Dal dramma di Francis de Croisset, già filmato nel 1938 in Svezia da Gustaf Molander con la giovanissima Ingrid Bergman (Senza volto). Col viso deturpato da una cicatrice procuratale quand’era bambina dal padre ubriaco, una ragazza brucia i suoi giorni dedicandosi al male finché un’operazione di chirurgia plastica la riappacifica con la vita.
Un film di George Cukor. Con Norma Shearer, Joan Crawford, Rosalind Russel, Mary Boland, Paulette Goddard. Titolo originale The Women. Commedia, b/n durata 132′ min. – USA 1939. MYMONETRO Donne valutazione media: 3,75 su 15 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Da una commedia (1936) di Clare Boothe Luce: arrivata a Reno (Nevada) per ottenere il divorzio dal marito fedifrago, la ricca Mary Haines fa la conoscenza di diverse signore che vi albergano per la stessa ragione. Da una commedia salottiera, riscritta da due altre donne (Anita Loos, Jane Martin), un film corale piccante, elegante (nella versione originale una sfilata di moda di 5′ a colori) e cattivo che toglie la pelle sorridendo. Soprattutto una parata di attrici dirette al meglio dal più raffinato regista di donne di Hollywood. 135 donne sullo schermo, e nemmeno un uomo. Rifatto con Sesso Debole (1956) di David Miller.
Da un romanzo di Edna Sherry. Ereditiera di San Francisco e commediografa sposa un attore. Scopre che lui progetta con una ex amante di ucciderla. Decide di escogitare un contro piano, ma avrà abbastanza sangue freddo? Nero di buon artigianato, con una bella colonna sonora di Elmer Bernstein e una suggestiva fotografia di Charles Lang Jr. Entrambi nominati agli Oscar, J. Crawford e J. Palance sono assai efficaci nel rendere con ambiguità la perversità del rapporto tra i loro personaggi, ma anche G. Grahame scava in profondità nel masochismo del suo.
Casalinga sciattona si separa dal marito e, per soddisfare le ambizioni della figlia viziata (Blyth), lavora come cameriera finché diventa proprietaria di una catena di ristoranti. Si risposa con un aristocratico (Scott) di bella presenza, facile da governare. Chi uccide il secondo marito? 6 nomination, 1 Oscar per J. Crawford sopra le righe. Dal romanzo (1941) di James Cain, un melodramma nero in forma di ritratto di donna ambiziosa, aggressiva ma vulnerabile. Bravi attori alle prese con personaggi poco credibili. Ottima fotografia.
Gente che va, gente che viene in un grande albergo di Berlino dove sembra che non succeda mai niente. Succedono, invece, molte cose, in un intreccio fitto sapientemente omogeneo per merito di William A. Drake che, con la supervisione di Irving Thalberg, ha adattato con brio un best seller (1929) della austriaca Vicki Baum. Rivisto oggi, è evidente che la buccia è umoristica ma la polpa drammatica, anzi melodrammatica. 5 i personaggi principali, i primi 5 del cast. Pur non essendo un film “della” Garbo, ma “con” la Garbo, la diva lascia il suo segno, soprattutto nel magnifico controllo del suo corpo di danzatrice. Ammirevoli i 2 Barrymore: John, falso barone e ladro-gentiluomo, sotto le righe; e Lionel, patetico travet, sopra le righe. Caso raro di un lungometraggio che vinse soltanto l’Oscar per il miglior film. Tipico prodotto della M-G-M. Lo si vede anche dal bianconero di William (Bill) Daniels e dalle scene e i costumi di Cedric Gibbons. Ritenuto per decenni un abile prodotto commerciale, il romanzo è stato rivalutato nel primo 2000 come si vede anche dalla nuova traduzione di Mario Rubino del 2010 edita da Sellerio.
In Arizona, dopo la guerra civile, Vienna, proprietaria di un saloon-casa da gioco, è malvista dai notabili della zona perché dà ospitalità a una banda di fuorilegge. Si fa aiutare da Johnny, pistolero-chitarrista già suo amante. Incendio e duello finale tra due donne. Giudicato troppo eccentrico ed eccessivo quando uscì, è tenuto oggi per un capolavoro di lirismo barocco e di graffiante parodia sul maccartismo, la “caccia alle streghe” comuniste, e sul puritanesimo repressivo. Il fascino del film, scritto da Philip Yordan, scaturisce dalla sua esaltazione poetica della libertà e dell’amore, dalla dialettica opposizione delle forze in campo, dal suo cifrato simbolismo sessuale. Tutto è eccessivo nel film, anche il Trucolor di Harry Stradling. Caratteristi in folla: Ernest Borgnine, John Carradine, Royal Dano, Ben Cooper.
Un film di William Castle. Con Joan Crawford, John Ireland, Andi Garrett, Sarah Lane Titolo originale I Saw what You Did. Giallo, b/n durata 82′ min. – USA 1965. MYMONETRO Gli occhi degli altri valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Sole in casa, due ragazzine fanno scherzi telefonici dichiarando “so chi sei e cosa hai fatto”, ma trovano un vero uxoricida che ci crede. Tratto dal romanzo di Ursula Curtiss But of the dark è un discreto thriller, più sulla carta che nella realizzazione, nonostante la discreta interpretazione e la suspense.
Da un racconto di Ladislas Bus-Fekete. A Parigi, occupata dai tedeschi, una disegnatrice di moda (J. Crawford) egoista e un po’ snob si rende conto che intorno a lei il mondo è cambiato. Lascia il moroso filonazista (P. Dorn) e aiuta a fuggire un pilota americano (J. Wayne, naturalmente!). Melodramma di propaganda targato M-G-M che tenta invano di essere insieme uno sventolabandiere e un ritratto di donna.
Un film di Otto Preminger. Con Henry Fonda, Dana Andrews, Joan Crawford Titolo originale Daisy Kenyon. Commedia, b/n durata 99 min. – USA 1947. Daisy tronca la lunga relazione con Dan, avvocato e coniugato, e si sposa con Peter. Dan tuttavia non si dà per vinto e, dopo il divorzio, ha il coraggio di chiedere a Peter di divorziare dalla moglie. Daisy, chiamata a scegliere tra i due, resta con il marito.
Jane Hudson (Davis), ex bambina prodigio frustrata dagli insuccessi, vive da trent’anni in una vecchia casa con la sorella Blanche (Crawford), già diva degli anni ’30, paralitica dopo un incidente d’auto. Tra le due sorelle c’è un perverso rapporto sadomasochistico. Gioco al massacro tra una vittima che diviene carnefice e un carnefice che si trasforma in vittima, in bilico tra il melodramma e l’horror, è un capolavoro del grand-guignol cinematografico, detestato da molti che lo considerano una vetta del Kitsch violento. È difficile, però, non ammirare il linguaggio rigoroso e stilizzato di R. Aldrich, la sapiente sceneggiatura di Lukas Heller (da un romanzo di Henry Farrell del 1960), la straordinaria recitazione del trio principale, la dimensione gotica dell’atmosfera narrativa. 3 nomination agli Oscar: B. Davis, V. Buono, la fotografia di E. Haller. Fu tale il successo del film che ne fu tratto un “musical”.
Un film di William Castle. Con Joan Crawford, Diane Baker Titolo originale Strait-Jacket. Giallo, b/n durata 89 min. – USA 1963. MYMONETRO Cinque corpi senza testa valutazione media: 2,33 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una pluriomicida viene scarcerata e rimandata a casa. La donna, nonostante l’amore della figlia, è continuamente afflitta da incubi paurosi. La sua posizione diventa estremamente difficile dopo tre delitti sadici.
Agli albori dello scoppio della seconda guerra mondiale due giovani sposi americani residenti a Londra, mentre si accingono a partire per la luna di miele, vengono incaricati dal servizio segreto britannico di impadronirsi dei piani di una mina magnetica inventata in Germania da un professore. Dopo una serie di mirabolanti avventure riescono a sfuggire alla Gestapo e a portare a termine la loro missione.
Dura come il granito, imperiosa con la servitù, dominatrice con i familiari, nevroticamente fissata con la casa, Harriet è in guerra con il mondo per assoggettare tutti ai suoi voleri. Rimarrà sola. 3ª versione della commedia Craig’s Wife (1925) di George Kelly e migliore di quella assai lodata del 1936 con Rosalind Russell. J. Crawford è più adatta al ruolo, anche se pecca di monotonia e, guidata da V. Sherman, offre un interessante ritratto femminile
Film muto. Alonzo (Chaney), apparentemente senza braccia (le ha nascoste sotto un corsetto), lavora in un circo gitano in Spagna come lanciatore di coltelli con i piedi e s’innamora di Nanon (Crawford), sua partner, che nutre un patologico ribrezzo per le mani degli uomini. Per amor suo si fa amputare le braccia, ma quando torna al lavoro Nanon si è fidanzata con il forzuto del circo Malabar (Kerry), che l’ha guarita dalla sua fobia. Finale tragico. 5° dei 10 film che T. Browning e L. Chaney girarono insieme tra il 1919 e il 1929, e uno dei 7 che J. Crawford interpretò per la M-G-M nel 1927. Sceneggiato da Waldemar Young su un soggetto dello stesso regista, è uno dei più deliranti melodrammi d’amore del cinema muto, e dovrebbe figurare in un’ideale antologia dei migliori film d’ambiente circense. Browning meriterebbe una personale retrospettiva. “Tra tutti i registi americani è colui che cercò di più di far saltare le barriere tra l’animalità e l’umanità, il normale e il mostruoso, il desiderio e la frustrazione, il reale e il fantastico” (J. Lourcelles).
Un film di Harry Edwards. Con Joan Crawford, Harry Langdon, Edward Davis Titolo originale Tramp Tramp Tramp. Comico, b/n durata 65 min. – USA 1926. MYMONETRO Di corsa dietro un cuore valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Dopo aver interpretato numerosi cortometraggi, nel 1926 Harry Langdon arriva a interpretare il suo primo lungometraggio, Di corsa dietro al cuore, diretto da Henry Edwards e codiretto da un giovane Frank Capra che ne cura anche la sceneggiatura e la produzione.Il sodalizioCapra-Langdon sarebbe in seguito proseguito con La grande sparata e Le sue ultime mutandine. Nel film, al fianco del comico, all’epoca all’apice della popolarità, appare una giovane esordiente di appena 21 anni, destinata a divenire una delle stelle più sfavillanti e controverse di Hollywood, Joan Crawford. Harry (Langdon) partecipa a una maratona podistica da New York alla California per conquistarsi i favori di una ragazza, Betty (Joan Crawford), figlia dell’organizzatore della corsa. Dopo innumerevoli gag, per Harry arriverà con la vittoria anche la scoperta che Betty è già fidanzata.
La carriera di un giovane e dotato violinista di origine proletaria decolla quando una ricca, nubile e nevrotica, lo prende sotto la sua interessata protezione. Deve scegliere tra il proprio archetto e le corde del cuore di lei. Tipico melodramma Warner Bros (Jerry Wald) sempre sull’orlo del Kitsch, ma riscattato dall’energia del regista, dalla recitazione (compreso O. Levant, pianista cinico che fa da voce della coscienza) e dalle musiche di Franz Waxman. C’è anche il tema del potere che corrompe la cultura dove sguazzano i dialoghi di Clifford Odets che, con Zachary Gold, ha adattato un romanzo di Fannie Hurst, già filmato nel 1929.
Max, con Giulia, sua compagna, guida un gruppo di galeotti che evadono dalla prigione dell’isola del Diavolo e che devono attraversare la giungla. Quando Max viene ripreso dalla polizia, Giulia lo convince a rassegnarsi a scontare la pena.
Un film di Robert Z. Leonard. Con Clark Gable, Franchot Tone, Fred Astaire, Joan Crawford Titolo originale Dancing Lady. Musical, b/n durata 94′ min. – USA 1933. MYMONETRO La danza di Venere valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Dal romanzo di James Warner Bellah: ricco playboy si innamora di bella e brava attrice e, per conquistarla, arriva a “comprarsi” una compagnia teatrale, ma lei gli preferisce il regista scalcagnato. Piacevole commediola semimusicale sull’ambiente del teatro. Gable vivace, la Crawford gli tiene dietro. Debutto al cinema di Astaire come ospite. View full article »
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