Da un racconto di Charles Marquis Warren. Tornato a casa dopo tre anni di assenza, scopre che moglie e figli sono stati rapiti dai crudeli Apaches. Western tradizionale, ma non convenzionale, rallegrato dai battibecchi tra il protagonista e il “cattivo” di turno, l’immancabile Kennedy.
Non è un giallo perché si sa subito chi è il colpevole. Non è un thriller perché manca di azione. È soltanto in parte un dramma giudiziario sebbene la soluzione sia squisitamente legale. Che cosa è allora? Una battaglia di parole e di sguardi tra due maschi – l’autore di un (tentato) uxoricidio e un procuratore distrettuale che rappresenta l’accusa. È un film che fa aspettare anche se lo spettatore un po’ sveglio indovina presto il finale. Quel che conta in un buon criminal film è l’itinerario per raggiungerlo. Scritto e ben dialogato da Daniel Pyne e Glenn Gers, ha soltanto una palese smagliatura, ricucita col filo bianco, nel detective che arriva nella villa del delitto: è lui l’amante della vittima che raccoglie la confessione del colpevole. È improbabile che abbia avuto per mesi un’appassionata relazione con una signora sposata ignorandone nome e indirizzo. E come faceva Crawford a sapere che sarebbe intervenuto proprio lui? Il vero protagonista non è un Hopkins già visto, ma Gosling, giovane attore emergente alle prese con un personaggio complesso. Come il solito, Hoblit dirige con una elegante sicurezza che tracima qua e là nel calligrafico sullo sfondo di una Los Angeles altoborghese.
Superman, mandato sulla Terra ancora in fasce dal pianeta Krypton, viene allevato da una coppia di contadini. Divenuto adulto, si fa assumere a New York come giornalista, sempre attento a non rivelare le doti eccezionali di cui è dotato. Nelle vesti di Superman, vola ovunque ci sia bisogno di ristabilire la giustizia. I suoi più terribili nemici tentano di distruggere la Terra con ordigni nucleari, ma il nostro lo impedisce.
Un film di Henry Levin. Con Ellen Drew, William Holden, Glenn Ford Titolo originale The Man from Colorado. Western, durata 99′ min. – USA 1948. MYMONETRO L’uomo del Colorado valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Finita la Guerra Civile, un valoroso colonnello (Ford) viene nominato giudice in una cittadina del West dai suoi ex soldati diventati minatori, e si rivela un tiranno sanguinario. Uno dei suoi ex ufficiali (Holden) guida la rivolta. Scritto da R.D. Andrews e Ben Maddow, da un soggetto di Borden Chase, è un anomalo western psicologico della Columbia con trasparenti allusioni ai reduci traumatizzati della seconda guerra mondiale, ma una regia approssimativa e una debole caratterizzazione dei personaggi gli tolgono un vero interesse. Si dice che King Vidor abbia girato alcune scene tra cui quella dell’incendio. Altro titolo italiano: Non si può continuare a uccidere.
Un film di Delmer Daves. Con Van Heflin, Glenn Ford, Henry Jones, Felicia Farr. Titolo originale 3:10 to Yuma. Western, Ratings: Kids+16, b/n durata 92′ min. – USA 1957. MYMONETRO Quel treno per Yuma valutazione media: 3,14 su 14 recensioni di critica, pubblico e dizionari. I casi della vita obbligano un povero contadino a sostituirsi allo sceriffo per scortare un pericoloso bandito verso il forte di Yuma (Arizona, ai confini con California e Messico). Nonostante i rischi, con intelligenza e tenacia porta a termine la missione. Film a basso costo ma ad alta tensione, in forma di dramma psicologico. Uno dei migliori western degli anni ’50 anche perché implica, tra le righe, una semplice e profonda lezione morale. Scritto da Halsted Welles, da un racconto di Elmore Leonard, fotografia di Charles Lawton Jr., canzone di successo con la voce di Frankie Laine. Non sono pochi i momenti degni di memoria, quelli in cui “l’elegiaco umanesimo di D. Daves riesce a esprimersi nel modo più compiuto e originale” (A. Viganò).
Un western comico pervaso di intelligente umorismo: un uomo si stabilisce in un paesino del West assieme al suo gregge di pecore. Gli allevatori di bovini, temendo un danno ai propri pascoli, tentano di mandarlo via prima con le buone, poi con le cattive.
Barone del bestiame, invalido, cerca di espellere dalla sua valle i piccoli e indifesi agricoltori, mentre la sua ambiziosa moglie lo tradisce con suo fratello. Lo contrasta un reduce della guerra civile. Bella compagnia d’attori per un dramma d’azione che fa pensare a un film gangster travestito da western. Qualche buona sequenza di movimento non basta a riscattare la convenzionalità dell’insieme.
Ballin Mundson, proprietario di un losco casinò di Buenos Aires, sposa un’ex ballerina, già amata da Johnny, il suo fedele collaboratore. Il triangolo che si regge su un complesso rapporto di amore-odio non si spezza nemmeno con la morte (apparente) di uno dei tre. Film di culto per i fan di Rita, corpo d’amore ribelle al suo ruolo di oggetto, che canta meravigliosamente “Put the Blame on Mame” e danza splendidamente “Amado mio”. L’assurdità dell’intrigo diventa un difetto secondario in questa miscela di noir e melodramma passionale in cui i dialoghi di Marion Parsonnet sono di un Kitsch che sfiora il sublime. La latente carica omosessuale di questa pietra miliare nella storia del divismo fu scoperta soltanto dalla critica europea.
Un funzionario della polizia si suicida. L’indagine viene affidata a un tenente che risale fino al capo della banda di gangster che gode di altissime protezioni (anche nella polizia). Il tenente viene minacciato, fatto oggetto di attentati (uno causa la morte di sua moglie), ma alla fine ha partita vinta.
Un violento e geloso ferroviere uccide un corteggiatore della moglie. Quest’ultima intanto si mette con un conduttore di treni, bravo giovanotto, che però ad un certo punto viene persuaso dalla fatalona ad ammazzare il troppo possessivo consorte. All’ultimo momento, però, non ne ha il coraggio: che i coniugi si ammazzino per conto loro. Rifacimento deL’angelo del male di Renoir (dal romanzo di Zola).
Il capostazione Roubaud accecato dalla gelosia uccide un corteggiatore della moglie Sévérine. La donna s’innamora di Jacques Lantier, un ferroviere, e lo incita ad assassinare il marito per liberarsene. Il ferroviere ucciderà invece Sévérine e si getterà sotto un treno. Tratto dal romanzo di Émile Zola e sceneggiato dallo stesso Renoir, questo film è uno dei più riusciti del grande regista francese, che appare anche come attore nel ruolo di Cabuche, un bracconiere. Jean Gabin che aveva appena terminato di girare Il porto delle nebbie è qui in uno dei suoi ruoli più felici. Questo film fu rifatto da Fritz Lang nel 1954 in chiave prettamente americana con il titolo La bestia umana (Human Desire) con Glenn Ford, Broderich Crawford e Gloria Grahame; e con minor efficacia nel ’57 da Daniel Tinayre con il titolo Ossessione di sangue con Massimo Girotti.
Alla fine della guerra civile americana dilaga la carestia in molte regioni degli Stati Uniti. Solo in Texas l’abbondanza di bestiame dà una speranza alla popolazione ma ovunque regnano disordine e violenza. Dan e Tod, due giovani originari della Virginia, mentre vanno in Texas alla ricerca di fortuna, sono involontari testimoni dell’assalto ad una diligenza. Disperati, decidono di derubare a loro volta i rapinatori e scappare con il bottino. Per sfuggire alla banda, decidono di dividersi e non si vedono più per lungo tempo. Quando si rincontrano sono cambiati: uno si è trovato dalla parte degli allevatori, l’altro si è unito ai banditi. La legge li oppone l’uno all’altro e dovranno incontrarsi di nuovo per la resa dei conti.
Stregato da una bella zingara, il caporale José uccide due uomini per lei, diventa brigante, ma viene abbandonato per un torero. Allora uccide anche lei. Non è certamente uno dei film migliori ispirati all’immortale personaggio di Merimée, ma Rita tiene svegli. Bella fotografia, regia efficace.
Da un centro di ricerche per la guerra batteriologica situato a Leipzig, nella Germania dell’Est, si disperde, accidentalmente, il terribile virus classificato “MM88”, che provoca la morte nel tempo di appena tre giorni. La scienza è impotente di fronte al pericolo e l’epidemia dilaga dalla Siberia a Washington, da Parigi a Tokyo… Una sola regione del pianeta, l’Antartide, grazie al rigidissimo clima, sembra immune al virus. Lì, in alcune basi scientifiche e militari sperdute tra i ghiacci, si contano gli ultimi sopravvissuti, di nazionalità diverse: 863 persone… delle quali soltanto 8 sono donne!I comandanti delle varie stazioni concordano un ferreo regime di disciplina per garantire una parvenza di ordine e di civiltà, ma non possono evitare che la tensione si acuisca fino a sfociare in rivalità interne, scoppi di follia e violenze di ogni genere. A complicare le cose c’è anche un sottomarino, con a bordo un equipaggio in parte contagiato, che chiede di approdare per avere una speranza di salvezza. E a precipitare la situazione c’è un imprevisto tilt che manda all’aria gli abbandonati sistemi di difesa nucleare americani facendo sì che le testate atomiche puntino direttamente proprio verso l’Antartide… Kinji Fukasaku, regista del Fango verde e di Message from Mars, questa volta fa le cose in grande. Mobilitate le risorse della casa di produzione “Haruki Kadokawa” e acquistati i diritti per la trasposizione cinematografica di un romanzo di successo, riesce a coinvolgere nell’operazione grossi nomi del mondo hollywoodiano. Più che nella storia, l’originalità del film sta, tuttavia, nella rilettura in chiave fantascientifica del fortunato filone dei film “catastrofici” che in quegli anni riempivano ancora le sale di tutto il mondo.La pellicola è stata girata in Canada e in Alaska. Sul mercato americano è stata distribuita in versione accorciata di circa 50 minuti.In USA ha per titoli: Day of Resurrection, Virus.
Un film di John Williers Farrow. Con Glenn Ford, Diana Lynn, Patricia Medina Titolo originale Plunders of the Sun. Avventura, b/n durata 91 min. – USA 1953. MYMONETRO I saccheggiatori del sole valutazione media: 2,00 su 1 recensione.
Al Colby accetta l’incarico di portare oltre il confine un pacchetto sigillato, pur di guadagnare un po’ di quattrini. Nel pacchetto c’è la mappa di un tesoro azteco. Si scatenano brame intorno a questo tesoro.
Dalla pièce di Alec Coppel. Scrittore di gialli per la TV, ricattato, decide di uccidere il ricattatore. Esegue il piano _ o così crede _ e nasconde il cadavere in giardino. È una farsa nera condotta a ritmo frenetico che strappa più di una risata, ma l’origine teatrale si fa sentire. Rifatto nel 1971 in Francia con Jo e il gazebo con Louis de Funès.
Un ufficiale tedesco cui ripugna il regime nazionalsocialista cerca di passare il confine. Nella sua fuga si accompagna a due giovani ebrei slovacchi. Insieme, dopo molte peripezie, si sottraggono alle SS. Tratto da un romanzo di Erich Maria Remarque, scrittore fortunato con il cinema, è uno dei migliori film sul nazismo realizzati a Hollywood durante la guerra. Intenso, delicato, struggente. Bella squadra di attori tra cui E. von Stroheim.
Dai romanzi di Edna Ferber. Vita, imprese e morte (in Europa, combattendo contro i tedeschi) di Yancey Cravat, avventuroso colono che si stabilisce nell’Oklahoma nel 1890. Gli sopravvive la moglie indomita. Rifacimento di un famoso western del ’31, è uno dei più fiacchi risultati di A. Mann. Un greve melodramma senza estro né scatti.
Nel 1870 Frank Harris, vicedirettore di un hotel di Chicago, diventa socio in affari di Tom Rice, capo di un gruppo di cowboy, e parte con lui per trasportare una mandria di bovini in Messico dove spera di convincere il padre dell’amata Maria a concedergli la mano della figlia, ma la trova già sposata. Il viaggio di andata e ritorno diventa per Harris un’educazione alla dura vita del West. Scritto da Edmund H. North che si è ispirato all’autobiografia On the Trail di Frank Harris (noto per i suoi ricordi mendaci), ricco di spunti realistici e di situazioni inedite, vive di frammenti e va gustato a sorsi, ma impone una moralità di estrema amarezza. Si chiude con una doppia fine di insolita allegria.
Un cowboy vagabondo, paternamente accolto da un ranchero che lo fa suo intendente, è sedotto dalla giovane moglie del padrone. Il cowboy è poi costretto a uccidere il suo benefattore, desideroso di vendetta. Eviterà a malapena il linciaggio.
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