Uno scrittore in cerca d’ispirazione si ritira in una casa che ha ereditato nella campagna del Connecticut. Conosce una ragazza, figlia di emigrati polacchi, e s’innamora. Ma lei è fidanzata e lui sposato. Uno dei più teneri film d’amore nella Hollywood degli anni ’30. È anche appassionato, ma il fuoco cova sotto le ceneri, grazie a un Vidor insolitamente misurato che descrive bene l’ambiente di emigrati polacchi. 3° e ultimo tentativo di Samuel Goldwyn di fare della Sten una nuova Garbo. Fotografia di Gregg Toland.
Due commesse, un commesso viaggiatore, un autista, una comparsa trascorrono un giorno di vacanza nei boschi intorno a Berlino. Interpretato da attori non professionisti in un ambiente naturale, questo semi-documentario realizzato con poco costo fu l’ultimo film tedesco muto di qualche valore. Anche se Béla Balazs gli rimproverò il suo “fanatismo dei fatti “, quest’opera, ispirata indirettamente a Flaherty e Vertov, era uno studio sociale che fece epoca, e i suoi autori ebbero in seguito carriere assai diverse, nel cinema americano.
Un uomo, stanco della propria esistenza, decide di assoldare un killer per farsi uccidere. Nel frattempo però avrà modo di cambiare idea. Un inizio folgorante e molto cupo dà il via a un film che a poco a poco si trasforma in una bella commedia ricca di momenti divertenti. Si vede ancora la matrice espressionista (nei giochi di luci e ombre e nelle inquadrature). Il protagonista è pefetto e anche i personaggi di contorno non sfigurano. Sorprendente.
Nella cartella ci sono tre versioni: un mkv con subita/eng integrati e un avi con sub esterni. Credo siano identiche. Entrambi di bassa qualità. Fatemi sapere.
La terza versione è un mio rip 576p h264 da dvd russo ma non ha subita, non li ho trovati e non sono riuscito ad estrarli, solo subeng. Questo è di alta qualità.
Una figlia del popolo sposa un giovane aristocratico, ma presto lo disgusta con i suoi modi rozzi. Anche la vita della figlia forse sarebbe rovinata da quella madre sboccata e volgare, se questa, comprendendo i problemi della ragazza, volontariamente non si escludesse dalla sua vita, pur di farla felice.
Vedova americana va in India con la figlioletta, ospite del suocero, colonnello inglese. La bambina diventa la mascotte del reggimento, trova un secondo marito alla madre, è sequestrata dal capo dei ribelli, ma addolcisce anche lui. È il film più costoso di S. Temple. Vagamente ispirato a un racconto di R. Kipling, è un garbato film per famiglie, nonostante la verbosa sdolcinatezza della sua protagonista.
Storia della vita e della carriera del dottor Andrew Manson; il suo apprendistato nei villaggi dei minatori, la carriera facile (e presto abbandonata) nelle cliniche di lusso, il matrimonio con la dolce Cristina, sino alla morte di quest’ultima. Il best-seller di Archibald Cronin portato in cinema da King Vidor.
Lo scienziato inglese Jack Griffin (Rains), diventato invisibile per un siero che si è iniettato, cerca di trovare un antidoto, ma ci rinuncia quando si rende conto che l’invisibilità ha i suoi vantaggi. Intanto, però, un effetto collaterale del siero è la megalomania che lo spinge a commettere furti e omicidi. Sceneggiato con fedeltà al romanzo (1897) di H.G. Wells pari alla stringatezza da R.C. Sheriff e Philip Wylie, il film comincia in cadenze di commedia e diventa gradatamente drammatico e cupo: l’invisibile Griffin è uno dei primi insani malvagi della storia del cinema, pur suscitando insieme paura e compassione. Fece una star di Rains, esimio teatrante inglese dalla voce bellissima e inconfondibile, esordiente sullo schermo in una parte che gli permette di mostrare il volto soltanto alla fine, nell’immobilità della morte. Fu il suo compatriota Whale a imporlo ai capi dell’Universal che avrebbero voluto Boris Karloff. Gli effetti speciali di John P. Fulton, insuperati per molti anni, contribuiscono molto alla riuscita del film. Le riprese richiesero 4 mesi, durata insolitamente lunga per quel tempo. Molti seguiti, tutti assai inferiori, fra i quali: Il ritorno dell’uomo invisibile (1940) di J. May; La donna invisibile (1941) di A.E. Sutherland; Invisible Agent (1942) di E.L. Marin. Non mancò un Gianni e Pinotto contro l’uomo invisibile (1951) di C. Lamont.
Nell’Irlanda in rivolta contro gli inglesi, un ribelle consegna ai nemici un compagno per un pugno di sterline. Ben presto il suo tradimento viene scoperto ed egli cerca invano di sfuggire alla vendetta dei compatrioti. Colpito a morte durante un tentativo di fuga, riesce a trascinarsi in una chiesa, dove ottiene il perdono della madre del compagno tradito. Il film fece ottenere l’Oscar a John Ford e Victor McLaglen. Un film certo legato al gusto dell’epoca e che forse oggi appare un po’ superato, ma di suggestione e di forza difficilmente eguagliabili. Indimenticabile la sequenza finale.
La grande epopea dell’indipendenza americana vista dall’angolatura di uno scorcio di vita familiare: i pionieri Gil e Lana sono costretti a fuggire di Stato in Stato per gli assalti degli indiani alleati agli inglesi, fino alla vittoria definitiva del generale George Washington.
Dopo aver inconsapevolmente collaborato all’assassinio di Lincoln, un medico è condannato all’ergastolo in un processo-farsa. Riconquista libertà e dignità, salvando guardiani e detenuti da un’epidemia di febbre gialla. Ford esalta il mito di Lincoln, salvatore e padre della patria, e lo trasferisce sulla figura del dottor Mudd che incarna, a sua volta, il mito del Sud. Storia e finzione fifty-fifty. Dura critica alla giustizia nordista.
Un professionista dal reddito modesto sposa un’indossatrice che, per continuare l’esistenza lussuosa alla quale è abituata, riprende a lavorare di nascosto dal consorte. Lui scopre tutto e vuole divorziare. Poco tempo dopo, per riconquistarla, accetta un lavoro estremamente pericoloso; la moglie, che lo ama ancora, riesce a impedirglielo e torna al suo fianco.
Non è proprio il primissimo Dracula dello schermo (c’è il muto Nosferatu di Murnau), ma è certo quello che ha reso popolare il conte vampiro dei Carpazi. E lanciato in grande stile l’interprete, il bravissimo (e oppiomane) Bela Lugosi. La storia è quella solita. Dracula mozzica un bel po’ di turisti finché non arriva l’ammazza vampiri Van Helsing a saldargli il conto.
Esistono diversi doppiaggi di questo film. Quello del 1986, considerato il sacro graal perchè introvabile, quello del 1993 e quello più recente del 2003. Per ulteriori, interessanti informazioni leggete qui
Nella cartella quindi troverete le tre versioni originali (un vhsrip 1986, un vhsrip del 1992 e un bdrip 2003) più una quarta con video preso da bluray 2003 e triplo audio (1986+1993+2003)
Boudu, un barbone, viene miracolosamente salvato dall’annegamento, si installa nella casa dell’uomo a cui deve la vita e, con gioioso senso della trasgressione, ne seduce la moglie e la figlia.
Un film di Leo McCarey. Con Victor Moore, Beulah Bondi Titolo originale Make Way for Tomorrow. Drammatico, b/n durata 92 min. – USA 1937. MYMONETRO Cupo tramonto valutazione media: 3,46 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un uomo e una donna sono stati sposati tutta una vita felicemente. La povertà li costringe ad accettare la carità dei loro figli. Lui va nel West da una figlia, lei a New York da un figlio. La cosa non funziona (nonostante la buona volontà dei vecchi) e viene decisa un’ultima destinazione. Prima di separarsi di nuovo (lei andrà in un ospizio e lui presso un altro figlio) i due sposi si salutano in un luogo che li vide felici in gioventù.
Una giovane donna, sfruttata sessualmente per tutta la vita, decide di ribaltare la situazione e sfruttare gli uomini sfortunati in una grande banca cittadina
Eva Lovelace è un’aspirante attrice che riesce a ottenere la parte della prima attrice recalcitrante proprio la sera del debutto. Interpretazione sensazionale, la strada del successo è aperta. 3° film della Hepburn che le procurò il 1° Oscar della carriera. La commedia, tratta da una pièce di Zoe Akins, mai presentata a teatro, è graziosa, ma lei è superba. Rifatto con Fascino del palcoscenico (1958).
Un’aspirante attrice, Esther Blodgett (Janet Gaynor), lascia la provincia per Hollywood in cerca di successo nel mondo dello spettacolo, e finisce per incontrare casualmente il famoso attore Norman Maine (Fredric March). Questi, dopo averla sposata, userà tutta la sua influenza per aiutarla a realizzare il suo sogno di diventare una “stella”. Mentre la popolarità della moglie, che ha assunto lo pseudonimo di Vicky Lester, sale vertiginosamente, Maine vede la sua fama diminuire velocemente e per questo, dopo aver cercato inutilmente rifugio nell’alcol, finisce con il suicidarsi, devastato dal successo della donna amata, a cui pur così tanto aveva contribuito. Uno dei melodrammi più celebri sullo Star System hollywoodiano, ispirato a un film del 1932 di George Cukor, che sfrutta al meglio le possibilità offerte dal Technicolor e l’alchimia della coppia Janet Gaynor-Fredric March. Vincitore di 2 Oscar, per il soggetto originale e per la fotografia, del film di Wellman sono state realizzate altre due versioni, da George Cukor nel 1954 e da Frank Pierson nel 1976.
È la nota storia della bellissima spia e ballerina, che durante la prima guerra mondiale si innamorò, ricambiata, di un pilota russo, e per amor suo uccise e venne condannata a morte.
Alcune parti non presenti nella versione italiana sono in inglese ma il film è in Italiano per la maggior parte
La storia infrangibile della Signora delle camelie (1848) di Alexandre Dumas figlio: cortigiana si innamora di un bel giovane ricco che la ama, rinuncia a lui con la morte nel cuore e muore di tisi tra le sue braccia. È, forse, la più grande interpretazione della Garbo, in perfetto equilibrio tra cuore e cervello. Fredda, ma, sotto, ribelle. Incandescente, ma controllata. Superba capacità di trarre il massimo dal minimo, ma non va trascurata l’eleganza geniale del regista. La Garbo ebbe una nomination all’Oscar che fu vinto da Louise Rainer per Il paradiso delle fanciulle .
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