Category: Rutger Hauer


Locandina Distruggete Los Angeles!

Regia di James Seale. Un film con Mark Dacascos, John Rhys-Davies, Tamara Davies, Mark Rolston, Rutger Hauer. Titolo originale: Scorcher. Genere: Fantascienza, Catastrofico, Azione. Paese: Stati Uniti. Anno: 2002. Durata: 91 min. Consigliato a: Da 13 anni. Valutazione IMDb: 2,7.

La trama segue un disastro imminente causato da esperimenti militari che scatenano un’instabilità geologica a livello globale. Un team di scienziati e militari deve lottare contro il tempo per fermare l’onda d’urto che minaccia di distruggere l’intero pianeta. Al centro della vicenda c’è un’esplosione nucleare che innesca una reazione a catena, generando una serie di terremoti e eruzioni vulcaniche che minacciano di distruggere Los Angeles e poi l’intera crosta terrestre.

“Scorcher” è un tipico B-movie catastrofico che incarna tutti i cliché del genere, ma con una realizzazione che si attesta su un livello qualitativo decisamente basso. La regia di James Seale è approssimativa, con una direzione degli attori svogliata che rende le performance poco convincenti, anche da parte di nomi noti come Rutger Hauer e John Rhys-Davies, relegati a ruoli secondari. Gli effetti speciali, realizzati con una CGI ormai obsoleta già al momento dell’uscita, appaiono finti e poco credibili, minando la suspense e la credibilità delle scene d’azione. La sceneggiatura è un accumulo di dialoghi stereotipati e buchi narrativi. Il film non offre alcuna innovazione tecnica o stilistica e non ha avuto alcun impatto culturale. È un prodotto di serie, dimenticabile e privo di mordente, che non riesce a elevare il suo materiale di partenza al di sopra del minimo indispensabile.

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Regia di Jonathan English. Un film con Tom Hardy, Michelle Van Der Water, Tony Todd, Rutger Hauer. Titolo originale: Minotaur. Genere: Horror, Fantastico. Paese: Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Italia, USA. Anno: 2006. Durata: 93 min. Consigliato a: da 16 anni. Valutazione IMDb: 4.0.

In un villaggio dell’Età del Bronzo, ogni tre anni otto giovani vengono scelti per essere sacrificati a un mostro assetato di sangue che vive in un labirinto: il Minotauro. Quando l’amato di Theo, uno dei ragazzi del villaggio, viene rapito per il sacrificio, lui si nasconde per evitare la stessa sorte. Ma tormentato dalla perdita e dalla profezia di una donna che gli rivela che il suo amore potrebbe essere ancora viva, Theo decide di farsi catturare e di entrare nel labirinto per affrontare il mostro e vendicarsi.

Minotauro del 2006 è un film che parte da una delle più grandi leggende della mitologia greca, quella di Teseo e il Minotauro, ma riesce a svilirla completamente, trasformandola in un’anonima pellicola horror di serie B. Nonostante la presenza di un giovane Tom Hardy nel cast, la regia è piatta e poco ispirata, con un budget limitato che si riflette in effetti speciali scadenti e una fotografia banale. La sceneggiatura è un guazzabuglio di idee prive di coerenza, che non riesce a creare la minima tensione o a generare empatia per i personaggi. Le interpretazioni sono mediocri, e l’intero film si riduce a un prodotto senza anima, che si dimentica in fretta e che non rende giustizia a un mito che avrebbe meritato ben altra cura.

Regia di Claude Lanzmann. Un film Da vedere 2001 con Yehuda Lerner. Titolo originale: SOBIBOR, 14 OCTOBRE 1943, 16 HEURS. Genere Drammatico – Francia2001durata 95 minuti. Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Il giorno e l’ora sono quelli esatti in cui nel campo di concentramento di Sobibor, nei pressi di Varsavia, un gruppo di ebrei decide di passare all’azione, assalendo i nazisti che di lì a poco li avrebbero condotti nelle camere a gas. Un’intervista a Yehuda Lerner, sedicenne che fece parte della rivolta, documenta i dettagli di una giornata che rimane probabilmente l’unica insurrezione ebrea avvenuta con successo in un lager nazista.
Nella lunga introduzione, la voce di Claude Lanzmann afferma a chiare lettere che gli ebrei non subirono passivamente il loro sterminio, come spesso si è stati portati a credere. A distanza di oltre vent’anni dalla realizzazione, il regista e intellettuale francese recupera un’intervista raccolta nel 1979, durante il lungo lavoro di documentazione per il monumentale Shoah, su un episodio non abbastanza noto della storia dell’Olocausto. Attraverso il punto di vista diretto di Yehuda Lerner, lo spettatore viene informato dei fatti, della progressione esatta di ogni azione, senza sconti o artifici di sorta. Convinto com’è che “l’unico modo di rappresentare sullo schermo una realtà non rappresentabile […] è non raccontare, non ricostruire, non inventare (Guido Fink)”, Lanzmann lascia alla parola del sopravvissuto il compito di testimoniare, con lo sguardo fisso in macchina, l’orrore che si confonde con la gioia; a stacchi di montaggio che avrebbero certamente sveltito il ritmo si preferisce il raddoppiamento della testimonianza: Lerner parla in yiddish e un’interprete traduce in francese le affermazioni al regista-intervistatore, perché nulla sia manomesso o abbellito.
Documento sulla crudeltà della sopravvivenza, pezzo di cinema che sconvolge e rimescola la coscienza, Sobibor – 14 Ottobre 1943 ore 16 ha una strettissima consonanza ideologica e stilistica con il precedente Shoah – nella prima parte girata in Polonia e a Minsk, si alterna ancora passato e presente – pur staccandosi da quel capo d’opera per il suo volersi concentrare sul senso primo della rivolta, sui suoi dettagli più indicibili, attraverso il racconto di un uomo ormai adulto che, sedicenne, ha ucciso una SS con un colpo netto sul cranio. In definitiva, il cinema di Lanzmann non assomiglia a quello di nessun altro, forse perché più imparentato con il concetto nudo di raccolta di documenti che di documentario: nella parte finale, per quasi venti minuti, la voce del regista legge, lettere bianche su sfondo nero, i numeri dei 250.000 deportati a Sobibor.
Sullo stesso episodio storico anche Fuga da Sobibor, apprezzabile film televisivo con Rutger Hauer e Alan Arkin basato sul libro di Richard Rashke.

Sobibor (2018) on IMDb

Regia di Sam Peckinpah. Un film con Burt LancasterJohn HurtRutger HauerCraig T. NelsonDennis HopperChris SarandonCast completo Titolo originale: The Osterman Weekend. Genere Giallo – USA1983durata 102 minuti. – MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Da un romanzo di Robert Ludlum, sceneggiato da Alan Sharp e Ian Masters: per vendicarsi di un superiore che ha autorizzato l’assassinio di sua moglie, un agente della CIA fa passare per spie al soldo del KGB sovietico tre amici di un affermato giornalista televisivo che li ospita con le mogli nella sua villa in campagna. Costruito col sistema delle scatole cinesi e reso ancor più complicato da tagli imposti dalla produzione, l’ultimo film di Peckinpah è un pamphlet contro la CIA e il suo potere incontrollabile, un apologo contro l’invadenza perversa della televisione, una parabola sull’ossessione voyeuristica della civiltà elettronica dello spettacolo in cui diventa sempre più difficile distinguere chi guarda da chi è guardato, la realtà dalla sua riproduzione, la verità dalla menzogna. Come macchina spionistica ha qualche ingorgo, ma anche pagine di forza lampeggiante e una parte finale in crescendo, da incubo allucinato.

 Osterman Weekend
(1983) on IMDb

Regia di Richard Donner. Un film con Rutger HauerMichelle PfeifferMatthew BroderickVenantino VenantiniAlfred MolinaCast completo Titolo originale: Ladyhawke. Genere Fantastico – USA1985durata 124 minuti. – MYmonetro 3,43 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Una fiaba ambientata nel Duecento. Il cattivo signore di un borgo francese ha trasformato due innamorati in due animali: lui diventa un lupo di notte, quando lei è una bella fanciulla; lei è un falco di giorno, quando lui è un prode cavaliere. Insieme affrontano una fantastica avventura, finché durante un’eclisse solare, il maleficio si dissolve. Girato interamente in Italia, il film si avvale dell’ottima fotografia di Vittorio Storaro.

Ladyhawke (1985) on IMDb
Trailer Spetters (Spruzzi)

Regia di Paul Verhoeven (II). Un film con Rutger HauerRenée SoutendijkHans Van Tongeren. Genere Drammatico – Paesi Bassi1979durata 110 minuti. – MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

In una cittadina olandese tre giovanotti – due dei quali si allenano per vincere una gara di motocross – sono attratti da una bionda inserviente di un fast food mobile. Uno dei due motociclisti finisce paralizzato, un altro scopre di essere gay e il terzo si accomoda nella normalità borghese. Scritto da Gerard Soeteman, è un inventivo dramma corale, straripante di sesso e di violenza con una vena non tanto sotterranea di misoginia e abitato da una colorita galleria di personaggi tra cui spicca R. Hauer nella parte di un campione di motocross.

 Spruzzi
(1980) on IMDb

Un film di Paul Verhoeven (I). Con Rutger HauerMonique Van De Ven, Mariol Flore Titolo originale Turks FruitDrammaticodurata 95 min. – Paesi Bassi 1974MYMONETRO Fiore di carne * * * - - valutazione media: 3,13 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il giovane Erik chiede un passaggio in auto: glielo offre la bella Olga. I due prima fanno l’amore, poi riprendono il viaggio. Restano però coinvolti in un grave incidente che li separa. Erik riuscirà in seguito a rintracciare la donna e a sposarla.

Turkish Delight (1973) on IMDb
BLADE RUNNER THE FINAL CUT POSTER RIDLEY SCOTT HARRISON FORD RUTGER HAUER |  eBay

Un film di Ridley Scott. Con Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young, Edward James Olmos, M. Emmett Walsh. Fantascienza, durata 118 min. – USA 2007. uscita venerdì 30 novembre 2007. MYMONETRO Blade Runner: The Final Cut * * * * - valutazione media: 4,18 su 29 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

“Io ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare”: frase storica, storico film, giunto – a venticinque anni dalla sua prima uscita – alla terza edizione, dopo il director’s cut del 1992 e la versione, a quanto pare definitiva, del 2007. Torna dunque in servizio l’ex poliziotto fallito Rick Deckard, prestato all’unità speciale Blade Runner, per dare la caccia ai replicanti, uguali in tutto e per tutto agli esseri umani salvo per l’apparente incapacità di provare dei sentimenti e per la durata limitata delle loro esistenze: circa quattro anni. In una Los Angeles del futuro, anno 2019, cupa, nebbiosa e terribilmente affollata, il simulacro dell’esistenza nella pessimistica penna di Philip K. Dick ritrova vita nelle immagini girate nel capolavoro di Ridley Scott. Oltre al piacere di rivedere un classico del cinema – con tutti i costrutti filosofici che ne conseguono – questa nuova versione di Blade Runner sembra soddisfare più un ben determinato piano commerciale, piuttosto che una vera e propria rivisitazione operata dal regista rispetto alle scorse versioni.
A parte la rimasterizzazione dell’opera e lo zampino già noto dell’artista francese Moebius (Jean Giraud) chiamato a evocare alcuni scenari tratti da un suo fumetto a sfondo fantascientifico, nonché delle musiche a sfondo futuristico dei Vangelis, “Blade Runner” vanta dei cambiamenti quasi impercettibili (almeno rispetto al Director’s Cut del 1992) rimanendo quello che era: il cult movie che ha conquistato almeno tre generazioni di spettatori. La voce narrante, onnipresente nell’originale del 1982, è totalmente sparita, togliendo al film la sua caratterizzazione principale e indebolendo parzialmente la storia (passata) del personaggio interpretato da Harrison Ford. Più nitida, invece, la scena centrale del sogno, importante chiave di (non) lettura sulla vera natura di Rick Deckard, forse anch’egli un replicante.
Ed è il finale a confermare una tendenza pessimistica (rispetto all’happy end “ecologista” imposto dalla produzione nella prima stesura, portata a termine con le scene scartate da Kubrick in Shining), che si rifà sostanzialmente a quello della seconda versione. Insomma, il ritorno al cinema (e in un cofanetto con ben 5 dvd) di Blade Runner è un piacere per gli occhi e per la mente. Ma non aspettatevi grosse novità: dopotutto i replicanti vivono all’incirca quattro anni, mentre Blade Runner è già entrato nella storia.

Blade Runner (1982) on IMDb

I Colori Della Passione: Amazon.it: Hauer,Rampling, Hauer,Rampling: Film e  TV

Un film di Lech Majewski. Con Rutger HauerMichael YorkCharlotte RamplingOskar HuliczkaJoanna Litwin Titolo originale The Mill and the CrossDrammaticodurata 97 min. – Svezia, Polonia 2011. – CG Home Video uscita venerdì 30 marzo 2012. MYMONETRO I colori della passione * * * 1/2 - valutazione media: 3,80 su 29 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Nel 1564 Pieter Bruegel il Vecchio completa la tela intitolata “La salita al Calvario” in cui rappresenta la Passione di Cristo ambientandola nelle Fiandre del suo tempo, oppresse dalla presenza spagnola. Filippo II (salito al trono nel 1556 alla morte di Carlo V) sta conducendo una feroce repressione contro i movimenti religiosi riformistici che suscitano reazioni negli ambienti colti ispirati dal pensiero di Erasmo da Rotterdam. Il pittore viene mostrato mentre sta concependo l’opera all’interno della quali colloca se stesso e i personaggi che lo circondano nella vita quotidiana. 
Carel van Mandel, primo biografo di Bruegel agli inizi del Seicento, definisce Bruegel “pittore dei contadini” intendendo con ciò sottolineare sia le origini che il soggetto preferito dall’artista e questa lettura dell’opera impedirà una sua completa messa in luce sino alla fine dell’Ottocento. Il film di Majevski non si propone di collocare la figura di Bruegel nel filone del cinema biografico. La novità non sta neppure sul piano tecnico. Già Tarkovskij nel 1974 aveva inserito un ‘quadro vivente’ ispirato proprio a Bruegel e al suo “I cacciatori nella neve” in Lo specchio e due maestri come Kurosawa con Sogni e Rohmer con La nobildonna e il duca avevano compiuto ulteriori passi in questa direzione (grazie ai mezzi sempre più avanzati disponibili).
I colori della passione è e vuole essere al contempo un’occasione di contemplazione e di meditazione. La sofferenza di Cristo è collocata nel qui ed ora di un popolo che, a sua volta, soffre. I persecutori sono spagnoli e il Bruegel di Rutger Hauer osserva la loro protervia denunciandola nel quadro. Mentre traduce in immagini e colori il mistero della Passione il pittore non smette di riflettere sul presente osservandone i più intimi dettagli. Ci si trova così, con Majevski, a contemplare non solo il mistero nascosto nel divino ma anche quello che sottende gli aspetti più oscuri e profondi della concezione dell’opera d’arte.
Sin dal folgorante inizio in cui l’artista colloca gli esseri umani in carne ed ossa sullo sfondo del paesaggio da lui dipinto veniamo fatti partecipi della scelta stilistica del film. Verremo accompagnati in un mondo e in un tempo che forse conosciamo poco. Ne osserveremo la quotidianità e vedremo come questa si traduca in simbolo alto. A partire dal mulino che domina dalla cima di una rupe l’ambiente circostante trasformato in dimora di un Dio che offre la materia prima per un pane che si trasforma in dono di sé. La circolarità dominante nel ritmo della composizione pittorica si riflette nel film e si muove all’interno della dinamica degli opposti Vita/Morte ben rappresentati dall’albero rigoglioso sulla sinistra e il palo su cui si espongono al ludibrio della voracità dei corvi i corpi dei condannati dei quali ci viene mostrata la desolata sorte.
L’artista, ci dice Majevski, può riuscire ad entrare nei più reconditi pensieri della Madre che assiste al martirio del figlio così come è in grado di sospendere il fluire dell’azione rendendo compresente una sofferenza che si fa dono ogni giorno fino alla fine dei tempi. Bruegel esprime così il divino e la sua lettura del senso della vita osservando i bambini, gli uomini e le donne con le loro doti ma anche con le loro bassezze. Solo con un’arte che si rifà al vero del vivere è possibile tentare di comprendere il Mistero nella sua complessità. Senza avere il timore di raffigurare un Gesù che cade sotto il peso della Croce mentre la massa è attenta non a lui ma a raggiungere il luogo in cui assistere al macabro spettacolo della sua morte. Nello stesso istante la Madre, con Giovanni e le due donne, cerca di trovare una ragione a quanto accade e la camera, pennello digitale dei nostri giorni, ne contestualizza il dolore rendendolo universale.

The Mill and the Cross (2011) on IMDb

Soldato d'Orange / Soldier of Orange ( Soldaat van Oranje ) ( Voor koningin  en vaderland ) [ Origine UK, Nessuna Lingua Italiana ]: Amazon.it: Rutger  Hauer, Jeroen Krabbe, Edward Fox, Derek

Regia di Paul Verhoeven (II). Un film Da vedere 1979 con Jeroen KrabbéRutger HauerPeter Faber. Titolo originale: Soldaat van Oranje. Genere Guerra – Paesi Bassi1979durata 114 minuti. – MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Sei studenti universitari olandesi, la cui vita viene sconvolta dall’occupazione nazista della loro patria nel 1940, sono costretti ad affrontare problemi di esistenza e di coscienza politica. Tratto dal romanzo autobiografico di Eriz Hazelhoff e diretto da uno dei più interessanti autori del cinema olandese, è un ottimo dramma, intenso e profondo con un Rutger Hauer superlativo nei panni di un affascinante aristocratico.

 Soldato d'Orange
(1977) on IMDb
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