Lei ha trascorso tutte le sue vite precedenti impalando vampiri. Lui è Donald Sutherland che, con un impermeabile di bogartiana memoria, fa il suo istruttore. Il vampiro è l’ormai perso alla causa Rutger Hauer che si butta via in B-movie come questo. Ennesima rivisitazione del genere con la figlia di Natalie Wood in una particina.
Capitan Kronos è un giovane cacciatore di vampiri con un passato come guardia imperiale. Nel suo oscuro peregrinare è accompagnato dal suo assistente, il professore Grost, esperto in scienze e magia. I due che arrivano un villaggio, chiamati da un vecchio compagno d’armi di Kronos. Il mistero riguarda la sparizione di alcune fanciulle, ritrovate poi morte, prosciugate della linfa vitale…
Requiem pour un Vampire ( inglese : Requiem for a Vampire , noto anche come Caged Virgins ) è un film horror / fantasy erotico del 1971 diretto da Jean Rollin.
Due donne vestite da pagliacci e un autista vengono inseguiti per la campagna, per ragioni sconosciute. Mentre l’uomo guida, le donne sparano ai loro inseguitori. Quando l’uomo viene colpito, le donne sono costrette a bruciare l’auto con il suo corpo all’interno e una volta tolti i costumi, corrono attraverso una foresta, e poi un cimitero, in cui una delle donne, Michelle, è quasi sepolta viva. Attraversando un campo, arrivano all’esterno di un castello gotico.
Una strana storia di un ladro che cerca rifugio in un castello di proprietà di due bellissime donne: Eva ed Elizabeth. Entrambi gli aristocratici appartengono a una setta che pratica il culto vampirico. Un piacere visivo di amore lesbico e sanguinario ricreato in un ambiente macabro, ma di oscura e misteriosa bellezza.
Un film di Stan Dragoti. Con George Hamilton, Susan Saint James Titolo originale Love at First Bite. Commedia, durata 96 min. – USA 1979. MYMONETRO Amore al primo morso valutazione media: 3,25 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il conte Dracula, estromesso dal suo castello, sequestrato dal governo rumeno, si trasferisce a New York con il fido servo Renfield gran mangiatore di scarafaggi. In America conosce la bella indossatrice Cindy Sondheim. Tra i due sboccia il grande amore. Al terzo morso Cindy diventa, consenziente, una vampira.
Un secolo dopo la sua morte, Dracula viene riportato in vita nel corso di una misteriosa cerimonia. La persona che lo ha resuscitato lo aiuta prima a procurarsi vittime per placare la sua sete di sangue, poi a catturare la discendente dell’uomo che cent’anni prima lo uccise.
New York, 2012. Un virus ha ucciso tutti gli uomini e li ha trasformati in vampiri. La città è deserta, e l’unico sopravvissuto è il Dottor Robert Neville (Will Smith), scopritore di un possibile siero che potrebbe salvare l’umanità. Neville si muove alla luce del giorno con il suo cane lupo seguendo la quotidianità, in attesa della notte, in cui i vampiri escono dalla penombra, attaccando tutto ciò che incontrano. Will Smith sa il fatto suo. È nato come rapper, è diventato una star della televisione, e da tempo ha affrontato il cinema. Sempre da protagonista. Dopo il film diretto da Muccino dove recitava con suo figlio, adesso si confronta con se stesso e con una metropoli spettrale che mette in evidenza ogni suo movimento. Forse non sarà candidato all’Oscar, ma la sua interpretazione è degna di nota.
Sir Karell Borotyn muore inspiegabilmente nella sua residenza alla periferia di Praga. Nonostante lo scetticismo dell’ispettore di polizia Neumann, il dottor Doskil e il barone Otto ritengono che l’uomo sia stato ucciso da un vampiro, il conte Mora, e prova ne sarebbe la presenza di due piccole ferite circolari sul collo della vittima. Inoltre, la popolazione del luogo vive nel terrore di un sinistro castello, presunta dimora del conte e della figlia Luna, vampira a sua volta. Le due malefiche creature intendono uccidere anche la figlia di Sir Karell Borotyn, Irena, ma il loro piano diabolico viene contrastato da un esperto dell’occulto, il professor Zelen, il cui intervento porterà a una soluzione inattesa del mistero.
Non è proprio il primissimo Dracula dello schermo (c’è il muto Nosferatu di Murnau), ma è certo quello che ha reso popolare il conte vampiro dei Carpazi. E lanciato in grande stile l’interprete, il bravissimo (e oppiomane) Bela Lugosi. La storia è quella solita. Dracula mozzica un bel po’ di turisti finché non arriva l’ammazza vampiri Van Helsing a saldargli il conto.
Con uno scienziato bianco (Kristofferson) e una ematologa meticcia (Wright), l’afroamericano Blade (“lama”, Snipes) fa la guerra a New York a una setta di vampiri che, a causa della megalomania del succhiasangue Frost (Dorff), si sta diffondendo come un contagio. La sceneggiatura di David S. Goyer non manca di invenzioni ingegnose (la sequenza di apertura), ma non rinuncia all’accumulo di tutti gli stereotipi del genere in una frenetica mescolanza di vampirismo, satanismo, incubi esoterici di fine millennio, complotto mondiale, arti marziali, effetti speciali. Curiosa la divisione razzista tra vampiri per nascita e vampiri postumani. L’eroico Blade è qualcosa di diverso: sua madre era incinta di lui quando fu vampirizzata e uccisa. Norrington, regista da tenere d’occhio, ha qui collaboratori di prim’ordine (fotografia, scene, costumi, effetti speciali). Il personaggio deriva dalle storie a fumetti di Mary Wolfman per Marvel Comics.
Un film di Carl Theodor Dreyer. Con Sybille Schmitz, Julian West, Henriette Gérard, Rena Mandel Titolo originale Vampyr ou l’étrange aventure de David Gray. Drammatico, b/n durata 75 min. – Francia 1932. MYMONETRO Vampyr valutazione media: 3,89 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
David si ferma per una notte in una locanda e conosce uno strano vecchio che gli lascia un incartamento che gli chiede di leggere dopo la propria morte. Ripreso il viaggio giunge al maniero dell’anziano personaggio ed è testimone della sua morte. Letto il manoscritto scopre l’esistenza di una vampira, certa Marguerite Chopin. Dopo alterne vicende David riesce a sconfiggere il male, colpendo al cuore la vampira con un paletto. Capolavoro pieno di inquadrature mirabili come la soggettiva di David che viene condotto, nella bara, verso la sepoltura. Dreyer miscela realtà e onirismo in uno spettacolo di grande effetto. Tratto dal libro Camilla di Sheridan Le Fanu e fotografato da Rudolph Matè. In circolazione non esistono copie in italiano restaurate. Per poterlo vedere al meglio bisogna accontentarsi di copie in originale con sottotitoli in inglese.
Contagiato da un morso di una succhiatrice di sangue, giovanissimo cowboy si aggrega a una famiglia di vampiri che scorrazza in furgone in cerca di sangue giovane. Allucinante e allucinato, tetramente vampiresco, ricco di preziosismi figurativi, è il bizzarro 2° film a basso costo di una regista che farà strada. Scritto con Eric Red.
Un ragazzo amoreggia con la ragazza quando scopre che i nuovi dirimpettai sono davvero strani e misteriosi. Aglio, acquasanta e crocefissi non basteranno. Sembrerebbe un film dell’orrore legato alla retorica del genere, e invece si rivela presto libero di volare su audaci invenzioni di regia e pervaso da un sottile senso dell’umore. Notevoli effetti speciali. Fu fatto anche L’ammazzavampiri 2 (1989), trascurabile
Un giovane di nome Simon fa il professore e sembra una di quelle persone che non hanno niente da nascondere. Bravo nell’insegnamento, è generoso anche con la madre che non sta molto bene. Nasconde però un segreto: ha una fissazione per le chat online, dove ricerca giovani ragazze inclini alla depressione e al suicidio per soddisfare il suo desiderio di sangue.
Per il 118° compleanno dell’adorata figlia Mavis, il conte Dracula organizza una mega festa nel maniero inaccessibile, inespugnabile, gigantesco (costruito proprio in funzione di tenere lontani i “maschi” dalla fanciulla). Tra gli invitati – la Mummia, l’Uomo Invisibile, il Lupo Mannaro, Frankenstein e così via – si infila un autostoppista con sacco a pelo e iPod che s’innamora del posto e, contraccambiato, della ribelle Mavis. Vani i tentativi di Dracula di eliminarlo. 3D insoddisfacente e buio per uno spunto buono realizzato con prolissità e gag che non fanno ridere, troppo rumore e troppe urla. Cast di stelle per le voci originali, da noi si distinguono Bisio e la Capotondi.
Il professor Abel ha inventato il “siero Z” che può mantenere in vita organi di animali morti collegandoli ad una macchina avveniristica. Sofferente di crisi cardiache, l’uomo ordina al dottor Ood di trapiantare il suo cuore in caso di un attacco mortale e quando il temuto evento si verifica, l’assistente segue scrupolosamente le indicazioni del maestro, ma con intenti “leggermente” diversi: di Abel sopravvivono, infatti, soltanto il cervello e la testa amputata. Reso folle dall’ebbrezza del successo e sapendo di poter costringere quanto resta di Abel (…la parte più geniale) a collaborare, il dottore continua altri spaventosi esperimenti che culminano nel trapianto della testa di Irene – infermiera dal viso bellissimo ma dal corpo sgraziato – sulle membra perfette di Lilly, splendida spogliarellista. Come è prevedibile, le sparizioni delle ragazze insospettiranno ben presto la polizia che non tarderà a ricollegarle al laboratorio del dottor Ood. La presenza del “mostro sacro” Michel Simon (nel ruolo del professor Abel) e le scenografie di Hermann Warm (che al suo attivo ha il celebre Gabinetto del dottor Caligari) conferiscono al film le giuste atmosfere per farlo apprezzare. Il personaggio di Irene richiama, forse, la figura di Nina, infermiera bella ma deforme nel corpo, di House of Dracula (da noi giunto con il titolo La casa degli orrori).Ultimo film di Victor Trivas (già sceneggiatore di El Moderno Barba Azul), conosciuto negli Stati Uniti con i titoli: A Head for the Devil, The Head, The Screaming Head.
Genuine è una sacerdotessa sanguinaria che viene comperata in un mercato orientale di schiavi da un vecchio Pigmalione moderno, il quale però se ne innamora al punto di rinchiuderla in una strana gabbia di vetro inaccessibile ai visitatori. La donna riesce a convincere un giovane barbiere a tagliare la gola al padrone e, una volta libera, diventa una temibile supervamp che porta alla rovina tutti gli uomini che incontra.
Marianne (Yvonne Molaur) è un’insegnante francese diretta a una scuola femminile in Transilvania dove dovrebbe prendere servizio. Una sosta apparentemente casuale la blocca nei pressi del castello Meinster e la baronessa (Martita Hunt) la invita a trascorrervi la notte. Al castello abita anche il suo misterioso figlio, il barone Meinster (David Peel), tenuto legato perché, dice la baronessa, malato di mente.
Coadiuvata dal servo Sandor, la contessa Maria Zaleska, figlia del conte, cerca un rimedio per il suo vampirismo, prima bruciando il corpo del padre e poi rivolgendosi ad uno psichiatra di cui si innamora.
Un film di Peter Sasdy. Con Linda Hayden, Christopher Lee, Anthony Corlan Titolo originale Taste the Blood of Dracula. Horror, durata 95′ min. – Gran Bretagna 1970. MYMONETRO Una messa per Dracula valutazione media: 1,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Nella Londra vittoriana tre nobilastri annoiati convincono Lord Courtley a ridestare il suo maestro, il vampiro Dracula ma poi, terrorizzati, uccidono l’amico. Per vendicarsi, Dracula sottomette alla sua volontà i figli dei tre malvagi. Solo uno dei giovani riesce a sottrarsi e affronta il vampiro. 4° Dracula della Hammer con C. Lee, banale e stracolmo di insulse trovate macabre. Seguito da Il marchio di Dracula.