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Regia di Craig Zobel. Una miniserie con Kate Winslet, Julianne Nicholson, Jean Smart, Angourie Rice, Evan Peters. Titolo originale: Mare of Easttown. Genere: Drammatico, Giallo, Thriller. Paese: Stati Uniti d’America. Anno: 2021. Durata: 7 episodi (circa 58-60 min. cad.). Consigliato a: Da 16 anni. Valutazione IMDb: 8.4/10.

Mare Sheehan è una detective della polizia che lavora e vive nella piccola e unita comunità di Easttown, in Pennsylvania. Già oppressa da un recente trauma personale e dalla pressione di un vecchio caso di persona scomparsa irrisolto, Mare viene incaricata di indagare sull’efferato omicidio di una giovane madre single. Mentre la sua vita professionale e privata si intrecciano inevitabilmente con quelle dei residenti, la detective deve lottare contro i propri demoni interiori e la crescente sfiducia della sua comunità. L’indagine si rivela complessa, svelando i segreti e le oscure verità che si nascondono sotto la superficie della tranquilla cittadina operaia.

Questa miniserie è un eccezionale esempio di crime drama che trascende il puro mistero per diventare un profondo studio sui personaggi, sul lutto e sul senso di comunità. La regia di Craig Zobel è intima e realistica, evitando estetismi inutili per concentrarsi sul paesaggio sociale e psicologico della provincia americana. Il successo e l’impatto culturale del prodotto sono in gran parte dovuti alla monumentale interpretazione di Kate Winslet, che ritrae la detective Mare con una cruda autenticità, incarnando la stanchezza, la resilienza e il dolore quotidiano. La serie eccelle nel mescolare il teso sviluppo dell’indagine, che culmina in un finale sorprendente, con un intenso dramma familiare, esplorando temi come la tossicodipendenza, la genitorialità e il trauma intergenerazionale. È universalmente riconosciuta come una delle miniserie più acclamate degli ultimi anni per la sua scrittura meticolosa e l’eccellenza delle performance del suo intero cast.

Regia di Tom Green, Tom Harper, China Moo-Young e altri. Una serie TV con Robert Sheehan, Iwan Rheon, Lauren Socha, Antonia Thomas, Nathan Stewart-Jarrett. Titolo originale: Misfits. Genere: Fantascienza, Commedia, Drammatico. Paese: Regno Unito. Anno: 2009-2013. Durata: 45-60 min (per episodio). Consigliato a: Da 16 anni. Valutazione IMDb: 8.2.

La serie è ambientata in una squallida periferia inglese e segue le vicende di un gruppo di cinque giovani adulti condannati a svolgere servizi socialmente utili per reati minori: Nathan, Simon, Kelly, Curtis e Alisha. Durante il loro primo giorno di lavoro in un centro comunitario, una violenta e misteriosa tempesta elettrica li colpisce, donando a ciascuno di loro un inatteso superpotere, spesso buffo e specchio della loro personalità o dei loro problemi. I “disadattati” si ritrovano così a dover gestire poteri straordinari mentre affrontano i soliti problemi adolescenziali, complicate relazioni interpersonali e le batiche conseguenze delle loro irresponsabili azioni, il tutto con un tono caustico e irriverente.

Misfits si distingue come un brillante esempio di televisione britannica che fonde sapientemente il genere supereroistico con il teen drama crudo e sfacciato tipico di serie come Skins, ma con un taglio originale e nero. I temi trattati sono complessi e attuali: la marginalizzazione, l’identità giovanile, la punizione e la redenzione, tutti affrontati con una notevole dose di umorismo cinico. La regia e la sceneggiatura, guidate dall’ideatore Howard Overman, sono dinamiche e scattanti, capaci di passare con disinvoltura dal dramma serio alla farsa violenta. L’innovazione stilistica risiede nell’aver demitizzato i superpoteri, trasformandoli da benedizione in un ulteriore, scomodo, fardello. Il successo iniziale della serie è dovuto in gran parte alle interpretazioni eccezionali del cast originale, in particolare di Robert Sheehan (Nathan) e Iwan Rheon (Simon), che hanno contribuito a renderla un cult giovanile e a farle vincere un BAFTA come Miglior Serie Drammatica nel 2010. Sebbene la qualità narrativa abbia subito un calo dopo il progressivo abbandono del cast originale nelle stagioni successive, le prime due rimangono un punto di riferimento per l’audacia e la freschezza del loro approccio.

Regia di Aziz Ansari, Eric Wareheim, Alan Yang, Lynn Shelton, Melina Matsoukas, James Ponsoldt (vari episodi). Una serie con Aziz Ansari, Eric Wareheim, Lena Waithe, Noël Wells, Kelvin Yu. Titolo originale: Master of None. Genere: Commedia, Drammatico, Romantico. Paese: USA. Anno: 2015-2021. Durata: 30-60 min (per episodio). Consigliato a: Per tutti (temi maturi). Valutazione IMDb: 8.3.

La serie segue la vita privata e professionale di Dev Shah, un attore trentenne di origini indiane che cerca faticosamente di trovare la sua strada a New York City, navigando tra provini, relazioni sentimentali e ambizioni. Nelle prime due stagioni, l’attenzione è focalizzata sui dilemmi esistenziali e culturali della generazione millennial (l’amore, il razzismo velato, il rapporto con i genitori immigrati), con una parentesi in Italia. La terza stagione, Moments in Love, sposta il riflettore su Denise, l’amica lesbica di Dev, raccontando il suo matrimonio e le complessità della vita di coppia e della genitorialità. La serie è un’osservazione acuta e spesso esilarante delle dinamiche sociali e interpersonali contemporanee.

Master of None si distingue per la sua capacità di affrontare temi profondi con una leggerezza sorprendente e una notevole inventiva stilistica. La regia, spesso curata dallo stesso Aziz Ansari, è ricercata e utilizza tecniche inusuali per la commedia (come lunghi piani sequenza o riferimenti al cinema d’autore italiano), elevando il prodotto ben oltre la tipica sitcom. I temi spaziano dal moderno maschilismo alla ricerca di significato in un’era di infinite opzioni, prestando particolare attenzione alle questioni di identità razziale e sessualità. L’interpretazione di Aziz Ansari (Dev) è carismatica, ma la serie brilla soprattutto per la coralità e la naturalezza dei dialoghi. La terza stagione, con il suo tono più drammatico e intimista, dimostra la volontà della serie di evolversi e di non adagiarsi sugli allori, offrendo un’analisi matura e onesta delle relazioni a lungo termine. Una delle migliori dramedy prodotte da Netflix, essenziale per capire le ansie e le sfide della vita adulta contemporanea.

AntonioGenna.net presenta: IL MONDO DEI DOPPIATORI - ZONA CINEMA: "Alien"

Regia di Ridley Scott. Un film con Sigourney Weaver, Tom Skerritt, Veronica Cartwright, John Hurt, Harry Dean Stanton. Titolo originale: Alien. Genere: Fantascienza, Horror, Thriller. Paese: Regno Unito, USA. Anno: 1979. Durata: 117 min. Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 8.5.

L’astronave commerciale Nostromo, in viaggio di ritorno verso la Terra, interrompe il suo percorso per investigare su un segnale di soccorso proveniente da un corpo celeste inesplorato. L’equipaggio di sette persone, tra cui l’ufficiale Ellen Ripley, scopre sul pianeta un relitto alieno e, al suo interno, misteriose formazioni biologiche. L’esplorazione incauta porta involontariamente a bordo una forma di vita parassitaria che si rivelerà essere un predatore letale e inarrestabile, trasformando il vasto spazio in un claustrofobico teatro di caccia.

Questo capolavoro è un’opera fondamentale che fonde con maestria la fantascienza distopica con l’horror viscerale, stabilendo un nuovo standard per il genere. Scott orchestra un’atmosfera di tensione palpabile e opprimente, utilizzando inquadrature claustrofobiche e un design degli interni (opera di H.R. Giger) che è esso stesso un’inquietante opera d’arte biomeccanica. L’analisi è incentrata sui temi dell’isolamento, della corporazione indifferente alla vita umana e della paura primordiale, incarnata in una creatura il cui ciclo vitale è violenza e pura ostilità. La performance di Sigourney Weaver, in un ruolo originariamente non scritto per una donna, è magnetica e storicamente significativa, definendo un’icona action femminile. L’impatto culturale del film è immenso, avendo influenzato innumerevoli opere e ridefinito l’estetica della fantascienza horror. La regia è impeccabile nella costruzione del terrore, trasformando il vuoto cosmico in una trappola mortale.

Nella cartella i film sono già stati ordinati cronologicamente.

Non c’è la serie tv Alien: Earth (che si colloca tra Alien – Covenant e Alien 1) ma la trovate qui

Regia di Bharat Nalluri, S.J. Clarkson, John Alexander, Richard Clark (e altri). Una serie con John Simm, Philip Glenister, Liz White, Dean Andrews, Marshall Lancaster. Titolo originale: Life on Mars. Genere: Poliziesco, Drammatico, Fantastico, Mistero. Paese: Regno Unito. Anno: 2006-2007. Durata: 52 min (per episodio). Consigliato a: Da 14 anni. Valutazione IMDb: 8,3/10.

L’ispettore capo Sam Tyler, un detective del 2006 con mentalità moderna e metodologie scientifiche, è vittima di un incidente stradale e si risveglia improvvisamente nel 1973. Si ritrova catapultato nel distretto di polizia di Manchester, dove è costretto a lavorare con colleghi che adottano tecniche investigative decisamente più rudi e un approccio alla legge più machista, guidati dal burbero e iconico Detective Ispettore Capo Gene Hunt. La trama segue Sam nel suo tentativo di risolvere i casi, capire come tornare nel suo tempo e discernere se la sua esperienza sia un viaggio nel tempo, un coma o una forma di psicosi.

Life on Mars è una serie di culto che eccelle nel fondere un solido procedimento poliziesco con un affascinante elemento di mistero fantascientifico. Il tema centrale è lo scontro tra il progressismo del XXI secolo e il crudo realismo degli anni ’70, un’epoca di profonde tensioni sociali e di transizione per le forze dell’ordine. La regia e la sceneggiatura creano un mondo anni ’70 vivido e palpabile, utilizzando una fotografia satura e una colonna sonora indimenticabile, ricca di classici del periodo. Le interpretazioni sono eccezionali: John Simm rende perfettamente la confusione e l’isolamento di Sam Tyler, ma è Philip Glenister, nei panni del politicamente scorretto Gene Hunt, a rubare la scena, divenendo un’icona televisiva. La serie è lodata per la sua scrittura arguta e la sua capacità di mantenere l’ambiguità sulla vera natura della situazione di Sam fino a una conclusione brillante e ben orchestrata, che ha assicurato il suo impatto culturale e un fortunato spin-off, Ashes to Ashes.

Regia di Tim Haines, Jasper James. Un documentario con Kenneth Branagh (voce narrante). Titolo originale: Walking with Dinosaurs. Genere: Documentario, Storico, Animazione, Naturalistico. Paese: Regno Unito. Anno: 1999. Durata: 180 min (miniserie di 6 episodi). Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 8.3.

Questa miniserie documentaristica della BBC è ambientata nell’era Mesozoica, in un periodo che copre Triassico, Giurassico e Cretaceo, riportando in vita il mondo dei dinosauri attraverso una narrazione in formato naturalistico. Senza personaggi umani, la serie segue le esistenze, le lotte per la sopravvivenza e i cicli vitali delle creature preistoriche più iconiche e meno conosciute, come se si trattasse di un moderno documentario sugli animali selvatici. Ogni episodio si concentra su diverse specie e ambienti, delineando la loro evoluzione e il loro inevitabile declino.

La serie è lodata per aver ridefinito il documentario storico e naturalistico, unendo rigorosa consulenza paleontologica a una realizzazione tecnica d’avanguardia per l’epoca. I temi centrali sono l’evoluzione della vita, la spietatezza della selezione naturale e l’adattamento delle specie ai cambiamenti ambientali. L’uso innovativo di CGI e animatronica da parte della BBC ha permesso di ricreare i dinosauri con un realismo senza precedenti, rendendo la fauna preistorica una vera e propria protagonista. La narrazione, essenziale ma coinvolgente, è supportata da una regia che adotta le convenzioni dei moderni documentari sulla fauna selvatica. Il suo impatto culturale è stato notevole, influenzando la divulgazione scientifica e stabilendo un nuovo standard per la rappresentazione dei dinosauri nei media. Un lavoro fondamentale per la sua ambizione e la sua riuscita fusione tra scienza e spettacolo televisivo.

Regia di Lesli Linka Glatter, Michael Cuesta, Daniel Attias e altri. Una serie con Claire Danes, Mandy Patinkin, Damian Lewis, Rupert Friend. Titolo originale: Homeland. Genere: Thriller politico, Spionaggio, Drammatico. Paese: Stati Uniti. Anno: 2011-2020. Durata: 50 min (episodio). Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 8.3.

La serie segue Carrie Mathison, una talentuosa ma instabile agente operativa della CIA affetta da disturbo bipolare, convinta che il sergente dei Marine Nicholas Brody, recentemente liberato dopo otto anni di prigionia nelle mani di al-Qaeda, sia stato “convertito” e stia pianificando un attacco contro gli Stati Uniti. Mentre Brody viene celebrato come un eroe di guerra nazionale, Carrie inizia un’indagine non autorizzata su di lui, cercando di bilanciare la sua ossessione professionale con la gestione della sua condizione mentale. L’azione si svolge tra i corridoi del potere di Washington e i pericoli delle operazioni di intelligence in Medio Oriente.

Homeland è un thriller di spionaggio di alta qualità che eccelle nell’esplorare l’ambiguità morale della guerra al terrore e delle operazioni di intelligence. Il fulcro della serie è la complessa psicologia dei suoi personaggi, in particolare la performance magnetica di Claire Danes nei panni di Carrie Mathison, che intreccia genio analitico e fragilità emotiva, un elemento narrativo distintivo. La regia è tesa e dinamica, mantenendo un elevato livello di suspense e un tono paranoico che riflette le ansie post-11 settembre. L’importanza culturale della serie risiede nella sua capacità di affrontare temi politici attuali e scottanti con sfumature, mettendo in discussione la nozione stessa di eroismo e tradimento, e mantenendo lo spettatore costantemente sul confine tra verità e menzogna. Sebbene il livello qualitativo delle otto stagioni sia variabile, la prima stagione e gli archi narrativi successivi focalizzati sul Medio Oriente sono acclamati come alcuni dei migliori prodotti televisivi del genere.

Regia di Marco Tullio Giordana. Un film con Luigi Lo Cascio, Luigi Maria Burruano, Lucia Sardo, Paolo Briguglia, Tony Sperandeo. Titolo originale: I cento passi. Genere: Drammatico, Biografico, Denuncia. Paese: Italia. Anno: 2000. Durata: 114 min. Consigliato a: Da 14 anni. Valutazione IMDb: 8,2.

Il film è ambientato a Cinisi, in Sicilia, tra gli anni ’50 e ’70, e narra la storia vera di Peppino Impastato, un giovane che cresce in una famiglia contigua alla mafia locale, rappresentata dalla figura del padre, amico del boss Gaetano Badalamenti, la cui casa dista “cento passi” dalla loro. Il protagonista, fin dall’infanzia, sviluppa un’acuta coscienza antimafia e un profondo senso di ribellione verso l’omertà e il potere criminale. La narrazione segue la sua evoluzione da ragazzo contestatore a militante politico e giornalista, che utilizza l’arma della satira attraverso una piccola radio autofinanziata, Radio Aut, per denunciare pubblicamente gli affari e i crimini di “Don Tano”.

L’opera è un vibrante esempio di cinema civile che affronta temi cruciali come la lotta alla mafia, il conflitto generazionale e la forza dell’impegno politico giovanile. Marco Tullio Giordana dirige con lucidità e passione, bilanciando momenti di dramma intimo, come il difficile rapporto padre-figlio, con la denuncia sociale aperta, evitando retoriche eccessive. L’interpretazione di Luigi Lo Cascio nei panni di Peppino Impastato è intensa e autentica, catturando l’energia, l’ironia e la determinazione del personaggio storico. Il film, pur non presentando innovazioni tecniche radicali, si distingue per uno stile narrativo asciutto e l’uso efficace della musica rock e popolare dell’epoca, che sottolinea il clima di fervore culturale e politico. La sua importanza storica e culturale è innegabile: ha contribuito in modo significativo a far conoscere al grande pubblico la figura di Peppino Impastato e la sua battaglia, che altrimenti sarebbe rimasta oscurata dalla concomitanza con la tragedia del caso Moro. È un film che mantiene intatta la sua potenza emotiva e il suo valore di testimonianza.

Regia di James Gunn, Jody Hill, Rosemary Rodriguez, Brad Anderson. Una serie con John Cena, Danielle Brooks, Freddie Stroma, Chukwudi Iwuji, Jennifer Holland. Titolo originale: Peacemaker. Genere: Azione, Commedia, Fantascienza, Drammatico, Supereroi. Paese: USA. Anno: 2022. Durata: 42 min (episodio). Consigliato a: da 16 anni (TV-MA). Valutazione IMDb: 8.3.

La serie riprende la storia di Christopher Smith, alias Peacemaker, subito dopo gli eventi traumatici del film The Suicide Squad – Missione suicida. Uscito dall’ospedale, l’antieroe “patriota” che crede nella pace a ogni costo (non importa quanti debba uccidere per ottenerla) viene costretto a unirsi a una nuova task force segreta dell’A.R.G.U.S., denominata “Progetto Farfalla”. Il team, composto dagli agenti Harcourt ed Economos e dalla neofita Adebayo, è incaricato di fermare una misteriosa e pericolosa invasione aliena che minaccia il pianeta, il tutto mentre Peacemaker cerca di ricostruire i rapporti con il suo violento e suprematista padre, Auggie Smith.

Peacemaker è un’esplosione di stile, umorismo nero e azione brutale, totalmente in linea con la visione distintiva del suo creatore James Gunn. La serie affronta temi complessi come il trauma infantile, le dinamiche familiari disfunzionali e il vero significato del patriottismo, decostruendo il concetto di supereroe “machista” in un viaggio profondamente introspettivo per il protagonista. Le performance di John Cena e del cast di supporto sono eccezionali, in particolare nel bilanciare l’assurdità comica con momenti di genuina emotività. L’innovazione stilistica più evidente è rappresentata dalla sequenza dei titoli di testa, un esilarante balletto in stile glam rock che rompe ogni convenzione. La serie ha avuto un forte impatto culturale per la sua capacità di rendere popolare un personaggio di nicchia della DC Comics, ricevendo plauso per la sua scrittura tagliente, le coreografie d’azione impeccabili e la colonna sonora rock. È un’opera consigliatissima per la sua capacità di intrattenere e al contempo far riflettere.

Questa serie fa parte del “DC Extended Universe” e cronologicamente è inserito subito dopo The Suicide Squad – Missione suicida.

Regia di Scott Frank (tutti gli episodi). Una miniserie con Jack O’Connell, Jeff Daniels, Michelle Dockery, Scoot McNairy, Thomas Brodie-Sangster. Titolo originale: Godless. Genere: Western, Drammatico, Azione. Paese: USA. Anno: 2017. Durata: 70 min (episodio, media). Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 8,2.

La storia è ambientata nel New Mexico del 1884 e ruota attorno al feroce fuorilegge Frank Griffin, a capo di una banda criminale che sta dando la caccia al suo ex socio, Roy Goode. Quest’ultimo, ferito, trova rifugio in un ranch isolato gestito dalla vedova Alice Fletcher. La caccia all’uomo da parte di Griffin lo conduce inaspettatamente alla remota e pacifica cittadina mineraria di La Belle, i cui uomini sono quasi tutti morti in un tragico incidente in miniera, lasciando la comunità popolata e governata in gran parte da sole donne. L’arrivo del fuorilegge Roy e la minaccia incombente di Griffin costringeranno le donne di La Belle a unire le forze per difendere la loro insolita e fragile autonomia.

Godless è un western crepuscolare e sofisticato che si distingue per la sua peculiare attenzione ai personaggi femminili, i quali, in una comunità rimasta senza uomini, assumono ruoli di leadership e difesa, ribaltando i classici stereotipi del genere. Scott Frank, che ha scritto e diretto tutti i sette episodi, dimostra una grande padronanza del linguaggio western, bilanciando momenti di introspezione e dialoghi incisivi con sequenze d’azione brutali e realistiche. La regia è magnifica, supportata da una fotografia mozzafiato che esalta gli sconfinati paesaggi del Nuovo Messico. Le interpretazioni sono eccezionali: Jeff Daniels è terrificante e carismatico nel ruolo di Frank Griffin (premiato con un Emmy), e Michelle Dockery e Merritt Wever offrono prove intense e convincenti. L’impianto narrativo, pur sviluppandosi con un ritmo a tratti dilatato, è solido e culmina in un assedio finale catartico. È un’opera che rivitalizza il western pur rimanendo fedele alla sua anima epica e polverosa.

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