Category: Film dal 1950 al 1959


Regia di Brian Desmond Hurst. Un film con Alec Guinness, Jack Hawkins, Anthony Steel, Muriel Pavlow, Flora Robson. Titolo originale: Malta Story. Genere: Guerra, Drammatico. Paese: Regno Unito. Anno: 1953. Durata: 103 min. Consigliato a: da 13 anni. Valutazione IMDb: 6.9.

Nel 1942, durante l’assedio di Malta da parte delle forze dell’Asse nella Seconda Guerra Mondiale, il pilota ricognitore della RAF Peter Ross è costretto a fermarsi sull’isola, rotta la sua destinazione originaria in Egitto, a causa della distruzione del suo aereo. In un clima di incessanti bombardamenti e resistenza disperata, Ross si adatta alla vita del presidio militare e si innamora di Maria Gonzar, una ragazza del posto la cui famiglia è coinvolta nelle attività di controspionaggio. L’ufficiale viene incaricato di effettuare missioni di ricognizione vitali per la sopravvivenza dell’isola, fondamentali per localizzare i convogli e gli obiettivi nemici, mentre si intreccia la sua storia personale con le dinamiche di lealtà e tradimento che agitano la popolazione maltese.

Il film è un classico del cinema bellico britannico che commemora la strenua resistenza dell’isola di Malta, insignita della George Cross, contro gli attacchi aerei e navali. L’analisi concisa si concentra sulla mescolanza riuscita del racconto di guerra con una sottile storia d’amore, unendo l’epica del conflitto alla dimensione umana del sacrificio. La regia di Brian Desmond Hurst è solida e convenzionale per l’epoca, ma efficace nel trasmettere la tensione dell’assedio, grazie anche all’uso di filmati d’archivio e scenari autentici. Il valore del film risiede nella performance misurata ma incisiva di Alec Guinness, nel ruolo dell’eroe riluttante, e di Jack Hawkins, nel ruolo del comandante saggio. Sebbene aderente alle tematiche patriottiche tipiche della produzione post-bellica, Una storia di guerra (titolo originale Malta Story) rimane un importante documento storico-cinematografico che sottolinea l’importanza strategica e il costo umano della battaglia di Malta.

Gli Amanti Dei Cinque Mari (1955): Amazon.it: Wayne,Turner,Farrar,  Wayne,Turner,Farrar: Film e TV

Regia di John Farrow. Un film con John Wayne, Lana Turner, David Farrar, Lyle Bettger, Tab Hunter. Titolo originale: The Sea Chase. Genere: Avventura, Drammatico, Guerra, Azione. Paese: Stati Uniti d’America. Anno: 1955. Durata: 117 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 6.4/10.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il capitano tedesco Karl Ehrlich, un uomo d’onore ma non allineato al regime nazista, è al comando di un mercantile attraccato in Australia. Per evitare la confisca della nave e l’internamento dell’equipaggio, decide di tentare un’audace e lunghissima fuga attraverso l’Oceano per riportare tutti in Germania. A bordo prende con sé, suo malgrado, Elsa Keller, una donna misteriosa con legami problematici con la Gestapo. L’impresa si trasforma ben presto in un estenuante inseguimento marittimo, con il mercantile braccato dalla nave da guerra inglese comandata dal risoluto comandante Jeff Napier.

Il film affronta i temi classici dell’onore, della lealtà e della sopravvivenza in tempo di guerra, esplorando le zone grigie della moralità quando gli ideali personali si scontrano con gli obblighi nazionali. John Farrow orchestra la pellicola come un robusto dramma d’avventura marinaresco, sfruttando la vasta scenografia oceanica per costruire una tensione palpabile. La scelta di John Wayne, icona del cinema americano, in un ruolo tedesco antinazista è una mossa atipica ma efficace per aggiungere complessità al personaggio. Lana Turner offre una performance misurata nel ruolo ambiguo di Elsa. Sebbene non sia un capolavoro assoluto, il film si distingue per le sequenze di inseguimento ben realizzate e per aver portato sullo schermo un dramma di guerra incentrato non tanto sull’azione quanto sull’astuzia strategica e sulla resistenza umana. Il suo valore risiede nell’efficace combinazione di avventura spettacolare e conflitto emotivo, rappresentando un solido esempio di cinema bellico degli anni ’50.

Regia di Frank Tashlin. Un film con Tom Ewell, Jayne Mansfield, Edmond O’Brien, Julie London, Ray Anthony. Titolo originale: The Girl Can’t Help It. Genere: Musicale, Commedia. Paese: USA. Anno: 1956. Durata: 99 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 6.8.

L’ex-gangster Marty “Lardo” Murdock ha deciso di abbandonare il crimine per dedicarsi al business dei jukebox e, soprattutto, a lanciare la sua formosa fidanzata, Jerri Jordan, come una grande star della musica. Per realizzare il suo piano, Marty assolda Tom Miller, un talent scout squattrinato. Il problema sorge quando Miller scopre che la bellissima e svampita Jerri non ha alcun talento canoro e, in realtà, è molto più interessata a condurre una vita da casalinga tranquilla. Tra tentativi disperati di creare un successo e l’opposizione di un impresario rivale, Tom e Jerri si ritrovano inevitabilmente coinvolti in una situazione bizzarra che mescola rock’n’roll e sentimenti inaspettati.

Diretto dal maestro della commedia slapstick Frank Tashlin, questo film è una satira brillante e iperbolica della nascente cultura popolare americana degli anni Cinquanta, in particolare del fenomeno del rock’n’roll. I temi centrali ruotano attorno alla mercificazione del talento, alla critica all’industria musicale e all’ipocrisia del sogno americano. La regia di Tashlin è un vero e proprio fumetto in movimento, caratterizzato dall’uso audace del Cinemascope e di colori sgargianti, tecniche innovative per l’epoca che servono a esasperare la realtà con un senso dell’umorismo anarchico. La performance di Jayne Mansfield, nel suo ruolo più celebre, è iconica: l’attrice incarna perfettamente la bomba sexy artificiale del periodo. Il film è di fondamentale importanza storica per aver immortalato in sequenze spettacolari alcuni dei più grandi pionieri del rock, tra cui Little Richard, Gene Vincent e Fats Domino, fungendo da cassa di risonanza per il nuovo genere musicale. È un’opera godibile e concettualmente profonda, nonostante la trama esile.

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Regia di Carlo Borghesio. Un film con Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Giulia Rubini, Carlo Ninchi, Germana Paolieri. Titolo originale: I due compari. Genere: Commedia, Drammatico. Paese: Italia. Anno: 1955. Durata: 90 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 6.9.

Giovanni Bellini, un truffatore professionista romano di buon cuore ma dall’abilità discutibile, viene rilasciato dal carcere e subito affiancato dal suo fedele complice, Ciccillo, un ex sarto napoletano. Nonostante la volontà di Giovanni di redimersi e ricominciare una vita onesta per il bene della figlia Giulietta, i due si ritrovano inesorabilmente invischiati in una serie di piccole e sfortunate truffe. Il tentativo di Giovanni di dare una facciata di rispettabilità alla sua vita per non deludere la figlia, cresciuta in un collegio convinta che il padre sia un ricco uomo d’affari, lo porterà in una spirale di bugie ed equivoci che sfoceranno nell’incontro con una ricca famiglia industriale.

Questa commedia è un esempio significativo del cinema popolare italiano degli anni ’50, incentrato sulla figura dell’imbroglione o del “furbetto” costretto a districarsi tra l’onestà e la necessità. La pellicola vive principalmente sulla straordinaria e ben oliata chimica comica tra i due protagonisti, Aldo Fabrizi e Peppino De Filippo, che offrono due ritratti brillanti, uno più bonario e l’altro più cinico, della commedia umana. La regia di Carlo Borghesio, un professionista solido della commedia leggera, è sobria e funzionale alla storia, ma il film non presenta particolari innovazioni stilistiche. Il tema centrale è la critica sociale velata e la speranza di riscatto sociale, che, pur trattando con leggerezza le disavventure dei due compari, mette in luce il divario tra la piccola criminalità di sussistenza e l’alta borghesia. Nonostante una certa prevedibilità melodrammatica nella sceneggiatura (scritta anche da Fabrizi), l’interpretazione dei due giganti della comicità sostiene l’opera, rendendola un punto di riferimento minore per il filone delle “trame” all’italiana.

Risultati immagini per Indianapolis - 1950 film

Regia di Clarence Brown. Un film con Clark Gable, Barbara Stanwyck, Adolphe Menjou, Will Geer, Roland Winters. Titolo originale: To Please a Lady. Genere: Sentimentale, Sportivo. Paese: Stati Uniti d’America. Anno: 1950. Durata: 91 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 6.2.

Il rude e spericolato pilota automobilistico Mike Brannan, un asso delle corse su ovale, si scontra con la scaltra e determinata giornalista Regina Forbes, che lo prende di mira con articoli al vetriolo dopo un incidente in pista causato da Mike. La rivalità tra i due, alimentata dalle ambizioni di carriera di lei e dal carattere indomito di lui, si svolge sullo sfondo adrenalinico e competitivo del mondo delle corse, culminando nella celebre 500 Miglia di Indianapolis. La pellicola segue il loro rapporto teso e l’evoluzione di Mike come sportivo e come uomo.

Questo dramma sportivo si concentra sui temi della competizione estrema, della redenzione personale e del difficile equilibrio tra successo professionale e vita privata, incarnati dalla turbolenta relazione tra i due protagonisti. La regia di Clarence Brown, un veterano di Hollywood noto per la sua abilità nel genere sentimentale, è solida e convenzionale, pur riuscendo a catturare l’eccitazione delle sequenze di gara, girate in loco a Indianapolis. Le interpretazioni sono il punto di forza: Clark Gable offre la sua tipica, affascinante spavalderia nel ruolo del pilota, mentre Barbara Stanwyck brilla per l’energia e l’intelligenza che dona al suo personaggio femminile forte, creando una dinamica d’attrito convincente. Sebbene la narrazione sia ancorata a una formula prevedibile e la trama romantica prevalga sull’analisi profonda del mondo delle corse, il film è significativo per la sua rappresentazione delle sfide di Indianapolis negli anni ’50 e per aver riunito due star di tale calibro, un elemento che ne ha garantito un modesto impatto commerciale all’epoca.

Il Cristo proibito (1951) - MYmovies.it

Regia di Curzio Malaparte. Un film con Raf Vallone, Rina Morelli, Alain Cuny, Anna Maria Ferrero, Gino Cervi. Titolo originale: Il Cristo proibito. Genere: Drammatico, Sociale, Guerra. Paese: Italia. Anno: 1951. Durata: 95 min. Consigliato a: Da 16 anni. Valutazione IMDb: 7.1.

Bruno, un ex soldato reduce dalla prigionia nei campi russi, fa ritorno al suo paese natale in Toscana nel dopoguerra. Il suo unico obiettivo è rintracciare e vendicare il traditore che, durante l’occupazione tedesca, denunciò suo fratello partigiano, causandone la fucilazione. Giunto in un borgo segnato dalla guerra e desideroso solo di dimenticare l’orrore, Bruno incontra un muro di omertà e silenzio da parte dei suoi concittadini, che temono di innescare nuove violenze. Solo l’amore della madre e le ambigue attenzioni di due giovani del luogo, Nella e Maria, lo circondano, mentre la sua sete di giustizia si scontra con il desiderio collettivo di pace e oblio. La ricerca del colpevole si trasforma in una disperata indagine morale sul senso del sacrificio e della vendetta.

Unica prova registica dello scrittore e saggista Curzio Malaparte, questo film è un’opera di grande ambizione intellettuale e stilistica. Malaparte, curando ogni aspetto dalla sceneggiatura alla musica, realizza un’opera che, pur muovendosi nel solco tematico del Neorealismo post-bellico, se ne distacca per l’intensa e talvolta eccessiva carica simbolica e filosofica. Il film si concentra sui temi del sacrificio, della colpa collettiva e della possibilità di redenzione, ponendo l’interrogativo sul fatto che “agli uomini è proibito ripetere il sacrificio del Cristo” e pagare per gli altri. Sebbene alcuni critici abbiano trovato la pellicola troppo verbosa e intellettualistica, le notevoli qualità formali, in particolare l’uso suggestivo del bianco e nero e la fotografia dei paesaggi desolati, conferiscono al lavoro una forza visiva innegabile. Nonostante le polemiche che lo hanno accompagnato in Italia, il film ottenne un significativo successo internazionale, vincendo il Premio Speciale della Città di Berlino, a testimonianza della sua importanza come singolare e coraggiosa riflessione sul dopoguerra italiano.

Regia di Kon Ichikawa. Un film con Ganjiro Nakamura, Machiko Kyô, Junko Kanô, Tatsuya Nakadai, Tanie Kitabayashi. Titolo originale: Kagi. Genere: Drammatico, Commedia nera, Erotico. Paese: Giappone. Anno: 1959. Durata: 106 min. Consigliato a: Per adulti. Valutazione IMDb: 7.2.

A Kyoto, l’anziano Kenji Kenmochi, curatore d’arte, è ossessionato dal timore della propria impotenza e dall’idea di non riuscire più a sedurre la giovane e bellissima moglie Ikuko. Per riaccendere la sua virilità e risvegliare la passione della donna, egli ricorre a iniezioni ormonali e, soprattutto, a un piano audace e perverso: incoraggia un corteggiamento tra Ikuko e Kimura, l’aitante fidanzato della figlia Toshiko. La gelosia diventa per Kenji il catalizzatore di un desiderio sempre più maniacale, che coinvolge tutti i membri della famiglia in un gioco di manipolazione psicologica ed erotica.

Tratto dal controverso romanzo di Jun’ichirō Tanizaki, La chiave è un esempio brillante di commedia nera e satira sociale, che esplora con franchezza il declino della virilità, l’ossessione sessuale e la dinamica distorta di una relazione coniugale. Ichikawa dirige con maestria, utilizzando una fotografia stilizzata e composizioni audaci per evocare un’atmosfera di decadenza e lussuria celata. La narrazione procede attraverso i diari incrociati dei coniugi, un dispositivo che sottolinea l’inganno reciproco e il voyeurismo. Le interpretazioni sono eccezionali, in particolare Ganjiro Nakamura nel ruolo dell’anziano ossessionato. Il film ha avuto un notevole impatto culturale all’epoca per la sua tematica esplicita e ha ottenuto il Premio della Giuria al Festival di Cannes del 1960, confermando Ichikawa come un maestro capace di unire l’estetica sofisticata a contenuti psicologicamente perturbanti.

Voi assassini (1955) - il Davinotti

Regia di Lewis Allen. Un film con Edward G. Robinson, Nina Foch, Hugh Marlowe, Albert Dekker, Jayne Mansfield. Titolo originale: Illegal. Genere: Noir, Drammatico, Giallo. Paese: USA. Anno: 1955. Durata: 88 min. Consigliato a: da 16 anni. Valutazione IMDb: 7.1.

Victor Scott è un procuratore distrettuale di successo e integerrimo, noto per la sua implacabile determinazione. La sua carriera subisce un crollo drammatico quando una sua accusa porta all’esecuzione di un uomo che si rivela innocente. Devastato dal rimorso, Scott si dimette, cade nell’alcolismo e si ritira dalla vita pubblica. Ritrova una parvenza di scopo accettando di lavorare come avvocato difensore, ma il suo cammino lo porta involontariamente a incrociare il mondo della criminalità organizzata, legandolo al potente e spietato capo di un’organizzazione malavitosa.

Questo solido film noir, nonostante sia meno celebrato di altri capolavori del genere, offre una potente parabola sulla caduta e la redenzione morale. La regia di Lewis Allen è tesa ed essenziale, focalizzata sulle ombre e sull’atmosfera di cinismo tipica del noir. L’interpretazione di Edward G. Robinson è il cuore pulsante del film: l’attore porta in scena con maestria la disperazione del procuratore caduto in disgrazia, trasformando il suo personaggio da baluardo della legge a pedina del crimine, mantenendo un’ambiguità etica costante. I temi centrali sono la corruzione del sistema legale, il peso della colpa e il confine sottile tra giustizia e vendetta. Il film non introduce innovazioni tecniche particolari, ma è pregevole per il suo ritmo serrato e per essere un classico esempio di dramma giudiziario con venature hard-boiled.

Locandina La storia di Glenn Miller

Regia di Anthony Mann. Un film con James Stewart, June Allyson, Harry Morgan, Charles Drake, Louis Armstrong. Titolo originale: The Glenn Miller Story. Genere: Biografico, Musicale, Drammatico. Paese: Stati Uniti. Anno: 1954. Durata: 116 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 7,3.

Il film ripercorre la vita e la carriera di Alton Glenn Miller, l’innovativo trombonista, compositore e direttore d’orchestra che rivoluzionò la musica swing. La narrazione segue Miller dai suoi anni di difficoltà e povertà, durante i quali tenta disperatamente di imporre il suo suono distintivo, fino all’enorme successo ottenuto con la sua orchestra negli anni ’30, caratterizzata dalla fusione di quattro tromboni e un clarinetto per un timbro unico. Il cuore emotivo del film è la sua storia d’amore con la futura moglie Helen. La vicenda culmina con la decisione di Miller di arruolarsi nell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale per portare la sua musica alle truppe, e la sua tragica e misteriosa scomparsa sul Canale della Manica.

La Storia di Glenn Miller è un classico biopic hollywoodiano degli anni Cinquanta, diretto da Anthony Mann, insolitamente lontano dai suoi celebri western e noir. Il film è strutturalmente convenzionale e pecca di una certa agiografia, preferendo l’esaltazione del personaggio e della sua musica a un’indagine psicologica profonda. Tuttavia, è un’opera di grande impatto grazie alla presenza carismatica di James Stewart, che infonde calore e un tocco di malinconia al musicista, e soprattutto per la colonna sonora, che ripropone i successi più iconici di Miller. Sebbene romanzata e intrisa di retorica “brava gente”, l’opera cattura la magia della Big Band Era e l’importanza culturale della sua musica, immortalando brani come In the Mood e Moonlight Serenade. Un film caloroso, ideale per gli amanti della musica e del cinema classico, seppur didascalico.

Locandina Tempo di villeggiatura

Regia di Antonio Racioppi. Un film con Vittorio De Sica, Giovanna Ralli, Marisa Merlini, Maurizio Arena, Nino Manfredi. Titolo originale: Tempo di villeggiatura. Genere: Commedia. Paese: Italia. Anno: 1956. Durata: 100 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 6,4.

L’ambientazione è Corniolo, un piccolo e tranquillo paese collinare vicino a Roma, dove l’apertura di un nuovo e lussuoso albergo attira un’eterogenea schiera di villeggianti. Il ragioniere Aristide Rossi (Vittorio De Sica), scapolo attempato, tenta un corteggiamento con la signorina Margherita Pozzi (Marisa Merlini), apparentemente timida. Parallelamente, le vicende amorose e le schermaglie sentimentali si intrecciano tra gli altri ospiti e il personale locale, coinvolgendo un autista, un aspirante attore e uno studente di medicina in imbarazzo per il mestiere del padre, il capo cameriere dell’albergo.

Il film affronta i temi classici dell’Italia del dopoguerra, mettendo in scena il desiderio di evasione, le differenze sociali e i malintesi amorosi tipici della commedia all’italiana, pur restando ancorato a uno schema più leggero e garbato. La regia di Antonio Racioppi, qui al suo esordio, è onesta ma non particolarmente innovativa, servendo il meccanismo narrativo senza grandi guizzi stilistici. L’opera si eleva grazie alle interpretazioni: il cast, ricco di futuri volti noti come Nino Manfredi e con un carismatico De Sica, offre prove convincenti e misurate, in particolare Marisa Merlini, premiata con il Nastro d’Argento per la sua performance. Sebbene non sia un capolavoro memorabile, il film si inserisce come una commedia corale gradevole, rappresentando uno spaccato nostalgico della villeggiatura italiana dell’epoca e confermando l’importanza di attori e sceneggiatori come Age & Scarpelli nel delineare l’umorismo nazionale.

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