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The Exchange (2011) - Streaming | FilmTV.it

Regia di Eran Kolirin. Un film con Dov NavonRotem KeinanSharon Tal. Titolo originale: Hahithalfut. Genere Drammatico – Israele2011durata 94 minuti. Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Oded, dottorando in fisica all’università, un giorno rientra in casa ad un’ora insolita e si accorge di non riconoscerla: tutto gli appare differente, come se non gli appartenesse, non fosse casa sua. Comincia allora a guardare ad ogni cosa in modo nuovo, nota ciò che prima non avrebbe notato, fa cose che non avrebbe fatto, spia la vita della moglie e del suo caseggiato dall’esterno. Più osa nei comportamenti insoliti e liberatori e più si allontana dalla compagna e dall’interesse per il lavoro. Assumendo un altro sguardo diventa un altro uomo.
Secondo lungometraggio di Eran Kolirin, il film ben s’inserisce nel panorama della new wave cinematografica israeliana, le cui pellicole sono spesso ironiche parabole per immagini, allegorie della società e della politica nazionale, che sfruttano un paradosso per suscitare il riso e al contempo aprire degli interrogativi. Non è un caso, dunque, se The Exchange si apre con l’esposizione di un paradosso della fisica che conclude l’impossibilità di leggere la realtà obiettivamente: il pensiero va dritto alla questione israelo-palestinese, voluto o meno che sia.
Cerebrale e algido, il film non consente una visione sempre appassionata e non sceglie mai tra commedia e dramma, mantenendo un tono intermedio molto difficile da gestire senza incorrere nel rischio di annoiare. Tocca però diversi elementi interessanti. Nella vita soddisfatta e completa di Oded, infatti, la rottura della normalità e l’escalation che segue aprono uno squarcio che lascia entrare una vitalità prima sconosciuta. Oded e la moglie stanno provando ad avere un bambino ma in realtà è lui stesso a fare delle prove di infanzia, concedendosi di derogare alle regole sociali adulte e (ri)scoprendo il proprio mondo come se lo vedesse per la prima volta. Il protagonista, dunque, altri non è che il regista cinematografico, sempre in cerca di un modo nuovo di inquadrare le cose (Oded che guarda dall’alto del suo ufficio, Oded che guarda dal basso del rifugio), con dei tempi che non sono razionali ma emozionali. L’adozione di questo sguardo più attento e critico del normale può diventare ossessione, malattia, al pari dei fenomeni di alienazione tipici dei malati di mente. La sindrome della messa in scena, vero e proprio gomito del tennista del cineasta, può portare l’artista a divenire spettatore della (propria) vita e non più attore attivo. Questo sembra dire Kolirin, quando previene i suoi personaggi dal soccorrerne un terzo, in occasione di un grave incidente. Il finale del film è un po’ sprecato ma lo spunto è indubbiamente interessante.

Locandina La banda

Un film di Eran Kolirin. Con Sasson GabaiRonit ElkabetzSaleh BakriKhalifa NatourShlomi Avraham. continua» Titolo originale Bikur Ha-TizmoretCommediaRatings: Kids+13, durata 90 min. – Israele, Francia 2007. – Mikado Film uscita venerdì 21 marzo 2008. MYMONETRO La banda ***1/2- valutazione media: 3,49 su 67 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

La banda musicale della polizia di Alessandria d’Egitto viene invitata a suonare all’inaugurazione del centro culturale arabo di una cittadina israeliana. All’aeroporto di Tel Aviv non c’è nessuno ad attendere il gruppo di musicisti, così il pragmatico direttore d’orchestra e colonnello Tewfiq decide di raggiungere il luogo con un autobus locale. Arrivato nella remota e desertica cittadina (una sorta di Las Vegas spoglia di luci scintillanti, giochi e schiamazzi) capisce che, per un difetto di pronuncia, ha sbagliato destinazione. Non si trova nella moderna Petah Tikva, bensì nell’arida Bet Hatikva. Poiché non c’è modo di andarsene da lì (c’è una sola corriera che passa una volta al giorno) gli otto egiziani sono costretti ad accettare l’ospitalità di Dina, la bella proprietaria dell’unico ristorante del posto.
Al suo esordio in lungo l’israeliano Eran Kolirin realizza una piccola opera cinematografica, densa di valore, trovando il modo per fotografare e raccontare il suo paese con umorismo, sentimento e nostalgia, utilizzando un linguaggio (e lanciando un messaggio) universale. La banda è una brillante commedia dal retrogusto amaro che parla innanzitutto dell’essere umano. Le inamidate uniformi azzurre della banda celano i disagi esistenziali dei componenti. L’unica voce fuori dal coro è quella di Haled, dongiovanni nell’anima che seduce le fanciulle sussurrando i versi romantici di Chet Baker.
La musica fa da collante tra lo sgangherato gruppo in terra straniera e i loro ospiti. È una canzone jazz israeliana che Dina sceglie per trasmettere a Tewfiq – il suo personale Omar Sharif – il desiderio di dirgli “tante cose”. È la danza delle mani del colonnello, che muove sinuosamente nell’aria per mostrare alla locandiera come si dirige un’orchestra, a creare un momento d’intesa tra l’uomo e la donna. E, infine, intorno alla tavola apparecchiata a festa, nel silenzio imbarazzante e un tantino ostile, basta intonare un’approssimativa “Summertime” per comunicare e azzerare la distanza di due paesi avversi.
Al di là delle divergenze culturali e delle barriere linguistiche c’è la musica, ma c’è anche l’amore. Quello agognato da una giovane che vede la sua vita come un (melodrammatico) film arabo, quello perduto a causa del proprio rigore, quello cercato tra le braccia di uno sconosciuto. Il finale de La banda è preannunciato da una frase di Itzik. È “come un concerto che finisce di colpo, né triste, né allegro”. Un concerto, aggiungiamo noi, da godere fino all’ultima nota.