In ospedale, una suora bellissima è alle prese con un malato giovane, turbolento, comunista. Ci scappa il romanzetto? La sorella è tentata, ma interviene il destino a far del malato un defunto allo scoccare del novantesimo minuto. Alberto Lattuada dai tempi di Anna (con la Mangano) ha sempre avuto un certo gusto nel coprire le bellissime in abiti monacali.
Divisa tra la passione erotica per Walter e l’attrazione sentimentale per Andrea, Anna, ballerina in un night-club di Milano, si fa suora in un ospedale quando il 1° è ucciso dal 2°. Film su commissione, prodotto da Ponti/De Laurentiis per la Lux italo-francese, scritto in 6 (G. Berto, F. Brusati, L. Malerba, I. Perilli, D. Risi, R. Sonego), apre _ preceduto da Catene (1949) e I figli di nessuno (1951) di Matarazzo _ il genere del melodramma contemporaneo nel cinema italiano col retroterra del tema cattolico colpa-redenzione, sebbene l’impegno di Anna non sia la ricerca di Dio, ma l’impegno verso il prossimo come infermiera. L’adesione di Lattuada al progetto è stilistica e figurativa (fotografia: Otello Martelli) nel netto contrasto tra bianchi e neri e nella rinuncia quasi totale agli esterni. 1° film italiano a incassare un miliardo sul mercato interno e a essere distribuito doppiato in USA. Brevi apparizioni di Lamberto Maggiorani e Sophia Loren. Tutti i 6 attori del nostro cast sono doppiati. Musiche: Nino Rota. La canzone “El negro zumbòn” di Trovaioli-Giordano fu venduta in single negli USA in un milione di copie.
È la storia di una compagnia di guitti. Il capocomico (De Filippo) è innamorato della soubrette (Del Poggio). Glielo dice e la ricatta (bonariamente). Lei sarebbe pronta a cedergli, ma lui alla fine si vergogna di se stesso.
Rinchiusa in un convento dopo aver ucciso l’amante della madre vedova, Rita – ventenne cinica e lucida – inganna per due anni suore e confessore e circuisce un giovane sacerdote che deve indagare sul suo caso. Da un romanzo epistolare (1941) di Guido Piovene, attraverso la griglia dell’inchiesta giudiziaria, un film sapiente che rappresenta il disfacimento morale di una famiglia alto-borghese, i guasti di un cattolicesimo mal inteso, la dolcezza del paesaggio vicentino, i complessi rapporti tra i personaggi tra cui spiccano la madre (Hella Petri) e la governante (Elsa Vazzoler). Abbreviato alla durata attuale da quella di 102 minuti.
Film anomalo De Laurentiis prodotto da Antonio Cervi, frutto di 2 sceneggiature sovrapposte: una di Marco Ferreri (che doveva dirigerlo) e Rafael Azcona, l’altra di Age & Scarpelli. Nino Badalamenti, caporeparto in una fabbrica milanese, porta in vacanza moglie e figli nella natia Sicilia. Il boss di un’organizzazione mafiosa lo obbliga a compiere un omicidio su commissione a New York. Rientrato in Italia, torna a Milano. È un film atroce sulla mafia: ebbe la sfortuna critica di uscire nello stesso 1962 di Salvatore Giuliano di Rosi. Tolte occasionali cadute, ha nell’asciutta, fredda eleganza della regia la sua qualità più evidente sebbene Sciascia trovasse eccessiva “la sua presunta neutralità” (P. Cherchi Usai). In Italia ebbe un soddisfacente successo di pubblico, grazie anche a Sordi, tenuto a briglia corta, nel personaggio più amorale della sua carriera. Fotografia funzionale in chiaroscuro di Armando Nannuzzi. 1° premio al festival di S. Sebastian 1963. DVD 2007 in 98′.
Un insegnante meridionale si trasferisce a Milano e si innamora di una supplente che lavora nella sua stessa scuola. Lei, però, lo abbandona, e lui accetta di associarsi ad un bidello in un grosso affare. L’iniziativa ha fortuna ma il maestro, che sente una profonda nostalgia per la scuola, vi fa definitivamente ritorno.
Ragazza-madre che ha partorito un figlio morto dopo 12 giorni, Angela scappa da un istituto religioso per andare nella pineta del Tombolo (LI) in cerca di un fratellino e diventa l’amante di Jerry, sergente nero USA. L’aspetta una fine luttuosa: uccisa all’alba, in uno scontro a fuoco, facendo scudo all’amato che ne carica il cadavere sul camioncino nel suo ultimo viaggio. Come e più che nel precedente Il bandito , Lattuada contamina la volontà neorealistica di documentazione sociale col melodramma, ricco di echi del cinema gangsteristico hollywoodiano e del cupo fatalismo dei film prebellici di Carné e Duvivier. Alta tensione stilistica, competente direzione degli attori professionisti e non, bianconero di taglio espressionista (Aldo Tonti), scene e costumi di Piero Gherardi, musica di Nino Rota. Fellini (anche aiutoregista) collaborò al soggetto e alla sceneggiatura col regista e Tullio Pinelli. In concorso a Venezia 1948; Nastro d’argento a G. Masina attrice non protagonista. Appena discreto il successo in Italia, in altri paesi europei e in USA: il tema di un amore interetnico era ancora tabù
Una bella donna sui quaranta, ex cantante e prostituta, ha sposato un brav’uomo, titolare di una stazione di servizio. Convinta di essere ormai sistemata, prende con sé la figlia adolescente, ma costei nell’ambiente si guasta. Rivaleggia in amore con la madre, fino a rubarle il marito. Suicidio dell’ex cantante, morte in un incidente della figlia. Testimone della vicenda è la “cicala”, selvatica e bellissima fantesca.
Una donna sui quarant’anni, passionale e libera, chiamata la “Lupa” per i suoi costumi poco castigati, diviene l’amante di un soldato, il quale però, innamoratosi di sua figlia Maricchia, la sposa. Gelosa, la Lupa tenta di dividerli, finché, odiata dalla figlia stessa e da tutto il villaggio, si lascia morire nel rogo di un edificio che lei stessa dà alle fiamme.
In un albergo di lusso situato in una località marina, suscita grande scandalo la scoperta che una distinta signora in vacanza con la figlia è in realtà una prostituta. Tutti allontanano la donna, finché un riccone non le offre il braccio per condurla sulla passeggiata. Ogni pregiudizio moralistico viene allora bandito.
Il film narra le peripezie di un reduce che torna in Italia e trova la sua casa distrutta e la madre uccisa. Si è salvata solo una sorella che egli, dopo molte ricerche, ritrova in una casa equivoca. S’innamora di un’avventuriera e viene coinvolto in traffici loschi. Nel tentativo di salvare una bimba cadrà sotto il fuoco della polizia.
Lattuada alle prime armi prende spunto dal romanzo di Gabriele D’Annunzio per narrare le vicende di Giovanni Episcopo che, travolto dagli avvenimenti, sposa per caso Ginevra e si rovina la vita. Il responsabile delle sue disgrazie è Giulio che, tornato dall’estero, vorrebbe portargli via la pur malvagia moglie;
Una ricca fanciulla, fidanzata ad un benestante contadino, finisce in miseria, manda a monte il matrimonio e va a lavorare presso gli zii dell’ex innamorato. Intanto si organizzano le prime agitazioni contadine che, portate ai limiti estremi sia da una parte che dall’altra, danno origine a scontri. Durante uno di questi, il fratello della ragazza, a causa di un equivoco, ne uccide il futuro sposo; quindi si costituisce. (Sceneggiatura di Federico Fellini)
Igenitori litigano e intanto Guendalina, che parteggia per il padre, amoreggia con il giovane Oberdan. Siamo in Versilia durante le vacanze estive. In fine di stagione i genitori si riconciliano, ma Guendalina deve tornare in città e lasciare il suo Oberdan.
Francesca è una liceale diciassettenne di buona famiglia. Assistiamo a una sua giornata in cui non entra in orario a scuola per andare a far visita a Enrico, un architetto che ha vent’anni più di lei e l’ha conosciuta bambina. Rientrata in classe assisterà a un conflitto sull’amore tra studentesse e poi trascorrerà il resto del tempo in parte con l’amico Renato nel lussuoso palazzo di una affascinante quanto algida principessa e poi in un antico edificio alla cui ristrutturazione sta lavorando Enrico. Le cronache di un tempo avrebbero iniziato così: “Correva l’anno…”. È un incipit appropriato per questo film perché ‘correva l’anno 1960’ e Alberto Lattuada si mostrava nettamente in anticipo sui tempi dell’evoluzione della morale sessuale senza per questo rinunciare a una lettura problematica di quanto stava per verificarsi nel tessuto sociale. Lo sguardo in macchina finale di Francesca rimanda a un altro ‘storico’ sguardo in macchina: quello dell’Antoine Doinel de I quattrocento colpi di Truffaut che lo precede di un anno sugli schermi. Certo il contesto socio-culturale dei due film si colloca a distanze siderali ma in entrambi gli sguardi c’è il bisogno di risposte che gli adulti non hanno saputo dare, c’è l’incertezza di un futuro pieno di incognite.
Di Elizabeth Schragmüller, spia tedesca realmente vissuta e operante durante la prima guerra mondiale con il nome di “Fräulein Doktor”, si sa molto poco. Il primo che raccontò le gesta di questa temibile spia fu George Pabst nel 1936.
Nella Russia post Rivoluzione d’ottobre, il professor Preobazenskij e il suo assistente Bormental, dediti agli studi scientifici sul ringiovanimento del corpo umano, eseguono un esperimento mai condotto prima: trapiantano gli organi di un burocrate morto da poche ore nel corpo di un cane randagio. Così, il furbacchione e mansueto Bobby si trasforma in una strana creatura a metà tra un cane rabbioso e un rozzo uomo incline all’alcol e al turpiloquio. Col passare del tempo, questo bizzarro risultato dell’esperimento si umanizza sempre di più: il suo aspetto è quello di un trentenne, a cui non manca il dono della parola. Il ricco professor Preobazenskij prova a educarlo e ad ammansire i suoi modi grezzi e impetuosi, con l’aiuto della sua giovane e piacente assistente Zina. Ma l’incontenibile istintività del giovane, che si fa chiamare Poligraf Poligrafovic Bobikov, e le sue amicizie rivoluzionarie sconvolgeranno l’agiata esistenza dello scienziato borghese.
Cristoforo Colombo è uno sceneggiato televisivo prodotto dalla RAI nel 1984 e andato in onda in quattro puntate nel marzo dell’anno seguente, per la direzione di Alberto Lattuada.
Tratto da Cristoforo Colombo di Massimo Grillandi, Cristoforo Colombo: diario di bordo di Alberto Lattuada e Brizio Montinaro e Cristoforo Colombo nella Genova del suo tempo di autori vari, è uno sceneggiato kolossal realizzato mediante una co-produzione internazionale.In esso vengono narrate le vicende relative al navigatore e cartografo genovese prima, durante e dopo la sua celebre spedizione alla scoperta di una nuova via navigabile per le Indie.Si racconta degli indizi che Colombo trovò in gioventù durante le sue navigazioni per mare e che gli suggerirono che fosse possibile traversare l’oceano Atlantico, e delle carte geografiche di cui si servì per determinare rotta e distanze durante il viaggio dell’ottobre del 1492.
Nella Firenze del Cinquecento, un avventuriero, per godere della moglie di un credulone sterile, organizza una colossale beffa con l’aiuto di un amico: per portarla a termine, si traveste prima da medico e poi da mendicante.
Un film di Alberto Lattuada. Con Gabriele Ferzetti, Frank Wolff, Elsa Martinelli, Lisa Gastoni. Commedia, durata 105 min. – Italia 1969. MYMONETRO L’amica valutazione media: 2,50 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una bella donna dell’alta società milanese, tradita dal marito, decide di inventarsi un amante. Ma la prima con cui si confida è proprio l’amante vera dell’uomo da lei scelto, che non perde quest’ulteriore occasione per spettegolare. La bella allora si vendicherà. View full article »