
Regia di Curzio Malaparte. Un film con Raf Vallone, Rina Morelli, Alain Cuny, Anna Maria Ferrero, Gino Cervi. Titolo originale: Il Cristo proibito. Genere: Drammatico, Sociale, Guerra. Paese: Italia. Anno: 1951. Durata: 95 min. Consigliato a: Da 16 anni. Valutazione IMDb: 7.1.
Bruno, un ex soldato reduce dalla prigionia nei campi russi, fa ritorno al suo paese natale in Toscana nel dopoguerra. Il suo unico obiettivo è rintracciare e vendicare il traditore che, durante l’occupazione tedesca, denunciò suo fratello partigiano, causandone la fucilazione. Giunto in un borgo segnato dalla guerra e desideroso solo di dimenticare l’orrore, Bruno incontra un muro di omertà e silenzio da parte dei suoi concittadini, che temono di innescare nuove violenze. Solo l’amore della madre e le ambigue attenzioni di due giovani del luogo, Nella e Maria, lo circondano, mentre la sua sete di giustizia si scontra con il desiderio collettivo di pace e oblio. La ricerca del colpevole si trasforma in una disperata indagine morale sul senso del sacrificio e della vendetta.
Unica prova registica dello scrittore e saggista Curzio Malaparte, questo film è un’opera di grande ambizione intellettuale e stilistica. Malaparte, curando ogni aspetto dalla sceneggiatura alla musica, realizza un’opera che, pur muovendosi nel solco tematico del Neorealismo post-bellico, se ne distacca per l’intensa e talvolta eccessiva carica simbolica e filosofica. Il film si concentra sui temi del sacrificio, della colpa collettiva e della possibilità di redenzione, ponendo l’interrogativo sul fatto che “agli uomini è proibito ripetere il sacrificio del Cristo” e pagare per gli altri. Sebbene alcuni critici abbiano trovato la pellicola troppo verbosa e intellettualistica, le notevoli qualità formali, in particolare l’uso suggestivo del bianco e nero e la fotografia dei paesaggi desolati, conferiscono al lavoro una forza visiva innegabile. Nonostante le polemiche che lo hanno accompagnato in Italia, il film ottenne un significativo successo internazionale, vincendo il Premio Speciale della Città di Berlino, a testimonianza della sua importanza come singolare e coraggiosa riflessione sul dopoguerra italiano.













