Category: Tomas Milian


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Regia di Antonio Manetti, Marco Manetti (Manetti Bros.) e altri. Una serie con Giampaolo Morelli, Veronika Logan, Giuseppe Soleri, Alessandro Rossi, Paolo Sassanelli. Titolo originale: L’ispettore Coliandro. Genere: Poliziesco, Azione, Commedia, Noir. Paese: Italia. Anno: 2006 – in corso. Durata: 100-120 min (episodio). Consigliato a: Da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.9.

La serie è ambientata a Bologna e ha come protagonista l’ispettore Marco Coliandro, un poliziotto che si considera un eroe d’azione ma è in realtà maldestro, ingenuo e politicamente scorretto, con un talento innato nel cacciarsi nei guai. Coliandro si ritrova costantemente invischiato in indagini complesse, spesso di natura criminale o internazionale, che risolve più per pura fortuna e ostinazione che per abilità. Affiancato dal fido (e a volte più capace) collega Gargiulo e costretto a scontrarsi con la meticolosa e severa Sostituto Procuratore Longhi, Coliandro naviga nel sottobosco criminale bolognese, incontrando a ogni episodio una diversa e affascinante figura femminile di cui si innamora perdutamente.

Tratta dai romanzi di Carlo Lucarelli, la serie è un brillante esempio di pulp e poliziesco all’italiana, che omaggia apertamente il cinema di genere degli anni Settanta e Ottanta. La forza della serie risiede nell’originale miscela di azione esagerata, umorismo nero e satira sociale, che la rende un prodotto di culto. La regia dei Manetti Bros. è dinamica e ricca di citazioni stilistiche, conferendo a ogni episodio l’aspetto di un film TV autoconclusivo. Giampaolo Morelli incarna l’ispettore con un carisma beffardo, rendendolo un antieroe irresistibile e iconico. Nonostante la lunga gestazione tra le stagioni, L’Ispettore Coliandro è un’innovazione nel panorama seriale italiano per la sua libertà espressiva, il linguaggio diretto e la sua capacità di trattare argomenti di cronaca nera con leggerezza e profondità al tempo stesso.

Regia di Alfredo Giannetti. Un film con Nino Castelnuovo, Tomas Milian, Madeleine Robinson, Tino Carraro, Franca Bettoja. Titolo originale: Giorno per giorno disperatamente. Genere: Drammatico. Paese: Italia. Anno: 1961. Durata: 100 min. Consigliato a: Adulti. Valutazione IMDb: 7.2/10 (nota: basata su un numero limitato di voti).

Il film è ambientato in una modesta famiglia romana guidata dal sarto Pietro Dominici e dalla moglie Tilde, ossessionata dalla necessità di curare il figlio maggiore, Dario. Dario, logorato dagli studi e dalle ambizioni materne, è affetto da una grave malattia mentale che trascina l’intero nucleo familiare in una spirale di tensione e sacrificio. Attorno alla figura malata si muovono il fratello Gabriele, combattuto tra affetto e ribellione per i continui oneri imposti dalla situazione, e i genitori, con il padre rassegnato e la madre strenuamente votata a trovare una cura, anche a costo di sacrifici economici e morali. La sinossi si concentra sul dramma domestico e sulla disperata ricerca di speranza in un contesto di crescente degrado emotivo e materiale.

Opera prima di Alfredo Giannetti, già sceneggiatore di Pietro Germi, questo film si inserisce nel solco del dramma psicologico e sociale italiano del dopoguerra, distinguendosi per l’approccio diretto e senza sconti al tema della malattia mentale e delle sue ripercussioni sulla famiglia. La regia è misurata e tagliente, capace di veicolare il senso di claustrofobia e l’alienazione domestica, esaltata da una fotografia in bianco e nero essenziale e intensa. Il film è sostenuto da interpretazioni notevoli, in particolare Tomas Milian nel suo primo ruolo da protagonista, che incarna con intensità la follia, e Madeleine Robinson, efficace nel rappresentare l’ossessione materna. Il lungometraggio è una critica sottile ma potente alle ambizioni sociali e al peso dei sacrifici, che conducono inevitabilmente alla disgregazione del nucleo familiare. Nonostante sia meno noto di altri capolavori del periodo, Giorno per Giorno disperatamente è un esempio valido e storicamente importante di cinema d’autore italiano che esplora la natura distruttiva dell’amore esasperato e l’impossibilità di sfuggire al proprio destino.

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Regia di Umberto Lenzi. Un film con Maurizio Merli, Tomas Milian, Arthur Kennedy, Giampiero Albertini, Ivan Rassimov. Genere: Poliziesco, Azione. Paese: Italia. Anno: 1976. Durata: 95 min. Consigliato a: Per un pubblico adulto. Valutazione IMDb: 7.0.

Il commissario Leonardo Tanzi, poliziotto risoluto e sferzante, è deciso a ripulire la capitale dalla violenza dilagante, agendo con metodi che spesso ignorano le procedure legali, suscitando l’ostilità del suo superiore, il vice questore Ruini. L’indagine si concentra sul feroce e imprevedibile criminale soprannominato “Il Gobbo”, a capo di una banda di rapinatori e malviventi. La caccia si dipana attraverso una serie di violenti episodi di cronaca nera che riflettono il degrado urbano e l’escalation criminale, tra cui rapine, spaccio di droga e stupri, costringendo Tanzi a un confronto diretto e brutale con la peggiore feccia della città.

Roma a mano armata è un pilastro del poliziottesco all’italiana, rappresentando uno dei vertici del genere per intensità e cinismo. Il film si distingue per la sua struttura a mosaico, che incastra diverse vicende criminali in un unico flusso di violenza urbana. La regia di Umberto Lenzi è energica e senza soste, mantenendo un ritmo elevato con sequenze d’azione celebri, tra cui il frenetico inseguimento automobilistico. La pellicola è fondamentale per il memorabile scontro attoriale tra l’espressione di dura giustizia incarnata da Maurizio Merli nel ruolo del commissario Tanzi e l’interpretazione viscerale e folle di Tomas Milian, che qui dà vita per la prima volta al personaggio iconico del “Gobbo”, un capolavoro di caratterizzazione nella malavita romana. La violenza esplicita e la denuncia sociale, seppur sensazionalistica, fanno di questo film un autentico manifesto del genere.

Regia di Bruno Corbucci. Un film con Tomas Milian, Bombolo, Viola Valentino, Olimpia Di Nardo, Giorgio Trestini. Genere: Poliziesco, Commedia, Drammatico. Paese: Italia. Anno: 1982. Durata: 91 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 6.1.

L’Ispettore Nico Giraldi si trova di fronte a un pericoloso racket dedito alle rapine in autostrada ai danni di camion carichi di merce, un’organizzazione criminale che non esita a uccidere. Per stanare la banda, Giraldi si infiltra sotto l’identità di un camionista, vivendo sulla sua pelle i pericoli della strada. Durante la missione, incontra Anna Danti, una giovane e affascinante cantante, interpretata dalla pop star Viola Valentino, che lo coinvolge in una crisi coniugale che metterà in discussione il suo rapporto con la moglie Angela e con il figlio Rocky. Ad aiutarlo, seppur con la sua goffaggine, c’è l’amico e ladruncolo Venticello, stavolta nei panni di preparatore atletico.

Nono capitolo della saga di Nico Giraldi, il film è un esempio paradigmatico del poliziesco comico che ha caratterizzato la fase calante del genere in Italia nei primi anni ’80. La componente giallo-poliziesca del racket viene usata come mero canovaccio per inserire elementi di commedia farsesca e satira di costume, esplorando, tra le risate, anche la tematica della crisi di mezza età del protagonista. La regia di Corbucci è solida nel suo mestiere e assicura un ritmo dinamico, ma il film è sorretto quasi interamente dalla verve comica di Tomas Milian, che regala al pubblico una delle sue performance più popolari. Nonostante l’impianto narrativo semplice e la critica lo consideri un prodotto di serie B, Delitto sull’Autostrada ha avuto un grande successo commerciale, confermando la formula vincente del buddy cop all’italiana e assicurando il suo posto tra i cult della commedia popolare.

Regia di Bruno Corbucci. Un film con Tomas Milian, Bombolo, Enzo Cannavale, Olimpia Di Nardo, Giacomo Furia. Genere: Poliziesco, Commedia. Paese: Italia. Anno: 1981. Durata: 95 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 5.9.

L’Ispettore Nico Giraldi si ritrova alle prese con un insolito caso di omicidio avvenuto in un ristorante cinese. La vittima è un uomo d’affari, e a trovarne il cadavere è Bombolo, qui nei panni di un aiutante dell’aiuto cuoco. A complicare le cose, Giraldi ha la gamba destra ingessata a causa di una frattura e, per un voto, non può pronunciare parolacce, costringendolo a inventare buffi sostituti del suo celebre turpiloquio. L’ispettore deve inoltre affrontare la presenza di un misterioso e pasticcione cuoco cinese, Ciu Ci Ciao, interpretato dallo stesso Tomas Milian in un doppio ruolo, che insieme a Bombolo si ritrova coinvolto nel mistero del cadavere scomparso.

Questo film è l’ottavo capitolo della fortunata saga di Nico Giraldi e rappresenta pienamente la transizione del poliziottesco verso la commedia farsesca e popolare, caratteristica della fase finale del genere. L’elemento poliziesco e l’indagine sono un pretesto per mettere in scena le esilaranti gag e le performance comiche di Tomas Milian (eccezionale nel doppio ruolo che auto-cita il suo Sakura da Il bianco, il giallo, il nero) e del suo celebre spalla Bombolo. La regia di Corbucci è funzionale e svelta, privilegiando il ritmo comico e l’efficacia delle battute destinate al grande pubblico. I temi della giustizia popolare e della lotta alla criminalità organizzata passano in secondo piano rispetto alla comicità slapstick e al forte carattere romanesco, con dialoghi esilaranti. Nonostante la trama sia semplice e il film non miri a innovazioni stilistiche o narrative, la pellicola ha ottenuto un grande successo di pubblico, consolidando lo status di cult movie popolare e scanzonato.

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Regia di Umberto Lenzi. Un film con Maurizio Merli, Tomas Milian, John Saxon, Renzo Palmer, Gabriella Lepori. Titolo originale: The Cynic, the Rat and the Fist. Genere: Poliziesco, Azione, Thriller. Paese: Italia. Anno: 1977. Durata: 98 min. Consigliato a: Per un pubblico adulto (V.M. 14/16 anni). Valutazione IMDb: 6.7.

Il film riprende il personaggio del Commissario Leonardo Tanzi (già protagonista di Roma a mano armata), un poliziotto dai metodi rudi e poco ortodossi, che è costretto a una finta latitanza dopo essere stato aggredito e aver perso la stima dei suoi superiori. Il suo nemico giurato, il sadico bandito Luigi Maietto, detto “Il Cinese”, è evaso di prigione ed è ansioso di vendicarsi. Tanzi, fingendosi in esilio, torna segretamente a Roma con un piano machiavellico: seminare discordia tra la banda del Cinese e quella di un altro boss, l’americano Frank Di Maggio, per farli scontrare e annientarsi a vicenda, lasciando a lui il compito di eliminare i superstiti.

Considerato uno dei vertici del poliziottesco all’italiana, il film è un’esplosione di violenza stilizzata e ritmo incalzante, tipico della mano di Umberto Lenzi. I temi centrali sono la vendetta e la giustizia fai-da-te di un eroe cinico che opera al di fuori della legge ufficiale, riflettendo il clima sociale italiano degli anni ’70, dominato dalla paura della criminalità. Il confronto tra i due attori iconici del genere, Maurizio Merli (il poliziotto integerrimo ma violento) e Tomas Milian (qui in un’interpretazione magistrale del villain sadico e grottesco, il Cinese), è l’elemento trainante. Lenzi sfrutta al meglio la chimica tra i protagonisti e la tensione del soggetto, che omaggia dichiaratamente lo spaghetti western (Il buono, il brutto, il cattivo) nella struttura a tre personaggi. Nonostante una sceneggiatura a tratti convenzionale, la crudezza delle sequenze d’azione, l’uso massiccio di stunt e la colonna sonora energica ne hanno garantito un duraturo impatto culturale come esempio quintessenziale del genere hard-boiled italiano, ancora oggi celebrato dagli appassionati.

Locandina Squadra antigangsters

Regia di Bruno Corbucci. Un film con Tomas Milian, Enzo Cannavale, Asha Puthli, Margherita Fumero, Gianni Musy. Titolo originale: The Gang That Sold America. Genere: Poliziesco, Commedia, Azione. Paese: Italia. Anno: 1979. Durata: 99 min. Consigliato a: Per un pubblico adulto o da 14 anni. Valutazione IMDb: 5.7.

Il Maresciallo (ora Ispettore) Nico Giraldi, celebre per i suoi modi spicci e il linguaggio colorito, si ritrova a New York per una missione ufficiosa, su incarico dell’Interpol, volta a smascherare un giro di strozzinaggio e mafia che sta mettendo nei guai il suo vecchio amico e subalterno, Salvatore Esposito, trasferitosi a Little Italy. Giraldi si finge un killer professionista per infiltrarsi nell’ambiente delle gang mafiose italo-americane, tra inseguimenti, scambi di persona e situazioni esilaranti, tipiche della serie, in un’ambientazione a stelle e strisce che aggiunge pepe all’azione.

Questo quinto capitolo della serie di Nico Giraldi si sposta interamente negli Stati Uniti, cercando di mescolare il poliziottesco all’italiana con la commedia “trucida” e l’azione più pura, consolidando il filone “poliziottesco-comico” che aveva ormai preso il sopravvento. I temi trattati sono quelli ricorrenti di giustizia popolare e lotta alla piccola e grande criminalità, filtrati attraverso una lente farsesca che minimizza il dramma e massimizza la risata. La regia di Bruno Corbucci è funzionale al ritmo serrato, con inseguimenti e sparatorie che rendono il film dinamico, sebbene la narrazione sia spesso al servizio delle performance comiche di Tomas Milian e del suo sodale Enzo Cannavale, la cui alchimia è l’indubbio punto di forza. Sebbene manchi l’originalità dei primi capitoli, l’uso di location americane e le musiche incalzanti dei Goblin conferiscono un tocco di internazionalità e stile, apprezzato dai fan del genere, nonostante la critica abbia spesso bollato questo e altri seguiti come semplici repliche infiacchite e eccessivamente votate al macchiettismo.

Regia di Dennis Hopper. Un film con Dennis Hopper, Stella Garcia, Julie Adams, Don Gordon. Titolo originale: The Last Movie. Genere: Drammatico, Western. Paese: Stati Uniti. Anno: 1971. Durata: 108 min. Consigliato a: da 16 anni. Valutazione IMDb: 6.4.

Ambientato in un villaggio peruviano, il film segue la storia di Kansas, uno stuntman che decide di rimanere nel remoto villaggio andino dopo la fine delle riprese di un western. La popolazione locale, affascinata e confusa dalla produzione cinematografica, inizia a imitare i gesti e le dinamiche del film, creando una surreale riproduzione della finzione cinematografica nella realtà. Kansas si ritrova diviso tra il desiderio di fuggire dalla civiltà e il peso della sua influenza involontaria sulla comunità.

“The Last Movie” si distingue come un’opera radicale e profondamente meta-cinematografica, che esplora il conflitto tra la realtà e la finzione. Hopper dirige un’opera complessa e frammentata, che riflette l’atteggiamento anti-hollywoodiano del suo periodo. La pellicola non segue una struttura narrativa convenzionale, ma si muove attraverso una serie di sequenze oniriche che riflettono la disintegrazione psicologica del protagonista e la frammentazione della realtà stessa. L’interpretazione di Hopper è intensa e disillusa, conferendo al personaggio di Kansas un’aura di autenticità dolorosa. L’opera è un esempio significativo del cinema d’autore americano dei primi anni Settanta e, sebbene sia stato un fallimento commerciale all’epoca, ha guadagnato nel tempo un’importanza storica come manifesto contro il sistema degli studi e un’esplorazione audace del linguaggio cinematografico.

Locandina italiana Traffic

Un film di Steven Soderbergh. Con Amy Irving, Michael Douglas, Tomas Milian, Dennis Quaid, Benicio Del Toro.Drammatico, durata 143 min. – USA, Germania 2000. MYMONETRO Traffic * * * - - valutazione media: 3,18 su 33 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Javier Rodriguez e Manolo Sanchez sno due poliziotti impegnati a contrastare il traffico di droga sul confine tra Stati Uniti e Messico. Il loro capo è il generale Salazar, il principale nemico dei cartelli della droga. Ogni giorno i due sono tentati di appropriarsi di parte dei carichi sequestrati e di arricchirsi. Javier è il più resistente alle pressioni. Intanto negli Stati Uniti il giudice della Corte Suprema dell’Ohio, Robert Wakefield, viene incaricato dal Presidente di coordinare un’efficace attività antidroga con i partner messicani. A casa però Robert e la consorte debbono assistere impotenti al precipitare nell’abisso della dipendenza della figlia sedicenne. Carlos Ayala, un trafficante ricco di coperture, rischia di venire incastrato in fase processuale da un testimone eccellente. Steven Soderbergh non abbandona il cinema di denuncia, ma questa volta sceglie la strada del film di genere a vicende incrociate. Si avvale della forte presenza scenica di un Benicio del Toro capace di esprimere dolore e sicurezza insieme con un semplice movimento delle labbra. La coppia Douglas/Zeta-Jones non conferisce particolare glamour a un film corale e ricco di colpi di scena che è meglio non svelare. Il rischio della ‘morale’ emerge in particolare nella parte finale, ma Soderbergh riesce comunque a far passare con chiarezza (quella chiarezza che mancava a Out of Sight) il messaggio.

Traffic (2000) on IMDb

Regia di Yves Boisset. Un film con Marlène Jobert, Tomas Milian, Thomas Waintrop, Michel Peyrelon, Victor Lanoux. Titolo originale: Folle à tuer. Genere: Drammatico, Thriller. Paese: Francia, Italia. Anno: 1975. Durata: 93 min. Consigliato a: Per tutti (originariamente vietato ai minori di 13 anni in Francia, ora è per tutti). Valutazione IMDb: 6.7.

Julie, appena dimessa da una clinica psichiatrica, viene assunta come governante per il giovane Thomas, nipote di un facoltoso industriale. La loro prima uscita insieme prende una piega inaspettata quando un killer rapisce Julie, Thomas e il loro autista. Costretta a scrivere una falsa confessione di omicidio, Julie riesce in un’audace fuga, portando con sé il ragazzo, che presto scoprirà la scioccante verità dietro il rapimento e l’identità del mandante.

“Folle à tuer” è un thriller francese che si distingue per la sua atmosfera cupa e la tensione crescente, un film che nonostante il passare degli anni mantiene una certa presa sullo spettatore. La regia di Yves Boisset, seppur non sempre impeccabile nel ritmo, riesce a creare un senso di paranoia e claustrofobia che ben si addice alla trama intricata. Le interpretazioni, in particolare quella di Marlène Jobert, conferiscono spessore ai personaggi, anche se la narrazione a tratti può risultare leggermente discontinua. Un’opera che, pur non essendo un capolavoro assoluto, merita di essere riscoperta per il suo approccio insolito al genere e la sua audacia tematica.

Non ho trovato subita in rete. gsubita sta per subita tradotti dai subeng con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.

Non credo esista versione in italiano, almeno io non l’ho trovata.

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