Category: Film dal 1970 al 1979


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Regia di Bruno Bozzetto. Un film con Maurizio Micheli, Nestor Saied, Isabella Celani, Osvaldo Cavandoli, Felice Manazza. Titolo originale: Allegro non troppo. Genere: Animazione, Commedia, Musicale. Paese: Italia. Anno: 1976. Durata: 85 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 7.7.

Il film è una singolare parodia del celebre Fantasia della Disney, strutturato come un’antologia di sei segmenti animati intervallati da sequenze in live action in bianco e nero che fungono da raccordo comico. Un malcapitato e autoritario direttore d’orchestra, interpretato da Maurizio Micheli, è incaricato di dirigere un gruppo di anziane signore musiciste per accompagnare le animazioni disegnate da un timido e sottomesso animatore (interpretato da Osvaldo Cavandoli). Le sei animazioni, realizzate da Bruno Bozzetto e il suo team, offrono interpretazioni visive di brani di musica classica di compositori come Debussy, Ravel, Sibelius, Stravinsky, Vivaldi e Dvořák, affrontando tematiche che spaziano dall’ironia sociale alla malinconia esistenziale, dal mito della creazione alla distruzione.

Bruno Bozzetto realizza un’opera innovativa e stilisticamente eterogenea, che rappresenta uno dei vertici dell’animazione italiana e un classico del cinema satirico. L’analisi si concentra sulla brillante interazione tra le sequenze animate, che spaziano dall’eleganza grafica all’umorismo slapstick, e il grottesco del live action, che commenta con ironia l’atto stesso della creazione artistica e la pretesa intellettuale. La qualità dell’animazione è notevole, in particolare nell’adattamento visivo di brani come il Boléro di Ravel o il Valse Triste di Sibelius, in cui si manifesta la vena malinconica e al contempo umoristica di Bozzetto. Il film ha avuto un grande impatto culturale, dimostrando come l’animazione d’autore potesse competere con i grandi studi americani, offrendo una visione più adulta e corrosiva, ed è universalmente lodato per la sua originalità e per il perfetto connubio tra musica classica e satira visiva.

Regia di Bruno Barreto. Un film con Sônia Braga, José Wilker, Mauro Mendonça, Dinorah Brillanti, Nelson Xavier. Titolo originale: Dona Flor e Seus Dois Maridos. Genere: Commedia, Fantasy, Erotico. Paese: Brasile. Anno: 1976. Durata: 106 min. Consigliato a: da 18 anni. Valutazione IMDb: 6.9.

Nella Bahia degli anni Quaranta, Florípedes Paiva, nota come Donna Flor, è una rispettabile e appassionata insegnante di cucina, sposata con Vadinho, un uomo affascinante, volubile e irresponsabile, dedito al gioco d’azzardo e ai piaceri della carne. Nonostante i tormenti e le infedeltà, Flor è perdutamente innamorata del marito per la sua esuberante vitalità e la sua abilità amatoria. La sua vita viene stravolta quando Vadinho muore improvvisamente durante il Carnevale. Dopo un periodo di lutto, Flor si risposa con il Dottor Teodoro, un farmacista metodico, onesto e prevedibile, che le offre la sicurezza e la stabilità tanto desiderate. Tuttavia, la sua tranquilla felicità è disturbata dal desiderio e dal ricordo, finché Vadinho non torna in vita sotto forma di fantasma, reclamando i suoi diritti coniugali nel letto di Flor.

Tratto dal celebre romanzo di Jorge Amado, il film di Bruno Barreto è un’esplosione di vitalità, colore e sensualità, diventato un cult e un record d’incassi per il cinema brasiliano. L’analisi si concentra sul tema centrale della dualità del desiderio femminile: la protagonista è combattuta tra la sicurezza affettiva e la noia rappresentate da Teodoro, e la passione sfrenata, benché caotica, incarnata dal fantasma di Vadinho. La regia è vivace e ricca di dettagli che dipingono un ritratto esuberante di Bahia, mescolando sapientemente la commedia di costume con elementi di realismo magico, tipici dell’opera di Amado. Sônia Braga, nel ruolo iconico di Donna Flor, offre un’interpretazione che la proietta a livello internazionale, incarnando con naturalezza un’eroina complessa che sceglie la propria libertà sessuale e affettiva senza sensi di colpa. Il film è importante per aver portato con audacia temi erotici e la cultura popolare brasiliana sullo schermo in un momento storico delicato.

Regia di Bryan Forbes. Un film con Katharine Ross, Paula Prentiss, Peter Masterson, Nanette Newman, Patrick O’Neal. Titolo originale: The Stepford Wives. Genere: Fantascienza, Thriller, Giallo. Paese: USA. Anno: 1975. Durata: 115 min. Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 6.9.

Joanna Eberhart, aspirante fotografa, si trasferisce con il marito Walter e le figlie da New York nel pittoresco e tranquillo sobborgo di Stepford, Connecticut, in cerca di una vita più serena. Ben presto, però, Joanna inizia a notare il comportamento stranamente sottomesso e ossessivamente casalingo delle donne del luogo, tutte impeccabilmente perfette, in netto contrasto con i loro mariti che frequentano un misterioso Club maschile. L’unica a condividere il suo scetticismo è la nuova amica Bobbie Markowitz, ma quando anche Bobbie subisce una repentina trasformazione, Joanna comincia a temere che dietro la facciata idilliaca di Stepford si nasconda una sinistra cospirazione che minaccia la sua identità.

Tratto dal romanzo di Ira Levin, il film è una satira sociale che esplora i temi del maschilismo, della repressione del ruolo femminile e della ricerca della perfezione a discapito dell’individualità. La regia di Bryan Forbes, sebbene a tratti misurata, riesce a costruire efficacemente un senso di crescente inquietudine, sfruttando l’ambientazione solare e borghese per sottolineare il contrasto con l’orrore latente. Katharine Ross offre un’interpretazione convincente nel ruolo della protagonista intellettuale e perplessa, unica voce dissonante nel coro delle mogli perfette. Nonostante un ritmo a volte discontinuo, l’opera è notevole per la sua capacità di trasformare una critica al conformismo degli anni Settanta in un thriller distopico che ha avuto un notevole impatto culturale, fungendo da archetipo narrativo per l’espressione di paure sulla perdita di autonomia femminile e sul controllo sociale. Il finale ambiguo, se confrontato con la maggior parte delle distopie cinematografiche dell’epoca, ne accresce il valore di studio sociale.

Locandina Assassinio sul Nilo

Regia di John Guillermin. Un film con Peter Ustinov, Jane Birkin, Lois Chiles, Bette Davis, Mia Farrow. Titolo originale: Death on the Nile. Genere: Giallo, Drammatico, Mistero. Paese: Regno Unito, USA. Anno: 1978. Durata: 140 min. Consigliato a: da 12 anni. Valutazione IMDb: 7.3.

L’acclamato investigatore Hercule Poirot, in Egitto per una vacanza, si ritrova coinvolto in un’indagine complicata a bordo del lussuoso piroscafo Karnak, in navigazione sul Nilo. Tra i passeggeri c’è Linnet Ridgeway, un’ereditiera fresca di matrimonio, perseguitata dalla furiosa ex fidanzata del marito, Jacqueline de Bellefort. La tensione raggiunge l’apice quando Linnet viene trovata assassinata. Circondato da un eterogeneo gruppo di sospettati, tutti con potenziali moventi legati a invidia, denaro o passione, Poirot deve usare il suo acume per svelare la verità celata dietro la facciata di eleganza e mistero egiziano.

Questa trasposizione del romanzo di Agatha Christie è considerata una delle migliori, in gran parte grazie alla memorabile interpretazione di Peter Ustinov, al suo debutto nel ruolo di Hercule Poirot, che bilancia perfettamente l’eccentricità del personaggio con la sua acutezza intellettuale. Il film eccelle nell’ambientazione, sfruttando le vere location egiziane (come Abu Simbel e Karnak) che non solo forniscono uno sfondo sontuoso, ma aggiungono autenticità e grandezza all’intrigo. La regia di John Guillermin gestisce con maestria un cast corale di star internazionali, mantenendo un ritmo misurato e attento al dialogo, come si addice al giallo classico. Temi come l’avidità, il potere del denaro e la natura distruttiva della passione sono tessuti abilmente nella trama complessa. Vincitore di un Oscar per i costumi, il film è un esempio impeccabile di cinema d’epoca che ha definito lo standard per le successive produzioni basate sull’opera della Christie.

Teresa la ladra - Minerva Pictures

Regia di Carlo Di Palma. Un film con Monica Vitti, Michele Placido, Stefano Satta Flores, Isa Danieli, Carlo Delle Piane. Genere: Commedia, Drammatico. Paese: Italia. Anno: 1973. Durata: 125 min. Consigliato a: Da 13 anni. Valutazione IMDb: 6.9.

Il film ripercorre l’odissea grottesca e amara di Teresa Numa, una giovane donna nata ad Anzio in una famiglia povera e numerosa, che durante il periodo fascista è costretta ad abbandonare la casa paterna in cerca di lavoro. Dopo un susseguirsi di impieghi precari, diventa madre, si sposa e resta vedova di guerra, ritrovandosi a vivere di espedienti e piccoli furti nella Roma del dopoguerra. La sua esistenza errabonda la conduce in un vortice di incontri con uomini diversi, ma anche a periodi di detenzione in carcere e persino in manicomio, in una continua e faticosa lotta per la sopravvivenza.

L’opera è un drammatico racconto popolare che si inserisce nel solco della commedia all’italiana, ma ne accentua i toni malinconici e la critica sociale. I temi centrali sono la condizione della donna, la marginalità e la difficoltà di un’esistenza priva di stabilità in un’Italia in rapido cambiamento. La regia di Carlo Di Palma, qui alla sua opera prima, è formalmente solida, con una fotografia curata che cattura il contrasto tra la violenza degli eventi e la resilienza del personaggio. L’elemento di maggiore spicco è la performance di Monica Vitti che, con la sua ineguagliabile abilità nel mescolare il comico e il tragico, conferisce al personaggio di Teresa una profondità e un’umanità struggenti, facendone l’emblema della donna umile che lotta contro un destino avverso. Il film è importante culturalmente perché fornisce un ritratto sentito e privo di retorica della disillusione post-bellica e della lotta di classe.

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Regia di Carmelo Bene. Un film con Carmelo Bene, Lydia Mancinelli, Salvatore Vendittelli, Gea Marotta, Vittorio Bodini. Titolo originale: Don Giovanni. Genere: Commedia, Drammatico, Sperimentale. Paese: Italia. Anno: 1970. Durata: 80 min. Consigliato a: Da 18 anni. Valutazione IMDb: 6.8

Il film presenta una rivisitazione radicale e personale del mito di Don Giovanni, trasponendo l’azione in un’ambientazione claustrofobica, quasi un set teatrale d’interni, e liberamente ispirata alla novella Il più bell’amore di Don Giovanni di Barbey d’Aurevilly. Il protagonista, un Don Giovanni stanco e disilluso, si ritrova in un’ossessiva e fallimentare ricerca di conquista: l’unica donna che sembra resistergli è una giovane devotissima, indifferente al suo fascino e alle sue estreme, grottesche, metamorfosi, che spaziano dall’offerta di oggetti sacri all’assunzione delle sembianze del Cristo stesso.

L’opera è un esempio lampante del cinema d’avanguardia di Carmelo Bene, che smonta e ricompone il mito attraverso un linguaggio visivo e sonoro estremamente innovativo. I temi centrali sono la crisi della seduzione e del desiderio, la critica radicale alla religione e il tentativo fallito di superare la condizione umana attraverso il nichilismo e il sublime. La regia è caratterizzata da un montaggio frenetico e frammentario, quasi 4000 inquadrature in 80 minuti, e da un uso espressionista del colore e della luce, con ampie porzioni girate in interni opprimenti che riflettono lo stato d’animo del protagonista. Il film, terzo lungometraggio del regista, pur non avendo avuto successo commerciale, fu acclamato dalla critica italiana e francese per la sua coerenza stilistica e la sua potenza iconoclasta, consacrando Bene come una delle figure più radicali e irriverenti del cinema sperimentale italiano.

Locandina Kobra

Regia di Bernard L. Kowalski. Un film con Strother Martin, Dirk Benedict, Heather Menzies, Richard B. Shull, Tim O’Connor. Titolo originale: Sssssss. Genere: Orrore, Fantascienza, Thriller. Paese: USA. Anno: 1973. Durata: 99 min. Consigliato a: Da 14 anni. Valutazione IMDb: 5.4.

La storia si svolge attorno al sinistro Dottor Carl Stoner, un erpetologo dedito a ricerche estreme e moralmente discutibili sui serpenti, che vive isolato con la figlia Kristina. Quando il giovane David Blake viene assunto come suo nuovo assistente di laboratorio, ignora totalmente di essere destinato a diventare la cavia perfetta per l’esperimento più audace del dottore: la trasformazione graduale di un uomo in un cobra reale. Le iniezioni spacciate per sieri immunizzanti cominciano a sortire effetti sempre più inquietanti sul fisico e sulla psiche di David, mentre l’atmosfera nella dimora di Stoner si fa progressivamente più tesa e pericolosa, intessendo una rete di inganno e mutazione.

Il film affronta i classici temi del “mad scientist” e dei limiti etici della scienza, tipici del fanta-horror degli anni ’70, aggiungendo un elemento di body horror legato alla metamorfosi. La regia di Kowalski, pur muovendosi nei canoni del B-movie, riesce a creare momenti di tensione sfruttando l’ambientazione claustrofobica del laboratorio e la presenza massiccia di serpenti veri, cosa che aggiunge un innegabile, seppur discutibile, realismo. L’interpretazione di Strother Martin nei panni dello scienziato folle è efficace nel trasmettere l’ossessione del personaggio. Nonostante un ritmo a tratti altalenante e gli effetti speciali, soprattutto nel finale, che oggi appaiono datati, il film è importante per aver cavalcato e alimentato il filone “animal attack” (o “eco-horror” / “nature’s revenge”) dell’epoca, risultando un esempio rappresentativo del cinema di genere a basso budget che ha saputo comunque imprimere un ricordo duraturo nella memoria degli appassionati.

Locandina Il giudice e l'assassino

Regia di Bertrand Tavernier. Un film con Philippe Noiret, Michel Galabru, Isabelle Huppert, Jean-Claude Brialy, Renée Faure. Titolo originale: Le Juge et l’Assassin. Genere: Drammatico, Poliziesco, Storico. Paese: Francia. Anno: 1976. Durata: 128 min. Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.3.

Ambientato nella Francia rurale della fine del XIX secolo, il film è ispirato al vero caso di Joseph Vacher, un ex sergente instabile che, dopo aver tentato il suicidio e aver passato un periodo in manicomio, inizia una serie di brutali omicidi contro giovani pastorelle e bambini vagando per il paese. Il giudice istruttore Émile Rousseau, un uomo ambizioso e cinico in cerca di notorietà, cattura l’assassino noto come Bouvier. Rousseau avvia un complesso e manipolatorio interrogatorio, cercando di comprendere le motivazioni profonde dell’uomo per costruire il caso perfetto che gli assicuri una promozione e la condanna a morte dell’imputato, sfruttando il clamore mediatico e le tensioni sociali dell’epoca.

Il film eccelle nell’analisi dei temi di ingiustizia sociale e ipocrisia del potere, sfruttando il caso di cronaca per radiografare la Francia di fine Ottocento, divisa tra progressismo e conservatorismo, e le sue istituzioni. La regia di Bertrand Tavernier è acuta e storicamente meticolosa, immergendo lo spettatore in un’atmosfera d’epoca vivida e opprimente, con una narrazione che bilancia la tensione del polar con l’affresco sociale. L’interpretazione di Michel Galabru nei panni dell’assassino Bouvier è potente e complessa, bilanciata dal calcolato cinismo del giudice Rousseau, interpretato con fredda maestria da Philippe Noiret. La pellicola non propone una semplice caccia all’uomo, ma un serrato duello psicologico e ideologico che mette a nudo l’ambiguità morale della giustizia e l’uso strumentale della follia e della povertà da parte delle classi dominanti. È un’opera fondamentale del cinema francese che critica apertamente il sistema giudiziario e le sue pulsioni repressive.

Regia di Billy Wilder. Un film con Robert Stephens, Colin Blakely, Geneviève Page, Christopher Lee, Irene Handl. Titolo originale: The Private Life of Sherlock Holmes. Genere: Mistero, Avventura, Commedia, Drammatico. Paese: Regno Unito, Stati Uniti. Anno: 1970. Durata: 125 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 7.0.

Il film si apre con un manoscritto inedito del Dottor Watson, che promette di svelare la verità non romanzata su Sherlock Holmes, rivelando dettagli della sua vita lontani dal fascino del celebre detective. La trama si sviluppa attraverso due episodi principali. Nel primo, Holmes inventa una finzione sulla sua presunta omosessualità per respingere le avances di una ballerina russa. Il secondo, e più lungo, lo vede impegnato con Watson a indagare sul caso di una misteriosa donna smemorata trovata nel Tamigi, che li condurrà in Scozia, tra segreti governativi, sottomarini sperimentali e la presenza enigmatica di Mycroft Holmes, il fratello di Sherlock.

Questa pellicola è una geniale decostruzione del mito di Sherlock Holmes, creata dal maestro Billy Wilder. L’analisi si concentra sulla solitudine e sulla malinconia del detective, mostrando un lato più umano e vulnerabile, in netto contrasto con l’immagine di macchina da ragionamento. La regia è elegante e raffinata, con inquadrature ampie che esaltano le ambientazioni scozzesi. Robert Stephens interpreta un Holmes tormentato e quasi depresso, affiancato dall’affidabile Watson di Colin Blakely. Nonostante i noti tagli subiti in fase di montaggio (che hanno compromesso il ritmo in alcune sezioni), il film resta un mistery affascinante, intriso di sottile umorismo e una tristezza di fondo che permea il finale. È un’opera imprescindibile per comprendere la complessità del personaggio di Holmes e l’eleganza narrativa di Wilder, anche nei suoi progetti più ambiziosi e travagliati.

Amazon.com: Thriller: A Cruel Picture : Christina Lindberg, Bo A. Vibenius:  Movies & TV

Regia di Bo Arne Vibenius. Un film con Christina Lindberg, Stig Engström, Despina Tomazani, Heinz Hopf, Solveig Andersson. Titolo originale: Thriller – En grym film. Genere: Azione, Drammatico, Crime, Thriller. Paese: Svezia. Anno: 1973. Durata: 104 min. Consigliato a: Adulti (VM18). Valutazione IMDb: 6.4.

La storia è incentrata su Madeleine, una giovane donna resa muta da un trauma infantile che la vede vittima di un abuso. Dopo essere stata costretta alla prostituzione e alla dipendenza dall’eroina dal suo crudele sfruttatore, Friggen, Madeleine pianifica una meticolosa e brutale vendetta. Si sottopone a un rigoroso addestramento fisico e di combattimento, armandosi per affrontare coloro che le hanno tolto la voce e la libertà. L’ambientazione è cruda e violenta, delineando una discesa agli inferi e la successiva, sanguinosa, risalita.

Il film è un’opera seminali nel sottogenere del “rape and revenge”, ponendosi come un predecessore spietato e senza compromessi di titoli successivi. La regia di Vibenius è stilisticamente audace, caratterizzata dall’uso di rallentatori prolungati e una messa in scena visivamente potente che conferisce alla violenza un tono quasi surreale e operistico. L’interpretazione di Christina Lindberg, quasi interamente muta e basata sull’espressività fisica, è magnetica e incisiva, veicolando la trasformazione del personaggio da vittima a carnefice vendicatrice. Nonostante l’evidente natura di B-movie e gli elementi di sfruttamento, il film affronta temi duri come il trauma, l’abuso femminile e la giustizia personale, suscitando dibattito per la sua brutalità esplicita. Il suo impatto culturale si è consolidato nel tempo, influenzando registi come Quentin Tarantino e garantendogli un posto di rilievo nel cinema di culto, pur restando un’opera divisiva per la sua rappresentazione grafica della violenza.

Il regista Bo Arne Vibenius utilizzò lo pseudonimo di Alex Fridolinski per dirigere e sceneggiare questo film.

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