Durante la Seconda guerra mondiale, un pilota americano di colore, sopravvissuto all’abbattimento del suo aereo in Giappone, viene fatto prigioniero dagli abitanti di un piccolo villaggio e diventa ben presto vittima del loro razzismo.
Un film di Nagisa Oshima. Con Kenzo Kawarazakhi, Atsuo Nakamura Titolo originale Gishiki. Drammatico, durata 122′ min. – Giappone 1971. MYMONETRO La cerimonia valutazione media: 3,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
In viaggio con l’amata cugina Ritsuko verso un’isola sperduta, rifugio e tomba di loro cugino suicida, il giovane Masuo Sakurada rievoca, sull’arco di un quarto di secolo e attraverso una serie di cerimonie che sono altrettanti “momenti della verità”, le vicende della famiglia. Due ore dense di fatti, conflitti, tensioni e di bellezza figurativa, Gishiki è la summa del cinema di N. Oshima, il film che, anche per la limpida simmetria dei suoi ritorni all’indietro, più ha contribuito a farlo conoscere nel mondo. Opera dominata dalla presenza della morte, è una riflessione sulla difficoltà di essere giapponesi, oggi, e un bilancio storico-esistenziale del dopoguerra in Giappone. Film corale che propone almeno due personaggi memorabili: il vecchio despota Kazuono e la dolcissima zia Setsuko, interpretata da Akiko Koyoma, moglie del regista.
Un film del genere “yakuza”, cioè il “nero” giapponese, e un quadro sulla violenza insita nei giovani che cercano di arrivare ai loro scopi con troppa facilità. Mako, una giovane, viene molestata da un uomo di mezza età. Un ragazzo la salva. Poi quest’ultimo si rivela un sadico. Uno dei primi film di Oshima, realistico e spietato.
Dal romanzo The Seed and the Sower di Laurens Van der Post. A Giava nel 1942 Yonoi, giovane comandante di un campo di concentramento giapponese per prigionieri britannici, non riesce a sottrarsi al fascino del maggiore Colliers. Interpretato da un magnifico quartetto d’attori, ha per tema centrale il confronto tra due culture, due mentalità, due classi sociali. Ricco di invenzioni figurative, insolito nella struttura narrativa, è sostenuto da un linguaggio sobriamente raffinato, secco, non mai compiaciuto, anche nei momenti di violenza. Sakamoto, famosa rockstar come Bowie e grande talento musicale, ha scritto anche le musiche, di tenera grazia, quasi in contrappunto con la violenza della materia narrativa. Fu premiato con l’Oscar per le musiche, de L’ultimo imperatore di Bertolucci. Altro titolo originale: Merry Christmas, Mr Lawrence
Nel primo dopoguerra a Kamagasaki, quartiere povero di Osaka, Hanako, figlia di uno straccivendolo, entra nel mercato nero di sangue umano per trasfusioni e scatena una feroce guerra tra bande rivali dalla quale esce libera di continuare i suoi traffici. 3° lungometraggio (colori, cinemascope) del 28enne Oshima, il 2° dei 3 girati nel 1960 per la Shoshiku-Ofuna. Nella crudele descrizione di un mondo dei bassifondi dove vige la legge della giungla si avvertono gli echi di Brecht ( L’opera da tre soldi ) e di Jean Genet, mentre a livello stilistico si mischiano i moduli del noir e di un violento espressionismo. Il sole (rosso-arancione) che tramonta domina lo schermo. In DVD (raro) con sottotitoli italiani e inglesi.
Bella moglie di diplomatico britannico a Parigi passa due ore al giorno in un appartamento subaffittato. Il marito geloso le fa visita e la trova in compagnia di uno scimpanzé. Sarebbe più semplice se vivessero insieme. In bilico tra commedia borghese e favola enigmatica sui temi della tolleranza e del conformismo, scritto da Jean-Claude Carriére, già collaboratore di Buñuel, è un film casto, freddo, di controllata tenerezza che rispetta i personaggi.
L’impiccagione di uno studente, condannato per avere stuprato e ucciso due ragazze giapponesi, non riesce: l’uomo non muore e perde la memoria. Per ridargli un’identità, i burocrati della giustizia tentano una psicoterapia, improvvisandosi attori che mimano le fasi salienti della sua vita e i delitti da lui commessi. Per rievocare l’ultimo crimine si ricorre a una ragazza (non attrice) coreana come lui. L’imputato ritrova sé stesso e può essere impiccato. La botola si riapre, lui precipita nel vuoto, ma il cappio non stringe nulla. Uno dei più potenti film di Oshima: “un grido di rivolta (contro il potere), un insulto ai sacri principi (l’ordine, la legge e le sue ipocrisie), un divertimento macabro, una fiaba allucinata” (F. Di Giammatteo). Scritta dal regista con Tsumotu Tamura, Mamoru Sasaki e Michinori Faukao, è un’acre parabola satirica alla Brecht che nella 2ª parte s’ingorga e ridonda per un eccesso di simbolismi e di indignazione. Edizione italiana con sottotitoli. Titolo inglese Death by Hanging.
A Kyoto nel 1865, nella Shinsengumi – milizia speciale istituita dal governo dello Shogun per contrastare i samurai favorevoli a un ritorno al potere dell’imperatore – viene reclutato Sozaburo Kano, giovane ed esperto schermidore di efebica bellezza, che innesca tra compagni e superiori appetiti omosessuali, rivalità, persino delitti. Da due racconti di Shinsengumi Keppuroku di Ryotaro Shiba, Oshima – inattivo nel cinema di fiction dal 1986 – ha tratto “insieme a Eyes Wide Shut il film più mortuario, cimiteriale degli ultimi anni” (A. Termenini) che riesce a essere, al tempo stesso, rituale e anarchico, geometrico e imperscrutabile, astratto e ironico; qua e là nella 2ª parte in bilico sull’estetismo, ma con un radicale rifiuto degli schemi e degli stereotipi del cinema asiatico.
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