Terzo “Shaft”. Qui deve indagare su una misteriosa organizzazione che commercia in schiavi dall’Africa all’Europa. Si reca in Etiopia dove ripercorre la pista della tratta.
Spedizione petrolifera cattura su un’isola un gigantesco gorilla e lo porta a New York per farne un mostro da baraccone. Innamorato di una ragazza, la rapisce e si issa con lei sul World Trade Center. Rifacimento del film del 1933 per opera di Dino De Laurentiis su sceneggiatura di Lorenzo Semple Jr. La sagacia dei trucchi (Carlo Rambaldi, che vinse l’Oscar con Glen Robinson e Frank Van der Veer) e degli effetti speciali è fuori discussione, ma il film rende esplicito quel che nell’altro era allusivo. Il fascino onirico e visionario lascia il posto a un gran macchinone spettacolare alla Disneyland. Debutto di J. Lange. Seguito da King Kong 2 .
La sera dell’inaugurazione, scoppia un incendio in un grattacielo di 138 piani. C’è sotto una squallida speculazione. La tensione dello spettacolo è attutita dalle storie private dei vari protagonisti, un folto cast di buoni attori. Nel filone catastrofico degli anni ’70 è uno dei migliori. Combina le ambizioni (e i costi) spettacolari della serie A con una galleria di personaggi di film della serie B. Oscar per la fotografia (Fred Koenekamp, Joe Biroc) e la canzone. Prodotto dalla Fox e dalla Warner e tratto _ caso raro _ da due romanzi, di Richard Martin Stern, uno, e di Thomas M. Scortia e Frank M. Robinson, l’altro. Sceneggiato da Stirling Stilliphant.
Un battello risale il Nilo con a bordo una dozzina di personaggi alla Agatha Christie. C’è una ricca americana che viene asssassinata e c’è Poirot che indaga. Alla fine l’assassino è davero quello che non ci si aspetta. È un bel film che dà soddisfazione a chi ama il giallo, l’avventura e l’immagine. Si vede il Nilo, la valle dei templi, bei vestiti, bella gente.
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