Category: L’Herbier Marcel


www.desordre.it/.a/6a00d8341ca4f953ef01a3fd2fbb...

Regia di Marcel L’Herbier. Un film con Brigitte HelmPierre AlcoverAlfred Abel. Genere Drammatico – Francia1928durata 100 minuti. Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

Sull’orlo della bancarotta per le manovre del suo concorrente Gundermann (Abel), il banchiere Saccard (Alcover) punta tutto su Hamelin (Victor), aviatore che, messo a punto un nuovo carburante, vuole organizzare una trasvolata oceanica di 7000 km fino alla Guyana dove esistono ricchi terreni petroliferi da sfruttare. La falsa notizia della morte di Hamelin in volo provoca il panico in Borsa e una serie di manovre, speculazioni, intrighi e drammatici avvenimenti. Saccard e, al suo rientro, Hamelin vanno sotto processo, mentre Gundermann risolve la situazione, facendo, nello stesso tempo, un’ottima figura e i propri interessi. Ultimo film muto di M. L’Herbier che lo produsse e liberamente adattò, aggiornandolo, il romanzo (1891) di Émile Zola, uscì alla vigilia del crollo di Wall Street, mentre già erano in distribuzione i primi film sonori: il che spiega in parte il suo insuccesso commerciale, causato anche dall’incomprensione della critica, incapace di apprezzarne le qualità stilistiche, frutto di una geniale rielaborazione dell’avanguardia filmica degli anni ’20. Soltanto negli anni ’60 se ne compresero l’importanza, la novità, l’attualità: l’audace commistione di un montaggio corto (1952 inquadrature per 130′, ossia in media 6 secondi e mezzo per inquadratura) con i frenetici movimenti della cinepresa, commistione che esprime l’onnipotenza del denaro sui luoghi, la società, gli individui. Il punto più alto o almeno più spettacolare di questa frenesia è raggiunto nella famosa sequenza della Borsa (2000 comparse, 15 cineprese, un marchingegno meccanico che permette a una delle 15 di piombare da un’altezza di 22 metri). A questo virtuosismo tecnico si aggiunge la sobrietà nella direzione degli attori, dominati dal dinamismo delle cineprese mobili che li braccano. La denuncia polemica dello strapotere del denaro e della speculazione finanziaria “ha tolto al racconto ogni sentimentalismo, ogni magniloquenza per lasciare il posto a un’allegoria ardente e gelida, a un grande affresco astratto e intemporale…” (J. Lourcelles). Sulla lavorazione del film Jean Dreville girò il documentario Autour de “L’argent” che fece epoca. Il romanzo di Zola fu riportato sullo schermo nel 1936 da Pierre Billon.

 L'argent
(1928) on IMDb

Feu Mathias Pascal - WikipediaUn film di Marcel L”Herbier. Con Michel Simon, Ivan Mosjoukine, Marcelle Pradot Titolo originale Le feu Mathias Pascal. Drammatico, b/n durata 170′ min. – Francia 1924. MYMONETRO Il fu Mattia Pascal [1] * * * - - valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Benché potessero sembrare una strana coppia, Ivan Mosjoukine e Marcel L’Herbier si rivelarono un tandem vincente con il loro eccentrico adattamento del romanzo di Pirandello su un giovanotto che fa credere a famiglia ed amici di essere morto, per iniziare una nuova vita sotto un altro nome. C’erano molte probabilità che la collaborazione di due personalità così diametralmente opposte portasse a un fallimentare conflitto (anche se Mosjoukine, così passionale ed espansivo, spesso indicò il freddo e cerebrale L’Herbier come il regista francese da lui preso a modello insieme con Abel Gance): bastava vedere il film che l’attore aveva interpretato appena prima del Feu Mathias Pascal, l’orrendo Le Lion de Mogols. Il giovane Jean Epstein, appena scritturato dalla Albatros per sostituire Viacheslav Tourjansky (passato alla nuova enclave russa di Billancourt), lottò invano contro la risibile sceneggiatura di Mosjoukine ed al tempo stesso contro la sua volubile star. Nonostante il successo al botteghino, il film segnò il punto più basso nelle carriere di entrambi gli artisti e per Epstein rimase sempre un ricordo doloroso. (Finché visse, la sorella del regista, Marie, a lungo collaboratrice di Henri Langlois, non autorizzò mai la proiezione del film, nemmeno alla Cinémathèque française!)Senza dubbio L’Herbier, che aveva comprato i diritti cinematografici del romanzo con la benedizione dello stesso Pirandello ed aveva personalmente voluto Mosjoukine come protagonista, era un cineasta più flessibile di Epstein, così indifferente agli attori: egli capì come incanalare nel proprio progetto artistico l’ampia gamma emotiva dell’interprete. C’è una stimolante commistione di realismo e fantastico, di gravità e giocosità, sia nella messinscena di L’Herbier sia nella recitazione di Mosjoukine; il film diventa allora ben più di un elegante prodotto costruito in funzione del divo. (Tra i moderni detrattori del Feu Mathias Pascal, si annovera Noel Burch che lo definì retrogrado, pur avendo lui contribuito a rivalutare L’Herbier come uno dei grandi registi del muto.)Fu questo l’ultimo film di Mosjoukine per la Films Albatros di Alexandre Kamenka (che lo coprodusse con la Cinégraphic, la società di L’Herbier). A riprese ultimate l’attore fece le valigie e lasciò Montreuil per trasferirsi dall’altro capo della città, a Billancourt, dove l’ex socio di Kamenka, Noë Bloch, aveva appena fondato la Ciné-France-Film, affiliata francese di un nuovo consorzio di produttori europei, la Westi. Il nuovo studio di Billancourt sarebbe stato la base per l’imminente produzione targata Westi di Abel Gance, Napoléon. Gance prese seriamente in considerazione Mosjoukine per la parte principale del suo kolossal. Alla fine l’attore si tirò indietro facendosi dirigere da Tourjansky in Michel Strogoff. Per molti critici e storici questo passaggio alle produzioni commerciali internazionali ad alto budget segnò l’inizio del declino artistico di Mosjoukine… – Lenny Borger

The Late Mathias Pascal (1925) on IMDb
Il fu Mattia Pascal (1924) - il Davinotti

Regia di Marcel L’Herbier. Un film Da vedere 1924 con Michel SimonIvan MozzhukhinMarcelle Pradot. Titolo originale: Le feu Mathias Pascal. Genere Drammatico – Francia1924durata 150 minuti. Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

Allontanatosi dalla famiglia dopo un litigio, Mattia Pascal, bibliotecario toscano, vince a Montecarlo una grossa somma. Avendo appreso che il cadavere di uno sconosciuto suicida è stato scambiato per lui, assume il nome di Adriano Meis e incomincia una nuova vita a Roma. Scopre, però, che la vera identità è quella conferita dallo stato civile e che perciò ufficialmente non esiste. Intanto sua moglie si risposa. Bizzarro incontro tra la prima avanguardia francese e i temi, le atmosfere di Pirandello. Incantò Leonardo Sciascia ragazzino che, dopo averlo rivisto 45 anni dopo in cineteca, scrisse un saggio su Mosjoukine, uno dei più grandi attori del muto. Il film è giocato su un doppio registro: quello naturalistico negli interni di una famiglia borghese, ma anche negli esterni dei paesaggi toscani (San Gimignano, Siena) e romani; quello metafisico e astratto di un racconto filosofico. Ma, al di là delle riserve sulla sua dimensione estetizzante, bisogna riconoscere che L’Herbier ha cercato gli equivalenti filmici dell’umorismo pirandelliano e li ha individuati nelle forme espressive del burlesque cinematografico (A. Costa). Ne derivano le clowneries di Mosjoukine. 1° film di Simon. Come spesso succede ai film muti, le copie in circolazione sono diverse l’una dall’altra. In Italia il romanzo ebbe una riduzione televisiva (1960) curata da Diego Fabbri e una teatrale di Tullio Kezich, messa in scena da Luigi Squarzina (1974) e da Maurizio Scaparro (1986).