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Regia di Brillante Mendoza. Un film con Jaclyn Jose, Julio Diaz, Felix Roco, Kristofer King, Mercedes Cabral. Titolo originale: Ma’ Rosa. Genere: Drammatico. Paese: Filippine. Anno: 2016. Durata: 110 min. Consigliato a: Da 16 anni. Valutazione IMDb: 6.7.

Rosa, affettuosamente nota come Ma’ Rosa, gestisce con il marito Nestor un piccolo negozio di generi di prima necessità in un umile quartiere di Manila. La vita è dura, e per sbarcare il lunario la coppia arrotonda spacciando piccole quantità di droga. L’equilibrio precario della famiglia, composta anche dai loro quattro figli, viene violentemente spezzato quando Rosa e Nestor vengono arrestati durante una retata della polizia. L’incubo inizia non appena i figli si ritrovano costretti a vagare per le strade e le stazioni di polizia corrotte di Manila per racimolare la somma necessaria a pagare la cauzione e l’estorsione chiesta dagli agenti, in una disperata corsa contro il tempo per la libertà dei genitori.

Il film affronta con crudezza i temi della povertà estrema, della corruzione istituzionale e della sopravvivenza in un contesto sociale degradato, mettendo in luce la straordinaria resilienza del nucleo familiare. Brillante Mendoza adotta un approccio neorealista e quasi documentaristico, utilizzando la camera a mano in modo frenetico e viscerale per immergere lo spettatore nel caos delle baraccopoli di Manila e nella claustrofobia delle stazioni di polizia. Jaclyn Jose, premiata a Cannes per la sua interpretazione, offre una performance potente e sommessa nel ruolo eponimo, incarnando la dignità della madre disposta a tutto per la sua famiglia. Nonostante uno stile ruvido e a tratti minimalista dal punto di vista tecnico, il film è un’opera di denuncia sociale di grande importanza culturale, che espone senza filtri il ciclo di disperazione e il sistema di corruzione che intrappola i cittadini ai margini della società filippina.

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Regia di Monte Hellman. Un film con Shannyn Sossamon, Dominique Swain, Tygh Runyan, Cliff DeYoung, John Diehl. Titolo originale: Road to Nowhere. Genere: Thriller, Sentimentale, Mistero. Paese: USA. Anno: 2010. Durata: 121 min. Consigliato a: Da 14 anni. Valutazione IMDb: 6.7.

Mitchell Haven, un giovane e ambizioso regista, si accinge a girare un film basato su un reale e oscuro caso di omicidio-suicidio che ha coinvolto un influente politico e la sua giovane amante, Velma Duran. La ricerca della protagonista femminile lo porta a scegliere Laurel Graham, un’attrice sconosciuta ma dal fascino misterioso, che somiglia in modo inquietante alla donna tragicamente scomparsa. Mentre la lavorazione del film procede, Mitchell sviluppa una morbosa ossessione per Laurel e inizia a confondere i confini tra la finzione cinematografica e la realtà, sentendosi sempre più risucchiato nella complessa e letale rete di inganni che circondano il crimine originale.

L’ultimo film del leggendario Monte Hellman è un meta-thriller elegante e sfuggente che riflette sui temi della verità, della finzione, dell’identità e della natura ossessiva del cinema stesso. La regia è misurata, quasi ipnotica, e impiega un ritmo lento e meditativo che amplifica il senso di ambiguità e paranoia. Shannyn Sossamon offre una prova enigmatica e magnetica nel ruolo della femme fatale, vero cuore pulsante del mistero. Il film non fa uso di innovazioni tecniche eclatanti, ma la sua forza risiede nell’audace e labirintica struttura narrativa a “film nel film”, che sfida attivamente lo spettatore a distinguere tra ciò che è messo in scena e ciò che è reale. Premiato con il Leone Speciale per l’Insieme dell’Opera al Festival di Venezia, Road to Nowhere è un’opera postmoderna acuta, sebbene a tratti criptica, che celebra il potere illusorio e seduttivo della narrazione filmica.

Regia di Kenneth Branagh. Un film con Kenneth Branagh, Tom Bateman, Annette Bening, Russell Brand, Gal Gadot. Titolo originale: Death on the Nile. Genere: Giallo, Drammatico, Mistero. Paese: USA, Regno Unito. Anno: 2022. Durata: 127 min. Consigliato a: Da 13 anni. Valutazione IMDb: 6.3.

Il celebre detective belga Hercule Poirot si gode una vacanza esotica in Egitto, ma la sua quiete viene interrotta da un efferato delitto a bordo del lussuoso battello a vapore Karnak, durante una crociera sul Nilo. La vittima è l’ereditiera Linnet Ridgeway, fresca di matrimonio con Simon Doyle, ex fidanzato della sua migliore amica Jaqueline de Bellefort. La crociera, inizialmente destinata a celebrare un amore appassionato, si trasforma rapidamente in un luogo di isolamento e sospetto, popolato da una variopinta schiera di passeggeri, ognuno dei quali ha un motivo per volerla morta, tra vecchi rancori, invidie e debiti non saldati. Poirot si ritrova così a dover navigare tra bugie e alibi per smascherare l’assassino prima che possa colpire ancora.

Questa trasposizione del classico di Agatha Christie affronta i temi universali dell’amore ossessivo, dell’inganno e della cieca avidità, esplorando la complessità delle passioni umane che sfociano nel crimine. Kenneth Branagh, oltre a dirigere, torna nel ruolo di Poirot, offrendo un’interpretazione che approfondisce il lato emotivo e il passato del detective. La regia è visivamente opulenta, sfruttando l’ambientazione esotica con un senso del dramma imponente, sebbene l’eccessivo ricorso alla computer grafica per gli sfondi del Nilo sia stato criticato per aver tolto autenticità al quadro generale. Il film è stilisticamente elegante e attento ai dettagli del periodo, ma pur non introducendo innovazioni tecniche rivoluzionarie, svolge un solido lavoro nel mantenere la struttura del whodunit classico, pur mancando forse della freschezza della precedente opera del regista sullo stesso filone, ma risultando comunque un giallo godibile e sontuoso.

Regia di Christopher McQuarrie. Una serie tv con Daisy Betts, Jason Wiles, Sean O’Bryan, Chadwick Boseman, Alan Ruck. Titolo originale: Persons Unknown. Genere: Drammatico, Mistero, Thriller. Paese: USA, Messico. Anno: 2010. Durata: 42 min (per episodio). Consigliato a: Da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.2.

Sette individui, provenienti da contesti sociali e geografici molto diversi, si svegliano e si ritrovano imprigionati in una città fantasma deserta, senza memoria di come vi siano giunti. Non c’è modo di fuggire, e ogni loro movimento è monitorato da telecamere di sicurezza invisibili. Tra i prigionieri ci sono Janet Cooper, madre single alla ricerca del marito scomparso, l’ex marine Graham McNair, il facoltoso agente di borsa Charlie Morse e un’ex galeotta. Costretti a collaborare per sopravvivere e svelare il mistero della loro reclusione, i protagonisti scoprono presto che i loro rapitori non solo li osservano, ma manipolano attivamente gli eventi per testare i limiti della loro umanità e fiducia reciproca.

La serie si concentra sui temi dell’isolamento, della paranoia e del controllo sociale, esplorando come le persone reagiscono quando ogni loro scelta e relazione è messa sotto esame in un ambiente ostile e senza via d’uscita. La regia, spesso dinamica e tesa, si sforza di mantenere un’atmosfera claustrofobica nonostante l’ambientazione all’aperto, ma la realizzazione generale risente di un budget modesto che si traduce in un’estetica visiva a tratti sciatta. Le interpretazioni sono generalmente adeguate, con particolare menzione per il carisma di alcuni attori. Lo show non presenta innovazioni stilistiche significative, ma si inserisce nel solco dei mystery drama corali dell’epoca, purtroppo senza raggiungere il loro impatto culturale a causa di una risoluzione frettolosa e non pienamente soddisfacente della sua complessa premessa narrativa.

Regia di Brian Desmond Hurst. Un film con Alec Guinness, Jack Hawkins, Anthony Steel, Muriel Pavlow, Flora Robson. Titolo originale: Malta Story. Genere: Guerra, Drammatico. Paese: Regno Unito. Anno: 1953. Durata: 103 min. Consigliato a: da 13 anni. Valutazione IMDb: 6.9.

Nel 1942, durante l’assedio di Malta da parte delle forze dell’Asse nella Seconda Guerra Mondiale, il pilota ricognitore della RAF Peter Ross è costretto a fermarsi sull’isola, rotta la sua destinazione originaria in Egitto, a causa della distruzione del suo aereo. In un clima di incessanti bombardamenti e resistenza disperata, Ross si adatta alla vita del presidio militare e si innamora di Maria Gonzar, una ragazza del posto la cui famiglia è coinvolta nelle attività di controspionaggio. L’ufficiale viene incaricato di effettuare missioni di ricognizione vitali per la sopravvivenza dell’isola, fondamentali per localizzare i convogli e gli obiettivi nemici, mentre si intreccia la sua storia personale con le dinamiche di lealtà e tradimento che agitano la popolazione maltese.

Il film è un classico del cinema bellico britannico che commemora la strenua resistenza dell’isola di Malta, insignita della George Cross, contro gli attacchi aerei e navali. L’analisi concisa si concentra sulla mescolanza riuscita del racconto di guerra con una sottile storia d’amore, unendo l’epica del conflitto alla dimensione umana del sacrificio. La regia di Brian Desmond Hurst è solida e convenzionale per l’epoca, ma efficace nel trasmettere la tensione dell’assedio, grazie anche all’uso di filmati d’archivio e scenari autentici. Il valore del film risiede nella performance misurata ma incisiva di Alec Guinness, nel ruolo dell’eroe riluttante, e di Jack Hawkins, nel ruolo del comandante saggio. Sebbene aderente alle tematiche patriottiche tipiche della produzione post-bellica, Una storia di guerra (titolo originale Malta Story) rimane un importante documento storico-cinematografico che sottolinea l’importanza strategica e il costo umano della battaglia di Malta.

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Regia di Bruno Bozzetto. Un film con Maurizio Micheli, Nestor Saied, Isabella Celani, Osvaldo Cavandoli, Felice Manazza. Titolo originale: Allegro non troppo. Genere: Animazione, Commedia, Musicale. Paese: Italia. Anno: 1976. Durata: 85 min. Consigliato a: Per tutti. Valutazione IMDb: 7.7.

Il film è una singolare parodia del celebre Fantasia della Disney, strutturato come un’antologia di sei segmenti animati intervallati da sequenze in live action in bianco e nero che fungono da raccordo comico. Un malcapitato e autoritario direttore d’orchestra, interpretato da Maurizio Micheli, è incaricato di dirigere un gruppo di anziane signore musiciste per accompagnare le animazioni disegnate da un timido e sottomesso animatore (interpretato da Osvaldo Cavandoli). Le sei animazioni, realizzate da Bruno Bozzetto e il suo team, offrono interpretazioni visive di brani di musica classica di compositori come Debussy, Ravel, Sibelius, Stravinsky, Vivaldi e Dvořák, affrontando tematiche che spaziano dall’ironia sociale alla malinconia esistenziale, dal mito della creazione alla distruzione.

Bruno Bozzetto realizza un’opera innovativa e stilisticamente eterogenea, che rappresenta uno dei vertici dell’animazione italiana e un classico del cinema satirico. L’analisi si concentra sulla brillante interazione tra le sequenze animate, che spaziano dall’eleganza grafica all’umorismo slapstick, e il grottesco del live action, che commenta con ironia l’atto stesso della creazione artistica e la pretesa intellettuale. La qualità dell’animazione è notevole, in particolare nell’adattamento visivo di brani come il Boléro di Ravel o il Valse Triste di Sibelius, in cui si manifesta la vena malinconica e al contempo umoristica di Bozzetto. Il film ha avuto un grande impatto culturale, dimostrando come l’animazione d’autore potesse competere con i grandi studi americani, offrendo una visione più adulta e corrosiva, ed è universalmente lodato per la sua originalità e per il perfetto connubio tra musica classica e satira visiva.

Regia di Bruno Barreto. Un film con Sônia Braga, José Wilker, Mauro Mendonça, Dinorah Brillanti, Nelson Xavier. Titolo originale: Dona Flor e Seus Dois Maridos. Genere: Commedia, Fantasy, Erotico. Paese: Brasile. Anno: 1976. Durata: 106 min. Consigliato a: da 18 anni. Valutazione IMDb: 6.9.

Nella Bahia degli anni Quaranta, Florípedes Paiva, nota come Donna Flor, è una rispettabile e appassionata insegnante di cucina, sposata con Vadinho, un uomo affascinante, volubile e irresponsabile, dedito al gioco d’azzardo e ai piaceri della carne. Nonostante i tormenti e le infedeltà, Flor è perdutamente innamorata del marito per la sua esuberante vitalità e la sua abilità amatoria. La sua vita viene stravolta quando Vadinho muore improvvisamente durante il Carnevale. Dopo un periodo di lutto, Flor si risposa con il Dottor Teodoro, un farmacista metodico, onesto e prevedibile, che le offre la sicurezza e la stabilità tanto desiderate. Tuttavia, la sua tranquilla felicità è disturbata dal desiderio e dal ricordo, finché Vadinho non torna in vita sotto forma di fantasma, reclamando i suoi diritti coniugali nel letto di Flor.

Tratto dal celebre romanzo di Jorge Amado, il film di Bruno Barreto è un’esplosione di vitalità, colore e sensualità, diventato un cult e un record d’incassi per il cinema brasiliano. L’analisi si concentra sul tema centrale della dualità del desiderio femminile: la protagonista è combattuta tra la sicurezza affettiva e la noia rappresentate da Teodoro, e la passione sfrenata, benché caotica, incarnata dal fantasma di Vadinho. La regia è vivace e ricca di dettagli che dipingono un ritratto esuberante di Bahia, mescolando sapientemente la commedia di costume con elementi di realismo magico, tipici dell’opera di Amado. Sônia Braga, nel ruolo iconico di Donna Flor, offre un’interpretazione che la proietta a livello internazionale, incarnando con naturalezza un’eroina complessa che sceglie la propria libertà sessuale e affettiva senza sensi di colpa. Il film è importante per aver portato con audacia temi erotici e la cultura popolare brasiliana sullo schermo in un momento storico delicato.

Locandina Flandres

Regia di Bruno Dumont. Un film con Adélaïde Leroux, Samuel Boidin, Henri Cretel, Jean-Marie Boutry, Patrice Venant. Titolo originale: Flandres. Genere: Drammatico, Guerra. Paese: Francia. Anno: 2006. Durata: 91 min. Consigliato a: da 16 anni. Valutazione IMDb: 6.8.

Demester è un giovane contadino taciturno che vive una vita semplice e isolata nelle desolate e ventose campagne delle Fiandre, nel nord della Francia. Il suo rapporto con Barbe, una ragazza del posto che lo ama, è freddo e quasi disinteressato. La tranquilla routine viene interrotta quando Demester e i suoi amici vengono arruolati e inviati a combattere in una guerra straniera in un paese mediorientale non specificato. L’esperienza del conflitto è brutale e disumanizzante, esponendo i giovani soldati a una violenza estrema che li segna profondamente. Quando Demester torna finalmente a casa, deve confrontarsi con le ferite invisibili e tangibili della guerra, e con la difficoltà di riallacciare il legame emotivo con Barbe, un rapporto ora complicato dal trauma e dalla distanza emotiva.

Vincitore del Grand Prix al Festival di Cannes, questo film è una riflessione nichilista e profondamente disturbante sulla guerra e sulle sue conseguenze psicologiche, in linea con l’approccio austero di Bruno Dumont. L’analisi si concentra sulla giustapposizione brutale tra la placida, quasi primordiale, vita rurale delle Fiandre e l’orrore caotico del conflitto. Dumont utilizza la guerra non tanto per ragioni politiche, ma come catalizzatore per esplorare la natura umana nella sua forma più elementare, dove violenza e desiderio sessuale si mescolano in modo torbido. La regia è implacabile e priva di compiacimenti, con una fotografia livida che esalta il grigiore morale dei personaggi. Il cast di attori non professionisti contribuisce a un realismo crudo e anti-spettacolare. Nonostante la sua severità e la difficoltà dei temi trattati, l’opera è di notevole importanza per il modo in cui destruttura il cinema di guerra, concentrandosi sul trauma post-bellico e sull’impossibilità di tornare alla normalità.

Regia di Bruno Dumont. Un film con Julie Sokolowski, Karl Sarafidis, Yassine Salim, David Dewaele, Brigitte Mayeux-Claeys. Titolo originale: Hadewijch. Genere: Drammatico. Paese: Francia. Anno: 2009. Durata: 105 min. Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 7.1.

Céline, una giovane novizia dal fervore mistico quasi estremo, vive in un convento a Parigi, dove la sua ossessiva devozione la porta a digiuni e penitenze così severe da spingere la Madre Superiora a allontanarla, ritenendo la sua fede troppo radicale per la comunità. Tornata alla sua vita borghese con il nome di Hadewijch, la ragazza, figlia di un diplomatico, cerca di conciliare la sua intensa spiritualità con il mondo esterno. Incontra Yassine, un giovane arabo-musulmano che lavora come manovale, e suo fratello, aspirante terrorista. Attraverso questi incontri, Hadewijch si ritrova coinvolta in un percorso complesso che la pone di fronte ai limiti e alle manifestazioni estreme sia della fede religiosa che di quella ideologica.

Bruno Dumont prosegue la sua esplorazione del misticismo, della fede e della violenza in questo film che prende il nome da una poetessa fiamminga medievale. L’analisi concisa si concentra sulla figura di Hadewijch come archetipo della purezza fanatica e della ricerca di un Assoluto in un mondo secolarizzato. La regia è caratterizzata dalla tipica estetica dumontiana: piani lunghi e statici, inquadrature che prediligono il paesaggio come specchio dell’interiorità e l’uso di attori non professionisti che conferiscono un’autenticità viscerale alle performance, in particolare quella della protagonista Julie Sokolowski. Il film mette in discussione i confini tra l’amore divino e la passione terrena, l’estremismo religioso e quello politico, suggerendo che le forme più intense di devozione possano facilmente sfociare nell’alienazione e nella violenza. L’opera è stilisticamente rigorosa e tematicamente complessa, un esempio significativo di cinema d’autore che invita a una riflessione profonda sulla spiritualità nel XXI secolo.

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Regia di Bruno Dumont. Un film con David Dewaele, Alexandra Lematre, Aurore Broutin, Valérie Mestdagh, Juliette Bacquet. Titolo originale: Hors Satan. Genere: Drammatico. Paese: Francia. Anno: 2011. Durata: 110 min. Consigliato a: da 14 anni. Valutazione IMDb: 6.9.

La vicenda si svolge in un paesaggio aspro e isolato sulla Côte d’Opale nel nord della Francia. Un misterioso vagabondo, chiamato semplicemente “Le Gars”, vive in solitudine, dormendo tra le dune e i boschi. La sua unica connessione con il mondo è una giovane donna del posto, “Elle”, che vive in una vicina fattoria e gli offre cibo, riconoscendo in lui una forza inspiegabile. Quando la ragazza rivela di essere vittima degli abusi del padre, il vagabondo interviene in modo radicale. Questo evento innesca una serie di azioni enigmatiche e violente, ma anche apparentemente miracolose, che suggeriscono che l’uomo non sia un semplice eremita, ma forse un veicolo di forze che trascendono la moralità umana, un catalizzatore che costringe il bene e il male a manifestarsi.

Bruno Dumont dirige un’opera austera e intensamente visiva che prosegue la sua esplorazione dei temi spirituali e metafisici, in particolare la coesistenza di santità e brutalità nella natura umana. Il film si concentra sul dualismo tra il sacro e il profano, interrogando la natura del Bene e del Male in un contesto primordiale, quasi biblico. La regia è essenziale e contemplativa, caratterizzata da lunghi piani fissi che esaltano il paesaggio desolato, trasformandolo in un personaggio muto e potente. Il suono in presa diretta e la quasi totale assenza di musica amplificano l’immersione nella dimensione sensoriale. Gli interpreti non professionisti (David Dewaele e Alexandra Lematre) offrono performance di notevole intensità, la cui inespressività si sposa perfettamente con la cifra stilistica del regista. È un cinema che respinge le convenzioni narrative e morali, costringendo lo spettatore a confrontarsi con una spiritualità cruda e ambigua, rendendo l’opera un pezzo significativo nel cinema d’autore contemporaneo francese.

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