L’impianto è quello de La Finestra sul cortile di Hitchcock. Washington sostituisce Stewart, guardone alla finestra, e la Jolie è nel ruolo (più o meno) di Grace Kelly. C’è il solito serial killer di New York. Registicamente c’è un altro riferimento, nelle atmosfere inquietanti e violente: sarebbe l’ormai irrinunciabile Seven. Appunto, sono più citazioni che sostanza.
Dal libro Follow the Rabbit-proof Fence di Doris Pilkington Garimara, adattato da Christine Olsen. Dagli anni ’20 al 1970 i bambini meticci australiani, figli di donne aborigene e uomini bianchi, venivano sottratti con la forza alle famiglie di origine e portati in colonie speciali per essere rieducati alla vita nella società bianca. Si racconta qui la storia vera di tre ragazzine di sangue misto – due sorelle e una cuginetta – che nel 1931 evadono dal centro di rieducazione per fare ritorno al villaggio natio con un viaggio a piedi (nudi) di circa tremila km lungo il recinto “a prova di conigli” (selvatici), costruito per difendere pascoli e terreni coltivati. È Molly, la maggiore delle tre fuggitive, oggi novantenne, a raccontare la storia. Cresciuta, Molly sposò un aborigeno dal quale ebbe due figlie. Una delle due è l’autrice del libro, fonte del film. Dopo il lungo intervallo di convenzionali thriller hollywoodiani, la rimpatriata ha giovato a Noyce. La cronaca della straordinaria fuga assume toni fiabeschi, mitici, quasi onirici, giustificati dall’ottica di Molly. A livello figurativo il regista punta sulla potenza suggestiva dei paesaggi australiani (fotografia del compatriota Christopher Doyle, prezioso collaboratore di Wong Kar-wai), ma altrettanto espressivo è il piano sonoro con le musiche di Peter Gabriel. Nella parte, prosaica e di basso profilo, che riguarda le scene dei burocrati governativi, affiorano gli schemi rigidi e semplicistici della denuncia. Ne risente specialmente il personaggio di Branagh.
Da un romanzo di Ira Levin, sceneggiato dallo strapagato Joe Eszterhas (Basic Instinct). Un’affascinante caporedattrice, reduce da un matrimonio infelice, prende in affitto un appartamento dello Sliver Building di Manhattan, dal quale tempo prima una giovane donna, bionda e bella come lei, è stata defenestrata. Il pericolo minaccia anche lei. I sospettati sono due corteggiatori, residenti nel grattacielo, un romanziere aggressivo e impotente e il giovane, ambizioso padrone di casa. Thriller erotico di terz’ordine: drammaturgia sgangherata, personaggi improbabili, sagra degli stereotipi e delle assurdità nelle motivazioni psicologiche. Resta solo il sessappiglio di S. Stone.