Con impeccabile e asciutto stile documentaristico, il prolifico regista hollywoodiano Henry Hathaway racconta una vittoriosa azione del controspionaggio americano, che grazie a un suo agente infiltrato fra spie naziste scardina l’intera rete negli Stati Uniti.
Da un romanzo di Ken Follett: due storie che alla fine s’intrecciano. Un’inafferrabile spia nazista che si nasconde in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale e una giovane coppia che, dopo nozze infauste, va ad abitare al largo delle coste britanniche. Comincia come un film d’inseguimento, continua come un thriller, si conclude come una tragedia d’amore, ma è una spy-story . Tutto funziona, ma il vero punto di forza è D. Sutherland che dà credibilità a un personaggio multiforme.
Un commando di terroristi rapisce un diplomatico americano e chiede un riscatto di 10 milioni di dollari. I componenti del gruppo vengono identificati grazie a un filmato e il commissario incaricato del caso fa assalire la fattoria in cui sono nascosti e li fa massacrare tutti, tranne il loro capo. Tratto da un romanzo di Jean-Patrick Manchette, che l’ha anche adattato con Chabrol, è un film d’azione il cui tema centrale è la stupidità del fanatismo, da qualunque parte stia. Il guaio è Chabrol: il film rivela che gli interessano poco o niente i personaggi della storia, poliziotti o terroristi. Si limita a dirigere il traffico come un qualsiasi artigiano della regia. Si oscilla così tra la convenzione e la caricatura.
Agente del controspionaggio USA s’imbarca su piroscafo dove viaggia professore venduto ai giapponesi. Conclusione nella giungla di Panama. Per la 3ª volta Huston dirige i 3 attori del Mistero del falco. Piatto, enfatico, convenzionale, inverosimile, finale assurdo. Bogart dà qualche zampata.
Mackintosh viene chiamato a far luce su un traffico di diamanti. Lo troviamo a Malta poi in Irlanda. Si fa tre anni di prigione solo per seguire la traccia giusta.
Ladybug è un agente di una misteriosa organizzazione, che gli affida incarichi oltre i confini della legalità. Non si considera un assassino: è solo colpa della sfortuna se la gente finisce per morire durante le sue imprese. Questa volta avrebbe un incarico facile facile: rubare una valigetta sullo Shinkansen, il “treno-proiettile” ad altissima velocità che collega Tokyo e Kyoto. Peccato che la valigetta sia sotto la custodia di una coppia di ciarlieri ma pure letali sicari: Lemon & Tangerine, ossia limone e mandarancio. I due hanno con loro anche il figlio della Morte Bianca, un boss criminale di origine russa che ha preso il controllo di una fazione della yakuza. Ma non è tutto: sul treno viaggia The Prince, una ragazzina solo apparentemente indifesa e con un piano machiavellico, che ricatta il giapponese Kimura perché lavori con lei. Inoltre sono della partita altri due assassini: Hornet, micidiale con i veleni, e Wolf, sicario messicano in cerca di vendetta.
Nominato capo dell’FBI dal Presidente Calvin Coolidge, J. Edgar Hoover è un giovane uomo ambizioso nell’America proibizionista. Figlio di un padre debole e di una madre autoritaria, Edgar è ossessionato dalla sicurezza del Paese e dai criminali che la minacciano a suon di bombe e volantini. Avviata una lotta senza esclusione di colpi contro bolscevichi, radicali, gangster e delinquenti di ogni risma, il direttore federale attraversa la storia americana costruendosi una reputazione irreprensibile e inattaccabile. A farne le spese sono i suoi nemici, reali o supposti, tutti ugualmente ricattabili dai dossier confidenziali raccolti, archiviati e custoditi da Helen Gandy, fedele segretaria che rifiutò il suo corteggiamento e ne sposò la causa. Quarantotto anni di ‘azioni’ (il)legali, otto presidenti e un sentimento dissimulato dopo, quello per il collaboratore Clyde Tolson, Edgar detterà la sua biografia e le sue imprese: la rivoluzione investigativa, la consolidazione del Bureau, la ‘deportazione’ dei comunisti, la cattura di John Dillinger e George Kelly, le indagini lecite sui rapitori di Baby Lindbergh e quelle illecite sulle Pantere Nere o sul Movimento per i Diritti Civili di Martin Luther King. Una vita romanzata e smascherata al tramonto dalla coscienza di Tolson e dall’incoscienza del peggiore dei presidenti.
Il protagonista è un agente segreto americano che ha l’incarico di scoprire una spia e ucciderla. Il finale si avrà sull’impervio sesto grado dell’Eiger. Sorpresa finale. È il quarto film di Eastwood come regista.
Jason Bourne è un ex agente segreto della CIA, affetto da amnesia in seguito alle ferite riportate nel corso dell’ultima missione, conclusa senza essere stata portata a termine. Svegliatosi a bordo di un peschereccio che l’aveva recuperato al largo privo di sensi, da quel momento Bourne va in giro per il mondo a caccia della sua identità. Inaspettatamente, Bourne si scopre dotato di alcune sorprendenti capacità: esperto di arti marziali e nell’uso delle armi da fuoco, parla fluentemente diverse lingue, ha un innato senso dell’orientamento e capacità di guida dei più svariati tipi di veicoli; tutte abilità che si riveleranno utili nello sfuggire a coloro che vorrebbero metterlo a tacere per sempre. Nella sua ricerca della verità è inizialmente aiutato da Marie, sconosciuta ragazza in cui si è imbattuto casualmente, nonché in seguito da persone interne all’intelligence e contrarie alla piega presa dagli eventi, quali la dirigente Pam Landy e la giovane analista Nicky Parsons.
In seguito le stesse abilità fisiche e intellettuali, addirittura potenziate grazie all’uso di farmaci e tecniche di controllo mentale, vengono riscontrate anche in Aaron Cross, un nuovo agente dormiente di colpo costretto a fuggire, dopo che i servizi segreti statunitensi decidono per la chiusura di questo programma e l’eliminazione degli agenti coinvolti.
Una ragazza adolescente, Gillian Bellaver scopre di avere dei poteri psichici, quali telecinesi e percezioni extrasensoriali, che causano emorragie nelle persone che la toccano. Lei si offre per un controllo medico in una clinica, che il direttore, il Dott. McKeever, fa funzionare grazie ad un supervisore chiamato Childress. Childress ha tradito il suo amico Peter Sandza e utilizza il figlio di Sandza per ricercare le sue potenziali armi di medium, facendogli credere che il padre sia morto. Intanto Peter, sopravvissuto all’attentato ordito da Childress, cerca suo figlio. Con l’aiuto di Gillian e con quello della sua fidanzata Hester rintraccia il ragazzo, ma gli esperimenti spietati di Childress hanno fatto diventare pazzo il giovane e lui e Peter muoiono durante la loro riunione. Negli ultimi istanti di vita, il ragazzo ha un contatto psichico con Gillian e ne accresce i poteri.
Missione Impossibile (Mission: Impossible) è una serie televisivastatunitense di spionaggio, degli anni sessanta–settanta, creata da Bruce Geller. Nella prima stagione, Dan Briggs è a capo della sezione Impossible Mission Force (IMF): un gruppo di espertissimi agenti segreti che lavorano per sventare ogni possibile attentato nei confronti della democrazia. Specializzati in travestimenti ed indagini sotto copertura (lavorano tutti come infiltrati) vengono inviati in missione dopo aver ricevuto un messaggio, in cui son contenute le istruzioni da seguire, su un nastro che si autodistruggerà subito dopo essere stato ascoltato.
Un giovanotto inglese, cameriere dell’ambasciatore britannico ad Ankara durante la seconda guerra mondiale, offre ai tedeschi i piani dello sbarco in Normandia. I documenti sono autentici, ma i tedeschi non si fidano.
Agente speciale (The Avengers nell’originale inglese) è una serie televisivabritannica prodotta negli anni sessanta. Tratta di agenti segreti in un’ambientazione di fantasia. Il programma, prodotto dalla compagnia televisiva Associated British Corporation e ideato da Sydney Newman, è uno dei primi esempi del genere fanta-spionistico (SpyFi in inglese) che combina trame di spionaggio con elementi fantascientifici. La serie si compone di 6 stagioni, nelle quali il protagonista John Steed, un agente speciale, è affiancato da un partner nella risoluzione delle indagini, spesso ai confini della realtà. In queste 6 stagioni, John Steed è sempre impersonato da Patrick Macnee. Tutte le stagioni sono state realizzate in Inghilterra, dal gennaio 1961 al settembre 1969, le prime 4 in b/n e le ultime 2 a colori per un totale di 161 episodi. La sigla di coda della serie è il brano Avengers (di G. Ferrio, P. Cassia e F. Monti Arduini), cantato da Nancy Cuomo. Fu un notevole successo, anche radiofonico.
La prima stagione non ha molto successo con la figura del medico David Keel (Ian Hendry) che si muove in uno scontato spionaggio classico. Il successo della serie arriva dalla seconda stagione, quando al fianco di Patrick Macnee, recita Honor Blackman (durante 43 episodi ma durante la seconda stagione, Steed ha due altri accoliti: Dr. King (Jon Rollason, 3 episodi) e Venus Smith (Julie Stevens, 6 episodi)). Nella quarta stagione, con l’arrivo di Diana Rigg, la serie arriva all’apice del successo, con storie dominate dalla spumeggiante ironia dei protagonisti in un ambiente surreale con chiaro richiamo anglosassone. L’avvento del colore arriva con la quinta serie e la consacrazione definitiva del serial, anche negli USA, ne fa uno dei telefilm di maggior successo. Nel 1969, Diana Rigg, impegnata nelle riprese del film Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà, dovette abbandonare la serie, sostituita dall’ultima partner di Steed, Linda Thorson. Al termine della stagione, la serie chiuse a causa degli alti costi di produzione
La cartella è pronte e piano piano sto caricando tutta la serie.
Dal romanzo The Ipcress File (1962) di Len Deighton: l’agente Harry Palmer, che non ama molto il suo mestiere, deve investigare sul rapimento di uno scienziato trasportato al di là della cortina di ferro. Cade nelle mani di loschi figuri orientali che lo sottopongono al lavaggio del cervello. Un film di spionaggio intricato, spettacolare e narrato con una certa forza visiva. Uno dei primi ad avere come protagonista un agente segreto (l’ottimo Caine) con pregi e difetti dei comuni mortali. Sembra “di assistere a un’esibizione di Superman ancora travestito con gli abiti a buon mercato e gli occhiali di Clark Kent” (A. Walker). L’agente Palmer ritorna in Funerale a Berlino (1966) e Il cervello da un miliardo di dollari (1967).
Deutschland 83 è una miniserie televisivatedesco–statunitense creata da Anna Winger e Jörg Winger, e diretta da Edward Berger e Samira Radsi. Il 14 ottobre 2016 la serie è stata rinnovata per una seconda stagione chiamata Deutschland 86 che ha debuttato il 19 ottobre 2018.[2] Il 25 settembre 2020 su Prime Video è stata pubblicata la terza stagione dal titolo Deutschland 89.
Nel 1946 in una Vienna devastata dalla guerra e divisa in quattro zone di occupazione, lo scrittore americano di western Holly Martins (Cotten) assiste ai funerali dell’amico Harry Lime (Welles), ma è veramente morto? Inseguimento finale nelle fogne della città. Scritto da Graham Greene che dalla sceneggiatura trasse un romanzo (1950), è uno di quei film – ormai un classico del cinema britannico – che nascono da uno straordinario concorso di circostanze: un bel copione, un regista quarantenne nella sua stagione di grazia, una tela di fondo – Vienna – di grande suggestione grazie al bianconero di taglio espressionistico di Robert Krasker, il romantico commento musicale su cetra di Anton Karas, interpreti funzionali, un perfetto ingranaggio d’azione in cui la tecnica del giallo si coniuga con una sottile indagine psicologica. Il vero tema del film è la morte, come in La signora di Shangai. E poi Welles: c’è un salto di qualità tra la breve parte che riguarda Harry Lime e il resto. Non sembra dubbio che abbia dato più di un suggerimento a Reed; è certo che collaborò ai dialoghi. Sua è la celebre battuta sull’Italia del Rinascimento e la Svizzera. Per molti anni Lime divenne un sinonimo di Welles che portò il personaggio in una serie radiofonica di 39 puntate: Le avventure di Harry Lime. Palma d’oro a Cannes e Oscar per Krasker. Esiste anche in versione colorizzata. Ridistribuito nel 2000 in edizione originale con sottotitoli italiani.
Scienziato USA, specialista in congegni antimissilistici, finge di passare al servizio dei comunisti e con la fidanzata si reca a Berlino Est e a Lipsia, s’impadronisce di una formula segreta. Il rientro è rocambolesco. 50° film di Hitchcock, scritto da Brian Moore e riscritto da Keith Waterhouse e Willis Hall (non accreditati). Non è uno dei suoi film più riusciti anche perché, trasformata la formula segreta in un tipico MacGuffin, cioè un pretesto, Hitch s’interessa soprattutto al conflitto psicologico tra i due protagonisti, sui dubbi che lei, ignara (una Andrews fuori parte, imposta dall’Universal), ha sulla fedeltà personale e patriottica di lui. Memorabili momenti di suspense. L’uccisione di Gromek è da antologia. Spionaggio alla terza potenza e risvolti di umor nero.
Dal romanzo di Leon Uris. Nel 1962 un agente francese fornisce alla CIA le prove della presenza di missili sovietici sull’isola di Cuba. “Un vero disastro” (Hitchcock). Non piaceva alla produzione, non piacque al pubblico e nemmeno ai critici. Per la prima volta nella sua carriera Hitchcock non sapeva come concludere una storia. Girò – si dice – 5 finali. Un’edizione USA in DVD ne riporta 3.
Durante un viaggio in treno dai Balcani verso Londra, Iris Henderson (Margaret Lockwood), una giovane inglese, si mette alla ricerca di un’anziana signora, Miss Froy, conosciuta durante il viaggio e poi misteriosamente scomparsa. Tutti i passeggeri, così come il personale di bordo, negano di averla mai vista, e cercano di convincere la ragazza che si tratta di un frutto della sua immaginazione. Sempre più allarmata, Iris si imbatte in Gilbert Redman (Michael Redgrave), un giovane studioso di musiche popolari con il quale la sera precedente aveva avuto un vivace battibecco, che però cerca di aiutarla. Le indagini alla fine aiuteranno a svelare il mistero: il treno è pieno di spie, e Miss Froy, che è un agente segreto, è stata catturata, e alla fine tutti i passeggeri si ritroveranno a Scotland Yard. Questa commedia nera costituisce l’unico caso in cui Hitchcock prestò esplicitamente la sua attenzione alla politica che, nel periodo, attanagliava l’Europa a causa dall’insorgenza del nazismo. E’ infatti uno dei suoi rari film situati in un preciso contesto storico, l’immediato anteguerra pieno di minacce e ambiguità. Schierato su posizioni interventiste, Hitchcock approfitta degli ostacoli che l’eroina incontra e che nutrono la suspense del film, per denunciare l’indifferenza e l’egoismo delle scelte politiche inglesi.
Lo spione di turno è il proprietario di un cinema londinese. Ottima libera trasposizione de L’agente segreto di Conrad, girata da Hitchcock in patria prima del trasferimento a Hollywood.
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