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Locandina italiana The Raid: Redemption

Un film di Gareth Evans. Con Iko Uwais, Doni Alamsyah, Ananda George, Yayan Ruhian, Ray Sahetapy. Titolo originale Serbuan maut. Azione, durata 100 min. – Indonesia, USA 2011. – Movies Inspired MYMONETRO The Raid: Redemption * * * 1/2 - valutazione media: 3,67 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Una squadra speciale della polizia prende d’assalto il condominio-fortezza di un signore della droga, anche se si rende conto ben presto di essere attesa dai criminali. E l’accoglienza non è delle migliori.
Regista gallese (di nascita), ma l’Europa e la sua antica e obsoleta concezione di action finisce lì. Gareth Huw Evans va in Indonesia, come Brian Yuzna prima di lui, in cerca di manodopera a basso costo e voglia sincera di cinema di genere, per confezionare un exploitation “bestiale”, nel miglior senso che si possa attribuire al termine. The Raid – la traduzione letterale del titolo indonesiano è Death Invasion – non è solo una scarica di piombo e sangue dall’elettroencefalogramma rigorosamente piatto, è un prodigioso compendio di quel che un B-movie post-tutto dovrebbe essere. Con lo spirito che albergava nelle grindhouse di tarantiniana memoria, lo scontro cruento tra poliziotti (buoni) e narcotrafficanti (cattivi) offre al suo pubblico di riferimento tutto quel che si può desiderare, attraverso ingenti dosi di arti marziali che sorpassano a destra l’ipercinetica di Ong Bak 2. Ma dove Jaa si fermava alla perfezione del gesto, dimenticando totalmente i cardini della narrazione, Evans costruisce un’opera che ha il solo, umile, intento di tenere incollato lo spettatore davanti allo schermo. Iko Uwais ribadisce quanto ammirato in Merantau, debutto di Evans, e si propone come un nuovo prodigio della tecnica, mescolando nel suo silat – stile di arti marziali interamente indonesiano – il muay thai di Tony Jaa con colpi di estrazione eterogenea: minimo il ricorso della regia a espedienti di montaggio e ralenti. Atmosfera (molto) vagamente carpenteriana e struttura da videogame, con “mostri di fine livello” d’ordinanza e ambientazioni al servizio di duelli di qualità crescente.
Che si assista in sala o dal divano di casa alle prodezze di guardie e ladri indonesiane, è come se l'”ohh” di meraviglia o le grasse e disdicevoli risate di chi esulta per crani fracassati, frigoriferi esplosivi e machete impazziti fossero annessi in maniera inestricabile al film di Evans. Merito delle coreografie di Yayan Ruhian, che si riserva il ruolo di super-villain che accetta di sfidare lealmente, persino in inferiorità numerica, i super-poliziotti, riducendoli perlopiù a polpette. Come a suo tempo per lo storico Born to Fight tailandese, The Raid è il nuovo termine di paragone per l’action movie indonesiano e non solo, caposaldo di un cinema di stuntmen che non si vergogna di elencare innumerevoli massaggiatori e fisioterapisti nei titoli di coda.

The Raid: Redemption (2011) on IMDb


Regia di Gareth Evans. Un film Da vedere 2011 con Iko UwaisDonny AlamsyahAnanda GeorgeYayan RuhianRay SahetapyCast completo Titolo originale: Serbuan maut. Genere Azione, – IndonesiaUSA2011durata 100 minuti. distribuito da Movies Inspired. – MYmonetro 3,37 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Un palazzone, rifugio dei peggiori criminali in circolazione, dove la polizia non mette piede da anni, una retata e un massacro. E la storia principale – quella del poliziotto Jaka che ritrova il fratello, braccio destro del criminale che possiede lo stabile – diventa in realtà una linea secondaria e parallela sopraffatta dall’azione incalzante e interminabile. Come i livelli di un videogioco, si procede di piano in piano con personaggi antagonisti sempre più forti fino al boss finale. Evans è bravo a creare e mantenere la tensione alta, attraverso un montaggio alternato alla cieca. Gioca con luci e ombre, lasciando lo spettatore in una sospensione carica di silenzi e suspense, per poi immergerlo in scontri a fuoco violenti e coreografie di lotte estreme in spazi ristretti, senza risparmio di dettagli truculenti. V.M. 18.