Category: Sokurov Aleksandr


Locandina Moloch

Un film di Aleksandr Sokurov. Con Elena Rufanova, Leonid Mosgovoi, Leonid Sokol, Elena Spiridonova, Vladimir Bogdanov Storicodurata 103 min. – Russia 1999.

Storico e grottesco. Nell’eremo di Hitler in Baviera Eva Braun cerca di distrarre il suo amante-padrone dai tanti pensieri, siamo infatti nella primavera del ’42. Ma arrivano ospiti tutt’altro che rilassanti, Goebbels con sua moglie, e Borman. Tutta gente che si detesta. La riunione è sempre più tesa. Le caricature stilizzate dei tragici personaggi cercano persino di far sorridere ma riescono ad essere solo grottesche.

Moloch (1999) on IMDb
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Un film di Aleksandr Sokurov. Con Gudrun Geyer, Alexei Ananishnov Titolo originale Mutter und Sohn/Mat’ i synDrammaticodurata 75 min. – Russia 1997

In una paese della Russia vivono madre e figlio. Lei è malata, lui la cura. Lei si fa domande sulla vita, lui guarda da lontano un treno e sogna di salirvi. Lirismo alla Tarkovskji. Cose conosciute. E ripetute.

Mother and Son (1997) on IMDb

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Un film di Aleksandr Sokurov. Con Leonid MozgovoyMariya Kuznetsova, Sergey Razhuk, Natalya Nikulenko Titolo originale TeletsStoricoRatings: Kids+16, durata 90 min. – Russia 2001.

Unione Sovietica, 1922. Dopo gli anni di spinta della Rivoluzione di ottobre le difficoltà del regime si mostrano con evidenza. Lenin, 51 anni, viene colpito da un attacco cardiaco e la sua salute declina rapidamente. Le sorti dell’immenso Paese vengono prese in mano da un triumvirato formato da Zionoviev, Kemenev e Stalin. Quest’ultimo viene nominato Segretario del Partito. In questa situazione Sokurov colloca il secondo capitolo della sua analisi del potere attraverso gli uomini che lo rappresentano. In Moloch si trattava di Hitler, mentre qui il regista tratteggia due figure che hanno segnato direttamente il destino del loro popolo. Ma le coglie nel momento della dissoluzione fisica (Lenin) e del configurarsi di quella morale (Stalin). Sono due morti prima ancora di morire. Lenin è il Taurus della situazione (cioè il simbolo della forza destinato a essere sacrificato e quindi profondamente solo) in lotta costante con la progressiva perdita di lucidità che lo tormenta. Mentre Stalin è già l’accorto regista di un terrore che incute a tutti dietro un apparente sorriso. Lenin si avvia alla morte in una casa dello Stato che non gli appartiene così come non gli appartiene più la Rivoluzione. La nebbia invade le stanze e ammorba le inquadrature, mentre i servi (che non sono stati elevati ad altro rango) cercano di rubare da dietro le porte brandelli di una Storia che vuole restare segreta.

 Toro
(2001) on IMDb
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The Second Circle (Russian: Круг второй) is a 1990 Soviet Union drama film directed by Aleksandr Sokurov

L’evento del film, tutto ciò che accade nella sua breve durata, è la morte di un padre, che pure non avviene entro i limiti temporali del film, anzi avviene prima, perché, come ricorda Bazin in Morte ogni pomeriggio, la morte è uno dei due eventi che il cinema non può mostrare; eppure, una volta schivata nell’iconografia filmica, la morte è rappresentata da Sokurov in tutta la sua catastrofante potenza, ovvero nel suo essere un’assenza che si ripercuote in o, meglio, fagocita quanto le si trova dattorno, e ciò che le si trova dattorno non sono che vite, vite che si muovono in conseguenza di questa morte,

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Locandina Sonata per viola. Dmitrij Shostakovich

Un film di Semjon Aranovich, Aleksandr Sokurov. Titolo originale Al’tovaya Sonata: Dmitrij ShostakovichDocumentariodurata 80 min. – URSS 1989.

Il talentuoso regista indipendente russo Sokurov firma uno dei suoi primi documentari “a sfondo musicale”. È il turno del grande compositore sovietico Dmitrij Shostakovich (1906-1975), la cui vita viene raccontata, con un pizzico di quella piacevole grazia poetica che è un marchio di fabbrica dell’autore, in continuo contrasto con quello che era il Regime di Stalin. Dall’infanzia a San Pietroburgo, all’amicizia che lo legava agli altri compositori, dall’amore per la sua prima moglie alle difficoltà incontrate per farsi apprezzare dalla critica e dal pubblico, fino agli innumerevoli scontri artistici con la censura russa. Nonostante sia un documentario girato a quattro mani, la componente lirica e particolarmente soggettiva di Sokurov imperversa su tutta la pellicola, così come le note dell’ultima opera di Shostakovich (“Il naso”) e della “Sonata per viola” che dà appunto il titolo all’opera. Ciò che colpisce è la bravura del regista nel delineare la collisione fra un fragile Davide individuale e un mostruoso Golia burocratico e tirannico. Meritevole, anche se qua e là si sbadiglia.

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Locandina Padre e figlio

Un film di Aleksandr Sokurov. Con Andrej Šcetinin, Aleksej Naimšev, Aleksandr Razbaš, Marina Zasuchina Titolo originale Otets i synDrammaticodurata 83 min. – Russia, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi 2003.

Per molti anni Alexei e suo padre hanno vissuto come fuori dal mondo all’interno del loro piccolo appartamento: una vita fatta di piccoli riti e di ricordi. I due sono così uniti da sembrare a volte fratelli, a volte amanti. Ma arriva il momento per Alexei di lasciare il nido e la prospettiva di una vita lontano dal padre è per lui insopportabile…

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La voce solitaria dell’uomo (rus.Одинокий голос человекаOdinokiy golos cheloveka) è il primo film del regista russo Aleksandr Sokurov.

Tornato dalla guerra civile, Nikita (Andrej Gradov) non è più lo stesso. Nella sua testa rimbombano ancora gli spari e il suo rapporto con l’un tempo amata Ljuba (Tat’jana Gorjaceva) finirà per entrare in crisi. Realizzato nel 1978 come saggio finale per la scuola di cinema di Mosca, è il primo lungometraggio di Aleksandr Sokurov, futuro autore di pellicole del calibro di Madre e figlio (1997) e Arca russa (2002). Tratto da due racconti di Platov, La voce solitaria dell’uomo è un’opera che mostra già la forza visiva del regista e alcune riflessioni che verranno portate avanti in seguito: il rapporto dell’uomo con la natura, in primis. Così come per altri film d’inizio carriera, Sokurov accentua fin troppo il simbolismo, e l’attenzione rischia spesso di calare col passare dei minuti. La fotografia, però, merita già attenzione seppur sia ancora incerta e vittima di qualche eccesso di maniera. A causa della censura, il film vide la luce soltanto nel 1987.

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Regia di Aleksandr Sokurov. Un film Da vedere 2005 con Issei OgataKaori MomoiShirô SanoRobert Dawson, Shinmei Tsuji, Taijirô TamuraCast completo Titolo originale: Solntse. Genere Drammatico – RussiaItaliaFrancia2005durata 110 minuti. Uscita cinema venerdì 18 novembre 2005 – MYmonetro 3,17 su 25 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Dopo Moloch (Hitler) e Taurus (Lenin) e` ora il turno di Hiro Hito in Sun. L’imperatore giapponese viene colto nella fase storica che precede la resa definitiva. Un piccolo gentleman interessato alle Scienze che alterna il cilindro da cerimonia al berretto militare e mormora tra sé fra una frase e l`altra. Il “Figlio della Dea del Sole” rinuncia alla sua divinità dopo Hiroshima ma già prima ha perso il senso di un mondo che sta fuori dalle porte del suo Palazzo, porte che lui non deve mai preoccuparsi di aprire (c’e` chi lo deve fare per lui). Quando, dopo il colloquio con il generale MacArthur, dovra` cercare la maniglia della porta sara` un mondo a crollargli intorno. Sokurov e’ pero` quasi timoroso dinanzi a questo terzo personaggio. Mentre di Hitler e Lenin sembrava in qualche misura ammirare la crudele grandezza, di Hiro Hito scruta in modo felpato l’incerto procedere. Immerge tutta la narrazione in una luce attenuata da crepuscolo senza mai consentire al sole o alle fonti artificiali di prendere possesso della scena. E’un uomo senza ombre Hiro Hito, proprio perche` l`ombra, il nascondimento, lo permeano e lo fanno essere un fantasma ante mortem. Una morte che, a differenza di quelle degli alleati Hitler e Mussolini, rinviera` a lungo il suo appuntamento con lui.

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Regia di Aleksandr Sokurov. Un film Da vedere 2015 con Louis-Do de LencquesaingBenjamin UtzerathVincent NemethJohanna Korthals Altes. Titolo originale: Le Louvre sous l’Occupation. Genere Drammatico – FranciaGermaniaPaesi Bassi2015durata 87 minuti. Uscita cinema giovedì 17 dicembre 2015 distribuito da Academy Two. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,39 su 25 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Jacques Jaujard era il conservatore in carica nel momento in cui la Francia fu occupata dai nazisti. Il conte Franziskus Wolff-Metternich era invece l’uomo mandato da Berlino per ispezionare l’inestimabile patrimonio artistico del museo parigino e trasferirne in Germania una parte. I due erano molto diversi, un funzionario e un aristocratico, e molto nemici, ma collaboreranno per preservare i tesori dell’arte e ciò che rappresentano. Sono loro a cui pensa Sokurov, nel realizzare un film sul Louvre, ma anche a Napoleone e alla Marianne, fuoriusciti dai dipinti, all’Hermitage e all’assedio di Leningrado, e a un mercantile che viaggia nella tempesta, come una moderna arca, con un carico di quadri che rischiano di finire per sempre in fondo all’Oceano. Sokurov va oltre l’idea del museo come contenitore per preservare l’arte e ne canta in questa elegia la natura di ritratto di una nazione e di un continente, codice genetico identitario.
Ci sono momenti di Francofonia in cui pare di trovarsi dentro un’histoire di Godard, per il tono assertivo delle affermazioni politiche, la gravità e l’ironia, per la combinazione dei materiali visivi e lo sconfinamento di quelli sonori. L’incedere di Sokurov attraverso il Louvre è lontano da quello dell’Arca russa e, in generale, il film che ne esce è molto diverso, meno coerente nel progetto estetico, più variamente stratificato e assemblato, così come i materiali che lo compongono, dalle foto d’epoca alle conversazioni via computer col capitano del mercantile, dalle ricostruzioni forzate, al teatro, al repertorio.

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Un film di Aleksandr Sokurov. Titolo originale Elegia dorogiFantasticodurata 47 min.

Il film è la trasposizione di un sogno: per quasi tutta la durata vediamo con gli occhi del protagonista, mentre in alcune scene lo vediamo di schiena. Egli si viene a trovare in diversi ambienti e situazioni, e sentiamo la sua voce che commenta e riflette su ciò che accade.

Inizialmente ci si trova in un ambiente invernale, poi in una chiesa dove avviene un battesimo, in seguito su una nave. Poi il protagonista incontra in un bar un uomo che gli racconta una sua esperienza e gli parla del suo modo di vedere la vita. Infine ci si ritrova in un edificio vuoto e buio ai cui muri sono appesi dei quadri: osservandoli, il nostro uomo fa riflessioni sull’arte, sulla vita, e sul passare del tempo.

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Un film di Aleksandr Sokurov. Titolo originale Vostochnaya elegiyaCortometraggiodurata 43 min. – Russia 1996.

Un uomo (Aleksandr Sokurov) inizia a sognare e si ritrova in un mondo sconosciuto, attraversato dagli spiriti dei morti. Questi raccontano la propria vita ed espongono la propria idea di felicità. Tra le tante elegie che Sokurov ha diretto, questa è una delle più potenti e maestose, tanto dal versante narrativo quando da quello stilistico. Il regista mette in scena un mediometraggio di grande spessore umanista, attraversato da immagini che diventano memoria individuale, sogni che si mescolano a ricordi (anche del passato dell’autore), ombre che si perdono nella luce. C’è un non luogo al centro di Elegia orientale, uno spazio che ne contiene tanti altri, dove la nebbia svela pian piano ciò che si nasconde al suo interno. Pura pittura in movimento, come se ne vede sempre più di rado. A suo modo imprescindibile nella carriera del regista di Madre e figlio (1997) e Arca russa (2002).

Regia di Aleksandr Sokurov. Un film con Eskender Umarov, Irina Sokolova, Vladimir Zamanskiy, Kirill Dudkin, Aleksey Yankovskiy, Viktor Belovolsky, Sergei Krylov, Aleksei Ananishnov. Titolo originale: Days of Eclipse. Genere Drammatico – Russia1988durata 139 minuti.

Dal romanzo Un miliardo di anni prima della fine del mondo dei fratelli Strugackij, scrittori di fantascienza, autori di Stalker. Un giovane medico viaggia verso una città disabitata. Incomprensibili forze misteriose ostacolano la sua ricerca: un caldo opprimente, la presenza di strani personaggi, visioni terrificanti, il dialogo con un amico defunto, l’apparizione di alieni. Il dissociarsi continuo degli elementi interni alla narrazione ha un effetto straniante sullo spettatore, l’asincronia tra la colonna sonora e le scene, il cambio improvviso delle tonalità di colore e la relazione repentina tra i piani, frantumano il discorso narrativo. La metafora drammatica di un uomo si sviluppa in un rapporto sinestetico con ciò che lo circonda, dotando l’ambiente di un linguaggio che esige chiavi di lettura proprie del discorso cinematografico.

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Un film di Aleksandr Sokurov. Titolo originale Elegija iz Rossii (Etjudi dlia sna)Sperimentaledurata 68 min. – Russia 1992.

A terra giace il cadavere di una donna. Acccanto a lei c’è il figlio che la accarezza e che cerca con parole di desolazione di trovare un significato alla sofferenza.Il film di Sokurov è una riflessione sul senso di colpa e sul tempo, e al tempo stesso è una sorta di documentario sulla fine dell’Unione Sovietica. Quasi sperimentale nella concezione.

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Locandina Alexandra

Un film di Aleksandr Sokurov. Con Galina VishnevskayaVasily ShevtsovRaisa GichaevaEvgeni Tkachuk Titolo originale AleksandraDrammaticodurata 92 min. – Russia 2006. – Movimento Film uscita venerdì 30 maggio 2008.

Cecenia. Ai nostri giorni. Aleksandra Nikolaevna è una nonna che ha chiesto e ottenuto l’autorizzazione per andare a visitare il nipote che presta servizio nell’esercito russo in azione in quella Repubblica dell’ex Unione Sovietica. Passerà alcuni giorni con le truppe scoprendo un nuovo mondo composto da giovani uomini che si trovano in una terra che non li ama e i cui abitanti sono comunque così riservati da non riuscire a comunicare i propri veri sentimenti. Alexandra riuscirà a trovare un modo per entrare in contatto con alcune donne e, al momento di ripartire, sarà una persona molto diversa quella che salirà sul treno che la riporta in Russia.
Alexandre Soukurov è uno dei pochi grandi autori russi che sono riusciti a sopravvivere a quel vero e proprio tsunami di cinema commerciale occidentale che ha travolto l’Est europeo in seguito alla caduta dei regimi socialisti. In questa sua ultima opera in cui, come ha già fatto anche in passato, si allontana dalle figure dei grandi dittatori del XX secolo per tracciare ritratti di vite comuni, Sokurov trova una mirabile sintesi narrativa. Il suo è stato finora considerato un cinema di elite, difficile, lento, per intellettuali cinefili all’ennesima potenza. In Alexandra troviamo invece uno sguardo che sa andare nell’intimo del rapporto tra esseri umani messi a confronto con se stessi ma anche con la Storia del loro Paese e con la loro cultura.
In questa nonna che si chiama con lo stesso nome del regista troviamo un personaggio altero, carico di consapevolezza di sé che progressivamente si stempera in umanità dinanzi a quei volti di ragazzi di leva mandati a fare da cani da guardia lontano da casa. La guerra non viene mostrata per una scelta etica nei film di Sokurov e non per nascondere (come qualcuno potrebbe pensare in questo caso) le uccisioni di civili compiute dai russi in Cecenia. Non è necessario vedere uccisioni o massacri per cogliere la sofferenza che circonda questo mondo. Dall’una e dall’altra parte. La si legge nei volti delle donne al mercato, con una delle quali la protagonista (una splendida Galina Vishnevskaya vera e propria gloria vivente della lirica russa) stringe un’amicizia che spera di prolungarsi nel futuro. Così come la si legge negli sguardi e nei gesti pudichi dei soldati nei confronti di una nonna che vorrebbero per sé. Alla ricerca forse di una figura doppiamente materna che finisce con il rappresentare una Madre Russia troppo lontana. Non solo geograficamente.

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Locandina Arca russa

Un film di Aleksandr Sokurov. Con Mariya KuznetsovaLeonid Mozgovoy, Alexander Chaban, Sergej Dreiden Titolo originale Russki Kovcheg – Russian ArkStoricodurata 96 min. – Russia, Germania 2002.

Invisibile agli altri, un regista contemporaneo si ritrova magicamente all’interno dell’Hermitage di San Pietroburgo. E’ l’occasione per un viaggio nel tempo lungo tre secoli compiuto in compagnia di un ironico diplomatico francese del secolo scorso legato alla Russia da un rapporto di amore e odio. Ora separati ora insieme, i due incontreranno senza soluzione di continuità i protagonisti della Russia zarista, da Pietro il Grande fino alla famiglia di Nicola II alla vigilia della rivoluzione. Al termine il cineasta tornerà all’oggi, il diplomatico deciderà invece di rimanere. Da sempre interessato al passato, Sokurov stavolta cerca di superarsi. Non più un film su un singolo personaggio ma addirittura il tentativo di tracciare l’intera storia della propria nazione: e per sottolineare l’idea del flusso temporale realizza (grazie al digitale) un unico piano – sequenza in soggettiva di 90 minuti. Il risultato è di quelli notevoli per ricchezza di possibili letture e piacere dell’occhio, con la sequenza del gran ballo imperiale che resta nella memoria. Arduo, certo, e qua e là affiora un sospetto di auto – compiacimento. Ma fa piacere che qualcuno al cinema punti ancora in alto.