Il dottor Henryk Goldzmit (conosciuto da tutti con lo pseudonimo di Janus Korczak) viene costretto il 6 agosto 1942 a trasferire i duecento orfani ebrei, di cui si occupa, nel ghetto di Varsavia. Si tratta del punto di passaggio prima dello sterminio a Treblinka. Wajda mostra, ancora una volta, le sue doti di narratore lucido e appassionato facendo uso magistrale del bianco e nero.
Nel 1642 Harmenszoon Van Rijn Rembrandt (1606-69), già ricco e famoso, accetta la commissione di un ritratto della Guardia delle milizie, ma scopre che alcuni suoi ufficiali si sono macchiati di cospirazione e omicidio. Ne esce una tela – la celebre Ronda di notte – che è anche un atto di accusa. I cospiratori ordiscono, servendosi di Geertjie, serva-amante, una trama per screditare il pittore, da poco vedovo, che viene messo al bando dalla potente e bigotta borghesia di Amsterdam. Film di eleganza squisita, alla prima maniera di Greenaway, teatrale nella costruzione “architettonica su linee rigorosamente geometrizzate… al limite della compiacenza manieristica, stupefacente ricchezza di immaginario spazio-temporale…” (Alberto Pesce). Fotografia: Reinier Van Brummelen.
Polonia, 1945. Dottoressa della Croce Rossa francese impegnata ad assistere i soldati feriti dopo la fine della seconda guerra mondiale, Mathilde è chiamata da una suora di un vicino convento e scopre, con il collega Gaspard, che molte benedettine sono rimaste incinte a seguito di ripetuti stupri compiuti dall’esercito russo. Nonostante la volontà della madre superiora di tenere nascoste le gravidanze al fine di evitare lo scandalo, tra l’atea Mathilde e le sorelle si crea un clima di progressiva fiducia che rimette fortemente in discussione equilibri e gerarchie. Ispirato al diario di Madeleine Pauliac sugli orrori postbellici compiuti dai sovietici, affronta temi complessi che non si limitano solo all’atto di accusa nei confronti delle violenze perpetrate, ma si estendono a una profonda riflessione sul senso della vocazione e l’utilizzo della fede come strumento di imposizione. Ottima prova della protagonista.
Nel diciannovesimo secolo, in un villaggio estone popolato di creature soprannaturali, una giovane contadina si innamora di un ragazzo, che però sogna la figlia di un nobile. Entrambi cercano di usare poteri mitici per conquistare l’oggetto del loro amore.
Una cineasta prossima agli esami prepara come tesi un filmato su un operaio stakanovista proclamato eroe del lavoro. Ma svolgere un’inchiesta sul personaggio non è semplice: la ragazza si trova davanti a un muro di omertà e di reticenze. La verità è stata accuratamente celata per anni e, come al solito, non sta da una parte sola.
Morto d’infarto da quattro giorni, Antony Zyro, avvocato difensore degli affiliati a Solidarno47 &3 (vittime della legge marziale del governo guidato dal generale Wojciech Jaruzelski) assiste non visto alle azioni della moglie Ursula, del figlio Jacek, degli avvocati che si occupano dell’operaio Dariusz, accusato di aver organizzato uno sciopero non autorizzato. 1° lungometraggio di Kieslowski scritto con Krzysztof Piesiewicz, suo coautore per Decalogo , e con le musiche di Zbigniew Preisner, è un amarissimo film di costruzione spiraliforme che cerca di coniugare un appassionato e dialettico impegno civile con una quieta tenerezza sul versante dei sentimenti e un’incursione nel territorio dello spirito. Com’è evidente nel personaggio della moglie e nel finale, qui la morte diventa “l’espressione concreta di ciò che è senza fine , e del fermarsi del tempo nell’eternità affettiva della memoria” (S. Murri). Sotto il segno di un onirismo funebre, è una storia d’amore attraversata dalla continua presenza di una casualità enigmatica, premonizioni, gesti fortuiti. In Polonia uscì nel 1986: fu attaccato dalla Chiesa cattolica per motivi etici, dal Partito e dall’opposizione per ragioni politiche.
Campagna polacca, periodo prebellico. Un gruppo di personaggi bizzarri, contadini e minatori che vivono in un piccolo villaggio, ricevono tre indizi dalla loro guida spirituale, in punto di morte, per intuire come si svolgerà la fine del mondo: una grande guerra, una piaga rossa e un fungo enorme. Una commedia surreale che affronta in maniera ironica e metaforica i grandi avvenimenti del Novecento: la grande guerra, il comunismo, la guerra fredda e lo scoppio della bomba atomica.
Adam è sopravvissuto ad un incidente stradale in cui sono morti la sua compagna, Basia, e il suo migliore amico, Kamil. Da quel momento Adam, poeta e promettente professore universitario di letteratura, abbandona l’insegnamento e trova lavoro e rifugio in un centro commerciale. Ciò che gli dà tregua dal dolore che lo tormenta è la lettura della Divina Commedia e il dormire. Nel sonno può visitare un mondo parallelo in cui incontrare persone care e fantasmi frutto della sua immaginazione. Alla sua sofferenza privata si aggiunge quella della Polonia, sconvolta da catastrofi naturali e politiche nel corso del 2010. Adam, come Dante con Beatrice, continua ad avere dinanzi a sé una meta: ritrovare l’amata Basia. Dopo Il giardino delle delizie (2004), ispirato all’omonimo quadro di Bosch, e I colori della passione (2011), viaggio all’interno del dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio “La salita al calvario”, Lech Majewski conclude la sua trilogia sull’arte affrontando “La Divina Commedia”. Scevro da qualsiasi intento illustrativo l’artista polacco rilegge il testo dantesco come percorso di ricerca interiore che parte dalla ‘selva oscura’ del dolore e del dubbio nei confronti di un Dio che non può essere al contempo onnipotente e misericordioso per giungere a un lavacro purificatore finale.
Delphine è l’autrice di un romanzo dedicato a sua madre che è diventato un best seller. La scrittrice riceve delle lettere anonime che l’accusano di avere messo in piazza storie della sua famiglia che avrebbero dovuto rimanere private. Turbata da questa situazione Delphine sembra non riuscire a ritrovare la volontà per tornare a scrivere. C’è però un’appassionata lettrice che entra nella sua vita. Sembra riuscire a comprenderla e a sostenerla in questo momento difficile con la sua capacità di intuizione e con il suo charme tanto da divenirle così necessaria da invitarla a condividere il suo appartamento. Sarà una buona scelta?
Un soldato in fuga. Diciannove anni, tanta inesperienza, altrettanta paura, più un’innata voglia di sopravvivere. Scappa da una squadra nazista che lo rincorre a colpi di fucile. Siamo nella Germania del 1945, la guerra sta per finire, ma lui non lo sa. Quando trova un’uniforme nazista da indossare nulla sarà più come prima e lui sarà il primo a comportarsi come i suoi stessi persecutori.
Musicologo idealista, dissidente politico e incarcerato durante il regime socialista, da poco vedovo di una moglie amatissima, Wiktor è diventato un anomalo ambasciatore polacco a Montevideo (Uruguay). Vittima del sospetto, è lui ora a sospettare di tutti, anche del suo vecchio amico russo Oleg che ha fatto carriera nella Russia di Putin. Il polacco K. Zanussi (Leone d’oro a Venezia con L’anno del sole quieto , mai distribuito in Italia) con questo film torna all’irrequietezza delle origini. “Persona non grata è oggi chiunque non sa adattarsi all’americanizzazione della società, al consumismo che soffoca le coscienze, alla piccola e grande corruzione, all’arrivismo, alla fine di ogni etica” (K. Zanussi). Un poco irrigidito nel suo programma di denuncia e indebolito da un finale ambiguo sull’orlo del compromesso, è un thriller diplomatico solido nella costruzione, sottile nel disegno psicologico, interpretato benissimo dal grande J. Stuhr e dal nostro R. Girone nella parte dell’infido ambasciatore italiano. Con lo stesso titolo esiste un documentario (2003) di O. Stone sul conflitto israelo-palestinese.
Duszejko è un’anziana signora che insegna l’inglese ai bambini di un villaggio situato al confine tra Polonia e Repubblica Ceca, nei Sudeti. Un giorno le sue due cagne, a cui è affezionatissima, scompaiono. Alcuni mesi dopo è lei a scoprire il cadavere di un vicino, un bracconiere. Le uniche tracce che conducono a questa morte misteriosa, che non sarà l’unica, sono quelle degli zoccoli di un capriolo.
Varsavia è occupata dai tedeschi. Un ufficiale e un gruppo di uomini cercano di salvarsi attraverso le fogne. Molti uomini muoiono; alla fine sopravvivono l’ufficiale e il suo subalterno, che comunque si rivela un vigliacco, responsabile per salvare se stesso della morte di molti. L’ufficiale lo uccide e torna indietro in cerca di superstiti.
Un film di Alexander Ford. Con Wladislaw Godik, Maja Broniewska, Jerzy Leszcynski Titolo originale Ulica graniczna. Guerra, b/n durata 90 min. – Polonia 1948.
Varsavia viene sconvolta dall’invasione nazista. Un gruppo di ragazzi, tra i quali due ebrei, reagiscono decisamente alle persecuzioni antisemite e, dopo la distruzione del ghetto, salvano la vita ai loro amici. Mentre tutti se ne vanno uno di loro, David, decide di rimanere a combattere.
I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Siamo nel 1946, la seconda guerra mondiale è terminata da poco e in una piccola città – che ora fa parte della Polonia ma prima era tedesca – una giovane vedova, Emilia, incontra un soldato americano, Norman, che deve indagare sui crimini di guerra. Entrambi, sconvolti dalla guerra, arrivano lentamente a capire che il passato non conta: per quanto possa essere stato difficile e pieno di sofferenza, l’amore e la speranza sono sempre possibili. Premiato con il Leone d’oro alla Mostra di Venezia.
Edit 20/4/24 I subita che ho integrato nel file sono difettosi e si fermano al 15° minuto. Nella cartella trovate un file .srt con i subita funzionanti (tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni)
La vicenda si svolge all inizio degli anni ’60, nella grigia e soffocante Polonia dove vige stabilmente il regime comunista. Anna è una giovane novizia in attesa di diventare suora a tutti gli effetti. Vive serenamente in un convento isolato dove, essendo orfana, è stata portata in tenerissima età, durante la II Guerra Mondiale. Poche settimane prima di prendere i voti, invitata insistentemente dalla Madre Superiora, si reca a Varsavia per incontrare la sua unica parente conosciuta, la zia Wanda, che, durante il passato, non si è mai messa in contatto con lei. Quando arriva nell’appartamento della zia, si trova di fronte una cinquantenne single, intellettuale elegante e disinvolta, ma visibilmente disillusa, al limite del cinismo. Wanda appartiene all’elite del regime, essendo un magistrato, con un passato di combattente nella Resistenza antinazista e di militante del partito. È una donna che nasconde una grande sofferenza, compensando con un’attiva vita sessuale con vari partner e con il consumo di alcoolici. In breve racconta ad Anna una tremenda verità familiare: la futura suora è in realta di razza ebrea ed era una bambina chiamata Ida. Durante la guerra, la famiglia si era rifugiata nella loro piccola fattoria, ed era stata “aiutata” da alcuni contadini polacchi. Poi i genitori di Anna sono stati uccisi in circostanze misteriose. Wanda convince la nipote a recarsi dove avevano vissuto i suoi genitori per cercare di scoprire le circostanze della loro scomparsa. Per alcuni giorni le due donne vivono insieme. Anna sperimenta la novita della vita ordinaria, i piccoli piaceri e le miserie morali degli uomini.
I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni
Palma d’oro al Festival di Cannes 1981. Marta, una giovane violinista polacca, forse figlia di un grande direttore d’orchestra, Jan Lasocki, emigrato a New York, sposa un modesto direttore, Adam, il quale riceve l’incarico di dirigere la Quinta Sinfonia di Beethoven per festeggiare il ritorno di Lasocki in patria. Ma Adam si innervosisce e combina disastri, abbandonando la direzione. È Lasocki allora a prendere in mano la bacchetta, conducendo gli orchestrali della modesta formazione di provincia ad un’esecuzione memorabile. Dopo la quale il maestro muore, mentre Marta lascia l’imbelle marito.
Marta è una bella donna di mezza età che vive in una cittadina di campagna con il marito che è medico. Costui un giorno scopre, senza rivelarglielo, che la moglie ha pochi mesi di vita a causa di un tumore incurabile. Nello stesso periodo Marta fa la conoscenza di un ragazzo atletico e semplice, Bogus;, per il quale prova una non ben definita attrazione. Un giorno i due decidono di andare al fiume per fare il bagno ma una tragedia è in agguato. Fin qui il film di Wajda, tratto da un racconto dello scrittore Jaroslaw Iwaszkiewicz alle cui opere il regista si è più volte ispirato, di cui assistiamo alle riprese e vediamo gli esiti finali. Ma mentre il progetto prendeva corpo la grande attrice polacca Krystyna Janda, scritturata per il ruolo di Marta, prendeva a vivere direttamente una tragedia legata al cancro.
Ambientato al tempo delle guerre napoleoniche, mostra come le guerre hanno travolto lo sfortunato paese polacco all’inizio del XIX secolo. La storia ruota attorno alla legione polacca sotto il comando del generale Dabrowski, che poi combatté al fianco di Napoleone con la speranza della rinascita della Polonia.
Un medico e una piccola provinciale si incontrano, di notte, a Varsavia, poi trascorrono le ore fino all’alba nella stanza di lui. Ma non accade niente. Quando il ragazzo si sveglia, non trova più la nuova amica…
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