Don Agostino scommette con gli amici che riuscirà a trascorrere una notte con la virtuosa moglie di Don Ferdinando, Maria Grazia. Effettivamente, approfittando dell’assenza di quest’ultimo, riesce a introdursi in casa di Maria Grazia, pregandola di nasconderlo dai carabinieri. Torna però Don Ferdinando.
IL TEATRO DI EDUARDO – collezione completa – 35 DVD. Serie prodotta da Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. Raccolta integrale dalla produzione teatrale di Eduardo trasmessa dalla RAI.
Il palazzo dei principi di Roviano sta per essere venduto dall’ultimo erede, assillato da un’amante avida di denaro. Il rischio che venga demolito per far posto ad una moderna palazzina è grande e i fantasmi che abitano nelle soffitte, per evitare di essere sfrattati, passano al contrattacco. Per allontanare la minaccia della demolizione occorre che l’antico palazzo venga proclamato monumento nazionale: ricorreranno dunque all’aiuto di un pittore cinquecentesco, Caparra,che abita una vecchia torre dell’Appia Antica. Film del 1961 interpretato da Eduardo De Filippo, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni.
Dopo l’8 settembre 1943 un sottotenente ligio ai superiori (Sordi), in mancanza di ordini non riesce a tenere unito il suo reparto che, spinto dal desiderio di tornare a casa, se la svigna. Restano con lui il sergente Fornaciari (Balsam) che vuole raggiungere la sua casa poco distante e il soldato semplice Ceccarelli (Reggiani) che non se la sente di fuggire da solo dovendo raggiungere Napoli. La traversata da nord a sud dell’Italia, flagellata dalla guerra e in preda all’anarchia, lo fa maturare. Fusione ben temperata di comico, grottesco, drammatico e patetico: una storia corale con Sordi meno mattatore del solito. “Sotto le mentite spoglie di una commedia, il film è sostanzialmente un racconto a tesi … quello della scelta che ciascuno è chiamato a fare almeno una volta nella sua vita” (G. Gosetti). È forse il miglior film di L. Comencini, una delle rare mediazioni felici tra neorealismo e commedia italiana, grazie all’apporto di Age & Scarpelli (più Marcello Fondato) in sceneggiatura. Il ministro Giulio Andreotti rifiutò di mettere a disposizione 2 carri armati (furono costruiti in compensato). Prodotto da Dino De Laurentiis. Grande successo: più di 1 miliardo di incasso del 1960.
Fortunella è l’amante di un rigattiere trafficone per il quale finisce anche in galera. Quando ne esce lo scopre con un’altra e lo lascia. Il caso la fa incontrare con un nobile del quale è convinta di essere la figlia. Svanita l’illusione, si unisce ad una compagnia di guitti dove interpreterà quel personaggio, la principessa, che credeva di poter essere nella vita.
Due episodi che vedono protagonista, oltre che regista, il grande Eduardo. Nel primo un uomo paralizzato è alle prese con una moglie avarissima che lo obbliga a covare le uova in mancanza della chioccia. Nel secondo episodio un brav’uomo fantasioso cerca di evadere dal grigio ambiente che lo circonda.
Un gruppo di poveracci viene fatto sloggiare dalla bidonville alla periferia di Napoli perché su quel terreno debbono costruire palazzi moderni. I derelitti vanno fino a Milano, sede della società espropriatrice, per ottenere un indennizzo in denaro e ottengono invece del lavoro.
Un impiegato ministeriale, per recuperare una somma persa che serviva alle vacanze della famiglia, accetta una tangente. Durante la villeggiatura una delle figlie perde l'”onore” e si sottomette ad un matrimonio “riparatore”; la minore si fidanza con un giovane povero e l’altra sposa un uomo ricco. Intanto i superiori dell’impiegato scoprono le sue manovre e lo licenziano.
Marito e moglie per sbarcare il lunario decidono che la donna si prostituirà. Escogiteranno anche un modo che permetterà loro di farsi pagare, senza che la donna sia costretta a fare l’amore.
Durante una sbronza, un poveraccio sogna Dante Alighieri che gli dà i numeri del lotto ma che, contemporaneamente, gli predice la data esatta della morte. Lui gioca e vince. Diventato ricchissimo, è però dominato dal terrore perché si avvicina il momento fatale.
Eduardo trasporta in tv uno dei suoi drammi popolari. Attorno al nucleo centrale patetico, quasi tragico (la bambina del protagonista rischia di morire), si agitano mille macchiette della «città nera» nell’immediato dopoguerra.
Altra edizione della celebre commedia. Luca, il figlio di Eduardo, subentra al posto di De Vico, che tenne per circa vent’anni il ruolo del figlio dispettoso.
Dall’acclamato dramma dialettale in due atti (1909) di S. Di Giacomo, già filmato nel 1915 e nel 1928, adattato da Eduardo (riservandosi la parte del geloso Michele), concentra l’azione in una Napoli squallida e violenta, ritratta in due sequenze documentaristiche (il miracolo di San Gennaro, la processione) sotto l’influenza del neorealismo in auge; una sceneggiatura non priva di sconnessioni temporali nella prima parte, ma che dà risalto ai personaggi centrali: non soltanto a una A. Magnani di cupa intensità (luminosa e ridente soltanto nel flash-back al tabarin in un duetto con Eduardo), ma anche a un A. Centa in un insolito personaggio negativo senza riscatto. Merita di essere visto per il quarto d’ora finale con il dialogo tra Assunta e la timida guardia abruzzese Flaiano e l’uccisione fuori campo dell’ipocrita e bugiardo cancelliere. Fotografia: Gabor Pogany. Musiche: Renzo Rossellini.
Una domestica non più freschissima (interpretata con verve da una Elsa Merlini riproposta come primadonna dopo i fasti dell’anteguerra) passa da un “servizio” all’altro e intrattiene col maturo fidanzato un rapporto piuttosto turbolento: ciò consente di cucire tra loro alcuni episodi moderatamente divertenti.
Un professore (lo scrittore G. Bassani, doppiato) assiste dalla celebre piazza romana ai casi malinconici di tre ragazze di borgata che lavorano in una grande sartoria. Scritto da S. Amidei, è il 3° film di Emmer, campione (milanese) del neorealismo rosa in salsa romana. Grazioso, garbato, con qualche pungente notazione sociologica, ma già sull’orlo dell’Arcadia neorealistica. Mastroianni è doppiato da N. Manfredi. Rifatto per la TV nel 1998.
Carlo, un ufficiale, si innamora di Yvonne, divetta del café-chantant. Ma il padre di lui si oppone al matrimonio. Scoppia la prima guerra mondiale e Carlo muore in battaglia. Yvonne dà alla luce un bambino che il perfido padre di Carlo le sottrae, fecendole credere che è morto. La povera donna, distrutta dal dolore, decade fisicamente e spiritualmente. Solo allo scoppio della seconda guerra mondiale, morto il padre di Carlo, Yvonne viene a sapere che suo figlio è vivo. Ma per non fargli vedere come sua madre è ormai ridotta, preferisce non fargli sapere nulla.
La nota commedia di Eduardo resa famosa in teatro da Titina De Filippo e in cinema da Sophia Loren. Filumena è da molti anni la governante e l’amante di un benestante napoletano. Dall’unione è nato un figlio di cui però l’uomo ignora l’identità e la donna rifiuta di rivelargliela, costringendolo a sposarla e a riconoscere anche altri due figli avuti da diversi amanti.