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Regia di Costa-Gavras. Un film con Yves Montand, Jacques Perrin, Catherine Allégret, Simone Signoret, Michel Piccoli. Titolo originale: Compartiment tueurs. Genere: Poliziesco, Drammatico, Thriller. Paese: Francia. Anno: 1965. Durata: 95 min. Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.2.

Sei passeggeri condividono un vagone letto sul treno notturno che collega Marsiglia a Parigi. All’arrivo nella capitale, una donna viene trovata strangolata nel compartimento. L’ispettore Grazziani e il suo assistente iniziano immediatamente a rintracciare gli altri cinque occupanti per interrogarli in qualità di testimoni o possibili sospettati. Tuttavia, la loro indagine è ostacolata da un dettaglio inquietante: uno dopo l’altro, i passeggeri superstiti del compartimento vengono assassinati da un killer misterioso, che sembra muoversi molto più rapidamente della polizia per eliminare ogni potenziale testimone.

Opera prima di Costa-Gavras, noto in seguito per i suoi film politici, questo thriller poliziesco si distingue per un tono agile e un ritmo serrato che si allontana dal tradizionale noir francese dell’epoca. Il film affronta i temi della casualità del crimine e della paranoia crescente in un contesto urbano, ma il suo punto di forza risiede soprattutto nella messa in scena. Costa-Gavras utilizza uno stile visivo notevolmente moderno per il 1965, con un montaggio virtuoso, riprese in esterni che sfruttano la Parigi popolare e sequenze d’azione innovative per l’epoca, che per la loro stilizzazione vengono talvolta accostate al nascente cinema thriller americano. L’interpretazione è sostenuta da un cast corale eccezionale, che mescola grandi star come Yves Montand e Simone Signoret con giovani attori emergenti della Nouvelle Vague, conferendo profondità e carattere anche ai ruoli minori. Il film è un giallo ludico e pieno di suspense che, pur rimanendo nell’ambito del genere, dimostra già il rigore e la competenza tecnica che caratterizzeranno la successiva e più impegnata carriera del regista.

Regia di Tony Kaye. Un film con Adrien Brody, Marcia Gay Harden, Christina Hendricks, William Petersen, James Caan. Titolo originale: Detachment. Genere: Drammatico. Paese: USA. Anno: 2011. Durata: 98 min. Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.7.

Henry Barthes è un supplente con un talento eccezionale nell’insegnamento, ma che sceglie deliberatamente incarichi a breve termine per evitare qualsiasi legame emotivo con gli studenti e i colleghi. Viene assegnato a una scuola superiore pubblica allo sbando, dove regnano apatia studentesca e frustrazione del corpo docente, in un ambiente segnato da violenza, abbandono e rassegnazione. Mentre cerca di mantenere il suo distacco emotivo, Henry si ritrova involontariamente a influenzare tre donne: la collega Ms. Madison, un’adolescente problematica di nome Erica che si prostituisce per strada e la giovane studentessa solitaria Meredith, risvegliando in loro e in sé stesso sentimenti dolorosi e la necessità di confrontarsi con la propria solitudine.

Detachment è un dramma tagliente e viscerale che affronta il tema del fallimento del sistema educativo e, in senso più ampio, della crisi emotiva e comunicativa nella società contemporanea. I temi trattati sono il dolore della memoria, la difficoltà di stabilire connessioni umane autentiche e il ruolo dell’educatore come ultimo baluardo contro l’apatia. La regia di Tony Kaye è stilisticamente audace e non convenzionale, alternando il girato in bianco e nero e a colori con interviste in stile documentaristico e animazioni a gesso che simboleggiano i tormenti interiori dei personaggi. Adrien Brody offre una performance straordinaria, portando sullo schermo la profonda ferita e il cinismo difensivo del protagonista con una presenza malinconica e intensa. Il film è una critica sociale feroce e un ritratto crudo della fragilità emotiva, lodato per la sua onestà brutale e la sua potenza emotiva, sebbene il suo tono cupo e la sua struttura a tratti frammentata ne facciano un’esperienza intensa e impegnativa per lo spettatore.

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Regia di Michael Curtiz, Busby Berkeley (non accreditato). Un film con Doris Day, Jack Carson, Janis Paige, Don DeFore, Oscar Levant. Titolo originale: Romance on the High Seas. Genere: Commedia, Musicale, Sentimentale. Paese: Stati Uniti. Anno: 1948. Durata: 99 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 6.8.

Elvira e Michael Kent sono una coppia di coniugi innamorati ma afflitti da una gelosia reciproca e patologica. Quando Michael non può partire per la crociera del loro anniversario, Elvira decide di fingere di essersi imbarcata per ingelosirlo, mandando al suo posto la giovane e sconosciuta cantante Georgia Garrett. Nel frattempo, Michael, credendo la moglie in viaggio, assume l’investigatore privato Peter Virgil per spiarla. A bordo del lussuoso piroscafo diretto a Rio de Janeiro, Peter e Georgia, ignari l’uno dell’identità fittizia dell’altra, si incontrano e si innamorano, dando il via a una serie di equivoci e scambi di persona che coinvolgeranno anche lo spasimante di Georgia e il loro esuberante zio Lazlo.

Questo film, noto in Italia con il titolo Amore sotto coperta, è un vivace e divertente esempio della commedia screwball tinta di musical, ed è storicamente significativo per essere l’esordio cinematografico della leggendaria Doris Day, che qui dimostra subito il suo innato talento e carisma vocale e comico. Il film cavalca il tema classico dell’equivoco e della gelosia coniugale per costruire una trama ricca di ritmo e situazioni esilaranti, tipiche del suo regista Michael Curtiz, maestro dell’intrattenimento hollywoodiano. Nonostante la trama non sia particolarmente innovativa, la pellicola brilla per le eleganti scenografie da crociera, le musiche orecchiabili e i numeri musicali, con un tocco di esotismo che era molto in voga all’epoca. L’interpretazione corale è eccellente, con il cinismo autoironico di Jack Carson e l’umorismo nevrotico di Oscar Levant che fanno da perfetto contrappunto all’ingenuità solare di Doris Day, garantendo al film un posto solido nel panorama della commedia musicale anni Quaranta.

Regia di Ben Cresciman. Un film con Sarah Hagan, Sara Malakul Lane, Barbara Crampton, Evan Jones, Jim Boeven. Titolo originale: Sun Choke. Genere: Horror, Thriller, Drammatico, Psicologico. Paese: USA. Anno: 2015. Durata: 83 min. Consigliato a: Da 18 anni. Valutazione IMDb: 5.3.

Reduce da un grave esaurimento psicotico, Janie è costretta a sottostare a un bizzarro e rigoroso regime olistico di riabilitazione imposto e supervisionato dalla sua tata e badante di una vita, Irma, all’interno di una villa isolata e sterile. Tra esercizi fisici estenuanti e trattamenti insoliti, Janie è virtualmente prigioniera. La situazione prende una piega ossessiva quando la giovane, ottenendo il permesso di uscire brevemente, sviluppa una morbosa e totalizzante attrazione per Savannah, una ragazza estranea che incarna tutto ciò che a Janie è negato. Questa fissazione la spinge a deviare pericolosamente dal suo percorso di guarigione, innescando una spirale di follia e violenza.

Il film è una discesa perturbante nell’ossessione e nel controllo, tematiche affrontate attraverso il prisma della malattia mentale e della manipolazione. Sun Choke si distingue per la sua ambizione stilistica e per l’atmosfera costantemente tesa e allucinata. Il regista Ben Cresciman utilizza una fotografia luminosa e asettica che, in contrasto con la crescente oscurità psicologica, amplifica il senso di alienazione e claustrofobia. Le interpretazioni sono solide, in particolare quella di Sarah Hagan che ritrae la fragilità e la furia repressa di Janie con un’intensità disturbante, e la presenza iconica di Barbara Crampton nel ruolo ambiguo e inquietante della tutrice. Nonostante la trama lasci volutamente molti elementi privi di contesto, l’opera è efficace nel costruire un horror psicologico che lavora più sull’atmosfera e sul disagio cerebrale che sullo splatter. È un esempio di cinema indipendente che, pur potendo risultare criptico o inconcludente per alcuni, ha avuto un impatto come esercizio di stile e studio sul trauma e sulla dinamica perversa tra vittima e carnefice.

Risultato immagini per Dear America - Lettere dal Vietnam

Regia di Bill Couturié. Un film con Tom Berenger (voce), Ellen Burstyn (voce), Willem Dafoe (voce), Robert De Niro (voce), Michael J. Fox (voce). Titolo originale: Dear America: Letters Home from Vietnam. Genere: Documentario, Guerra, Storico. Paese: USA. Anno: 1987. Durata: 87 min. Consigliato a: da 13 anni (PG-13). Valutazione IMDb: 7.9.

Il documentario trasporta lo spettatore nel cuore della Guerra del Vietnam attraverso la voce autentica dei soldati americani. La narrazione è composta dalla lettura di lettere reali scritte dai militari al fronte alle loro famiglie e amici a casa. Queste missive personali, lette da un cast corale di noti attori, si fondono con un’accurata selezione di filmati d’archivio, tra cui cinegiornali dell’epoca e riprese del Dipartimento della Difesa, per offrire una prospettiva intima e non filtrata del conflitto. Il film copre il periodo cruciale della guerra, dalla partenza al fronte fino al rientro.

L’opera è un potente mosaico di immagini d’epoca e parole toccanti che eleva la narrazione storica a esperienza emotiva diretta. I temi centrali sono il trauma, l’alienazione, la paura costante e la disillusione dei giovani inviati in un conflitto di cui spesso non comprendevano il senso. La regia di Couturié è impeccabile nell’assemblare il materiale d’archivio, creando un flusso narrativo coeso e visivamente devastante, dove le immagini supportano e a volte contrastano la sincerità delle lettere. Le interpretazioni vocali, pur essendo solo audio, sono intense e credibili, prestando profondità alle parole dei soldati. L’innovazione stilistica risiede proprio nell’uso esclusivo di materiale originale (filmati e lettere), trasformando il documentario in una testimonianza storica essenziale che ha avuto un notevole impatto culturale, contribuendo a umanizzare la memoria dei veterani del Vietnam. È un documento storico acuto e straziante, lontano da ogni retorica.

Regia di Anton Corbijn. Un film con Sam Riley, Samantha Morton, Alexandra Maria Lara, Joe Anderson, James Anthony Pearson. Titolo originale: Control. Genere: Biografico, Drammatico, Musicale. Paese: Regno Unito, Stati Uniti, Australia. Anno: 2007. Durata: 121 min. Consigliato a: Per un pubblico maturo. Valutazione IMDb: 7,9.

Il film è un ritratto biografico in bianco e nero della breve e tormentata vita di Ian Curtis, l’enigmatico frontman della band post-punk Joy Division. La narrazione inizia con i primi anni a Macclesfield, l’incontro e il matrimonio precoce con Deborah Woodruff, il lavoro in un ufficio di collocamento e la formazione della band (inizialmente i Warsaw). La sinossi si concentra sulla rapida ascesa dei Joy Division, che coincide con l’insorgere della grave epilessia di Curtis e con la crescente tensione della sua vita personale, divisa tra la moglie e la figlia e una relazione extraconiugale con la giornalista belga Annik Honoré.

Control è l’esordio alla regia del rinomato fotografo Anton Corbijn, che ha saputo infondere nel film un’atmosfera visiva straordinaria. L’uso del bianco e nero non è un mero espediente stilistico, ma una scelta che cattura perfettamente l’estetica fredda, austera e malinconica della scena musicale post-punk di Manchester e l’interiorità claustrofobica del protagonista. Il film è basato sul libro di memorie di Deborah Curtis, e affronta con misura e sensibilità i temi del genio artistico, della malattia invalidante e del peso schiacciante delle responsabilità domestiche e del successo. Sam Riley offre un’interpretazione eccezionale di Curtis, non solo ricreandone il singolare stile di danza ma anche restituendone la fragilità emotiva e la disperazione. È un biopic intenso e onesto, privo di retorica agiografica, che costituisce un omaggio sentito e visivamente potente a una figura tragica e fondamentale della storia della musica.

Locandina Parole sante

Regia di Ascanio Celestini. Un film con Ascanio Celestini e i lavoratori precari. Titolo originale: Parole sante. Genere: Documentario. Paese: Italia. Anno: 2008. Durata: 58 min. Consigliato a: Per un pubblico interessato al teatro civile e alle tematiche sociali. Valutazione IMDb: Non disponibile.

Il documentario porta sullo schermo l’indagine condotta dall’attore e regista teatrale Ascanio Celestini sul precariato e sulle condizioni di lavoro in Italia, concentrandosi in particolare sulle vicende dei dipendenti di un grande call center telefonico. L’opera è strutturata principalmente sulle interviste dirette ai lavoratori, che raccontano in prima persona le proprie esperienze di sfruttamento, contratti flessibili e assenza di tutele, in un ambiente lavorativo spesso alienante. Celestini si pone come mediatore e narratore, raccogliendo le testimonianze che costituiscono la vera spina dorsale del film, a cui aggiunge solo in apertura e chiusura dei monologhi recitati.

Parole sante è un’operazione di cinema civile, che trae la sua forza dalla cruda autenticità delle parole dei protagonisti, qui chiamati in un certo senso a “recitare” la propria realtà. Nonostante la regia adotti un approccio quasi televisivo, mantenendo la telecamera fissa sui volti degli intervistati, questa scelta è funzionale all’obiettivo di restituire integralmente la dignità e la verità delle loro testimonianze. Il film denuncia l’emergenza sociale del precariato in Italia e il lato oscuro della modernizzazione aziendale. Si tratta di un’opera apprezzabile per il suo impatto etico e la sua urgenza politica, che riesce a trasformare un tema complesso in un racconto corale e toccante, anche se la sua natura ibrida tra teatro e inchiesta giornalistica non lo rende un esempio di innovazione stilistica.

Regia di Roger Corman. Un film con Vincent Price, Jane Asher, Hazel Court, Patrick Magee. Titolo originale: The Masque of the Red Death. Genere: Horror, Gotico, Drammatico. Paese: USA, Regno Unito. Anno: 1964. Durata: 89 min. Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.0.

In una non meglio specificata regione d’Italia durante il Medioevo, il sadico e satanista Principe Prospero regna con tirannia sulla popolazione. Mentre una terribile pestilenza, nota come la “Morte Rossa,” devasta i villaggi circostanti, Prospero si rifugia nel suo lussuoso castello con un’élite di nobili, convinto che le spesse mura e la sua devozione al Male lo proteggano. All’interno del maniero, organizza un sontuoso e grottesco ballo in maschera, costringendo una giovane e innocente popolana, Francesca, a partecipare. L’arrivo di un ospite misterioso, vestito con un mantello scarlatto, mette in discussione l’illusoria sicurezza del principe.

Sesto film del ciclo che Roger Corman dedicò ai racconti di Edgar Allan Poe, questa pellicola è considerata la più ambiziosa e visivamente sontuosa della serie. Corman, ispirato apertamente da Ingmar Bergman (Il Settimo Sigillo), trasforma l’orrore gotico in una meditazione filosofica sulla morte, il male e la vanità. L’innovazione stilistica è data dalla splendida fotografia di Nicolas Roeg (futuro celebre regista), che utilizza un Technicolor saturo e simbolico – in particolare nella sequenza delle stanze colorate – creando un’atmosfera onirica e allucinatoria. Vincent Price domina la scena con un’interpretazione magistrale del Principe Prospero, incarnando un nichilismo elegante e perverso. Il film trascende il racconto originale di Poe, intessendo temi di satanismo e crudeltà tirannica per criticare l’egoismo delle classi privilegiate di fronte al disastro. È un cult movie imprescindibile per la sua estetica barocca e la sua densità tematica.

Scanners: Amazon.it: Michael Ironside, Patrick McGoohan, Jennifer ...

Regia di David Cronenberg. Un film con Stephen Lack, Jennifer O’Neill, Patrick McGoohan, Michael Ironside. Titolo originale: Scanners. Genere: Fantascienza, Horror, Thriller. Paese: Canada. Anno: 1981. Durata: 103 min. Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 6.8.

Cameron Vale, un senzatetto afflitto da psicosi, viene catturato e introdotto in un programma segreto condotto dal Dottor Paul Ruth. Vale scopre di essere uno “Scanner,” un individuo dotato di formidabili, ma incontrollabili, poteri telepatici e telecinetici. Il suo compito è infiltrarsi in un’organizzazione di Scanner rinnegati guidata dallo spietato e potente Darryl Revok, che mira a scatenare una guerra contro la società. L’indagine di Vale lo costringe ad affrontare la propria natura e a navigare in un mondo oscuro fatto di cospirazioni aziendali e super-poteri psichici distruttivi.

Scanners è un esempio paradigmatico del body horror di David Cronenberg, nonostante sia strutturato come un thriller di spionaggio fantascientifico. Il film esplora temi cari al regista come la mutazione interna del corpo, la paranoia della cospirazione e l’evoluzione della specie umana attraverso un salto evolutivo destabilizzante. Sebbene la narrazione soffra a tratti di un ritmo discontinuo dovuto a una produzione frettolosa, l’impatto visivo e concettuale è innegabile. Le scene in cui gli Scanner “scansionano” – con la famigerata e pionieristica sequenza dell’esplosione della testa – sono diventate leggendarie per l’uso innovativo degli effetti speciali pratici (curati da Dick Smith). La regia è efficace nel creare una tensione gelida e clinica. Il film non è solo un cult per gli appassionati del genere, ma anche un’importante riflessione sulla potenziale violenza insita nella mente e sul conflitto tra controllo e caos.

Locandina italiana Il velo dipinto

Regia di John Curran. Un film con Naomi Watts, Edward Norton, Liev Schreiber, Toby Jones, Diana Rigg. Titolo originale: The Painted Veil. Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico. Paese: Cina, USA, Canada. Anno: 2006. Durata: 125 min. Consigliato a: Da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.4.

La storia, ambientata negli anni ’20, segue Kitty Garstin, una giovane donna londinese dell’alta società, viziata e superficiale, che accetta frettolosamente di sposare il riservato batteriologo Walter Fane per sfuggire alla pressione familiare. La coppia si trasferisce a Shanghai, dove la noia e la mancanza di affinità spingono Kitty tra le braccia di un diplomatico sposato, Charlie Townsend. Scoperto il tradimento, Walter, ferito e vendicativo, costringe la moglie a seguirlo in un remoto villaggio della Cina rurale, afflitto da una violenta epidemia di colera, dove lui si è offerto volontario per fronteggiare il contagio. In questo ambiente ostile e devastato, la coppia è costretta a confrontarsi con la morte, il dovere e la verità sul proprio matrimonio.

Tratto dal romanzo di W. Somerset Maugham, il film è un melodramma storico di grande raffinatezza estetica. La regia di John Curran eccelle nel creare un’atmosfera visivamente superba, sfruttando magnificamente le riprese in Cina per sottolineare l’isolamento emotivo dei protagonisti. I temi centrali sono la maturazione, l’espiazione e il raggiungimento di un amore autentico nato non dalla passione, ma dalla comprensione e dal rispetto reciproco. Naomi Watts ed Edward Norton offrono interpretazioni intense e misurate, gestendo con credibilità l’evoluzione dei loro personaggi da immaturi e rancorosi a persone capaci di altruismo. La pellicola, pur mantenendo un tono classico da dramma in costume, riesce a toccare corde profonde grazie alla colonna sonora da Golden Globe di Alexandre Desplat e alla sua capacità di mostrare come la crisi e il sacrificio possano svelare il vero volto (e il vero valore) di un legame. Un’opera solida e commovente, che celebra la redenzione personale sullo sfondo di una catastrofe.

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