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Locandina Nelly e monsieur Arnaud

Regia di Claude Sautet. Un film con Emmanuelle Béart, Michel Serrault, Jean-Hugues Anglade, Claire Nadeau, Michael Lonsdale. Titolo originale: Nelly et Monsieur Arnaud. Genere: Drammatico, Sentimentale. Paese: Francia, Italia, Germania. Anno: 1995. Durata: 106 min. Consigliato a: Per un pubblico maturo. Valutazione IMDb: 7,5.

A Parigi, Nelly, una giovane donna in difficoltà economiche e appena separatasi dal marito, incontra Pierre Arnaud, un anziano ex magistrato benestante che le offre l’opportunità di battere al computer il manoscritto delle sue memorie. Tra i due si stabilisce rapidamente un rapporto professionale che si evolve in un’intensa e ambigua intesa, platonica ma profondamente complice, che si svolge principalmente nell’appartamento di Monsieur Arnaud. L’arrivo di Vincent, l’editore del manoscritto, e la sua attrazione per Nelly introducono un elemento di tensione nel delicato equilibrio emotivo tra i due protagonisti.

Il film, opera testamentaria di Claude Sautet, è una profonda e toccante esplorazione dei temi della solitudine, delle relazioni intergenerazionali e delle sfumature dell’amore non romantico. La regia di Sautet è sublime nel suo minimalismo e nella sua capacità di cogliere l’indicibile nei silenzi e negli sguardi, rivelando con discrezione le ansie e i desideri dei personaggi. Le interpretazioni di Michel Serrault, che vinse il César per il miglior attore, e di Emmanuelle Béart sono di altissimo livello, capaci di sostenere un dramma basato prevalentemente sui dialoghi e sulle psicologie sottili. L’importanza storica del film risiede nell’essere l’ultima, perfetta, espressione di un cinema borghese e intimista, che eccelle nell’analisi della condizione umana e delle sue malinconie, un lascito di altissima qualità cinematografica.

Regia di Guillermo Del Toro. Un film con Sally Hawkins, Doug Jones, Michael Shannon, Octavia Spencer, Richard Jenkins. Titolo originale: The Shape of Water. Genere: Drammatico, Fantasy, Romance. Paese: USA. Anno: 2017. Durata: 123 min. Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.3.

Ambientato a Baltimora nel 1962, durante la Guerra Fredda, il film segue la vita solitaria di Elisa Esposito, una donna muta che lavora come donna delle pulizie notturna in un laboratorio governativo segreto. La sua routine, scandita dalle chiacchiere con la collega Zelda e dalla compagnia del vicino di casa Giles, viene sconvolta dall’arrivo di un essere misterioso: una creatura anfibio umanoide catturata da un fiume sudamericano e tenuta prigioniera per esperimenti. Tra Elisa e la Creatura si sviluppa un inaspettato e profondo legame emotivo, messo a rischio dalla brutalità del direttore della sicurezza del laboratorio, Richard Strickland, e dalla fretta dei militari di dissezionare la Creatura per fini scientifici e strategici.

La Forma dell’Acqua è un’opera matura e toccante che reinterpreta in chiave fantasy la classica storia de La Bella e la Bestia, ambientandola in un contesto di tensioni politiche e sociali. I temi centrali sono la celebrazione degli emarginati e del “diverso”, la ricerca di connessione al di là delle barriere comunicative e l’amore come forza che trascende la razza e la specie. La regia di Del Toro è lirica e visivamente sbalorditiva, ricreando un’atmosfera anni ’60 malinconica e cinematografica, in cui il verde acqua e le luci soffuse dominano la palette cromatica. Sally Hawkins offre una performance muta di straordinaria intensità emotiva, comunicando tutto il mondo interiore di Elisa con la sola espressività. Il film è stato lodato universalmente per il suo coraggio tematico, la sua bellezza formale e il suo messaggio di empatia, vincendo numerosi premi, tra cui l’Oscar per il Miglior Film e la Miglior Regia. Sebbene alcuni aspetti della trama siano volutamente fiabeschi, la pellicola rimane un’eccellente e convincente fusione di fantasy, noir e romance, celebrata come una delle opere più complete e poetiche del regista.

Regia di Alfred Gough, Miles Millar (ideatori). Una serie con Tom Welling, Kristin Kreuk, Michael Rosenbaum, Allison Mack, John Schneider. Titolo originale: Smallville. Genere: Fantastico, Azione, Teen, Romantico. Paese: Stati Uniti, Canada. Anno: 2001-2011. Durata: 43 min (per episodio). Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.5.

La serie è ambientata nell’immaginaria Smallville, Kansas, e narra la giovinezza di Clark Kent, prima che diventi Superman. L’episodio pilota si apre con la pioggia di meteoriti che porta il piccolo Clark sulla Terra e che, dodici anni dopo, scatena misteriosi e spesso pericolosi poteri in molti abitanti della città. Clark è un adolescente che lotta per gestire i suoi superpoteri nascenti, l’amore non corrisposto per la vicina Lana Lang e l’amicizia complessa e destinata a corrompersi con il giovane miliardario Lex Luthor. Ogni settimana, Clark deve affrontare una minaccia “del meteorite” mentre cerca di vivere una vita normale, tenendo segreta la sua vera identità e imparando dai saggi genitori adottivi, Jonathan e Martha Kent.

Smallville è stata un’operazione televisiva ambiziosa e di successo che ha saputo svecchiare il mito di Superman focalizzandosi sulla sua complessa fase di crescita. Il tema centrale è l’eterno dilemma di Clark Kent tra l’identità umana e quella aliena, e il fardello delle sue responsabilità, ma anche l’esplorazione della corruzione del potere attraverso l’evoluzione del rapporto Clark-Lex. La serie si distingue per aver saputo bilanciare l’elemento “mostro della settimana” (i “freak della kryptonite”) tipico delle produzioni teen con una mitologia supereroistica in continua espansione e una trama orizzontale solida. Sebbene la regia e la scrittura abbiano avuto alti e bassi nel corso delle dieci stagioni, il merito della serie sta nell’aver tratteggiato in modo credibile e umano il percorso di formazione di un eroe iconico, con un cast affiatato, in particolare Tom Welling e Michael Rosenbaum, la cui chimica ha elevato la storia dell’amicizia/rivalità al cuore dello show. La sua importanza storica risiede nell’aver aperto la strada per la moderna era dei cinecomics televisivi.

Regia di Bertrand Mandico. Un film con Elina Löwensohn, Thierry Benoiton, Jacques Malnou, Elise Hote, Laure Lapeyre. Titolo originale: Boro in the Box. Genere: Sperimentale, Biografico, Erotico, Drammatico. Paese: Francia, Germania. Anno: 2011. Durata: 40 min. Consigliato a: Visione adulta (contiene temi e immagini esplicite). Valutazione IMDb: 7.4.

Questa pellicola è un mediometraggio surreale che si configura come un ritratto fantasmatico e fittizio del celebre regista polacco Walerian Borowczyk, noto per le sue opere provocatorie e la sua estetica unica. La narrazione procede in forma di un “abecedario fantastico”, seguendo le tappe cruciali della vita immaginaria del cineasta, soprannominato “Boro”. Dalla sua concezione alla sua “morte cinematografica”, Boro vive avventure bizzarre e colorate in un mondo crudele e osceno, viaggiando dalla Polonia a Parigi e interagendo con oggetti organici e creature erotiche, il tutto come se fosse racchiuso in una scatola (la box del titolo).

L’opera di Bertrand Mandico è un atto d’amore e, al contempo, un’estensione stilistica della poetica di Borowczyk stesso. Il film affronta i temi della sessualità, dell’ossessione estetica e del processo creativo attraverso un filtro onirico e volutamente lussurioso. La regia è audace e visionaria, caratterizzata da una fotografia in bianco e nero suggestiva e una predilezione per l’estetica del collage e del cinema d’animazione sperimentale, omaggio evidente alla prima fase artistica di Borowczyk. L’interpretazione di Elina Löwensohn è magnetica nel ruolo e nell’alter ego del regista. Boro in the Box è un esempio di cinema d’avanguardia contemporaneo che si distingue per la sua sfrontata libertà formale e la sua capacità di celebrare un maestro del cinema marginale, pur mantenendo una singolare e disturbante identità artistica. La sua importanza risiede nell’essere una chiave di lettura sui generis per l’opera di Borowczyk e un manifesto per il nuovo surrealismo cinematografico.


Regia di Lewis Milestone. Un film con Adolphe Menjou, Pat O’Brien, Mary Brian, Edward Everett Horton, Walter Catlett. Titolo originale: The Front Page. Genere: Commedia, Screwball Comedy, Black Comedy, Giornalistico. Paese: Stati Uniti. Anno: 1931. Durata: 101 min. Consigliato a: Da 14 anni. Valutazione IMDb: 7,5.

La storia si svolge principalmente nella sala stampa del tribunale di Chicago, dove un gruppo di cinici e indolenti reporter è in attesa dell’esecuzione di Earl Williams, un presunto anarchico condannato. L’asso del giornalismo, Hildy Johnson, ha deciso di lasciare la professione per sposarsi e trasferirsi a New York per un lavoro nell’ambito pubblicitario. Il suo spietato direttore, Walter Burns, determinato a non perdere il suo miglior elemento, ordisce una serie di stratagemmi per trattenerlo. Quando Williams riesce a evadere, Hildy si ritrova inaspettatamente coinvolto nella più grande esclusiva dell’anno, mettendo in crisi i suoi piani di vita tranquilla con la fidanzata Peggy.

Questa trasposizione cinematografica della celebre commedia teatrale di Ben Hecht e Charles MacArthur è un brillante e feroce ritratto del mondo del giornalismo pre-Code, caratterizzato da un ritmo sostenuto e dialoghi taglienti che hanno fatto scuola. I temi centrali sono il cinismo del giornalismo, la corruzione politica e il conflitto tra ambizione professionale e vita privata. Lewis Milestone dirige con energia, utilizzando movimenti di macchina innovativi per l’epoca del sonoro (che spesso si limitava a inquadrature statiche) per dare dinamismo agli interni. L’interpretazione di Adolphe Menjou nei panni del manipolatore Walter Burns è eccezionale e gli valse una nomination all’Oscar. Il film ha avuto un impatto storico significativo, stabilendo gli standard per la commedia screwball e le successive rappresentazioni sullo schermo della redazione di un giornale, influenzando capolavori successivi come il remake di Howard Hawks, His Girl Friday. La sua messa in scena dell’immoralità e della sregolatezza giornalistica, tipica del periodo pre-Code, rimane affascinante e pungente.

Nella cartella ci sono dei subita che sono fuori sincronia, se qualcuno è capace di metterli a posto mi scriva nei commenti. I subeng invece sono fuori sincrono di 1/2 secondi ma comunque inutili.

Locandina Katyn

Regia di Andrzej Wajda. Un film con Maja Ostaszewska, Artur Żmijewski, Andrzej Chyra, Danuta Stenka, Jan Englert. Titolo originale: Katyń. Genere: Drammatico, Storico, Guerra. Paese: Polonia. Anno: 2007. Durata: 118 min. Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.5.

Il film è ambientato in Polonia nel 1939, quando il Paese viene invaso contemporaneamente da nazisti a ovest e dall’Armata Rossa a est. La narrazione si concentra inizialmente sulle vite interrotte degli ufficiali dell’esercito polacco, catturati dai sovietici, e in particolare sulle vicende di Andrzej e di altri soldati, la cui sorte è presto destinata a compiersi in modo tragico. Il vero cuore del film è però la lotta delle loro famiglie, in particolare Anna, moglie di Andrzej, che per anni vive nell’incertezza e nel dolore, costretta a navigare attraverso le bugie e la propaganda dei regimi totalitari (prima nazista, poi sovietica) che tentano di nascondere o manipolare la verità sull’eccidio di massa nella foresta di Katyń.

Andrzej Wajda, il cui padre fu egli stesso vittima del massacro, realizza un’opera di memoria storica urgente e profondamente personale, dedicandola alle madri, mogli e figlie delle vittime. Il film è un affresco corale che fonde la dimensione intima del lutto e della speranza con l’implacabilità della Storia. La regia è misurata, pur non rinunciando a momenti di grande intensità emotiva, culminando nella rappresentazione cruda e stilizzata dell’eccidio, posizionata volutamente come conclusione agghiacciante e definitiva. L’analisi si concentra sulla manipolazione della verità storica e sull’obbligo morale della memoria in un contesto post-bellico dominato dalla dittatura comunista. Le interpretazioni sono toccanti, in particolare quella di Maja Ostaszewska. Si tratta di un film essenziale, un documento di cinema civile che rende onore a una delle pagine più oscure e a lungo negate della Seconda Guerra Mondiale, confermando l’importanza di Wajda come coscienza storica della Polonia.

Regia di Yorgos Lanthimos. Un film con Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult, Joe Alwyn. Titolo originale: The Favourite. Genere: Drammatico, Commedia Nera, Biografico. Paese: Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti. Anno: 2018. Durata: 120 min. Consigliato a: Per un pubblico maturo. Valutazione IMDb: 7,5.

All’inizio del XVIII secolo, l’Inghilterra è in guerra contro la Francia, ma a corte la vera battaglia si consuma nelle stanze private della Regina Anna, fragile e malata. La sovrana è totalmente dipendente dall’influenza e dalle cure della sua amica intima, Lady Sarah Churchill, che di fatto governa il paese. L’equilibrio di potere si incrina con l’arrivo della cugina caduta in disgrazia di Sarah, Abigail Hill, la quale, pur iniziando come umile sguattera, si rivela astuta e ambiziosa. Ne consegue un triangolo di manipolazione, seduzione e tradimenti, dove le due donne competono spietatamente per diventare la favorita della Regina.

Il film è una brillante e corrosiva “farsa da camera da letto” che utilizza il contesto storico come trampolino per un’analisi grottesca e contemporanea della brama di potere e della fragilità emotiva. Il regista Yorgos Lanthimos impiega il suo riconoscibile stile straniante, caratterizzato dall’uso estremo del grandangolo e da movimenti di macchina insoliti, che deformano la percezione e accentuano il senso di isolamento e follia della corte. La sceneggiatura è tagliente e cinica, sostenuta da tre interpretazioni femminili magistrali che trasformano i personaggi in figure complesse, a tratti patetiche e crudeli. Al di là del suo valore come opera storica, La Favorita è acclamato per la sua audacia stilistica e per aver rovesciato le convenzioni del period drama, dimostrando che la lotta per il potere e l’umana meschinità sono un fenomeno senza tempo. Si tratta di un’opera eccellente che fonde dramma e dark comedy con grande sofisticatezza.

Regia di Kevin e Dan Hageman (Showrunners). Un film con Kate Mulgrew, Rylee Alazraqui, Brett Gray, Ella Purnell, Robert Beltran. Titolo originale: Star Trek: Prodigy. Genere: Animazione, Fantascienza, Avventura, Azione, Ragazzi. Paese: USA. Anno: 2021. Durata: 24 min (a episodio). Consigliato a: Per ragazzi (target 10-14 anni). Valutazione IMDb: 7,5.

La serie è ambientata nel 2383, dopo gli eventi di Star Trek: Voyager, e segue un gruppo eterogeneo di giovani alieni senza nome e senza un vero futuro, costretti ai lavori forzati sul planetoide minerario Tars Lamora, nel lontano Quadrante Delta. Quando trovano il relitto abbandonato di una nave della Flotta Stellare, la USS Protostar, ne prendono il controllo, ignorando tutto della Federazione e dei suoi ideali. La loro guida è l’ologramma tattico di addestramento e soccorso dell’iconica ex-Capitano Kathryn Janeway, che dovrà insegnare a questo equipaggio improvvisato i principi di navigazione e, soprattutto, quelli della Flotta Stellare.

Star Trek: Prodigy segna un’importante innovazione per il franchise, essendo la prima serie di Star Trek realizzata in CGI e destinata a un pubblico giovane. Nonostante il target, la serie è tecnicamente impeccabile, con un’animazione fluida e visivamente accattivante che rende omaggio al design classico di Star Trek pur aggiornandolo. L’analisi tematica è profonda per una serie per ragazzi: esplora concetti complessi come il pregiudizio, l’identità, la necessità di cooperazione e la scoperta dei valori etici e morali della Flotta Stellare. La narrazione è ben bilanciata tra azione spaziale e sviluppo dei personaggi, mentre il ritorno di Kate Mulgrew nel ruolo dell’Ologramma Janeway è un elemento di continuità vincente. La serie riesce a essere un ottimo punto di ingresso per le nuove generazioni, onorando al contempo la tradizione di esplorazione e speranza che ha sempre contraddistinto Star Trek.

Regia di Augusto Tretti. Un film con Paola Tosi, Massimo Campostrini, Ferruccio Maliga, Diego Peres. Titolo originale: Il potere. Genere: Grottesco, Satirico. Paese: Italia. Anno: 1971. Durata: 86 min. Consigliato a: Per un pubblico maturo. Valutazione IMDb: 7.5.

Il film è una surreale e frammentaria indagine sulla natura e sulla storia del potere, narrata attraverso una serie di sketch e tableaux vivants che spaziano dall’età della pietra all’epoca contemporanea. La struttura narrativa è commentata da tre animali, un leone, una tigre e un leopardo, che rappresentano rispettivamente il potere militare, quello commerciale e quello agrario, e che dialogando tra loro ribadiscono l’immutabilità della dinamica di sottomissione e dominio. I personaggi, spesso interpretati da attori non professionisti, sono figure allegoriche coinvolte in situazioni che illustrano l’acquisizione e l’esercizio del potere nel corso dei secoli.

Tretti realizza un’opera di rottura, un saggio cinematografico dall’estetica volutamente naïf e antispettacolare, che mira a smascherare l’ipocrisia delle istituzioni e della storia ufficiale. Il tema centrale è l’analisi marxista e anarchica del potere, mostrato come una costante prevaricazione di pochi sui molti, che cambia maschera ma non sostanza. La regia si distingue per un approccio sperimentale e linguistico, con una commistione di bianco e nero e colore, una recitazione straniante e l’uso di didascalie esplicative, elementi che conferiscono al lavoro un’impronta vicina al teatro dell’assurdo. Sebbene non sia mai stato un successo commerciale, Il Potere è riconosciuto come un film cult e un esempio significativo di cinema outsider italiano, la cui radicalità stilistica ne sottolinea l’importanza storica come critica corrosiva al sistema e al linguaggio cinematografico tradizionale. È un film che, pur nelle sue asperità formali, convince pienamente per l’acutezza intellettuale.

Locandina italiana Il velo dipinto

Regia di John Curran. Un film con Naomi Watts, Edward Norton, Liev Schreiber, Toby Jones, Diana Rigg. Titolo originale: The Painted Veil. Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico. Paese: Cina, USA, Canada. Anno: 2006. Durata: 125 min. Consigliato a: Da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.4.

La storia, ambientata negli anni ’20, segue Kitty Garstin, una giovane donna londinese dell’alta società, viziata e superficiale, che accetta frettolosamente di sposare il riservato batteriologo Walter Fane per sfuggire alla pressione familiare. La coppia si trasferisce a Shanghai, dove la noia e la mancanza di affinità spingono Kitty tra le braccia di un diplomatico sposato, Charlie Townsend. Scoperto il tradimento, Walter, ferito e vendicativo, costringe la moglie a seguirlo in un remoto villaggio della Cina rurale, afflitto da una violenta epidemia di colera, dove lui si è offerto volontario per fronteggiare il contagio. In questo ambiente ostile e devastato, la coppia è costretta a confrontarsi con la morte, il dovere e la verità sul proprio matrimonio.

Tratto dal romanzo di W. Somerset Maugham, il film è un melodramma storico di grande raffinatezza estetica. La regia di John Curran eccelle nel creare un’atmosfera visivamente superba, sfruttando magnificamente le riprese in Cina per sottolineare l’isolamento emotivo dei protagonisti. I temi centrali sono la maturazione, l’espiazione e il raggiungimento di un amore autentico nato non dalla passione, ma dalla comprensione e dal rispetto reciproco. Naomi Watts ed Edward Norton offrono interpretazioni intense e misurate, gestendo con credibilità l’evoluzione dei loro personaggi da immaturi e rancorosi a persone capaci di altruismo. La pellicola, pur mantenendo un tono classico da dramma in costume, riesce a toccare corde profonde grazie alla colonna sonora da Golden Globe di Alexandre Desplat e alla sua capacità di mostrare come la crisi e il sacrificio possano svelare il vero volto (e il vero valore) di un legame. Un’opera solida e commovente, che celebra la redenzione personale sullo sfondo di una catastrofe.

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