Category: Giorno della Memoria


Regia di Lars Kraume. Un film Da vedere 2015 con Burghart KlaußnerRonald ZehrfeldSebastian BlombergJörg SchüttaufLilith StangenbergCast completo Titolo originale: Der Staat Gegen Fritz Bauer. Genere Drammatico, – Germania2015durata 105 minuti. Uscita cinema giovedì 28 aprile 2016 distribuito da Cinema. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,42 su 4 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Ebreo, omosessuale e socialista imprigionato ed esiliato dai nazisti, Bauer nel 1956 diventa procuratore generale dell’Assia e dà il via alla caccia ai criminali sopravvissuti del NSDAP. Nonostante l’ostilità dell’opinione pubblica, che vuole dimenticare, le minacce di morte e i sabotaggi degli ex nazisti rimasti nelle forze di polizia, scopre dove si nasconde Adolf Eichmann. Scritto da Kraume insieme a Olivier Guez, è un dramma storico la cui forza sta in un triplice atto d’accusa alla democrazia tedesca: per le resistenze alla denazificazione, per il permanere dell’oppressione nei confronti degli omosessuali, per la mancata richiesta di estradizione di Eichmann da parte del governo Adenauer. La forma convenzionale non è però all’altezza del contenuto. È di fatto, non di diritto, il prequel di Il labirinto del silenzio (2014). Audience Award a Locarno 2015.

The People Vs. Fritz Bauer (2015) on IMDb

Regia di Marc Rothemund. Un film Da vedere 2005 con Julia JentschGerald Alexander HeldFabian HinrichsJohanna GastdorfAndré HennickeCast completo Titolo originale: Sophie Scholl – Die letzten Tage. Genere Drammatico – Germania2005durata 117 minuti. Uscita cinema venerdì 28 ottobre 2005Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,36 su 22 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Il 18/2/43 i fratelli Hans e Sophie Scholl sono arrestati nell’Università di Monaco mentre distribuiscono volantini della Rosa Bianca, gruppo pacifista di resistenza antinazista. Cinque giorni dopo, con Cristoph Probst sono condannati alla decapitazione. Scritto da Fred Breinersdorfer (che ne ha tratto anche un libro) e basato sui verbali degli interrogatori della Gestapo (conservati negli archivi della Germania Est e resi pubblici nel 1990) e su altre testimonianze e interviste, il 2° film di M. Rothemund ha il suo nucleo centrale e più interessante nel duello psicologico-verbale tra la ventunenne Sophie e Robert Mohr, ufficiale della Gestapo. Qui, ma anche nella scena del processo, si vince una difficile scommessa: fare un film emotivamente coinvolgente e, insieme, scrupolosamente fedele alla cronaca nei minimi dettagli e storicamente attendibile. Ci riesce grazie anche alla figura della protagonista che fa passare un discorso privo di retorica e sempre attuale sul coraggio civile, frutto di un agire in obbedienza alla coscienza. Premiato a Berlino 2005 per la regia e la migliore attrice (Jentsch). Sullo stesso argomento, nel 1982, in Germania furono girati Die weisse Rose e Fünf letzte Tage . Le sentenze del tribunale del Popolo nazista furono dichiarate illegali e criminose nel 1985.

Sophie Scholl: The Final Days (2005) on IMDb

Regia di Mark Jonathan Harris. Un film Da vedere 2000 Genere Documentario – USA2000durata 115 minuti.

Coprodotto dall’U.S. Holocaust Memorial Museum Research Institute, fondato da Steven Spielberg, è uno dei 5 film USA che vinsero l’Oscar del documentario tra il 1993 e il 2000. Nel biennio 1938-39 più di diecimila bambini ebrei, provenienti da Germania, Austria e Cecoslovacchia, furono trasferiti in Inghilterra col consenso dei loro presaghi genitori e affidati a famiglie inglesi. Già vincitore di un altro Oscar col documentario L’anno prossimo a Gerusalemme (1997), Harris ha intervistato dodici di quei bambini, ormai entrati nell’alta età, che raccontano la loro storia in un’impressionante mescolanza di smarrimento, riconoscenza, rimpianto, risentimento verso i genitori per averli mandati via, sensi di colpa, riflessioni sulla loro condizione di sopravvissuti. Un parco e ben dosato commento in voce fuori campo (detto da Judi Dench) aggiunge informazioni e spiegazioni col ricorso a un rarissimo materiale d’archivio.

Into the Arms of Strangers: Stories of the Kindertransport (2000) on IMDb

Regia di Sidney Lumet. Un film Da vedere 1965 con Rod SteigerGeraldine FitzgeraldBrock PetersJaime SánchezThelma OliverCast completo Titolo originale: The Pawnbroker. Genere Drammatico – USA1965durata 116 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,51 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nevrosi dell’ebreo Nazerman, unico superstite di una famiglia polacca sterminata nei lager nazisti, che fa l’usuraio nel quartiere di Harlem a New York per conto di un pappone. Compresso tra un’intensa ricerca psicologica e il groviglio delle tematiche sull’ebraismo, il film ha i suoi momenti migliori nella descrizione dal vero del ghetto nero e in una incisiva interpretazione di Steiger. Fotografia in bianconero del grande Boris Kaufman e musiche di Quincy Jones. Da un romanzo di Edward Lewis Wallant, sceneggiato da David Friedkin e Morton Fine.

 L'uomo del banco dei pegni
(1964) on IMDb

Regia di Giorgio Diritti. Un film Da vedere 2009 con Alba RohrwacherMaya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri MontanariStefano BicocchiEleonora MazzoniCast completo Genere Drammatico, – Italia2009durata 117 minuti. Uscita cinema venerdì 22 gennaio 2010 distribuito da Mikado Film. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,96 su 13 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Quella di Monte Sole (BO) è la più grave delle stragi fatte dalle truppe tedesche dopo l’8-9-1943: 771 civili (216 bambini) massacrati dalle SS tra il 22-9 e il 5-10-1944 per aver aiutato i partigiani della Brigata Stella Rossa. Al centro del 2° film – prodotto e diretto dal bolognese Diritti dopo Il vento fa il suo giro – c’è la bambina Martina che fa da filtro alla vicenda storica. Da quando le è morto in braccio un fratellino, ha smesso di parlare. Tiene un diario. Nel dicembre 1943, la sua mamma rimane ancora incinta: quando il fratellino nasce in settembre, Martina s’impegna a salvarlo: è lui l’uomo che verrà. È un’altra storia di una comunità montana, ma in tempi tragici. L’assillo del realismo spinge Diritti a far parlare le 2 attrici professioniste e gli altri interpreti nel dialetto bolognese di allora. Un film sulla Resistenza così non si era mai visto: senza eroi né eroismi, senza una divisione netta tra “buoni” e “cattivi”, con un impianto antropologico che diventa epico: la guerra raccontata dal basso, dalle sue vittime. Non mancano gli spunti fantastici, un’ombra di fiabesco in una favola tragica. Il puntiglio di verità retrospettiva permea la mobilissima fotografia di Roberto Cimatti e i costumi “invisibili” di Lia Francesca Morandini. Come in Olmi, il senso del sacro è profondamente legato alla cultura contadina e al rapporto con la Natura, ma con una netta dimensione femminile. Scritto con Giovanni Galavotti, Tania Pedroni. Prodotto da Aranciafilm/Rai Cinema. 3 David di Donatello: miglior film, produttore e fonico in presa diretta. Distribuito da Mikado. 200 giorni in cartellone al Mexico di Milano.

The Man Who Will Come (2009) on IMDb

Risultati immagini per L'Oro di RomaUn film di Carlo Lizzani. Con Andrea Checchi, Jean Sorel, Gérard Blain, Anna Maria Ferrero. Drammatico, b/n durata 115′ min. – Italia 1961. MYMONETRO L’oro di Roma * * * - - valutazione media: 3,13 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Durante l’occupazione di Roma nel ’44 i tedeschi obbligarono la comunità ebraica a raccogliere e consegnare 50 chili d’oro. Nonostante le promesse, deportarono tutti. L’impegno politico e morale e un’accorata sincerità di fondo non bastano a riscattare quest’affresco rievocativo da una sciatta convenzionalità narrativa che troppo sacrifica allo spettacolo

Gold of Rome (1961) on IMDb

Regia di Søren Kragh-Jacobsen. Un film con Jordan Kiziuk. Titolo originale: The Island on Bird Street. Genere Drammatico – DanimarcaGermaniaGran Bretagna1997durata 107 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,22 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nel ghetto di Varsavia, prima di essere rastrellato e deportato con gli altri ebrei, un padre ordina al figlioletto Alex (Kiziuk) di nascondersi tra le rovine di una vecchia fabbrica, promettendogli che tornerà a riprenderlo. In compagnia di un bianco topino e di una copia sgualcita del Robinson Crusoe di D. Defoe, Alex comincia la dura lotta per la sopravvivenza, allietata soltanto dall’idillio con la piccola Stasja (Liquorich). Film di molti meriti (da un romanzo di Uri Orlev): l’interpretazione del piccolo Kiziuk; il modo con cui il regista danese si muove nel microcosmo cadente della fabbrica e dei suoi cunicoli per il quale lo scenografo Norbert Schere si è ispirato alle acqueforti delle Carceri di Piranesi; le musiche di Zbigniew Preisner, il compositore preferito di Kieslowski; l’esplicita denuncia delle connivenze tra tedeschi nazisti e cattolici polacchi.

 L'Isola in via degli Uccelli
(1997) on IMDb

Locandina KapòUn film di Gillo Pontecorvo. Con Emmanuelle RivaDidi PeregoSusan StrasbergLaurent TerzieffGianni Garko.  DrammaticoRatings: Kids+16, b/n durata 102 min. – Italia 1960MYMONETRO Kapò * * * 1/2 - valutazione media: 3,50 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

In un campo di concentramento, una giovanissima ebrea si schiera per paura dalla parte dei nemici e diventa guardiana delle proprie compagne di sventura. Le sue azioni sono guidate dall’istinto di sopravvivenza, ma un prigioniero russo giunto al campo dopo qualche tempo, la fa innamorare. 

Kapo (1960) on IMDb

Regia di Roberto Faenza. Un film Da vedere 1993 con Juliet AubreyJean-Hugues AngladeJenner Del VecchioFrancesca De Sapio. Genere Drammatico – ItaliaFrancia1993durata 100 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,22 su 5 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Tratto da Anni d’infanzia (1977) di Jona Oberski, fisico nucleare, è la storia di un bambino olandese di quattro anni, arrestato nel 1942 dai tedeschi e deportato a Bergen-Belsen dove gli muore il padre. Perde la madre nel 1945, subito dopo la liberazione. Il piccolo Jona è adottato da una coppia di olandesi che con lui dovranno patire non poco. Fedele al libro, Faenza (1943) adotta l’ottica del suo piccolo protagonista, lo sguardo inconsapevole dell’infanzia che dell’atroce realtà che lo circonda coglie soltanto alcuni particolari. Non a caso nella seconda parte quando Jona ha sette anni, il film cambia stile perché lo sguardo s’è fatto più adulto. Film sulla tenacia dell’amore: semplice, asciutto, intenso senza concessioni al dolorismo né al sensazionalismo. Premio Efebo d’oro di Agrigento.

 Jona che visse nella balena
(1993) on IMDb
Locandina italiana Jakob il bugiardo

Un film di Peter Kassovitz. Con Robin Williams, Alan Arkin, Bob Balaban, Hannah Taylor-Gordon, Mark Margolis. Titolo originale Jakob the Liar. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 105 min. – USA 1999. MYMONETRO Jakob il bugiardo * * 1/2 - - valutazione media: 2,67 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

L’effetto La vita è bella si avverte in questo film con Dead Poet Williams che cerca di ridicolizzare la Shoà con un umorismo di seconda scelta.

Jakob the Liar (1999) on IMDb
Prime Video: La vita è bella

Regia di Roberto Benigni. Un film con Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Giorgio Cantarini, Giustino Durano, Sergio Bini Bustric. Titolo originale: La vita è bella. Genere: Commedia drammatica, Guerra – Italia, Anno: 1997, durata 116 minuti. – voto su imdb: 8.6 Età consigliata: da 12 anni

Guido Orefice, un uomo ebreo dalla natura solare e fantasiosa, si trasferisce ad Arezzo alla fine degli anni ’30 con l’intenzione di aprire una libreria. Incontra la maestra elementare Dora e, con la sua allegria e i suoi stratagemmi, riesce a conquistarla nonostante lei sia promessa sposa di un ricco e arrogante funzionario del regime fascista. I due si sposano e hanno un figlio, Giosuè.

La loro vita idilliaca viene bruscamente interrotta dalle leggi razziali. Nel 1943, Guido e Giosuè vengono deportati in un campo di concentramento. Dora, pur non essendo ebrea, insiste per seguirli volontariamente. Nel tentativo di proteggere il figlio dall’orrore del campo, Guido gli fa credere che tutto ciò che sta vivendo sia un gioco a premi con regole stravaganti e una classifica, dove il vincitore otterrà un vero carro armato.

Con la sua inventiva e il suo coraggio, Guido si impegna a mantenere viva la speranza in Giosuè, traducendo gli eventi tragici in prove da superare per vincere il “grande premio”. Nonostante la fame, la paura e la costante minaccia della morte, Guido continua la sua messinscena, proteggendo l’innocenza del figlio e regalandogli momenti di gioia in un contesto disumano.

Commento:

“La vita è bella” è un film commovente e potente che affronta il tema della Shoah con una prospettiva unica, mescolando tragedia e commedia in modo sorprendente. Roberto Benigni offre una performance magistrale nel ruolo di Guido, un padre che usa l’amore e la fantasia per difendere il figlio dall’orrore del nazismo. Il film è un inno alla resilienza dello spirito umano, alla forza dell’immaginazione e al potere dell’amore di fronte alle avversità più estreme. Sebbene alcune scelte narrative abbiano suscitato dibattito, l’opera di Benigni riesce a toccare corde profonde, invitando alla riflessione sulla barbarie della guerra e sull’importanza di preservare l’innocenza. La fotografia, la colonna sonora e le interpretazioni contribuiscono a creare un’atmosfera intensa ed emotiva.

 La vita è bella
(1997) on IMDb

Poster In DarknessUn film di Agnieszka Holland. Con Robert Wieckiewicz, Benno Fürmann, Agnieszka Grochowska, Maria Schrader, Herbert Knaup. Drammatico, durata 145 min. – Germania, Polonia 2011. – Good Films uscita giovedì 24 gennaio 2013. MYMONETRO In Darkness * * * 1/2 - valutazione media: 3,57 su 17 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Leopold Socha, ispettore fognario nella Leopoli occupata del ’43, ha una moglie e una bambina a cui garantire un piatto caldo e un futuro. Scaltro e intraprendente, ruba nelle case dei ricchi e non ha scrupoli con quelle degli ebrei, costretti nel ghetto e poi falciati dalla follia omicida dei nazisti. Avvicinato da un vecchio compagno di cella, l’ufficiale ucraino Bortnik, gli viene promessa una lauta ricompensa se troverà e denuncerà alla Gestapo gli ebrei sfuggiti ai rastrellamenti. Nascosti undici di loro in un settore angusto delle fognature, in cambio di cibo e silenzio, Leopold ricava profitto e benessere. Un benessere vile come la sua condotta. Ma il tempo della guerra e della sopraffazione, ammorbidisce il suo cuore e lo mette al servizio del prossimo. Tra aguzzini famelici, perlustrazioni, fame, buio, bombardamenti e alluvioni, Leopold riuscirà a salvare uomini, donne e bambine conducendoli fuori dalle tenebre verso la luce.
Con In Darkness il cinema torna a occuparsi della Shoah e della drammatica esperienza dei sopravvissuti, testimoni che si sono misurati con il male assoluto e la cui memoria riempie un vuoto privato e collettivo. Ma più diffusamente, il film di Agnieszka Holland indaga il comportamento umano in situazioni limite, affrontando la più grande tragedia del Novecento e richiamando insieme quelle successive, che si sono consumate nell’oblio e nelle derive della noncuranza. Sprofondando letteralmente personaggi e spettatori nelle tenebre, la regista polacca produce un cinema che mentre rievoca la Storia si pone in lotta contro il torpore del presente. In un buio lungo centoquaranta minuti Leopold Socha è la luce che rischiara, il protagonista di una vicenda eccezionale (e reale) connessa alle scelte di chi si sente parte della Storia avvertendo la necessità di rigettarne gli orrori. Privilegiando la prospettiva sull’individuo, la Holland realizza un racconto esistenziale e una battaglia tenace contro la cecità, descrivendo le tappe e i passaggi di una presa di coscienza individuale dentro un tempo segnato da sentimenti di insicurezza e da uno stato di pericolo permanente. In Darkness, trasposizione del romanzo “Nelle fogne di Lvov” di Robert Marshall, è dedicato a Marek Edelman, vice comandante della rivolta del ghetto di Varsavia e leader del Bund, il movimento operaio ebraico che lottava per l’autonomia culturale. Oscurato e incarnato, il film osserva l’umanità brancolare in un nero profondo dove le energie migliori sono destinate a lottare contro la fame e la miseria. Quella materiale e quella spirituale.
Ambientato quasi interamente in una città sotterranea, In Darkness trova il suo contrappunto nello spazio urbano emergente e in cui emerge Leopold, traghettatore e corriere sospeso tra il mondo di sotto e quello di sopra, dove giorno dopo giorno la macchina di distruzione perfeziona la sua intenzione. Le fognature di Leopoli esemplificano i percorsi di una ricerca di liberazione, i vicoli ciechi dell’autodistruzione, i bivi della perdizione, un labirinto in cui non è facile fiutare tracce di salvezza. L’underground narrato dalla Holland assume un valore universale e la dimensione di una parabola, per nulla buonista, in cui un uomo si consegna alla propria rinascita affrontando il rischio della morte. L’autrice restituisce con sensibilità e nessun sentimentalismo l’ambivalenza della doppia logica alla quale l’occupazione nazista ha condannato il protagonista, appeso tra una tormentata ribellione e una speranza di redenzione, indeciso se diventare custode di vita o pedina decisiva della mostruosità del potere. Ma Leopold Socha non si sottrae, diventando simbolo di una possibilità, invertendo la direzione degli eventi, facendosi ‘giusto’ tra i giusti. Agnieszka Holland col suo film compie un atto memoriale che non dimentica che la Storia è in primo luogo quello che gli uomini hanno fatto.

In Darkness (2018) on IMDb

Regia di Stuart Rosenberg. Un film con Lee GrantLynne FrederickNehemiah PersoffDavid de KeyserSam WanamakerOskar WernerCast completo Titolo originale: Voyage of the Damned. Genere Drammatico – Gran Bretagna1976durata 155 minuti.

Il 13 Maggio 1939 il transatlantico tedesco St. Louis, comandato dal capotano Schroeder, salpa da Amburgo con 937 ebrei a bordo per raggiungere Cuba.

 La nave dei dannati
(1976) on IMDb

Un film di Vittorio De Sica. Con Fabio Testi, Helmut Berger, Dominique Sanda, Lino Capolicchio, Romolo Valli. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 95′ min. – Italia 1970. MYMONETRO Il giardino dei Finzi Contini * * 1/2 - - valutazione media: 2,90 su 12 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Dal romanzo (1962) di Giorgio Bassani: Ferrara, anni ’30, la dolce vita di Micòl e altri giovani borghesi della comunità ebraica si trasforma in tragedia con le leggi razziali fasciste e lo scoppio della guerra. Film illustrativo di cartapesta e di una ruffianeria sentimentale che sfiora il cinismo. Franoso nella costruzione drammatica, è imperdonabilmente approssimativo nello svolgimento temporale, inetto nella rievocazione dell’epoca, zeppo di incongruenze e svarioni. Persino la scelta e direzione degli attori sono al di sotto del decoro consueto a De Sica. Oscar 1971 per il miglior film straniero.

The Garden of the Finzi-Continis (1970) on IMDb

Un film di George Stevens. Con Millie Perkins, Joseph Schildkraut, Richard Beymer, Diane Baker, Shelley Winters.Titolo originale The Diary of Anna Frank. Drammatico, Ratings: Kids, b/n durata 156 min. – USA 1959. MYMONETRO Il diario di Anna Frank * * * - - valutazione media: 3,24 su 25 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Durante la seconda guerra mondiale, due famiglie ebree rimangono nascoste in una soffitta, ad Amsterdam, per due anni. Anna, figlia adolescente di Otto Frank – che sarà l’unico a sopravvivere alla guerra – scrive ogni giorno la cronaca di quella prigionia arricchendola con pagine di poesia.

 Il diario di Anna Frank
(1959) on IMDb
Locandina italiana Il bambino con il pigiama a righe

Un film di Mark Herman. Con Asa Butterfield, Zac Mattoon O’Brien, Domonkos Németh, Henry Kingsmill, Vera Farmiga.   Titolo originale The Boy in the Striped Pyjamas. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 93 min. – USA 2008. – Buena Vista uscita venerdì 19 dicembre 2008. MYMONETRO Il bambino con il pigiama a righe valutazione media: 3,48 su 115 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Berlino, anni Quaranta. Bruno è un bambino di otto anni con larghi occhi chiari e una passione sconfinata per l’avventura, che divora nei suoi romanzi e condivide coi compagni di scuola. Il padre di Bruno, ufficiale nazista, viene promosso e trasferito con la famiglia in campagna. La nuova residenza è ubicata a poca distanza da un campo di concentramento in cui si pratica l’eliminazione sistematica degli ebrei. Bruno, costretto ad una noiosa e solitaria cattività dentro il giardino della villa, trova una via di fuga per esplorare il territorio. Oltre il bosco e al di là di una barriera di filo spinato elettrificato incontra Shmuel, un bambino ebreo affamato di cibo e di affetto. Sfidando l’autorità materna e l’odio insensato indotto dal padre e dal suo tutore, Bruno intenderà (soltanto) il suo cuore e supererà le recinzioni razziali.
La drammaticità della Shoah, di un inferno voluto dagli uomini per gli uomini, è inarrivabile e di fatto non rappresentabile ma questo non ha impedito al cinema di provare e riprovare a misurarsi con quella tragedia. L’approccio cinematografico di Mark Herman, regista e sceneggiatore, è diretto e il punto di vista assunto è quello di un bambino, figlio di un gerarca nazista, la cui innocenza (davanti all’orrore) trova corrispondenza soltanto in Shmuel, coetaneo internato all’inferno. A differenza di La vita è bella e di Train de vie, Il bambino con il pigiama a righe non è una favola dove ognuno ha un proprio e preciso ruolo, al contrario nel film di Herman i due universi, quello del Bene e quello del Male, si lambiscono fino a confondersi e a sconvolgersi. Nel Bambino col pigiama a righe è l’inadeguatezza e la debolezza degli adulti, anche di quelli buoni, a obbligare i bambini a prendere in mano il proprio destino e a determinarlo. I padri e le madri non fanno “magie” come il Guido Orefice di Benigni e il Male che li circonda finisce per inghiottire i loro figli e renderli all’improvviso consapevoli. Il regista inglese è abile a evitare gli stereotipi della storia “cattiva” e della contrapposizione tra infanzia idealizzata e abiezioni del mondo adulto, analizzando la durezza di un’epoca (la Germania nazionalsocialista) e di un’età (l’infanzia).
Muovendosi tra trappole d’apparenza ed eludendo clichè, sentimentalismi e scene madri, Herman mette in scena le ingiustizie e i rapporti di forza che si definiscono già nell’età più verde. Attraverso il minimalismo di episodi quotidiani, immersi nella severità dei colori freddi, Il bambino col pigiama a righe svolge la memoria, rivisitandola con soluzioni e libertà che rendono la storia intollerabile e lancinante. Per questa ragione, l’autore “chiude la porta” sulla camera a gas, interponendo fra gli spettatori e il volto della Medusa la pietas di un narrare artistico che consenta di guardarla senza soccombere impietriti, atterriti. Tratto dal romanzo omonimo dell’irlandese John Boyne, Il bambino con il pigiama a righe è un film evocativo di un’epoca nera e tragica, rivista attraverso la psicologia di un’amicizia infantile e di una (pre)matura scelta di campo, complicate da una realtà storica di discriminazioni e di selezioni razziali. Immagini che richiamano per tutti la necessità di frequentare (sempre) la Memoria e di non considerare mai risarcito il debito con il nostro passato.

The Boy in the Striped Pajamas (2008) on IMDb

Regia di Jan Nemec. Un film con Antonin KumberáLadislas Jansky. Titolo originale: Diamanti noci. Genere Drammatico 1964durata 55 minuti.

Due giovani ebrei riescono a saltare da un treno in corsa che li portava in un campo di concentramento in Germania. Sfuggiti ai soldati nazisti continuano a correre in un bosco finchè sono vinti dalla fame, dal freddo, dalla fatica. Denunciati da una donna alla quale avevano chiesto del cibo, sono catturati da un gruppo di vecchi armati di fucili da caccia. Spinti sadicamente dagli stessi vecchi, i due giovani riprendono la fuga, mentre i cacciatori li tengono sotto mira e ne fanno dei bersagli. Quasi totalmente privo di dialoghi, svolto su più dimensioni narrative (la realtà oggettiva, la memoria, l’immaginazione), Diamanti della notte, manifesta nell’esordiente Nemec alte doti stilistiche, che a volte sfiorano il freddo formalismo, e denuncia indirettamente tutto ciò che nella guerra, e nella psicosi militaristica, vi è di degradante e di offensivo per l’uomo.

Diamonds of the Night (1964) on IMDb

Parlano poco o niente in questo film ma i dialoghi hanno hardsub in cecoslovacco. Ho aggiunto i sottotitoli in italiano selezionabili, ovviamente si andranno a sovrapporre a quelli ceci se li attivate.

Notti e nebbie (TV Movie 1984) - IMDb

Regia di Marco Tullio Giordana. Un film Da vedere 1984 con Umberto OrsiniLaura MoranteSenta BergerEleonora GiorgiGerardo AmatoGérard DesartheCast completo Genere Drammatico 1984durata 160 minuti.

Inverno 1944, Milano. Bruno Spada (Orsini), funzionario di polizia, ha l’incarico di guidare un ufficio politico che ha due scopi: smantellare la rete clandestina della resistenza antifascista e controllare la fedeltà dei quadri della Repubblica Sociale Italiana. Assolve i suoi compiti con feroce e disperata coerenza. Il 25 aprile 1945 viene fucilato. Tratto dall’omonimo romanzo (1975) di Carlo Castellaneta che lo sceneggiò col regista, è il migliore dei pochi film italiani che hanno raccontato dalla parte del fascismo repubblichino il tragico periodo di Salò. La chiave di lettura è il melodramma, sulla scia del noir hollywoodiano, filtrato con un gusto quasi viscontiano per il senso di putrefazione morale e corruzione fisica, la ridondanza sempre controllata, la misoginia dei ruoli femminili, la cura dei particolari. Grande prova di Orsini che sa dare al suo Spada una malefica grandezza. Notevoli i contributi della fotografia (16 mm) di Franco Delli Colli e delle scene di Armando Nobili nella rievocazione di una Milano livida e allucinata. Fu trasmesso in 2 puntate su RAI2.

Notti e nebbie (1984) on IMDb

Regia di Marvin J. Chomsky. Una serie con Tom BellJoseph BottomsTovah FeldshuhRosemary HarrisTony HaygarthMichael MoriartyCast completo Titolo originale: Holocaust. Genere Drammatico – USA1978, Valutazione: 3 Stelle, sulla base di 1 recensione.

La persecuzione e lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale diventano un serial che segue le drammatiche vicende della famiglia Weiss. Ne fanno parte il dottor Josef (Fritz Weaver); sua moglie Berta (Rosemary Harris); il primogenito Karl (James Woods); Inga (Meryl Streep), la moglie (di fede cristiana) di Karl; Rudi (Joseph Bottoms) e Anna (Blanche Baker), i figli di Inga e Karl; Moses (Sam Wanamaker), il fratello di Joseph. Michael Moriarty interpreta Erik Dorf, l’ambizioso ufficiale nazista. La serie ha vinto 8 Emmy Awards, un DGA Award, 2 Golden Globes e un Peabody Award. Herbert Brodkin è tra i produttori del serial con le musiche di Morton Gould.

Holocaust (1978) on IMDb
Locandina Gli ultimi giorni [2]

Un film di James Moll. Con Irene Zisblatt, Renée Firestone, Alice Lok Cahana, Bill Bosch, Corso SalaniMonica RamettaLorenza Indovina. continua» Titolo originale The last daysDocumentarioRatings: Kids+13, durata 86 min. – USA 1998.

James Moll e Steven Spielberg realizzano questo documentario per la “Survivors of the Shoah Visual History Foundation”. La fiction è bandita eppure questo film, che ha come protagonisti cinque ebrei ungheresi sopravvissuti alla Shoah che ripercorrono la storia di vicende che loro stessi hanno in qualche misura rimosso, colpisce dritto al cuore e al cervello. Dimostrando che documentario non significa necessariamente “noia”. Da vedere prima di “rivedere” i libri di storia.

The Last Days (1998) on IMDb