Giovane compositore di provincia evade dalla triste realtà quotidiana viaggiando in sogno attraverso i secoli e trovandovi belle donne innamorate finché si accorge che la felicità è a portata di mano. Clair voleva soltanto “divertire e far sorridere”. Ci riesce. Non è il suo film migliore, ma il più paradigmatico. E c’è Philipe, fulgido emblema di giovinezza.
Il tenue filo che lega i nove episodi del film è costituito da un rivenditore di libri usati che presenta alcuni volumi. Per ognuno Blasetti ha saputo trovare la giusta chiave narrativa, ben sostenuto da un gruppo di attori di prim’ordine.
Un’americana sposata trascorre qualche settimana di vacanza a Roma. Qui si innamora di un professore e ne diventa l’amante. Un giorno, dopo una telefonata da casa, la donna decide di partire. A nulla valgono i tentativi dell’uomo per trattenerla: la paura dello scandalo è più forte di lei, benché giuri allo spasimante che lo amerà per sempre.
La spedizione dei Mille del 1860 guidata da Garibaldi, dallo scoglio di Quarto (5 maggio), sino all’incontro di Teano (26 ottobre) con re Vittorio Emanuele II. Pur con alti e bassi di stile e di tono, nonostante i compromessi storico-ideologici di sceneggiatura, il film raggiunge i suoi scopi: togliere l’epopea garibaldina dal mito e dall’oleografia (con un Garibaldi miope e reumatico, ridotto alla sua misura domestica: Ricci con la voce di Emilio Cigoli) e dare alla rievocazione storica la spoglia concretezza di una cronaca. Il tono cresce nell’ultima parte col mirabile inciso alla corte di Napoli, l’incontro di Teano, la partenza per Caprera: momenti in cui verità storica e umana coincidono in poesia. L’edizione francese, quella che il regista prediligeva, è di 139 minuti.
Una roboante voce misteriosa annuncia a Napoli l’imminente giudizio universale. Ciascuno reagisce nella maniera più impensata dimostrando di volersi pentire dei propri peccati.
Intorno a Nannina, cassiera dagli argomenti indiscutibili, fanno la ruota un pugile fannullone, un agiato vedovo maturo, un tappezziere mandrillo. Con femminea strategia diventa proprietaria terriera. Scritta da E.M. Margadonna ( Pane, amore e fantasia ), la commedia è scaltra, divertente, sciamannata, sostenuta da attori navigati (Sordi, Stoppa, Tòfano). Un compendio dei più tradizionali vizi dell’itala gente.
Lisbona, 1924: l’abile truffatore Artur Virgilio Alves Reis si convince del fatto che tentare di stampare banconote false sia troppo pericoloso, ed elabora allora un piano per falsificare una serie di documenti ufficiali della Banca del Portogallo, che gli consentano di ottenere la regolare produzione di un ingente quantitativo di banconote, in tutto e per tutto identiche a quelle vere, dalla stessa società londinese incaricata di stampare moneta per il governo Portoghese.
Roma 1922, alla vigilia della Marcia. Capitato in una famiglia di anarchici da operetta, giovane provinciale si fa passare per sovversivo inviato dalla Spagna per compiere un attentato. Film tutto di testa ma delizioso, di una buffoneria sempre lucida e controllata, senza una stecca né una concessione alla volgarità, alla facilità, con una durata comica eccezionale. Tutto è di gusto raffinato. Uno dei rari film comici di A. Delon. E di R. Clément
Al Cairo sparisce un carico d’oro. Deve riuscire a introdurlo in Italia Aldo Vanucci, detto “la volpe” per la furberia con la quale riesce sempre a evadere. Ma proprio mentre appronta la scena dello sbarco dell’oro rubato, interviene l’Interpol. Tutti arrestati. Naturalmente in primavera “la volpe” evaderà di nuovo. Film decisamente minore del De Sica post-neorealista.
Sasà, finto avvocato napoletano, ha l’incarico di trovare la figlia di un industriale scomparsa. Il compenso sarà una “mazzetta” di banconote. La mazzetta si ingrossa col procedere delle indagini (e proporzionalmente al “marcio” che Sasà si trova a scoprire). Saltano fuori importanti connivenze e una corruzione che ha le sue radici molto in alto.
Liberamente ispirato ai fatti del processo Cuocolo (qui Ruotolo) – dal nome dei coniugi assassinati nel 1905 a Napoli dalla camorra – racconta come un giudice istruttore scopra nelle indagini legami e corruzioni che investono non solo la camorra, ma tutta la città. È il miglior film di Zampa, anche per merito dell’efficiente sceneggiatura (S. Cecchi D’Amico, Ettore Giannini, Diego Fabbri, Turi Vasile) e uno dei rari drammi giudiziari riusciti del cinema italiano, ma anche una di quelle opere in cui le istanze civili e morali del neorealismo s’innestano sul robusto tronco di un melodramma popolare attento alla lezione del cinema americano d’azione. Su una colorita galleria di personaggi si staglia l’efficace interpretazione di Nazzari. Grolla d’oro per la regia alla 1ª edizione del premio a Saint Vincent.
Da un racconto di Vincenzo Cerami che l’ha sceneggiato con Citti. Una ventina di persone si spogliano nella stessa cabina – la n. 19 – di una spiaggia libera di Ostia in una calda domenica d’agosto. Con un colpo di genio pratico e poetico Citti risolve in una mossa sola 3 problemi: il basso costo, le esigenze commerciali, un’originale struttura drammatica. Allegria crudele, pessimismo ilare, ironia blasfema.
Proprio come nelle favole, Totò nasce sotto un cavolo e viene adottato da una buona vecchina che purtroppo muore troppo presto. Però il suo spirito non abbandona mai il buon Totò e gli viene in aiuto nei momenti più difficili. Soprattutto quando un ricco commendatore tenta di scacciare Totò e i suoi amici dal terreno sul quale vivono perché vi ha trovato il petrolio. Per merito della colomba magica che gli ha donato lo spirito della madrina, Totò compie molti miracoli e chiude in bellezza organizzando un esodo di tutti i poveri e gli sfrattati che partono alla ricerca di un mondo più giusto a cavallo delle scope.
Un film di Roberto Rossellini. Con Paolo Stoppa, Enrico Maria Salerno, Leo Genn, Laura Betti, Sergio Fantoni.Drammatico, Ratings: Kids+13, b/n durata 136′ min. – Italia 1960. MYMONETRO Era notte a Roma valutazione media: 4,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.Dopo l’8 settembre 1943 tre prigionieri di guerra _ americano, inglese e russo _ si rifugiano a Roma in casa di una popolana del rione Ponte dove, chiusi in una soffitta, trascorrono qualche mese. Più neocattolico che neorealista, meno abile di Il generale Della Rovere (1959) ma più autentico, il film conferma le qualità di Rossellini come poeta civile, ma è un po’ prolisso ed edificante, qua e là di una simbologia grossolana. Magistrale l’uso dello zoom e una ottima Ralli. L’edizione uscita al cinema era stata ridotta a 102 minuti. L’edizione TV (dopo il 1972) fu reintegrata delle scene omesse con P. Stoppa diventando di 136 minuti.
Ottima occasione recitativa per Paolo Stoppa nel personaggio reale (e controverso) di Croiset «il veggente». Croiset è un uomo che, già in età matura, s’accorge di avere poteri paranormali, vede (o prevede) fatti che accadono a persone a lui sconosciute e in luoghi molto distanti da quelli in cui lui si trova. Naturalmente la rivelazione della sua facoltà cozza sulle prime contro un muro di incredulità.
Nell’Inghilterra del XII secolo Enrico II nomina arcivescovo di Canterbury Thomas Becket, già suo cancelliere e amico. I rapporti tra i due si guastano: prima la libertà della Chiesa, poi l’amicizia. 7 nomination ma un solo Oscar per E. Anhalt che riscrisse con sagacia il noto dramma di J. Anouilh. Teatro in scatola con un superbo duetto di protagonisti. Tutti gli altri ok. Accurata la scenografia.
Dal romanzo postumo (1958) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, sceneggiato da Visconti, Suso Cecchi D’Amico, P. Festa Campanile, Enrico Medioli, Massimo Franciosa. Mentre nel 1860 Garibaldi e le sue camicie rosse avanzano in Sicilia, il principe Fabrizio di Salina si rassegna all’annessione dell’isola e del suo feudo di Donnafugata allo Stato Sabaudo. Favorisce il fidanzamento del nipote Tancredi, che, prima garibaldino e poi ufficiale sabaudo, comincia la scalata sociale, con la bella Angelica Sedàra, figlia di un nuovo ricco. Infine, rientrato da Donnafugata, partecipa a un ballo nel palazzo Ponteleone dove l’aristocrazia e la nuova borghesia festeggiano la scongiurata rivoluzione, e si prepara a morire. Splendida e fastosa illustrazione del passaggio della Sicilia dai Borboni ai sabaudi e della conciliazione tra due mondi affinché “tutto cambi perché nulla cambi”, è un film sostenuto dalla pietà per un passato irripetibile che ha il suo culmine nel ballo, lunga sequenza che richiese 36 giorni di riprese. Capolavoro o falso capolavoro? Affresco o mosaico? Straordinario o decorativo? Critica discorde. Visconti volle nella colonna sonora di Nino Rota un valzer inedito di G. Verdi. Lancaster con la voce di Corrado Gaipa. Palma d’oro a Cannes e tre Nastri d’argento (fotografia di Giuseppe Rotunno, scene di Mario Garbuglia, costumi di Piero Tosi). Restaurato nel 1991 dalla Cineteca Nazionale di Roma con la direzione tecnica di Rotunno.
Dal carrettino di un cantastorie si staccano i fogli degli spartiti, che vengono trasportati dal vento. Sullo schermo si susseguono una serie di episodi che prendono spunto da varie vicende ambientate in secoli diversi.
Dal romanzo di Emeric Pressburger: vent’anni dopo la guerra civile, un combattente repubblicano, esule in Francia, ritorna in Spagna per uccidere un brutale capo di polizia. Film d’azione che pretende di diffondere messaggi sull’etica, la morte, il destino. Il tono predicatorio dilaga. Peck fuori parte.
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