La sciamana è un film del 1996, diretto da Andrzej Żuławski e scritto dalla scrittrice Manuela Gretkowska. Il film, presentato e acclamato[1] al Festival di Venezia 1996, è stato pesantemente criticato in patria e divenuto oggetto di scandalo, a causa del contenuto ritenuto oltraggioso verso i valori cristiani[2], estremamente violento e pornografico. Il regista è stato accusato di avere manipolato a suo piacimento l’esordiente Iwona Petry e d’averla costretta a girare le scene più spinte contro la sua volontà.
Una ragazza misteriosa e senza nome, soprannominata l’Italiana, arriva a Varsavia per iscriversi al Politecnico. Michal, docente d’antropologia, le subaffitta un appartamento e fin dal loro primo incontro, quasi posseduti da qualcosa di sovrannaturale, iniziano una rovente relazione sessuale. Il giorno dopo l’incontro con l’Italiana, Michal e alcuni collaboratori rinvengono in un cantiere vicino a Varsavia il corpo mummificato di un uomo, risalente a più di tremila anni fa; dopo attenti studi, Michal si convince che la mummia sia riconducibile a uno sciamano d’un’antica tribù e decide di dedicarsi anima e corpo alla scoperta della cause della morte. Al passare dei giorni e delle settimane, la ricerca della verità si fa sempre più ossessiva e maniacale, trovando sfogo soltanto nel rapporto con l’Italiana, in una relazione fisica sempre più violenta ed eccessiva che sconvolge la mente di Michal, al punto da fargli rompere ogni rapporto con la moglie Anna e gli amici, e rivelerà la vera natura della ragazza.
Dietro la consueta apparenza del triangolo amoroso, lei, lui, l’altro, si cela un terribile e mostruoso segreto. Anna, moglie di un uomo d’affari berlinese, vive una doppia vita scandita dagli omicidi e si congiunge carnalmente con un mostruoso essere gelatinoso.
Un polacco vede la sua famiglia massacrata dai tedeschi durante la guerra. Fugge e al suo posto i tedeschi catturano un uomo che gli somiglia. Il fuggiasco conosce la famiglia del suo sosia. La donna è la copia esatta di sua moglie. Inizia una nuova vita per il fuggitivo.
Liberamente tratto dall’ Idiota di Dostoevskij, narra di un rapinatore, Mickey, che conosce Léon, un transfuga ungherese che s’innamora della sua donna, Marie, costretta a fare la mantenuta nella gang dei quattro loschi fratelli Venin. I due amanti vengono coinvolti in una serie di crimini. Léon, sempre un po’ candido, viene travolto dagli eventi.
Sulla faccia nascosta della Luna, un gruppo di scienziati idealisti ha gettato le fondamenta di una nuova società destinata a crescere libera e migliore di quella terrestre; ma, a mano a mano che scompaiono i “padri fondatori”, la nuova generazione si abbandona all’ignoranza, alla superstizione, alla rivalità interna. Il vecchio Jerzy, ultimo dei nobili colonizzatori, venerato dai giovani alla stregua di un profeta divino, lascia al popolo un testamento spirituale contenente gli insegnamenti per vivere in pace e, allontanatosi su una montagna al compimento dell’opera, affida la propria esperienza alle pagine digitali di un video-diario che spedisce con un razzo sulla Terra, a futura memoria per gli uomini. Il prezioso documento viene decifrato da Marek, solerte ricercatore spaziale e uomo psicologicamente tormentato, che decide di intraprendere un viaggio verso il mondo sconosciuto per verificare quanto realmente sia accaduto. Scambiato per la reincarnazione di Jerzy, Marek accetta di liberare il popolo caduto in soggezione di una crudele una razza di dominatori, ma durante la difficile guerra viene tradito e condannato a morte mediante crocefissione… La gente dovrà adesso affidarsi alle proprie forze e costruire responsabilmente una propria storia. Forse ripeterà gli errori degli uomini: di certo, crescerà nel religioso ricordo di un misterioso liberatore venuto un giorno dal cielo… Ispirato agli epici racconti della cosiddetta “Trilogia della Luna” scritta tra il 1900 e 1903 da Jerzy Zulawski (prozio del regista), il film ne ricalca la ripartizione in tre parti (la colonizzazione e l’imbarbarimento; l’avvento del messia e la sua morte; la rivelazione finale). Il significato simbolico della pagina scritta è esaltato sullo schermo da una ricercatezza formale che impreziosisce l’immagine senza togliere al contenuto la valenza filosofica. Al regista Zulawski si può forse rimproverare un eccesso di barocchismo e una tendenza all’autocompiacimento nell’uso personalissimo della macchina da ripresa, ma non gli si può negare una sincerità d’intento che riflette una profonda partecipazione alla causa della libertà e l’esigenza di una rilettura critica della storia degli uomini. L’esito del film è strettamente legato alla lunga e travagliata lavorazione. Cominciato nel 1976 tra il deserto di Gobi e il litorale baltico polacco, fu interrotto in più riprese a causa di problemi finanziari, pesanti intoppi burocratici e feroci censure politiche. Il risultato finale – ottenuto mediante il recupero delle parti filmate in anni diversi, nuovo montaggio e ulteriori integrazioni – dà chiaramente la sensazione di un’opera cresciuta nel tempo e che del tempo tradisce i segni: una sorta di sofferta meditazione personale che il regista ha rivendicato a segno di una sua maturazione di pensiero ma alla quale il Festival di Cannes del 1988 non ha unanimemente riconosciuto valore artistico.
Un fotografo in cerca di immagini piccanti incontra per caso un’attrice non più giovane ma ormai dimenticata. L’uomo se ne invaghisce e si mette finanziariamente nei guai per lei.
Witold non ha superato gli esami di diritto e Fuchs si è appena licenziato da una società di moda parigina. I due vanno a trascorrere qualche giorno in una pensione familiare dove li aspettano una serie di presagi inquietanti: prima un passerotto impiccato nel bosco, poi un pezzo di legno che ha fatto la stessa fine e infine alcuni segni sul soffitto e nel giardino. Nella pensione c’è anche una bocca torva, quella della cameriera, e una bocca perfetta, quella della giovane proprietaria di cui Witold si innamora perdutamente. Sfortuna vuole che la donna si sia da poco sposata con un rispettabile architetto. Ma la giovane sposa sarà altrettanto rispettabile? La terza impiccagione, quella del gatto, è opera di Witold. Perché? E soprattutto: la quarta vittima sarà un essere umano?
L’ennesimo film di Zulawski da sempre combattuto tra il voyeurismo e l’intelletto. Girato a Biarritz e a Parigi, narra di due vite difficili unite dall’amore. L’uomo, di sangue nobile, segnato durante l’infanzia dal comportamento della madre e la donna che è stata maltrattata dal padre.
Jakub, un giovane nobile che ha deciso di unirsi al gruppo di cospiratori contro l’invasione prussiana del 1793, esce di prigione grazie all’intervento di un enigmatico uomo. Lungo il cammino alla scoperta del caos che regna nel Paese, il sovversivo Jakub, accompagnato dall’uomo che lo ha liberato e da una suora, assiste alla violenza e alla depravazione imperanti.
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