Da un romanzo di James Ronald. Londra, 1902. Per amore di una ragazza uccide la moglie odiosa e si risposa. Ricattato, uccide anche il ricattatore. Una delle più belle e meno note interpretazioni di Laughton in un melodramma criminale paragonabile ai film neri di F. Lang dello stesso periodo. Suggestiva atmosfera, ritmo impeccabile, suspense.
Due commesse, un commesso viaggiatore, un autista, una comparsa trascorrono un giorno di vacanza nei boschi intorno a Berlino. Interpretato da attori non professionisti in un ambiente naturale, questo semi-documentario realizzato con poco costo fu l’ultimo film tedesco muto di qualche valore. Anche se Béla Balazs gli rimproverò il suo “fanatismo dei fatti “, quest’opera, ispirata indirettamente a Flaherty e Vertov, era uno studio sociale che fece epoca, e i suoi autori ebbero in seguito carriere assai diverse, nel cinema americano.
Un uomo, stanco della propria esistenza, decide di assoldare un killer per farsi uccidere. Nel frattempo però avrà modo di cambiare idea. Un inizio folgorante e molto cupo dà il via a un film che a poco a poco si trasforma in una bella commedia ricca di momenti divertenti. Si vede ancora la matrice espressionista (nei giochi di luci e ombre e nelle inquadrature). Il protagonista è pefetto e anche i personaggi di contorno non sfigurano. Sorprendente.
Nella cartella ci sono tre versioni: un mkv con subita/eng integrati e un avi con sub esterni. Credo siano identiche. Entrambi di bassa qualità. Fatemi sapere.
La terza versione è un mio rip 576p h264 da dvd russo ma non ha subita, non li ho trovati e non sono riuscito ad estrarli, solo subeng. Questo è di alta qualità.
Scienziato sta effettuando esperimenti su molecole radioattive. Jeffrey elimina la sostanza usata per scongiurare il peggio. Siodmak, scrittore di fantascienza, ha usato una buona parte delle sequenze centrali di Gold, film tedesco del ’34, per creare la suspense, ma l’ispirazione è povera e la riuscita modesta.
Un film di Robert Siodmak. Con Olivia De Havilland, Thomas Mitchell, Lew Ayers Titolo originale The Dark Mirror. Poliziesco, Ratings: Kids+16, b/n durata 85′ min. – USA 1946. MYMONETRO Lo specchio scuro valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un medico deve scoprire, parallelamente alle indagini della polizia su un efferato delitto, quale di due sorelle gemelle è una psicopatica assassina. È un piccolo classico del cinema nero degli anni ’40. Partendo da una solida e aguzza sceneggiatura di Nunnally Johnson, da un soggetto di Vladimir Pozner, R. Siodmak lavora bene di chiaroscuro. Esercizio di bravura di O. de Havilland in 2 parti. Rifatto per la TV come Lo specchio nero.
I protagonisti di questo dramma criminale tratto dal romanzo The Chair for Martin Rome di Henry Helseth e sceneggiato da Richard Murphy, sono il gangster Martin Rome (Conte) che ha ucciso un poliziotto in uno scontro a fuoco, un avvocato disonesto (Kroeger) che gli ha rifiutato il denaro necessario per una fuga in Sudamerica e il tenente Candella (Mature) che gli dà la caccia, cercando anche di recuperare gioielli rubati. L’epilogo sanguinoso avviene in una chiesa. Sono importanti anche i personaggi di contorno, soprattutto nel reparto femminile, e la descrizione del quartiere italoamericano, senza stereotipi. Pur non trovandosi a suo agio in esterni autentici, Siodmak cerca di conciliare il noir di taglio espressionista che gli era abituale e la tendenza allo stile semidocumentario in voga nel dopoguerra a Hollywood. Ci riesce in parte, ma comunque il prudente rifiuto del manicheismo, la complessità della tematica, il disegno dei personaggi garantiscono la qualità del prodotto. 1° film di D. Paget. Per una pruderie di eredità fascista il cognome del gangster è diventato Rosky nell’edizione italiana. Rifatto da J. Giovanni con Sola andata (1970).
Da un romanzo (1942) di Cornell Woolrich (firmato William Irish): pochi credono nell’innocenza di un uomo accusato di uxoricidio; il suo unico alibi è una misteriosa signora incontrata per caso in un bar: dov’è? Film nero coi controfiocchi che riesce a coniugare l’espressionismo tedesco e l’ambiente americano. Gli evidenti difetti di sceneggiatura sono riscattati dalla regia. Splendida sequenza di jazz con Elisha Cook Jr. alla batteria. Il bizzarro cappello d’alta moda dell’inizio diventa il deus ex machina dell’intrigo. In una sequenza lo indossa Aurora, sorella di Carmen Miranda.
Una ragazza morbosamente attaccata al fratello gli impedisce con l’inganno di sposarsi. Lui lo scopre e decide di ucciderla, ma a rimetterci è un’altra sorella. La prima finisce in galera; il ragazzo confessa ma non viene creduto e rimane solo col suo rimorso.
Ancora innamorato dell’ex moglie, un uomo, pur di riconquistarla, entra a far parte della banda di malviventi capeggiata dal nuovo marito della donna. Durante l’esecuzione del primo colpo si impadronisce della refurtiva e, essendo ferito, la affida alla moglie. Fatto sequestrare dal rivale mentre si trova all’ospedale, tenta di corrompere un bandito, ma inutilmente: il gangster elimina sia lui che la donna.
Un film di Rudolph Maté. Con Edmond O’Brien, Pamela Britton, Luther Adler Titolo originale D.O.A.. Poliziesco, Ratings: Kids+16, b/n durata 83′ min. – USA 1950. MYMONETRO Due ore ancora valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
A San Francisco in vacanza, un impiegato scopre di essere stato avvelenato. Ha 48 ore di tempo per scoprire da chi e perché. Ispirato a un film tedesco del 1931 _ Der Mann, der seinen Mörder sucht _ diretto da Robert Siodmak e sceneggiato anche da Billy Wilder, è un suspense in bilico sul noir congegnato con sagacia, calato in una coinvolgente atmosfera, girato quasi interamente in esterni a San Francisco e Los Angeles, sostenuto dalla musica stranamente ironica di Dimitri Tiomkin. Rifatto nel 1969 (L’uomo che doveva uccidere il suo assassino) e nel 1988 (D.O.A.). Esiste anche un D.O.A. (1981), documentario sul gruppo punk-rock dei Sex Pistols. D.O.A. è una sigla medica che significa dead on arrival (morte all’arrivo in ospedale).
Nello sporco alberghetto di una cittadina di provincia un giovane gangster che ha fatto uno sgarro attende che due sicari vengano ad ammazzarlo. Ci si racconta il come e il perché. Un racconto (The Killers) di Ernest Hemingway dà lo spunto a una splendida sequenza di apertura. Il resto vale meno, ma è di ottimo mestiere con personaggi ben disegnati e una suggestiva colonna musicale di M. Rozsa. Alla sceneggiatura di Anthony Veiller collaborò, non accreditato, John Huston. Rifatto nel 1964 da Don Siegel. 1° film di Lancaster.
Nel 1906 in una cittadina del New England uno psicopatico uccide giovani donne che hanno un handicap fisico. La prossima vittima è una ragazza muta (McGuire) che fa la governante in una grande vecchia villa. Dove abita l’assassino. Dal romanzo Some Must Watch di Ethel Lina White, sceneggiato da Mel Dinelli, l’archetipo dei thriller ambientati “in un’antica casa buia” in cui la sequenza del delitto principale si svolge durante una “buia notte tempestosa”. Era il tempo in cui la locuzione “serial killer” (assassino periodico) non era stata ancora inventata. Un film perfetto nel suo genere. I primissimi piani dell’occhio dell’assassino al momento di aggredire le sue vittime sono diventati un classico. La circostanza che l’identità dell’assassino sia presto scoperta non diminuisce la suspense. Alla creazione dell’atmosfera, oltre alla germanica maestria di R. Siodmak, contribuiscono Nicholas Musuraca (fotografia), Albert S. D’Agostino e Jack Oley (scene), Roy Webb (musica). Rifatto a Londra come Delitto in silenzio (1975).
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