Dal 1963 gli extraterrestri sono tra noi: sbarcano clandestinamente, assumono sembianze umane e i più s’integrano pacificamente. Nessuno lo sa, tranne il governo degli USA che ha costituito una sezione speciale per il controllo dell’immigrazione. Ne fanno parte il bianco K (Jones) e il nero J (Smith) che danno la caccia a un malvagio scarafaggione alto tre metri infilatosi nel corpo di un contadino-camionista. Giocattolone della Columbia, fondato sulla vecchia miscela di buffo e repellente in cadenze esagitate di cinema d’azione, è una pirotecnica sagra di effetti speciali di metamorfosi, forniti dalla ILM (Industrial Light & Magic) di Lucas. Pur lontano dalla perfidia satirica di Mars Attacks! , ha il merito di non prendersi sul serio, puntando sul divertimento di minori e adulti in regressione infantile.
Fuggito dall’inferno per tornare sulla Terra e salvare il proprio nipote, John Milton è a caccia di satanisti. Sul suo cammino incontra una ex cameriera di tavola calda, che ha appena mollato il marito e che potrà aiutarlo. A dare la caccia a lui invece è “il contabile”, un distinto inviato degli inferi, incaricato di riportare all’ordine il fuggitivo d’eccezione. Il tutto, per quanto è possibile, in macchina. Drive angry 3D dunque è un film che inizia con una panoramica dell’Inferno, una voce fuoricampo che racconta di una fuga e un’automobile americana dal design anni ’70 che scappa sfondando i cancelli in volo (sic!). Questo per dire che bisogna avvicinarsi al film con lo spirito giusto e che se lo si fa ci si può davvero divertire. Patrick Lussier non si prende mai sul serio, in nessun momento, gira un film che vuole essere l’equivalente moderno e molto autoironico dell’exploitation anni ’70 “macchine e donne”. Per fare queste guarda molto al referente contemporaneo più immediato, Quentin Tarantino, da cui prende le donne forti, le macchine di stuntman Mike, il culto dei piedi, i personaggi ad effetto e da cui cerca di trarre quel senso globale di coolness, che è uno dei pallini dell’autore di A prova di morte. Quello che di certo non si trova in Drive angry 3D è una lettura che vada più in profondità di un’esplosione, un nudo o un sano inseguimento davanti a un green screen. Quello che si trova è tanta onestà e voglia di divertirsi assieme allo spettatore. In questo è perfettamente funzionale l’uso di un 3D barocco che spara in faccia allo spettatore una miriade di oggetti lungo tutto il film. Benchè sia un film teoricamente serio, Drive angry 3D sembra infatti prendersi in giro volutamente in ogni momento, calcando la mano nella maniera più ironica su tutti i grandi luoghi comuni di un genere (l’action di serie C americano) fondato sulla ripetizione e riproposizione di personaggi e situazioni risapute. Se la parodia classica, quella di Mel Brooks, si basa sull’esposizione della demenzialità insita in alcuni topoi filmici, questo tipo di film finge la massima serietà e la massima aderenza a quel genere che prende in giro con lo scopo di ottenere il massimo della parodia. In tutto questo appare perfetta la scelta di un protagonista come Nicolas Cage, attore che dalla metà degli anni ’00 ha cominciato a moltiplicare le sue apparizioni e i suoi ruoli, prestandosi a tali e tanti film di serie B da essere, lui e le sue mille diverse parrucche, ormai il simbolo contemporaneo di quel tipo di produzione. Peccato soltanto che il divertimento non duri quanto la pellicola. Dopo una prima mezz’ora di indubbio coinvolgimento, si comincia ad avvertire la stanchezza della formula e la continua esagerazione. Il permanente eccesso senza la benchè minima sostanza possono generare un po’ di noia nello spettatore meno avvezzo.
La porta sul buio è una miniserie televisivaantologica formata da quattro episodi gialli di circa un’ora, curati e prodotti da Dario Argento e trasmessi dalla RAI per quattro settimane nel settembre 1973 sul Programma Nazionale (l’odierna Rai 1).Ogni episodio viene presentato da Dario Argento, che firmò la regia del secondo episodio con lo pseudonimo Sirio Bernadotte e subentrò a Roberto Pariante nella regia del quarto. Reduce dai successi dei primi tre film, Dario Argento cura e produce per la RAI una serie di quattro mediometraggi della durata di circa un’ora ciascuno. Oltre a presentare ogni episodio, il regista ne dirige personalmente uno, Il tram, subentrando inoltre a Roberto Pariante nella direzione di Testimone oculare, mentre gli altri due film sono affidati a Luigi Cozzi, collaboratore di Argento, e a Mario Foglietti. Si trattava di un team già collaudato, in quanto in Quattro mosche di velluto grigio Pariante era stato aiuto regista di Argento e Cozzi assistente alla regia e coautore del soggetto con Foglietti ed Argento.Fondamentale apporto alla confezione della serie fu dato dalle musiche, opera di Giorgio Gaslini, pianista e compositore jazz. La serie fu trasmessa dal primo canale in prima serata, ma, non essendo i telespettatori dell’epoca avvezzi a scene “forti” in televisione, Argento e colleghi dovettero contenersi nella rappresentazione di scene cruente e di terrore, come fino ad allora il regista aveva abituato le platee cinematografiche. Non per questo gli autori delle quattro storie rinunciarono ad imbastire delle trame dalle tinte fosche, atmosfere stranianti e con una sufficiente dose di suspense. Argento in particolare cercò di trasferire in queste brevi storie le sue idee, già proposte sul grande schermo, rappresentando la mini serie un’occasione per il regista di sperimentare nuove tecniche di ripresa e di esplorare nuovi linguaggi cinematografici adatti al thriller.
La “corazzata tascabile” Graf Spee è per qualche tempo una sorta di nave fantasma. Gli inglesi intercettano un messaggio e l’affrontano a Rio della Plata. Gravemente danneggiata, la nave non può essere riparata nei giorni stabiliti dalla neutrale Montevideo. Il comandante tedesco decide allora di affondare la sua nave.
Nel 1993 in Somalia comanda l’orrido Aidid che letteralmente fa morire di fame il popolo sottraendo gli aiuti umanitari occidentali. Gli Americani decidono di catturare alcuni complici del signore della guerra. Al blitz partecipano i soliti reparti speciali: Rangers, Delta Force eccetera. Sulla carta l’operazione è perfetta, ma nella realtà ben presto il controllo viene perso. L'”imprevisto” è l’abbattimento di un elicottero (il senso del titolo) proprio in una piazza di Mogadiscio. Da quel momento il film diventa una battaglia più realista di una battaglia vera. Il famoso sbarco a Omaha di Spielberg nel Soldato Ryan rispetto all’ “incidente di Mogadiscio” è quasi una gita. Lo sbarco durava diciannove minuti, qui ci sono due ore buone di spari. Certo, sembra davvero un videogame di guerra. Strategia sulla strada, dall’alto coi video, dallo stato maggiore. E poi sangue, sangue e ancora sangue. E poi troppe storie: sono una ventina i soldati che vengono tallonati dal regista. Quasi non c’è il tempo di conoscerli. Era meglio lo Scott di Thelma& Louise, anche se il regista, e la verità del film, meritano riguardo.
Un vecchio allevatore deve portare una mandria in una città lontana. Non trova uomini disposti ad aiutarlo e allora mette insieme un gruppo di ragazzi volonterosi. Il viaggio è pieno di difficoltà, ma i giovanissimi se la cavano bene. Quando un delinquente con la sua banda uccide il capo, che è diventato per loro un vero padre, i ragazzi lo vendicano (persino troppo crudelmente), poi portano la mandria a destinazione. Curioso film crepuscolare per un Wayne molto maturo. L’età non gli permetteva di impersonare il solito eroe vittorioso: qui è un vecchio capace di tener testa a un assassino che ha trent’anni di meno; poi deve soccombere. È uno dei pochissimi film in cui il massimo eroe dell’Ovest muore. Lavoro davvero riuscito di Rydell che tre anni prima aveva fatto un altro western non tradizionale: Boon il saccheggiatore.
Stati Uniti, 2020. Si fa festa per la partenza del primo terzetto di astronauti diretto a Marte. Su una piattaforma orbitante Woody e Jim osserveranno il lavoro di Luke e della sua squadra. 13 mesi dopo solo Luke sopravvive a una tempesta di sabbia scaturita da una montagna che il gruppo voleva esplorare alla ricerca di acqua. Woody, sua moglie Terri, Jim e il tecnico Phil scendono sul pianeta quasi un anno dopo. Ma una serie di piccole falle conduce all’abbandono dell’astronave e al sacrificio di Woody. Su Marte i sopravvissuti trovano uno scarmigliato Luke che li conduce dinanzi a un’enorme scultura di un volto. Segno inequivocabile della presenza di un’altra civiltà. Non si deve raccontare molto di più della vicenda ma non ci si può esimere dal commento. Brian De Palma, il maestro del manierismo cinematografico, colto e spettacolare insieme, questa volta ha mancato l’obiettivo per metà. Se infatti ha realizzato un film che ‘tiene’ sul piano degli effetti speciali, non altrettanto è riuscito a fare per quanto riguarda la storia.
Un film di Sandra Nettelbeck. Con Martina Gedeck, Sergio Castellitto, Maxime Foerste, Sibylle Canonica, August Zirner, Ulrich Thomsen. Titolo originale Bella Martha. Sentimentale, Ratings: Kids, durata 105 min. – Austria, Italia, Germania, Svizzera 2001. MYMONETRO Ricette d’amore valutazione media: 2,53 su 13 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Martha lavora come chef in un rinomato ristorante francese di Amburgo, il Lido: single convinta, delusa sagli uomini, ha scelto da tempo di concentrarsi solo sul lavoro vivendo un’esistenza piuttosto monotona, scandita dai ritmi del ristorante. Un giorno però la sorella muore in un incidente e Martha è costretta ad occuparsi della nipotina, rimasta sola al mondo. Ma questo non è l’unico evento che sconvolge la vita della donna: costretta a una breve assenza dal ristorante, quando torna scopre che il proprietario, ha assunto Mario, uno chef italiano, per aiutarla sul lavoro in un momento così difficile. L’allegria e la voglia di vivere dell’uomo, nonostante i contrasti iniziali, riusciranno lentamente a conquistare anche la gelida Martha.
Una bellissima nera viene rapita per essere venduta come concubina a un principe arabo. Il marito organizza la ricerca aiutato da strani personaggi. Praticamente viene attraversata l’Africa.
La Nova Express pubblica in formula integrale Storm, una delle serie europee di fantascienza più famose, illustrata dall’osannato Don Lawrence e corredata in questa edizione da una nuova traduzione. Il primo volume, Il mondo profondo, racconta le avventure dell’astronauta Storm che, vittima di un naufragio spaziale, dopo centinaia di anni di animazione sospesa fa ritorno sulla Terra. Il nostro eroe deve lottare per la sopravvivenza su un pianeta posto a metà tra il fantasy e la fantascienza, popolato di giganteschi animali feroci e ricco di tecnologia futuristica. Al suo fianco si unisce da subito e per sempre Red Hair, una pin-up amazzone dall’ovvia chioma rossa. In questa prima avventura i due affrontano l’inarrestabile Ghast, supercattivo dalle fattezze mongole e vengono a conoscenza del destino catastrofico che ha coinvolto la Terra.
Il protagonista prende proprio il nome di Volto Nascosto, leggendario guerriero e profeta islamico con il volto coperto da una maschera d’argento il quale, nella storia, guida la resistenza etiope contro gli invasori stranieri (si tratta di un personaggio ispirato ad autentiche leggende islamiche). La serie però è corale, peculiarità piuttosto innovativa per la casa editrice milanese.
Romano Scarpa, il fumettista Disney “più americano” fra gli italiani, muove i primi passi con le storie raccolte in questo volume, prima di realizzarne altre 450 circa: una irripetibile carriera che lo colloca nell’Olimpo degli autori di Topolino e Paperino. Attraverso il sommario scopriamo come, prima di raggiungere lo stile della maturità, Scarpa disegna la sua prima storia con Paperino e Zio Paperone, la prima con Biancaneve e la prima con Topolino e Pippo. Chiude il volume il primo “giallo”, scritto e disegnato da uno Scarpa divenuto ormai un autore completo, con Paperino per protagonista.
Un film di Alain Resnais. Titolo originale Nuit et brouillard. Cortometraggio, durata 30 min. – Francia 1956 valutazione media: 3,50 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un breve documentario di Resnais che sfiora il capolavoro. Tra immagini storiche di repertorio e sopralluoghi fatti dal regista, ascoltiamo i versi di un poeta che ha vissuto l’allucinante esperienza dei campi di sterminio nazisti. Un film culto che in Italia è stato possibile vedere solo in televisione. Per non dimenticare.
I subita nella versione 1080p sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Michael O’Hara (Welles), marinaio irlandese, salva Mrs. Elsa Bannister (Hayworth) da un’aggressione in Central Park a New York e viene ingaggiato dal suo zoppo marito (Sloane), avvocato di gran nome, perché li porti – lui, la moglie e il suo socio in affari (Anders) – su uno yacht a San Francisco con tappa ad Acapulco. Il buon O’Hara si accorge presto di essere capitato in un nido di vipere e di squali, il peggiore dei quali è proprio lei, l’angelo biondo dal cuore nerissimo. Tratto dal romanzo If I Die Before I Wake di Sherwood King e girato nel 1946, fu tenuto in magazzino per 2 anni da Harry Cohn, ras della Columbia, scandalizzato e sconvolto da quel che Welles aveva combinato ai danni della star n. 1 della sua scuderia. Difficile da classificare, il film spiazzò critici e pubblico. La materia è da film noir, a mezza strada tra Gilda e Il mistero del falco , ma con bizzarre e sardoniche anticipazioni di Il tesoro dell’Africa di Huston. Fecero impressione alcune sequenze che lo resero un cult movie : il corteggiamento nell’acquario, il teatro cinese, il taboga, la sparatoria finale nella sala degli specchi. Il barocchismo stilistico di Welles conferma quali e quanti fossero i debiti del noir hollywoodiano con l’espressionismo. Ridotta R. Hayworth a una statua di ghiaccio e piuttosto debole il marinaio O’Hara, l’attore che domina il film è E. Sloane. Fu girato a bordo dello yacht Zaca di Errol Flynn, che seguì la lavorazione. La sua vera storia fu raccontata nel 1976 dal regista William Castle, che aveva avuto per primo l’idea di filmare il romanzo di King.
La rivista include recensioni e articoli sull’universo di Star Trek, opere di fan fiction, interviste ai protagonisti della serie e ad altri personaggi illustri legati a essa e spazia occasionalmente su altri temi dell’ambito fantastico e fantascientifico
Zetman (ゼットマン Zettoman?) è un manga di Masakazu Katsura (già autore di Video Girl Ai e I”s) uscito tra il 2002 e il 2014. Basandosi sull’omonima storia breve pubblicata nel 1994, Katsura disegna un personaggio sostanzialmente nuovo, contando sui suoi dieci anni in più di esperienza sulle spalle. In una intervista Katsura ha affermato che i personaggi di Koga e Jin sono ispirati alle due personalità del supereroe della DC ComicsBatman[1]. L’anime di 13 episodi prodotto in Giappone nel 2012 è inedito in Italia.
I player, mostri crudeli e pericolosi creati in laboratorio dalla misteriosa Amagi Corporation, sono utilizzati come bestie da combattimento per sadici giochi su cui scommettono numerosi magnati e personaggi facoltosi. Un giorno, senza preavviso, i player organizzano una ribellione, compiono una strage e riescono a fuggire dalla cattività arrivando a mescolarsi con la gente comune. Il presidente dalla Amagi Corporation, il vecchio Amagi, responsabile della sciagura, decide di dedicare il resto della sua vita a combattere i player, cercandoli e scovandoli con tutti i mezzi a sua disposizione, fino alla creazione di Z.E.T., un essere perfetto, forte, veloce ed imbattibile, con il solo scopo di eliminare tutti i player in circolazione.
Un uomo un’avventura è stata una collana di volumi a fumetti di genere avventuroso pubblicata dal 1976 al 1980 dalle Edizioni CEPIM.[1] La collana, distribuita in edicola, pubblicava romanzi a fumetti appositamente realizzati e autoconclusivi, presentando a ogni uscita una storia e un autore differente, scelto tra i maggiori fumettisti italiani e internazionali dell’epoca.
La grande dinastia dei paperi è una collana editoriale che raccoglie − per la prima volta in assoluto in Italia − tutte le storie realizzate da Carl Barks dal 1942 al 1968[1], alcune delle quali inedite in Italia; la serie di volumi è esordita nel 2008 e veniva distribuita in allegato al quotidiano Corriere della Sera.
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