicale tedesca, scrive articoli di fuoco contro l’intervento americano in Vietnam e in difesa degli studenti liquidati dal governo e dalla stampa come meri teppisti.

Dopo l’incendio acceso in un magazzino di Francoforte, Ulrike conosce e intervista in carcere una delle responsabili: Gudrun Ensslin, figlia disinibita di un pastore protestante, madre di un figlio ripudiato e compagna di politica e di cuore di Andreas Baader. Affascinata dalla forza delle loro idee e della loro azione politica, la giornalista aiuta Gudrun a far evadere il suo compagno nella primavera del ’70. L’evasione di Baader diventa l’atto di nascita della RAF (Rote Armee Fraktion) e avvia la clandestinità della Meinhof. Elaborato il manifesto programmatico del gruppo armato, la Meinhof segue i compagni nei campi militari palestinesi, dove verranno addestrati alle armi e alla guerriglia urbana. Baader, Meinhof e Gudrun, rientrati in patria, rapinano le banche e compiono attentati dinamitardi e omicidi per abbattere il capitalismo e lo “Stato maiale”. Inaugurano in questo modo dieci anni di piombo e sangue che li condurranno dritti all’inferno, condannandoli all’isolationsfolter e al suicidio collettivo nella divisione di massima sicurezza di Stammheim. Dietro di loro resteranno soltanto l’ottusità dogmatica e i troppi caduti incolpevoli.
È incredibile come due film distanti anni luce per concezione di linguaggio e per intenzioni artistiche, come La banda Baader Meinhof di Uli Edel e Buongiorno, notte di Marco Bellocchio, attraversino lo stesso territorio (la ribellione collettiva delle lotte sociali confluita e seppellita definitivamente dalla lotta armata) legati da innumerevoli interferenze e da sorprendenti contiguità. Concepiti in una libertà di ispirazione completa e disinteressata a dimostrare una tesi, le due opere si muovono dentro il sogno o dentro l’action a partire dai dati di realtà, dalla cronaca e dalle testimonianze di eventi cruciali che hanno generato infinite storie e mitologie. È evidente che combinati i due aspetti finiscano col rimandare e alludere a questioni politiche ancora brucianti, generando nello spettatore rimproveri o encomi secondo le differenti sensibilità chiamate in causa dai film. Innestando immagini documentarie nel fluire di un racconto di finzione, Edel, come Bellocchio, non vuole tanto restituire all’epoca la sua verità in termini di “costume” ad uso della verosimiglianza dell’assunto, quanto creare il contrappunto della Storia con cui finiscono per interagire i personaggi in una sorta di montaggio delle attrazioni fra gli eccidi legittimati dai governi (Vietnam, Cambogia, Palestina) e le esecuzioni dell’uomo politico (o economico), segnalando l’equivalenza fra gli atti criminali statali e quelli dei combattenti della RAF. Chi ha accusato Edel di aver fallito l’obiettivo dichiarato di smontare il mito della RAF o di essersi magari soltanto limitato a questo, non ha intuito l’insistenza su una prospettiva altra, più profondamente umana e lucida. Non ha avvertito il dolore costante che attraversa il film e che pesa sulle spalle dei suoi straordinari interpreti, sulla morte “per fame” di Holger Meins e sull’epilogo, l’omicidio a sangue freddo dell’industriale Hanns Martin Schleyer eseguito dalla “seconda generazione”.
In quelle due immagini c’è l’impatto dell’emozione, il dolore per la perdita di una vita, il rimpianto per tutto quello che avrebbe potuto essere e non è stato, per il funerale dell’essere umano lasciato senza consolazione in un bosco o nel corridoio di un penitenziario. La banda Baader Mainhof ci rammenta che se gli anni Sessanta furono quelli del rinnovamento e dei movimenti, gli anni Settanta furono quelli del dolore e del rimpianto. Furono la strana normalità di tre ragazzi chiusi in casa e scesi in strada per godere della libertà come violenza, saltando da una finestra in un vuoto allucinatorio, nell’utopia della distruzione e del suo potere salvifico. Nella velocità dell’action Edel coglie e abita fino in fondo la dimensione sospesa della decennale esperienza terrorista, ostaggio del proprio delirio. Se la notte di Bellocchio riscopriva il (buon)giorno, quella di Edel non sa sognare albe né può offrire fughe immaginarie ai prigionieri di questa tragedia

The Baader Meinhof Complex (2008) on IMDb
Collateral [Edizione: Stati Uniti]: Amazon.it: Tom Cruise, Jamie Foxx, Jada  Pinkett Smith, Mark Ruffalo, Peter Berg, Barry Shabaka Henley, Emilio  Rivera, Jamie McBride, Craig Eastman, Siba Eastman, Jeffrey Hwang, Barry  "Shabaka" Henley,

Un film di Michael Mann. Con Tom Cruise, Jamie Foxx, Jada Pinkett Smith, Mark Ruffalo, Peter Berg. Azione, durata 119 min. – USA 2004. uscita venerdì 15 ottobre 2004. MYMONETRO Collateral * * * 1/2 - valutazione media: 3,80 su 75 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Michael Mann si conferma ancora una volta fra i migliori registi d’azione e presenta alla Mostra del Cinema di Venezia, un lungometraggio con continui cambi di ritmo che si svolge, temporalmente, tutto in una notte.
Los Angeles, atmosfera sincopata. Max, tassista modello, compie una corsa con un procuratore donna che avrebbe dovuto discutere un caso in tribunale la mattina successiva. Immediatamente dopo, un nuovo cliente, Vincent, che gli fa una proposta allettante,accompagnarlo per l’intera notte in cambio di 700 dollari. Max si fa convincere, senza sapere che da quel momento avrebbe iniziato un viaggio allucinante. Vincent è infatti un killer di professione che deve regolare i conti con cinque persone, una delle quali, a sua insaputa, sta a cuore al conducente di taxi. Difficile dichiarare se l’elemento più coinvolgente di questo riuscito action movie sia quello visivo o quello della sceneggiatura. I primi piani strettissimi, la notte losangelina, il montaggio serrato (spettacolare la scena della discoteca con un incessante e ipnotica musica martellante) e l’uso del digitale che rende le immagini notturne più nitide con un conseguente iperrealismo, si fondono con i dialoghi ironici, a volte tarantiniani, fra Vincent e Max, e che lentamente assurgono a una sfida sulle orme delle regole dell’arte della guerra di Sun Tzu. Tom Cruise e Jamie Foxx si affrontano a viso aperto diretti da un nuovamente grande Mann, saggia mano del cinema adrenalinico di classe.

Collateral (2004) on IMDb
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Sweet Sweetback’s Baadasssss Song è un film di Melvin Van Peebles del 1971, con Simon Chuckster, Melvin Van Peebles, Hubert Scales, John Dullaghan, West Gale, Niva Rochelle, Rhetta Hughes, Nick Ferrari, Ed Rue, John Amos. Prodotto in USA. Durata: 97 minuti.

La storia di un gigolò nero che si ribella agli abusi di potere dei poliziotti bianchi..

Sweet Sweetback's Baadasssss Song (1971) on IMDb
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Non credo esista versione in italiano

IL BRACCIO VIOLENTO DELLA LEGGE - Spietati - Recensioni e Novità sui Film

Un film di William Friedkin. Con Gene Hackman, Frederic De Pasquale, Eddie Egan, Fernando Rey, Roy Scheider. Titolo originale The French Connection. Poliziesco, durata 104 min. – USA 1971. MYMONETRO Il braccio violento della legge * * * 1/2 - valutazione media: 3,59 su 19 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Jimmy Doyle “Popeye” è un poliziotto della squadra narcotici di New York dai metodi brutali e assai poco ortodossi. Messosi in cattiva luce con i suoi superiori, a causa di alcuni fallimenti professionali, Doyle è convinto di avere finalmente ricevuto la soffiata giusta, quella capace di imprimere una svolta a un’intera carriera. Un infiltrato è venuto a sapere di una grossa partita di eroina in arrivo dalla Francia. Pur senza mandato, il detective si lancia sulla pista indicatagli, che lo conduce alla mafia italoamericana locale. Con il collega Lo Russo, suo partner professionale fisso, avvierà un’indagine tutta pedinamenti e intercettazioni.Diventato un classico del nuovo poliziesco americano anni Settanta, Il braccio violento della legge ha rivoluzionato le regole allora in voga nel noir investigativo a stelle e strisce, influenzando molto cinema d’azione successivo. Premiato con un’incetta di Oscar – miglior film, regia, montaggio, sceneggiatura non originale e attore protagonista (quel Gene Hackman lanciato dal film) – il lungometraggio diretto dal regista de L’esorcista stupisce soprattutto per lo stile di regia adottato da un William Friedkin in stato di grazia nelle sequenze degli inseguimenti. La più nota e celebrata resta quella dell’automobile lanciata da uno spericolato Doyle alla velocità della metropolitana su cui un narcotrafficante francese sta viaggiando. Questa è di certo la sequenza più complessa, adrenalinica e spettacolare di un film giocato per lo più su inseguimenti e pedinamenti, che Friedkin dirige sempre con mano sicura, accompagnandoli freneticamente con piani sequenza, soggettive indiavolate e riprese a spalla, in un ritmo forsennato che il montaggio accelera ulteriormente. Sta tutto qui il punto di forza del film.
L’azione prevale, infatti, sulla riflessione e non c’è da lambiccarsi il cervello come in un giallo tradizionale, dato che sappiamo sin dai primi cinque minuti chi sono i cattivi da sgominare. Zero suspense, quindi, e zero colpi di scena, in un poliziesco che sfuma i confini tra bene e male, laddove i cattivi sono dei ricconi raffinati, mentre il protagonista è un antieroe frustrato dai fallimenti del passato, col pugno facile, il vizio dell’alcol e una perversione per le ragazze con gli stivali. La figura di Jimmy Doyle, interpretato da un convincente Gene Hackman, risente dell’immagine ormai stereotipata di tanta letteratura hard boiled, ma la riscrittura del genere noir operata da Friedkin – che si basa su un libro di inchiesta di Robin Moore, ispirato a un clamoroso sequestro di eroina realmente avvenuto – sta nell’azzeramento di quell’alone nostalgico che circondava i personaggi e le atmosfere dei noir precedenti, a cui il regista preferisce un freddo taglio documentaristico.
La suggestione è data per lo più dall’ambientazione in un’invernale New York anni Settanta, tutta strade e marciapiedi periferici, botteghe di italoamericani e scintillanti night club. Scorci urbani valorizzati dalla fotografia di Owen Roizman, che ne coglie il cielo livido della sera o rosato dalle prime luci dell’alba.
The French Connection (1971) on IMDb
Zagor - Sergio Bonelli

Zagor è un personaggio dei fumetti ideato nel 1961 da Guido Nolitta (pseudonimo di Sergio Bonelli) e realizzato graficamente da Gallieno Ferri, protagonista della omonima serie a fumetti pubblicata dalla Sergio Bonelli Editore.

Za-gor-te-nay, o più brevemente Zagor, nella prima metà del diciannovesimo secolo si batte per mantenere la pace, proteggere le tribù indiane e dare la caccia ai criminali[6]. Il vero nome di Zagor è Patrick Wilding. Creduto un essere soprannaturale dagli indiani, che lo chiamano «Spirito con la Scure», Zagor abita con l’amico Cico nell’immaginaria foresta di Darkwood nel nord est degli Stati Uniti ottocenteschi, in una capanna difesa da sabbie mobili e paludi. Strenuo difensore della foresta e dei nativi americani, le sue armi sono la pistola e una scure indiana fatta con una pietra arrotondata[6] e si ritrova a fronteggiare rivolte indiane come invasioni extraterrestri e oltre agli abituali abitanti come indiani e trapper si possono incontrare ThugVichinghiEschimesi e creature fantastiche come vampirilupi mannari e altri personaggi.

Regia di Timur Bekmambetov. Un film con Angelina JolieJames McAvoyMorgan FreemanThomas KretschmannTerence StampCast completo Titolo originale: Wanted. Genere Azione, – USA2008durata 110 minuti. Uscita cinema mercoledì 2 luglio 2008 distribuito da Universal Pictures. – MYmonetro 2,35 su 16 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Prima di diventare il gioiello della Confraternita, un gruppo armato di giustizieri agli ordini del Fato, Weasley Gibson era un impiegato anonimo e ipocondriaco, vessato da una dirigente “abbondantemente” insopportabile e tradito dal migliore amico con la fidanzata petulante. Abbordato alla cassa di un drugstore da una donna killer tutta tatuaggi e pistole, Wes scopre che i suoi attacchi di panico nascondono poteri ultrasensoriali e capacità fisiche sbalorditive. Allenato dalla Confraternita a pugni in faccia e fendenti affilati, viene iniziato all’arte della vendetta “giusta”: uccidere i “cattivi”, nominati da un arcano telaio. La sua missione sarà quella di eliminare il superkiller che ha ucciso il padre mai conosciuto. Ma l’antica organizzazione di superassassini, che da secoli protegge l’umanità, annientando il Male e facendo il Bene, nasconde un segreto. Spetterà a Wes svelarlo, imparando a controllare il proprio destino.
Nel Wanted di Timur Bekmambetov, un telaio misterioso sostituisce le capacità divinatorie dei precog di Spielberg, capaci di pre-vedere un omicidio, producendo il nome della vittima e del suo assassino (Minority Report). Se i precog non hanno relazioni con il mondo, eccezione fatta per le allucinazioni che la loro mente proietta all’esterno, i giustizieri in action, nati dalla penna di Mark Millar e dai disegni di Jeffrey G. Jones, sono “eroi” conservatori che sorvegliano e puniscono con la morte i nominati dalle trame del Fato, azzerando in questo modo il numero dei delitti e garantendo i delicati equilibri del mondo.
Sperimentando le innovazioni tecnologiche legate al cinema, il regista kazako dei guardiani night and day, irrompe a Hollywood e costruisce un film sul controllo della verità e sulla sua trasformazione in regime, sulla perdita della privacy e della libertà a vantaggio di una sicurezza che implica l’annullamento dell’individuo (se pure criminale).
Nonostante l’intensità del look e il ritmo vertiginoso delle riprese, nonostante i prodigiosi istanti congelati, che isolano e sospendono gli scontri fisici tra i personaggi, il “ricercato” fantafilm di Bekmambetov, non colpisce la fantasia dello spettatore e solleva un problema di sproporzione tra il fumetto e il suo adattamento. Perchè Wanted si vuole basato sulla graphic novel di Millar e Jones ma ne prende al contrario le distanze? Che cosa è diventata l’opera originale in quella che ne deriva? Svestiti i costumi da supereroi, la confraternita disciplinaria di Bekmambetov pratica il precrimine e legittima l’uso della violenza, colpendo obiettivi colpevoli e malvagi. Diversamente, nelle tavole di Jones, gli assassini coi superpoteri sono una lobby sanguinaria che, sterminati gli impavidi supereroi in calzamaglia, uccide arbitrariamente e “creativamente”. Niente telai del destino per mettersi a posto la coscienza e tollerare meglio l’omicidio sistematico. Wanted non è l’adattamento del romanzo grafico di Millar e Jones, non è nemmeno la sua traduzione visiva (come fu per il Sin City di Rodriguez/Miller), è indiscutibilmente un nuovo oggetto estetico che non reca in sé nulla (o quasi) del referente. Un prodotto che non richiede la conoscenza dell’opera di partenza come condizione necessaria per la comprensione di quella di arrivo.
Un film prossimo a Minority Report (nella radicale visione politica dei contenuti) e a Matrix (nella fluida messa in scena dell’azione fantastica), che porta a galla il “rapporto di minoranza” (la voce dissonante del sistema) e sottrae la verità all’univocità della maggioranza. Sarà il dubbio di Wes e Fox, contro l’accettazione cieca del gruppo, a contemplare finalmente l’esistenza di un contrasto e a far collassare ideologia e metodo dei giustizieri “tessili”.
Scegliendo Angelina Jolie e James McAvoy, Bekmambetov sorvola (anche) sulle “facce rubate” (dal fumetto) di Halle Berry (Fox) e di Eminem (Wes Gibson), che avrebbero potuto acquistare significati inediti, ricollocate nello spazio e nell’immaginario cinematografico.

Wanted (2008) on IMDb