Category: Anjelica Huston


Crimini e misfatti - Film (1989)

Crimini e misfatti è un film di Woody Allen del 1989, con Woody Allen, Alan Alda, Mia Farrow, Martin Landau, Claire Bloom, Anjelica Huston, Sam Waterston, Stephanie Roth, Nora Ephron. Prodotto in USA. Durata: 107 minuti.
 
Uno stimato oculista newyorchese, Judah Rosenthal, ha un problema: la sua amante, Dolores, un’attraente hostess, pretende che egli sveli alla moglie Miriam la relazione che ha con lei. Judah non sa decidersi e si consulta con il rabbino Ben, un suo paziente gravemente malato, che gli consiglia di confessare tutto.
 
Crimes and Misdemeanors (1989) on IMDb
L'Onore Dei Prizzi [EDITORIALE]: Amazon.it: Kathleen Turner, Jack  Nicholson, Robert Loggia, Anjelica Huston, John Randolph, John Huston, John  Foreman: Film e TV

Regia di John Huston. Un film Da vedere 1985 con Jack NicholsonKathleen TurnerRobert LoggiaJohn RandolphWilliam HickeyCast completo Titolo originale: Prizzi’s Honor. Genere Commedia – USA1985durata 129 minuti. – MYmonetro 3,38 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Charley Partanna, killer di “Cosa Nostra”, prende una sbandata per una bionda misteriosa, che ha conosciuto durante una festa di nozze della “famiglia”. Charley sposa la biondina dopo averla inconsapevolmente resa vedova. E qui la situazione precipita: la bella sposina, che nel frattempo si è scoperto essere a sua volta una professionista dell’omicidio, si è intascata un milione di dollari di proprietà del clan. Per sbrogliare la matassa, Charley si vedrà costretto a far fuori la dolce metà.

 L'onore dei Prizzi
(1985) on IMDb
Locandina italiana Debito di sangue

Un film di Clint Eastwood. Con Clint Eastwood, Jeff Daniels, Dylan Walsh, Wanda De Jesus, Anjelica Huston. Titolo originale Blood Work. Poliziesco, durata 110 min. – USA 2002. MYMONETRODebito di sangue * * * - - valutazione media: 3,07 su 24 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Si comincia con una scena straconosciuta: il serial killer che lascia un messaggio di sangue al poliziotto, che sarebbe Terry Mc Caleb (Eastwood) che individua fra la gente un tipo fin troppo sospetto, lo insegue fino ad essere colpito da infarto. Due anni dopo troviamo Terry che si sta faticosamente riprendendo da un trapianto di cuore. Un giorno lo abborda certa Graciela Torres, sorella di Gloria la giovane che gli ha donato il cuore. La messicana vorrebbe che Terry, vivo per la morte, violenta, della sorella, trovasse il suo assassino. L’ex detective lo sente come un “debito di sangue”, appunto, e si mette al lavoro. Dopo varie false piste Mc Caleb intuisce che il killer voleva salvarlo dall’infarto, procurargli un cuore nuovo per poter continuare a “giocare” con lui, a sfidarlo. E’ questione di gruppo sanguigno. Il killer è davvero vicino. Sin troppo: basta andare per eliminazione: non rimane che lui. E’ il limite della storia che però funziona lo stesso. Apprezzata l’assenza (quasi) totale del computer. Il detective va di persona dagli indiziati, non li scova sul display. Clint è il solito amico che torna, e sai cosa aspettarti. A 72 anni ancora non rinuncia a una, non ingombrante, partecipazione amorosa e al vezzo di mostrarsi (semi) nudo. Ma teniamocelo stretto.

Blood Work (2002) on IMDb
IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE - Spietati - Recensioni e Novità sui Film

Un film di Bob Rafelson. Con Jessica Lange, Jack Nicholson, John Colicos, Anjelica Huston, Michael Lerner. Titolo originale The Postman Always Rings Twice. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 123′ min. – USA 1981. – VM 14 – MYMONETRO Il postino suona sempre due volte * * * - - valutazione media: 3,31 su 15 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

4ª trasposizione del romanzo (1934) di James Cain, la 1ª che mette in immagini esplicite la rude e aggressiva sensualità che, per ragioni di censura, i registi precedenti avevano dovuto comprimere o elidere. Di questa storia di un amore che, nato da una violenta attrazione fisica, si trasforma in un rapporto più profondo e complesso, Rafelson fa un altro film sul “sogno americano”, la sua trasformazione in incubo, descrivendone _ col contributo notevole della fotografia di Sven Nykvist _ il contesto sociopolitico. Più che J. Nicholson, un po’ troppo vecchio per la parte e talvolta sopra le righe, è ammirevole J. Lange, migliore delle 3 attrici che l’hanno preceduta: Corinne Luchaire, Clara Calamai e Lana Turner

 Il postino suona sempre due volte
(1981) on IMDb
Prime Video: Rischiose abitudini

Un film di Stephen Frears. Con Annette Bening, John Cusack, Anjelica Huston, Pat Hingle, Charles Napier. Titolo originale The Grifters. Giallo, durata 114′ min. – USA 1990. MYMONETRO Rischiose abitudini * * * 1/2 - valutazione media: 3,83 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Dal romanzo (1963) di Jim Thompson The Grifters, vocabolo di gergo che sta per “imbroglioni”. Sono grifters Lily (Huston) che scommette, per conto di un racket di Baltimora, su cavalli in corse truccate; suo figlio Roy (Cusack) che fa piccole truffe sul principio del “mordi e fuggi”; la sua risoluta e immorale amica Myra (Bening), dedita a colpi grossi per i quali ha bisogno di complici. Atroce favola sulla potenza del Denaro e del Male, irridente parabola sarcastica sul rovescio del “sogno americano” di successo e ricchezza: scrittura asciutta, sottigliezza ironica e 3 ottimi interpreti tra i quali spicca per dolorosa e affannata intensità A. Huston. Parca e suggestiva colonna musicale di Elmer Bernstein.

 Rischiose abitudini
(1990) on IMDb

Un film di Wes Anderson. Con Gene Hackman, Anjelica Huston, Ben Stiller, Gwyneth Paltrow, Luke Wilson. Titolo originale The Royal Tenenbaums. Commedia, durata 109 min. – USA 2001. MYMONETRO I Tenenbaum * * * 1/2 - valutazione media: 3,86 su 31 recensioni di critica, pubblico e dizionari
Royal e Etheline Tenenbaum, newyorkesi dell’upper class, hanno avuto tre figli. Tre bambini prodigio: Chas, piccolo genio della finanza inventore di topi dalmata; Richie, giovane campione di tennis; e Margot, figlia adottiva drammaturga iperdepressa.
Dopo anni di separazione i tre fratelli adulti si ritrovano a fare un tuffo nel passato della grande e colorata casa d’infanzia di Archer Avenue (che tanto ricorda quella degli Amberson wellesiani) tra vecchi giochi in scatola e vinili impolverati.
Tutto in questo bizzarro universo isolato dal mondo reale sembra rimasto com’era. Le camerette ospitano ancora giradischi, disegni infantili e tende da campeggio. I tre vestono ancora come una volta: tuta rossa e folto cespuglio di capelli Chas, pelliccia e occhi truccatissimi Margot, tenuta da tennista e occhiali scuri il timido Richie. Ma le loro vite sono cambiate: Chas, in seguito alla perdita della moglie, è diventato un maniaco della sicurezza sua e dei due figli; Margot, con un matrimonio infelice in corso, è altrettanto triste con il suo amante clandestino Eli Cash, vicino dei Tenenbaum con l’unico desiderio di “essere un Tenenbaum”. Richie, da sempre segretamente innamorato della sorella adottiva, si è imbarcato dopo aver perso un match decisivo proprio il giorno successivo al matrimonio di Margot.
L’occasione della loro riunione è il ritorno a casa del padre Royal, forse gravemente malato, proprio nel momento in cui la sua ex moglie sta per risposarsi.
Strutturato in capitoli dall’andamento descrittivo (più che narrativo) legati tra loro dall’intervento di un’eloquente voce narrante, la terza dolceamara e matura opera di Wes Anderson esalta le atmosfere eleganti, nostalgiche e surreali dei film precedenti, creando un mosaico di personaggi demodè, eccentrici e realistici allo stesso tempo. La sua grandezza è quella di riuscire, attraverso l’ironia delle sue figure stralunate, a parlarci in maniera lieve, originale e personalissima di sentimenti universali.
Supportato da un appropriato universo musicale retrò (brani dei Velvet Underground, dei Beatles, di Nico e Paul Simon) e da una curatissima scenografia dai colori pop, il film, che potrebbe essere stato scritto dal Salinger di Franny & Zooey o dall’Ashby di Harold e Maude, vibra d’intensità grazie alla sentita interpretazione degli attori, qui in ruoli per loro inconsueti: dalla depressa Paltrow in versione dark, all’introverso sensibile Luke Wilson, passando per lo svanito Owen Wilson (autore insieme all’amico regista della sceneggiatura), fino ad arrivare all’immaturo e infantile padre di famiglia dandy Royal, interpretato da un intenso e stravagante Gene Hackman.
A completare il quadro una galleria di personaggi “minori” che, come di consueto nel cinema “attento allo sfondo” di Wes Anderson, non sono mai marginali: dal fedele domestico Pagoda al finto medico interpretato da Seymour Cassel, volto invecchiato di quell’universo anni Settanta tanto amato dal regista.

The Royal Tenenbaums (2001) on IMDb
Locandina italiana Buffalo '66

Un film di Vincent Gallo. Con Ben Gazzara, Christina Ricci, Vincent Gallo, Anjelica Huston, Rosanna Arquette Drammatico, durata 112 min. – USA 1998. MYMONETRO Buffalo ’66 * * * 1/2 - valutazione media: 3,51 su 49 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Lo split-screen come la memoria che gocciola inesorabile su di noi; un fermo-immagine imprevisto e fulminante più di un momento d’azione; un montaggio ad orologeria che fa quasi sembrare la vestizione/preparazione in una sala da bowling una scena di sesso. Sono solo alcune istantanee di Buffalo 66, tuttavia sarebbe impresa ardua descrivere a parole un tale film, che sta dentro – ma soprattutto sta come – il suo protagonista, che si sente come lui. Il linguaggio di questa anomala, anormale tragicommedia si traduce in un gioco di scardinamento prospettico delle inquadrature, e di uno straniamento quasi (e comunque volutamente) sgradevole. Trattasi infatti di un’opera prima estremamente libera, destabilizzante, composta da riprese sfacciatamente schizzate e paranoiche, e da uno stile sbilenco ma già maturo nel manipolare e imbrattare di verità la materia in questione: dopotutto, soltanto uno come Vincent Gallo avrebbe potuto incentrare i primi 15 minuti di un film su un personaggio che cerca disperatamente un bagno. Billy Brown è appena uscito di prigione, è incasinato e nervoso anche se proprio non ci pare un ex galeotto; per proseguire una farsa messa in atto verso i suoi genitori prende ‘in ostaggio’ una ragazzina, senza però sapere davvero come comportarsi né con lei né con loro – una madre tragicamente ridicola e ridicolmente tragica, che guarda in loop la registrazione della partita di football che è stata la rovina di Billy 5 anni prima, e un padre un tempo cantante (ora ripiega sul playback) meschino e grottesco -, né tantomeno con una tormentata vendetta in cui il suo unico complice è un ragazzo ritardato che lui chiama tonto ma anche miglior amico.

Buffalo '66 (1998) on IMDb
Locandina The Dead - Gente di Dublino

Un film di John Huston. Con Dan O’HerlihyAnjelica HustonDonal McCannMarie KeanDonal Donnelly. continua» Titolo originale The DeadDrammaticoRatings: Kids+16, durata 82 min. – USA 1987MYMONETRO The Dead – Gente di Dublino ****- valutazione media: 4,04 su 18 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Ho inserito questo film, che non viene mai citato nelle classifiche colte e pochissimo ricordato dal grande pubblico. Le ragioni sono molte. La prima è, naturalmente, la qualità del film. La seconda è Huston, che lo diresse pochi giorni prima di morire, sapendo di morire e rappresentando, con un coraggio più che umano, il mistero che andava incontrando. La terza ragione è James Joyce, uno dei massimi scrittori del Novecento, che nessuno aveva mai tradotto in film. Joyce è la letteratura. Col suo celeberrimo Ulisse, e ancora di più col successivo Finnegan’s Wake, aveva stravolto i concetti del racconto, non più logico e conseguenza di fatti ma conseguenza di parole, con assonanze, analogie, memorie improvvise e atemporali. In tutto questo c’era davvero poco spazio per le immagini. Ma Joyce nel 1906 aveva scritto i racconti Gente di Dublino, diciamo secondo lo stile tradizionale. Un libro straordinario. Il cinema aveva già attaccato monumenti inattaccabili, come Mann, Kafka e Proust, riuscendo faticosamente ad aderire a storie e significati. Autori cinematograficamente difficili, specie gli ultimi due. Furore può anche essere condiviso da Steinbeck e Ford, e Il gattopardo da Lampedusa e Visconti, ma Il processo è di Kafka non di Welles, e Un amore di Swann è di Proust, non di Schlondorff. Huston riprese l’ultimo dei racconti di Dublino, dal titolo I morti. A Dublino, nel 1904, le sorelle Morkan danno un ballo annuale. È invitata la buona borghesia. Ci va Gabriel, con sua moglie Gretta. Si fa musica, c’è una cena, si parla di tutto: pettegolezzi, arte, il tempo, politica. Prima di lasciare la casa Gretta sente una canzone che letteralmente la sconvolge. La donna ammutolisce, chiude gli occhi, dolorosissimamente. Il marito se ne accorge. Lei gli racconta che quella canzone era cantata da un ragazzo, Michael Furey, morto a diciassette anni di polmonite, perché era rimasto sotto la pioggia per salutare lei che stava per partire. Gabriel è a sua volta sconvolto: non ha mai conosciuto davvero sua moglie, era all’oscuro di una vicenda tanto importante. Di notte, con Gretta che dorme, Gabriel pensa alla morte. Parla a se stesso guardando il buio oltre la finestra. Joyce conclude il racconto così: “Neve cadeva su ogni punto dell’oscura pianura centrale, sulle colline senz’alberi; cadeva lieve sulle paludi di Allen e più a occidente cadeva lieve sulle fosche onde rabbiose dello Shannon. E anche là, su ogni angolo del cimitero deserto in cima alla collina dov’era sepolto Michael Furey. S’ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle tombe, sulle punte del cancello e sui roveti spogli. E l’anima gli svanì mentre udiva la neve cadere stancamente su tutto l’universo, stancamente come se scendesse la loro ultima ora, su tutti i vivi e i morti”. Ma Huston non se la sente di far morire il protagonista e queste parole le fa dire a lui. Il film dunque interviene sulle straordinarie parole di Joyce con due licenze: un finale diverso e soprattutto le immagini. Huston mostra il buio, la neve sui vetri, un campanile nero, il ghiaccio sul fiume. La morte secondo le immagini del cinema. Grande cinema e grande letteratura: un soccorso reciproco e tempestivo.

The Dead (1987) on IMDb

Un film di Woody Allen. Con Diane Keaton, Woody Allen, Alan Alda, Anjelica Huston, Ron Rifkin.Titolo originale Manhattan Murder Mystery. Commedia, durata 105 min. – USA 1993. MYMONETROMisterioso omicidio a Manhattan * * * * - valutazione media: 4,01 su 21 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Che cosa succede quando una moglie annoiata pensa che il buon vecchio vicino di casa abbia commesso un uxoricidio? Woody Allen risponde alla domanda nella sua 23esima fatica, scherzando per l’ennesima volta con la morte (dopotutto ha una reputazione da mantenere). Larry (Woody Allen) e Carol (Diane Keaton) sono una coppia di coniugi newyorkesi. Carol è uno spirito libero, sempre disposta a nuove esperienze, contrariamente al marito. Quando comincia a farsi strada il sospetto di omicidio della loro vicina di casa Carol è desiderosa di andare a fondo della vicenda, ma Larry riluttante. Imperterrita,Carol trova l’aiuto per le “indagini” in Ted (Alan Alda) e Marcia (Anjelica Houston) due amici di famiglia. Lontano da un certo tipo di comicità a lui nota, il regista (forse abbassando le ambizioni) si serve di un cast eccellente per confezionare un giallo classico sconfinante nella commedia, sfruttando un umorismo situazionale e giocando con la nostra “idea” di omicidio. Rotto il sodalizio con Mia Farrow, la pellicola segna il ritorno di Diane Keaton da protagonista in un film di Allen dopo quattordici anni di assenza e dello sceneggiatore Marshall Brickman a seguito dei successi di Manhattan e Io e Annie. I dialoghi funzionano come sempre ma i momenti memorabili si fanno desiderare. Le battute fulminanti sono rafforzate dai movimenti compulsivi della camera a mano adoperata in maniera quasi intrusiva e maniacale.

 Misterioso omicidio a Manhattan
(1993) on IMDb

Locandina italiana 50 e 50Un film di Jonathan Levine. Con Joseph Gordon-Levitt, Seth Rogen, Anna Kendrick, Bryce Dallas Howard, Anjelica Huston. Titolo originale 50/50. Commedia drammatica, durata 100 min. – USA 2011. – Eagle Pictures uscita venerdì 2 marzo 2012. MYMONETRO 50 e 50 * * * - - valutazione media: 3,27 su 22 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

La vita del ventisettenne Adam scorre tranquilla, forse fin troppo. A complicare le cose arriva la peggiore delle notizie: è malato di cancro. Da quel momento il ragazzo entra in uno stato di passiva accettazione della malattia da cui nessuno sembra scuoterlo: non la sua ragazza che lo tradisce, non il suo migliore amico mattacchione, non la sua inesperta e volenterosa terapista, che tenta con lui un approccio umano. Adam continua a nascondere prima di tutto a se stesso paura, rabbia, frustrazione e tutti i sentimenti che la malattia porta con sé. Passando attraverso la chemioterapia e tutte le altre fasi della cura il ragazzo comprenderà alla fine ciò che vuole più di tutto e quali sono le persone che davvero tengono a lui. 
È sempre una cosa molto difficile tirare fuori una buona commedia da un soggetto drammatico come la malattia, quindi già per il tentativo 50/50 di Jonathan Levine andrebbe applaudito. Il merito principale della sceneggiatura è quello di partire a razzo, di costruire situazioni comuni e insieme molto divertenti riguardo la scoperta del male, l’accettazione dello stato, il tentativo di non farsi abbattere in particolar modo dall’incertezza. Sotto questo punto di vista la prima parte del film è monopolizzata dalla comicità fresca e diretta di Seth Rogen, vero e proprio funambolo capace quasi da solo di alleggerire scene e situazioni dolorose. Joseph Gordon-Levitt, Anna Kendrick, Bryce Dallas Howard e tutti gli altri attori sono in parte e assolutamente convincenti, ma è senza dubbio Rogen la marcia in più di 50/50.
Dopo la prima metà in cui il film esplora con allegria e vivacità la condizione e la storia del protagonista, Jonathan Levine non riesce a nascondere però un evidente problema contenuto nella sceneggiatura stessa: la storia si ferma su una serie di scene magari anche divertenti ma che non fanno evolvere la trama vera e propria né l’arco narrativo di Adam. 50/50 però si riprende come era prevedibile nella parte finale, quando si arriva per forza di cose al confronto decisivo con la malattia. L’ultimo quarto d’ora del film è seriamente emozionante, colpisce al cuore in maniera forse anche prevedibile ma non per questo meno sincera.
Alla fine quindi, seppur a tratti molto divertente, 50/50 non è un film leggero o superficiale: grazie a un lucidità di fondo su cosa si vuole raccontare e come si intende farlo, il film pone allo spettatore una serie di interrogativi e questioni che solitamente il semplice cinema d’evasione non presenta: quando ci troviamo di fronte a un bivio, cosa conta realmente? Come dobbiamo cercare di vivere una vita che non è eterna né tanto meno garantita? Di fronte a tali quesiti Jonathan Levine e tutti coloro che hanno partecipato al progetto provano a dare risposte non preconfezionate, al contrario personali e sentite. Se anche non del tutto compiuto, oltre che per il tentativo 50/50 è un film che merita di essere apprezzato anche per questo.

50/50 (2011) on IMDb

Regia di Sean Penn. Un film con Piper LaurieJack NicholsonAnjelica HustonDavid MorseRobin Wright. Titolo originale: The Crossing Guard. Genere Drammatico, – USA1995durata 110 minuti. Uscita cinema giovedì 7 settembre 1995 distribuito da C.G.D – Cecchi Gori Distribuzione. – MYmonetro 2,94 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nicholson è il padre, la Huston la madre. La loro bambina di sette anni è stata travolta da un giovane che guidava ubriaco. La famiglia si è sfasciata, la donna si è risposata e si è portata via gli altri due figli. Il padre è un uomo distrutto, che vive solo in attesa che “l’assassino” della figlia esca di prigione per ucciderlo. Ci prova ma la pistola si inceppa, allora concede all’altro ancora tre giorni di vita. Quando si ripresenta, il giovane, a sua volta distrutto dal rimorso, fugge. Corrono a lungo attraverso la città finché si ritrovano al cimitero, sopra la lapide della bambina che il padre non aveva mai visto. A parte l’eccesso di sentimento nella scena madre finale, comunque commovente, Penn dirige rigorosamente e Nicholson (molto dimagrito) accentua il suo storico personaggio di “maledetto”. 

The Crossing Guard (1995) on IMDb

Non ho trovato una versione in italiano

Locandina Caccia spietata

Un film di David Von Ancken. Con Pierce Brosnan, Liam Neeson, Anjelica Huston, Michael Wincott, Ed Lauter.Titolo originale Seraphim Falls. Drammatico, durata 116 min. – USA 2006. – Eagle Pictures uscita venerdì 9 maggio 2008. MYMONETRO Caccia spietata * * * - - valutazione media: 3,03 su 27 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Ruby Mountains, 1868. La Guerra Civile americana è terminata ma non per tutti. C’è ancora qualcuno che cerca vendetta. Si tratta dell’ex militare sudista Carver che, con un piccolo gruppo di uomini, dà la caccia al nordista Gideon. Il motivo lo possiamo intuire ben presto ma ne saremo certi solo nell’ultima parte della vicenda. Gideon fugge nei boschi innevati, viene ferito ed è costretto a togliersi la pallottola da un braccio. Ma la sua fuga continua coinvolgendo anche altre persone mentre il gruppo di Carver, grazie all’abilità dell’inseguito, si assottiglia progressivamente.

Seraphim Falls (2006) on IMDb

Regia di Terry Zwigoff. Un film con Max MinghellaSophia MylesMatt KeeslarJohn MalkovichJim BroadbentAnjelica HustonCast completo Genere Commedia – USA2006durata 102 minuti.

Il giovane Jerome cerca le luci della ribalta in una prestigiosa scuola d’arte, ma le trova inaspettatamente come indiziato numero uno di un omicidio.Malkovich ha il ruolo del poliziotto che indaga sullo strano caso.

 Art School Confidential - I segreti della scuola d'arte
(2006) on IMDb
Locandina italiana La leggenda di un amore - Cinderella

Un film di Andy Tennant. Con Drew Barrymore, Jeanne Moreau, Anjelica Huston, Dougray Scott, Patrick Godfrey.Titolo originale Ever After – A Cinderella Story. Fantastico, Ratings: Kids, durata 100 min. – USA 1998. MYMONETRO La leggenda di un amore – Cinderella * * 1/2 - - valutazione media: 2,82 su 18 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Una nuova versione di Cenerentola. Non più remissiva ma forte e aggressiva, addirittura femminista. L’operazione, condotta dal regista attore Tennant vuole essere un’originale contaminazione fra le versioni nelle varie stagioni. Bravi gli attori, a cominciare dalla cattiva matrigna (Huston).

Locandina Giardini di pietra

Un film di Francis Ford Coppola. Con James CaanJames Earl JonesAnjelica HustonElias KoteasMary Stuart Masterson. continua» Titolo originale Gardens of StoneDrammaticoRatings: Kids+16, durata 112 min. – USA 1987.

Protagonista è un sergente, veterano di molte guerre, che ora fa la guardia per i soldati che istruisce e che gli tocca mandare al fronte (forse a morire). S’affeziona a una recluta, figlio di un vecchio compagno, ma non può far nulla per evitare la sua partenza. E la sua morte. Buon film di Coppola, sospeso purtroppo fra la condanna della guerra e l’esaltazione degli uomini che la combattono.

Locandina italiana Il treno per il Darjeeling

Regia di Wes Anderson. Un film Da vedere 2007 con Owen WilsonAdrien BrodyJason SchwartzmanAnjelica HustonAmara KaranCast completoTitolo originale: The Darjeeling Limited. Genere Commedia drammatica – USA2007durata 91 minuti. Uscita cinema mercoledì 30aprile 2008distribuito da 20th Century Fox. – MYmonetro 3,54 su 83 recensioni tra criticapubblico e dizionari

India. Un malinconico uomo di mezza età scende frettolosamente da un taxi e insegue un treno in partenza. Durante la corsa si accosta a lui un individuo allampanato, più giovane, che gli lancia un’occhiata fugace e lo supera riuscendo a salire al volo sul treno. Da questa pittoresca corsa al ralenti inizia il viaggio del “Darjeeling Limited”, lo sgangherato convoglio che ospita i tre fratelli Whitman durante il loro tragicomico viaggio indiano. Dopo uno sguardo di rammarico verso l’uomo rimasto a terra, Peter (Adrien Brody), fuggito di casa un mese prima della nascita di suo figlio, raggiunge infatti i due fratelli in un colorato scompartimento, dopo un anno di silenzio seguito alla morte del padre: Francis (Owen Wilson), il maggiore, è la mente che ha ideato il viaggio dopo un brutto ma illuminante incidente stradale di cui porta ancora i segni sul corpo (in particolare sul viso, perennemente avvolto da bende), mentre Jack (Jason Schwartzman), il minore, è un buffo aspirante scrittore col cuore a pezzi, di ritorno da un prolungato, ozioso soggiorno parigino in un hotel di lusso (l’Hotel Chevalier che dà il titolo al cortometraggio con Natalie Portman, ideale prologo del film).
Un viaggio in un’India colorata e pittoresca, autentica (drammatica perfino) e surreale al tempo stesso, si trasforma nell’ennesimo confronto familiare all’interno del cinema di Wes Anderson: tre fratelli immaturi, aristocratici e dispettosi (un po’ come i capricciosi fratelli Tenenbaum) si ritrovano a distanza di tempo a fare i conti col presente, cercando di guardarsi dentro e provando a confrontarsi con la figura genitoriale.

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