Da un romanzo di P. Benchley. Uno squalo semina il panico sulle spiagge di una cittadina americana dove ha divorato due bagnanti. Uno scienziato, un pescatore, lo sceriffo locale si impegnano a fondo per eliminare il mostro.
Yûsuke Kafuku, un attore e regista che ha da poco perso la moglie per un’emorragia cerebrale, accetta di trasferirsi a Hiroshima per gestire un laboratorio teatrale. Qui, insieme a una compagnia di attori e attrici che parlano ciascuno la propria lingua (giapponese, cinese, filippino, anche il linguaggio dei segni), lavora all’allestimento dello Zio Vanja di Cechov. Abituato a memorizzare il testo durante lunghi viaggi in auto, Kafuku è costretto a condividere l’abitacolo con una giovane autista: inizialmente riluttante, poco alla volta entra in relazione con la ragazza e, tra confessioni e rielaborazione dei traumi (nel suo passato c’è anche la morte della figlia), troverà un modo nuovo di considerare sé stesso, il proprio lavoro e il mondo che lo circonda.
Paul W.R. è l’uomo più ricercato di un mondo prossimo alla fine. Alcuni anni fa, un misterioso planetoide è apparso nel sistema solare e si è avvicinato alla Terra. Detto la Luna Rossa, è stato per decenni minato per estrarre il combustibile Lumina. L’imprenditore a capo di questa lucrosa operazione è stato il padre di Paul e quando la Luna ha “reagito”, avvicinandosi all’orbita terrestre e desertificando il pianeta, l’uomo ha approntato un sistema di ordigni nucleari per distruggerla. Ma la Luna è protetta da un campo magnetico e solo Paul, che da bambino era stato colpito da un fulmine rosso proveniente dalla Luna stessa, ha passato i test per dimostrare di poter pilotare con successo la navicella incaricata di distruggere il planetoide. Paul però è fuggito nel deserto…
Un uomo solo tra i ghiacci artici cerca di sopravvivere. Scava nella neve congelata la scritta SOS sperando di essere avvistato dall’alto e nel mentre, in quel che resta dell’aereo con cui è precipitato, si ripara dal gelo, anche se non abbastanza da impedire il congelamento di alcune dita dei piedi. Pesca sotto lo strato ghiacciato il pesce crudo di cui si nutre, segna il passare del tempo e ha una mappa, ma preferisce non allontanarsi dal rifugio sicuro dell’aereo per arrivare a una stazione, perché sarebbe troppo pericoloso. Ci sono infatti tracce di un orso polare che vive nella zona. Presto però alcuni eventi, che preferiamo non rivelare, lo costringeranno a partire e con una ulteriore complicazione a rendere il suo viaggio ancora più disperato.
Lovecraft Country – La terra dei demoni (Lovecraft Country) è una serie televisivastatunitense creata da Misha Green. È basata sull’omonimo romanzo di Matt Ruff. È stata trasmessa dal 16 agosto al 18 ottobre 2020 su HBO negli Stati Uniti.
La storia segue un giovane uomo afroamericano che viaggia attraverso gli Stati Uniti segregati negli anni ‘50 alla ricerca del padre scomparso. Apprenderà oscuri segreti che si intrecciano in una città, in cui il famoso scrittore dell’orrore H. P. Lovecraft ha ambientato molte delle sue storie fantastiche.
A San Francisco un goffo musicologo è turbato dalle attenzioni di una vivace svitata che lo coinvolge in disavventure a mozzafiato con guardie e ladri. Bogdanovich resuscita con brio la commedia pazza degli anni ’30, ispirandosi in particolare a Susanna (1938) di H. Hawks. La vecchia ricetta funziona perché il copione è ingegnoso, gli attori adatti, molte gag fulminanti.
Molti di noi sono stati affascinati durante l’infanzia dai film horror con Boris Karloff. Sì, parliamo della generazione del bianco e nero, quando l’attore feticcio dei primordi del cinema sonoro, faceva tremare le folle. Oggi, probabilmente, il terrore è un’altra cosa. E’ nel mistero della normalità, della quoidianità, quando qualcuno perde il senno, sebbene per un attimo, e compie una strage. Bersagli di Peter Bogdanovich è un bridge fra i due livelli della paura. Costruito in modo classico, si sviluppa su due strade parallele. La storia di un attore ormai obsoleto (Boris Karloff) convinto ad abbandonare la professione, nonostante un copione interessante propostogli; la vicenda di un figlio di papà, deciso a far incetta di armi per fare fuori una selva di innocenti. E’ lo scontro fra l’orrore fantastico e quello reale. Ciò che vive nella mente e quello che leggiamo quotidianamente sui giornali. Cosa può farci più paura? Bogdanovich crea un link fra passato e futuro, dichiarando l’insostenibilità della società contemporanea e ciò che è nascosto al suo interno. E’ finita l’era dei mostri di fantasia, è iniziata l’era dei mostri reali. Magistrale la sequenza del buio nella stanza di Karloff e in quella del killer (Bobby Thompson). Il terrore oggi, ci dice il regista, è alla luce del giorno, sotto i nostri occhi.
Dal Mahabharata (grande poema dei Bharata), il più vasto poema epico in sanscrito della letteratura indiana: diciotto libri per 106 000 distici, Brook, Jean-Claude Carrière e Marie-Hélène Estienne trassero uno spettacolo teatrale di 9 ore che fu messo in scena al Festival di Avignone nel 1985. Ne fu tratta una edizione TV di quasi 6 ore e una cinematografica che ne dura quasi 3. Con un ritmo largo da saga sfilano avventure eccezionali, violenti conflitti, nascite miracolose, sfide ai dadi, atti di magia, duelli barbari, furibonde battaglie, intermezzi umoristici. Il tema di fondo è tagliare i legami che uniscono gli eroi umani al mondo degli dei, trapiantarli sulla terra, metterli di fronte alle loro responsabilità di individui e poi di cittadini. Di alto decoro formale e talvolta di forte suggestione dinamica e figurativa, la regia di Brook concilia raffinatezza e semplicità. La recitazione di un’affiatata compagnia internazionale di attori è in un inglese che ha una limpidezza da Berlitz School e una densità da dramma shakespeariano.
Charlotte, 34 anni, è proprietaria di una clinica di bellezza. Un giorno decide di abbandonare il proprio compagno Kristian e di andare a vivere in un appartamento che conserverà l’aspetto della provvisorietà. Al piano di sotto abita un giovane transessuale che la donna conoscerà comprendendone i problemi.
Nell’Inghilterra del XII secolo Enrico II nomina arcivescovo di Canterbury Thomas Becket, già suo cancelliere e amico. I rapporti tra i due si guastano: prima la libertà della Chiesa, poi l’amicizia. 7 nomination ma un solo Oscar per E. Anhalt che riscrisse con sagacia il noto dramma di J. Anouilh. Teatro in scatola con un superbo duetto di protagonisti. Tutti gli altri ok. Accurata la scenografia.
Alla fine dell’Ottocento, il bandito texano Bean diventa giudice e amministra la giustizia con metodi poco ortodossi, servendosi parecchio della forca. Il magistrato è anche barista e venera l’attrice inglese Lily Langtry che non ha mai visto. La civiltà arriva anche in quelle lande selvagge e il pittoresco personaggio sparisce, ma tornerà verso il 1920 a difendere, pistola in pugno, la propria figlia dalle prepotenze di un avido capitalista rappresentante della nuova America, ancor più spietata della vecchia.
Nei giorni drammatici precedenti la liberazione di Parigi, alla fine dell’ultima guerra, il generale tedesco Dietrich Choltitz che presidia la città si ribella all’ordine di Hitler di distruggere la capitale col fuoco.
Un film di Raoul Walsh. Con Eleanor Parker, Clark Gable, Jo Van Fleet Titolo originale The King and Four Queens. Western, Ratings: Kids+13, b/n durata 86 min. – USA 1956. MYMONETRO Un re per quattro regine valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Clark Gable nei panni di Dan Kehoe, un avventuriero che vuol mettere le mani sul bottino di un colpo effettuato tempo prima da quattro fratelli, famosi banditi.
Nel 1928 in una cittadina del Kansas nasce l’amore tra due liceali, contrastato dai rispettivi genitori e dalla loro repressione sessuale. In preda a una forte depressione.
Un film di Frederic Forestier. Con Michael Sarrazin, Roy Scheider, Dolph Lundgren, Montel Williams Titolo originale The Peacekeeper. Thriller, durata 96 min. – USA, Canada 1997. MYMONETRO The Peacekeeper – Il pacificatore valutazione media: 2,00 su 1 recensione. Il Presidente degli Stati Uniti sta per celebrare il “Veterans Day” mentre un gruppo di terroristi gli ruba la valigetta con i codici nucleari e lo invita a suicidarsi se non vuole un olocausto nucleare. Lundgren continua a fare se stesso e Scheider deve accontentarsi di ruoli che non rendono giustizia alle sue capacità.
Cile, Vina del Mar. Sara, tredici anni, vive con la sorella minore Catalina, con sua madre Paula e con Lia, la compagna della madre. La loro è una quotidianità serena e spensierata, fino a quando l’adolescenza di Sara non solleva in lei dei problemi. Il confronto con i compagni, l’ansia di farsi accettare dai ragazzi, la paura di venir giudicata, alimentano in Sara un’inquietudine crescente. Le cose si complicano quando il padre tenta, allora, di ottenere la custodia delle figlie. L’inquietudine della protagonista è il motore del film, come racconta il primo lungo piano sequenza all’interno della scuola, ma viene pian piano messo in prospettiva dalla battaglia legale tra il padre e la madre: qualcosa di molto più grande della ragazzina, che la supera e la esclude, ma nasce sul terreno fertile del suo smarrimento.
Primo film di Costa della trilogia dedicata alla trasformazione del quartiere Fontainhas a Lisbona. Un racconto sulla disperazione di chi sopravvive all’impoverimento, alla violenza, alla desolazione.
Quando il vecchio proprietario delle acciaierie Borch-Møeller (900 dipendenti) di Copenaghen s’impicca, il suo primogenito Christoffer, felicemente sposato a Stoccolma con un’attrice svedese e soddisfatto gestore di un ristorante alla moda, è costretto dalle circostanze ad assumere la direzione della fabbrica e si trova prigioniero in un sistema più forte di lui. Dramma altoborghese, anche politico, non manicheo, quasi un Ibsen aggiornato all’era dell’economia globale, non lontano dalla tragedia classica: si affaccia sulla nozione di destino che determina le scelte – o l’impossibilità di una libera scelta – del protagonista e di cui la sua terribile madre sembra l’esecutore. Christoffer accetta l’eredità del padre non tanto per il potere o il denaro ma perché, come gli dice la madre, “sei nato per questo”: l’appartenenza alla famiglia, la fabbrica da salvare (licenziando operai, il cognato, gli amici). Il dovere corrisponde all’infelicità. 3° lungometraggio del danese Fly, da lui scritto con Kim Leona, Dorte Høegh e Mogens Rukov ( Festen ), premiato per la sceneggiatura a San Sebastian 2003 e 6 premi maggiori dell’Academy danese. Coprodotto da Lars von Trier. Grande successo di pubblico in patria. Regia accademicamente corretta al servizio del testo e degli attori.
Costretto ad uccidere la donna del boss con cui ha una relazione, Kyoji parte per Pukhet, per prendersi una pausa. Inseguito dagli scagnozzi del proprio capo, l’uomo incontrerà la bella e giovane Noi, che lo distoglierà dai sensi di colpa e dalle preoccupazioni, almeno momentaneamente. Girato tra Hong Kong, Macao e la Tailandia, Invisible Waves è un elegante thriller diretto dal talentuoso Pen-ek Ratanaruang. A spezzare la tensione che sottende il racconto sin dalle prime sequenze, si alternano momenti di insolita ironia; col risultato di una narrazione che predilige il flusso dei pensieri del protagonista, della propria deriva, piuttosto che il ritmo delle azioni.