Un sadico assassino immobilizza le sue vittime con una droga e poi le seziona ancora coscienti, imitando la tarantola. Un commissario e un poliziotto privato individueranno il colpevole.
Giappone, 1960. In un complesso residenziale, un giovane studente introverso osserva i suoi vicini attraverso un telescopio. Il voyeurismo di un giovane isolato e cupo, provocherà un’esplosione di follia.
Sir Stephen accompagna la giovane e bella O in un bordello cinese dove la ragazza è disposta a concedersi a qualsiasi esperienza per amore del suo non giovanissimo amante. Stephen possiede anche un casinò a Shangai dove deve vedersela con i primi segnali di ribellioni alla dominazione straniera. Mentre lui ha un’altra donna e va a spiare O mentre si accoppia con i rozzi clienti che chiedono di lei, un ragazzo se ne innamora perdutamente. O ricambia e la gelosia di Sir Stephen esplode. Correva l’anno 1981 e Klaus Kinski non si accontentava di essere il protagonista di Buddy Buddy di Billy Wilder ma si prestava per un film di serie z come Venom ed affrontava il seguito di Histoire d’O affidandosi a un regista capace di andare al di là della pura e semplice esibizione di coiti (superando talvolta bil confine tra l’erotico e l’hard) come Terayama. Alle loro spalle c’era un produttore straordinario come Anatole Dauman che aveva nel suo carnet film come Notte e nebbia di Alain Resnais e L’impero dei sensi.
Nel 1886 una bambina vede morire sotto i suoi occhi il proprio padre. Questi, prima di morire, mostra alla bambina tre carte raffiguranti un cervo, un cinghiale e una farfalla.
Nel 1905 la bambina, ormai divenuta una donna, è una ladra e esperta giocatrice d’azzardo. Il suo nome è Ochō, ed è molto abile con la spada. Un uomo sul punto di morte consegna alla donna i soldi da portare alla sorella, finita in un bordello. Una volta trovata la donna, Ocho scopre che è tenuta soggiogata da un diplomatico. Per riscattare la ragazza, Ochō inizia una partita a poker con Caterina, l’amante dell’ambasciatore inglese. La partita viene però interrotta dall’arrivo di un rivoluzionario giapponese, amante segreto di Caterina e già incontrato e salvato da Ochō in precedenza.
Druuna, bloccata all’interno di una città diroccata e isolata, è nella sua stanza che legge dei libri. I testi raccontano che nell’antichità il mondo era pieno di foreste, montagne e laghi. La lettura di questi libri è ritenuta dai preti un tabù e se la scoprissero Druuna verrebbe condannata per blasfemia e giustiziata. Schastar il fidanzato di Druuna afflitto dal “morbo” – una misteriosa malattia che trasforma le persone in mostri assetati di sangue e di un irrefrenabile desiderio sessuale – sta peggiorando sempre di più. Solo il suo amore per Druuna gli impedisce di non aggredire e di violentare l’amata. Date le gravi condizioni di Schastar, Druuna decide di andare dal medico della città Ottoneger per prendere “il siero”, unica cura che arresta il propagarsi del morbo.
Serie dedicata alla figura della pornostar italiana anni ’80 Moana Pozzi alla qualela casa editrice EPP di Roma nel 1988 dedicò una breve, ma apprezzata serie di tascabili erotici intitolata MOANA SEXY PHONE che contò 15 numeri disegnati di volta in volta da bravissimi maestri del fumetto. Tra le grandi firme di rilievo spiccano quelle di GIOVANNI ROMANINI, STELIO FENZO, MARIO JANNI, LUCA VANNINI, GILBERTO FIORANI e LUIGI POTTERO (autori quest’ultimi dei due episodi che leggerete di seguito). La serie tra realtà e fantasia, immagina la vita della popolare Moana aggiungendoci di episodio in episodio, oltre all’argomento hard (che abbonda in tutte le sue varianti), anche un pizzico di thriller, avventura, commedia, giallo, noir a seconda della fantasia degli autori. La protagonista è una dispensatrice di piaceri e consigli erotici via telefono…una sorta di operatrice delle “linee hard”che tanto andavano di moda sul finire degli anni 80 e per gran parte degli anni 90 (prima dell’avvento di internet e delle varie web chat) e dove spesso venivano impiegate anche diverse star del cinema porno oltre che delle centraliniste sconosciute che fingevano di essere delle belle zozzone in calore. Questo era un po’ il pretesto iniziale delle prime avventure di Moana che poi nel proseguo della serie va un po’ a perdersi per tramutarsi in un qualcosa dove il thriller e l’intrigo fanno più da padroni insieme ovviamente all’aspetto erotico. Comunque il telefono “caldo” ogni tanto riappare.
Tom Sanders è un alto dirigente di una azienda elettronica. Quando si prospetta una sua promozione viene scavalcato da una donna, Meredith Johson, che è stata una sua vecchia fiamma. La donna lo attira nel suo ufficio e tenta di sedurlo. Sanders sembra cedere, ma poi respinge quello che è un vero e proprio assalto alla baionetta. La donna giura vendetta. A sorpresa lo accusa di averla violentata. Sanders è messo in minoranza e si affida a un avvocato. Una registrazione scagiona l’uomo, ma Sanders scopre che nulla era casuale in quel tentativo di seduzione da parte di Meredith… Tratto da un abile romanzo del prolifico Michael Crichton, il film di Levinson non delude le aspettative di chi ha il solo scopo di abbandonarsi al piacere di assistere a un plot stimolamte, eseguito con abilità.
Una delle fantastiche avventure della bionda eroina dei fumetti: il suo viaggio nel pianeta Sogo alla ricerca di uno scienziato scomparso. Dai fumetti di Jean-Claude Forest che ha curato (discretamente) la sceneggiatura e (bene) la scenografia. Nonostante la futilità di fondo di questa favoletta a base di sesso un po’ sadico e di avventure spaziali, è un film gustoso, colorito, non privo di fantasia e humour. C’è anche il grande mimo Marcel Marceau. E i vestiti di Paco Rabanne. Titoli di testa da non perdere.
Serie di volumi cartonati dedicata ai maestri dell’eros, ma principalmente a Horacio Altuna, di cui l’editore ha già pubblicato materiale similare sulla sua edizione “Playboy”. Fanno eccezione il n. 5, con una compilation di opere di Roberto De Angelis, Giacinto Gaudenzi, Juan Zanotto e Felix Vega con testi di Piero Alligo, Enrique Abul e Alejandro Wolfenson e il n. 8, dedicato a Leone Frollo.
Tascabile horror per adulti edito dalla Edifumetto. La protagonista, Ulla, è una modella famosa che nelle notti di luna piena si trasforma nella donna lupo “Ulula”.
Un film di Russ Meyer. Con Lorna Maitland, Mark Bradley, James Rucker Erotico, b/n durata 79 min. – USA 1964. MYMONETRO Lorna valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un predicatore introduce il dramma che sta per vivere Lorna, moglie del minatore Jones che non la soddisfa sul piano sessuale. Il regista afferma di essersi ispirato a Riso amaro.
Una piscina senz’acqua (水のないプール, Mizu no nai puuru) è un film del 1982 diretto da Kōji Wakamatsu. La pellicola appartiene al genere pinku eiga (erotico).
Una notte, tornando a casa dal lavoro, un controllore di biglietti assiste ad un tentativo di stupro ai danni di una ragazza. Dopo aver lottato con i balordi ed averli messi in fuga, l’uomo stringe amicizia con la vittima. Il giorno seguente, egli torna alla sua vita regolare, dividendosi tra la monotonia del lavoro e della famiglia, ma in lui qualcosa è cambiato; tutto ora gli appare noioso e senza senso, dopo lo squarcio di carnalità a cui aveva assistito soltanto la notte prima.Procuratosi un’ingente quantità di cloroformio, l’uomo comincia una nuova vita, volta a sfogare i propri istinti sessuali, repressi per troppo tempo: di notte, invece che andare a lavorare, si serve del cloroformio per addormentare le sue vittime e violentarle all’interno delle loro abitazioni.
Un film di Kôji Wakamatsu. Con Hatsuo Yamane, Miharu Shima Titolo originale Taji Ga Mitsuryo Suru Toki. Psicologico, b/n durata 72 min. – Giappone 1966. MYMONETRO Embrione valutazione media: 3,17 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una commessa viene sedotta dal proprietario del grande magazzino dove lavora. L’uomo la porta in un appartamento semivuoto dove la tiene prigioniera e la sottopone a sevizie e brutalità, spinto da una psicosi che gli impedisce di avere rapporti normali con qualsiasi donna, comprese l’ex-moglie e la defunta madre. Vol. II della serie “Violence movies”. Più violento che mai, Wakamatsu è all’acme della sua visionarietà, riuscendo in un connubio tra sadismo e poesia che a parole sarebbe difficile spiegare. Disturba, e non poco, più perché spinge ad inquietanti riflessioni che non perché disgusti.
Lena Nyman, la protagonista, intervista personalità quali Gustavo di Svezia o Martin Luther King e gente della strada per cogliere i diversi aspetti della società presente e futura e ironizzare sulle contraddizioni della socialdemocrazia, sulla presunta libertà di cui godiamo, sul Terzo Mondo, sui costumi sessuali del suo paese. Tra una considerazione e l’altra, Lena, che si prepara a girare un film, proprio in base a queste interviste, si innamora di un uomo che ha già una compagna e una figlia, lo abbandona e lo riprende.
Nel quartiere dei love hotel di Tokyo, vengono rinvenuti due corpi. Indagando sulle persone scomparse, la detective Kazuko Yoshida si sofferma su due donne: Izumi, moglie impeccabile di un affermato scrittore e Mitsuko, docente di Letteratura all’università. Ancora una volta Son Siono racconta l’atroce ambiguità della condizione umana nel Giappone contemporaneo, il disagio di un’intera società e la ricerca di un’impossibile catarsi, l’isolamento e la solitudine che si esprimono nella fuga nella prostituzione. Come in Suicide Club (2001), In Noriko’s Dinner Table (2005) in Love Exposure (2008) o nel più recente Cold Fish, la risposta all’alienazione è sempre paradossale. Guilty of Romance sfodera da subito i toni dell’incubo con una brutale ferocia. Percorsi alieni, oscuri e deformi si generano nel seno di un Paese in cui accade troppo poco, in una società che prevede che tutto sia precostituito dall’inizio. Il Giappone è il sepolcro imbiancato suggellato dall’algida espressione della testa di un manichino che al suo interno marcisce e pullula di vermi; uno Stato che ha ingessato la parola e mutilato l’azione. Il castello agognato, ripetuta citazione kafkiana, rimane distante e inaccessibile. La ricerca di un senso sfocia nella negazione di un senso, non vi è percorso né volontà di cammino, poiché non esiste una destinazione.
Mentre lavora per un amico regista (Fantastichini) a un film su Teresa d’Avila (1515-1582, mistica, scrittrice e santa spagnola), il vedovo Ernesto (Herlitzka), sceneggiatore misantropo, malato di cuore e voyeur, si prende a servizio Luana (Ponzo), disinibita cameriera per la quale nutre una folle e pur controllata passione erotica. Lei lo ricambia con tradimenti bisessuali e con un affetto sincero e disinteressato. Seguito dalla voce off del protagonista con un effetto di straniamento brechtiano, è un melodramma amoroso raffreddato e razionalizzato che evita, anche nell’imprevedibile epilogo, tutti gli stereotipi del genere. Radicale nel rigore stilistico, nell’analisi psicologica, nella struttura orizzontale della narrazione, lo è anche nelle contrapposizioni: scene di sesso spinte al limite del porno e colte disquisizioni verbali e visive (Bernini, Borromini) sull’autrice del Libro delle dimore ; perversioni erotiche e generosa onestà dei comportamenti; recitazione calibratissima di un teatrante provetto (Herlitzka) e straordinaria naturalezza di una esordiente (Ponzo) nuda in una scena su due. Uno dei rari film italiani della stagione 1998-99 vietati ai minori di 18 anni e uno dei meno capiti. Segna il ritorno alla regia dopo 7 anni del napoletano Piscicelli che l’ha scritto con Franca Apuzzo, ne ha curato il montaggio e scelto le musiche: Mozart, Brahms, Chopin, Bizet, Satie, Debussy, Carlo Gesualdo, Ravel.
Un film di Russ Meyer. Con Tura Satana, Haji, Lori Williams Erotico, durata 83 min. – USA 1966. MYMONETRO Faster, Pussycat! Kill! Kill! valutazione media: 2,96 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Tre spogliarelliste, alla fine del loro turno di lavoro, si lanciano in un travolgente viaggio notturno verso il deserto. Troveranno le avventure che si aspettano e anche qualcosa di più. Uno dei film più trasgressivi, a prescindere dal contenuto, del re del silicone. Nel 1994 è stato rimesso in circolazione nelle sale cinematografiche americane.
L’anziano Seligman, uscito per fare la spesa in una giornata nevosa, trova a terra il corpo insanguinato di una donna, Joe. La porta nel suo appartamento e la soccorre. Qui Joe gli rivela di essere una ninfomane. Se vuole può raccontargli la sua vita ma sarà una lunga narrazione che prende le mosse dai libri di anatomia del padre medico per poi passare alle competizioni con una coetanea a chi ha più rapporti nel corso di un viaggio in treno. Ma è solo l’inizio. Con Nymphomaniac Lars Von Trier chiude la trilogia sulla depressione che lo ha visto dirigere in successione Antichrist e Melancholia. Lo fa con una lunga narrazione divisa in due parti offrendoci alla fine il trailer della seconda.
Jacques Laurent, regista di film hard oramai in pensione, è costretto a tornare a girare a causa di problemi economici. Jacques è tuttavia un’artista: non è mai stato, infatti, intenzionato a girare sterili immagini meccanizzate di unioni carnali. Vuole trasmettere passione ed emozione, oltre ad eccitazione erotica. Non riesce, dunque, ad abituarsi a quelli che sono i meccanismi del mondo pornografico moderno, oramai troppo commercializzato e superficiale.
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